“Le glorie di Maria”

di Sant’Alfonso Maria De’Liguori…

Mio amatissimo Redentore e Signore Gesù Cristo, io miserabile tuo servo, sapendo il piacere che ti dà chi cerca di
glorificare la tua santissima Madre, che tanto ami e tanto desideri di vedere amata e onorata da tutti, ho pensato di dare
alla luce questo mio libro, che parla delle sue glorie. Io non so
pertanto a chi meglio raccomandarlo che a te, cui tanto preme
la gloria di questa Madre. A te dunque lo dedico e
raccomando. Gradisci questo mio piccolo omaggio dell’amore
che ho per te e per la tua Madre diletta. Proteggilo facendo
piovere su chiunque lo leggerà luci di confidenza e fiamme
d’amore verso questa Vergine immacolata, in cui hai posto la
speranza e il rsfugio di tutti i redenti. E come mercede di
questa mia povera fatica dammi, ti prego, quell’amore verso
Maria che ho desiderato con questa mia operetta di vedere
acceso in tutti coloro che la leggeranno. A te poi mi rivolgo, o
mia dolcissima Signora e Madre mia Maria: tu ben sai che
dopo Gesù in te ho posto tutta la speranza della mia eterna
salvezza; poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia
vocazione a lasciare il mondo, e tutte le altre grazie che ho
ricevuto da Dio, tutte riconosco che mi sono state date per
mezzo tuo. Tu già sai che per vederti amata da tutti, come tu
meriti, e per renderti ancora qualche segno di gratitudine per
tanti benefici che mi hai concesso, ho cercato sempre di
predicarti dappertutto, in pubblico e in privato, promovendo
in tutti la tua dolce e salutare devozione. Io spero di seguitare
a farlo sino all’ultimo respiro di vita che mi resta; ma vedo che
per l’età avanzata e per la mia logora salute già si va
avvicinando la fine del mio pellegrinaggio e la mia entrata
nell’eternità. Ho pensato quindi prima di morire di lasciare al
mondo questo mio libro, il quale seguiti per me a predicarti e
ad animare anche gli altri a pubblicare le tue glorie e la
grande pietà che tu usi con i tuoi devoti. Spero, mia carissima
Regina, che questo mio povero dono, benché troppo inferiore
a quanto meriti, pure sia gradito al tuo gratissimo cuore,
poiché è dono tutto d’amore. Stendi dunque quella tua
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dolcissima mano, con la quale mi hai liberato dal mondo e
dall’inferno, ed accettalo e proteggilo come cosa tua. Ma sappi
che di questo mio piccolo omaggio io voglio la ricompensa: che
da oggi in poi io ti ami più di prima e che chiunque leggerà
questa mia operetta resti infiammato del tuo amore, così che
subito aumenti in lui il desiderio di amarti e di vederti amata
anche dagli altri e s’impegni perciò con tutto l’affetto a
predicare e promuovere per quanto può le tue lodi e la
confidenza nella tua potentissima intercessione. Amen. Così
spero, così sia.
Amantissimo benché umile servo ALFONSO DE LIGUORI
DEL SS. REDENTORE
INTRODUZIONE
Lettore mio caro e fratello in Maria, giacché la devozione che
ha spinto me a scrivere e ora spinge te a leggere questo libro
ci rende ambedue figli felici di questa buona Madre, se mai
udissi qualcuno dire che io potevo fare a meno di questa
fatica, poiché vi sono già tanti libri dotti e celebri che trattano
di questo soggetto, rispondigli, ti prego, con le parole che
l’abate Francone lasciò scritte nella Biblioteca dei Padri: che
la lode di Maria è una fonte così ampia, inesauribile, che
quanto più si dilata tanto più si riempie, e quanto piu si
riempie tanto più si dilata. Vale a dire che la beata Vergine è
così grande e sublime, che quanto più la si loda tanto più
resta da lodarla. Scrive perciò sant’Agostino che non
basterebbero a lodarla quanto ella merita tutte le lingue degli
uomini, anche se tutte le loro membra si mutassero in lingue.
Ho esaminato innumerevoli libri che trattano delle glorie di
Maria, grandi e piccoli; ma poiché erano o rari o voluminosi o
non secondo il mio intento, ho cercato in questo libro di
raccogliere in breve da tutti gli autori che ho potuto avere tra
le mani le migliori sentenze spirituali dei padri e dei teologi,
alfine di dare la possibilità ai devoti, con poca fatica e spesa,
d’infiammarsi con la lettura nell’amore di Maria, e
specialmente di offrire materia ai sacerdoti per promuovere
con le prediche la devozione verso la divina Madre. Gli amanti
mondani sono soliti parlare spesso delle persone amate e
lodarle, per vedere così il loro amore lodato e applaudito
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anche dagli altri. Troppo scarso, allora, si deve
supporre che sia l’amore di coloro che si proclamano amanti
di Maria, ma poco pensano a parlarne e a farla amare anche
dagli altri. Non fanno così quelli che amano veramente quest’
amabilissima Signora: essi vorrebbero lodarla dappertutto e
vederla amata da tutto il mondo. Perciò ogni volta che
possono, o in pubblico o in privato, cercano di accendere nel
cuore di tutti le beate fiamme da cui si sentono essi stessi
accesi d’amore verso la loro santa Regina. Affinché poi
ciascuno si persuada quanto sia importante per il bene
proprio e per quello dei popoli il promuovere la devozione a
Maria, è utile ascoltare quello che ne dicono i dottori. Dice
san Bonaventura che quelli che si dedicano a pubblicare le
glorie di Maria sono sicuri del paradiso. E lo conferma
Riccardo di san Lorenzo dicendo che onorare questa Regina
degli angeli è ottenere la vita eterna: «Onorare Maria è
procurarsi il tesoro della vita eterna». Poiché la gratissima
Signora, aggiunge, s’impegnerà a onorare nell’altra vita chi in
questa s’impegna ad onorarla. E chi non sa la promessa fatta
da Maria stessa a coloro che si adoperano a farla conoscere e
amare su questa terra? « Coloro che mi lodano avranno la vita
eterna » (Eccli [= Sir] 24,31 Volg.), le fa dire la santa Chiesa
nella festa della sua Immacolata Concezione. « Esulta – diceva
san Bonaventura, che con tanto zelo si dedicò a pubblicare le
lodi di Maria – esulta, anima mia, e rallegrati in lei, perché
molti beni sono preparati per quelli che la lodano». «E poiché
tutte le divine Scritture parlano in lode di Maria, procuriamo
sempre, con il cuore e con la lingua, di celebrare questa
divina Madre, affinché da lei siamo un giorno condotti al
regno dei beati». Sappiamo dalle rivelazioni di santa Brigida
che il beato vescovo Emingo era solito iniziare le sue prediche
con le lodi di Maria. Un giorno la Vergine stessa apparve alla
santa e le parlò così: « Dì a quel prelato, che suole cominciare
le prediche con le mie lodi, che io voglio essergli madre e che
presenterò l’anima sua a Dio e farà una buona morte». E
infatti egli morì come un santo, pregando in una pace
celestiale. A un altro religioso domenicano, che terminava le
sue prediche parlando di Maria, ella apparve in punto di
morte, lo difese dai demoni, lo confortò e portò con sé la sua
anima felice. Il devoto Tommaso da Kempis ci mostra Maria
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che raccomanda al Figlio chi pubblica le sue lodi: « Figlio,
abbi pietà dell’anima di questo tuo servo che ti ha amato e mi
ha lodato». In quanto poi al profitto del popolo, dice
sant’Anselmo che, essendo il grembo sacrosanto di Maria la
via per salvare i peccatori, non può non avvenire che al
ricordo delle sue glorie i peccatori si convertano e si salvino. E
se è vera, come io la ritengo, e come proverò nel capitolo V,
par. 1 di questo libro, l’affermazione che tutte le grazie
vengono dispensate soltanto per mano di Maria e che tutti
quelli che si salvano si salvano solamente per mezzo di questa
divina Madre, si può dire come necessaria conseguenza che
dal predicare Maria e dalla fiducia nella sua intercessione
dipende la salvezza di tutti. E così sappiamo che san
Bernardino da Siena santificò l’Italia; san Domenico convertì
tante province; san Luigi Beltrando in tutte le sue prediche
non tralasciava mai di esortare alla devozione a Maria; e così
tanti altri. Leggo che il padre Paolo Segneri iuniore, celebre
missionario, in tutte le sue missioni faceva sempre una
predica sulla devozione a Maria, e chiamava questa predica la
sua preferita. E noi nelle nostre missioni, dove abbiamo per
regola obbligatoria di non tralasciare mai la predica sulla
Madonna, possiamo attestare in verità che generalmente
nessuna predica riesce di tanto profitto e compunzione al
popolo, quanto questa sulla misericordia di Maria. Sottolineo:
sulla misericordia di Maria. Dice infatti san Bernardo che noi
lodiamo, si, la sua umiltà, ammiriamo la sua verginità, ma,
dato che siamo poveri peccatori, ci attira e piace di più il
sentir parlare della sua misericordia: questa caramente
abbracciamo, di questa più spesso ci ricordiamo e questa più
spesso invochiamo. Perciò in questo mio libretto, lasciando
agli altri autori la descrizione delle restanti qualità di Maria,
ho parlato per lo più della sua grande pietà e della sua
potente intercessione, avendo raccolto, per quanto ho potuto,
nel corso di parecchi anni, tutto quello che i santi padri e gli
autori più celebri hanno detto della misericordia e della potenza di Maria. E poiché nella bella preghiera della Salve
Regina, approvata dalla Chiesa stessa, che ha ordinato al
clero regolare e secolare di recitarla per gran parte dell’anno,
si trovano descritte a meraviglia la misericordia e la potenza
della santissima Vergine, mi sono proposto in primo luogo di
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illustrare in capitoli distinti questa devotissima orazione.
Inoltre ho creduto di far cosa grata ai devoti di Maria
aggiungervi […] un capitolo sulle virtù di questa divina Madre
[…]. Caro lettore, se gradirai, come spero, questa mia operetta, ti prego di raccomandarmi alla santa Vergine, affinché
mi dia una grande fiducia nella sua protezione. Questa grazia
chiedi per me, e questa anch’io ti prometto di chiedere per te,
chiunque tu sia che mi fai questa carità. Beato chi si afferra
con l’amore e con la fiducia a queste due ancore di salvezza:
Gesù e Maria. Certamente non si perderà. Diciamo dunque di
cuore, lettore mio, con il devoto Alfonso Rodriguez: « Gesù e
Maria, amori miei dolcissimi, patisca io per voi, muoia io per
voi, sia tutto vostro e niente mio». Amiamo Gesù e Maria e
facciamoci santi: non possiamo pretendere e sperare fortuna
maggiore di questa. Addio. Arrivederci un giorno in paradiso,
ai piedi di questa dolcissima Madre e di questo amatissimo
Figlio, a lodarli, a ringraziarli ed amarli insieme a faccia a
faccia per tutta l’eternità. Amen.
Orazione alla beata Vergine per impetrare la buona morte
O Maria, dolce rifugio dei miseri peccatori, quando l’anima
mia dovrà lasciare questo mondo, Madre mia dolcissima, per
quel dolore che provasti nell’assistere alla morte del Figlio tuo
in croce, assistimi allora con la tua misericordia. Allontana da
me i nemici dell’inferno, e vieni allora a prendere l’anima mia
a presentarla all’eterno Giudice. Regina mia non mi abbanevi essere il mio conforto in quel
terribile momento. Prega il Figlio
tuo che mi conceda per la sua
bontà di morire abbracciato ai tuoi
piedi, e di esalare l’anima mia
nelle sue sante piaghe, dicendo: «
Gesù e Maria, vi dono il cuore e
l’anima mia ».
edonare. Tu, dopo Gesù, d
LA «SALVE REGINA»
Salve, Regina, Madre di
misericordia, vita, dolcezza e
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speranza nostra, salve. A te icorriamo, esuli figli di Eva. A
sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrim
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi
misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto
benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine
Maria.
CAPITOLO I
SALVE, REGINA,
MATER MISERICORDIAE
Salve, Regina, Madre di misericordia

  1. Quanta deve essere la nostra fiducia in Maria, perché è
    la regina della misericordia.
    Poiché la Vergine Maria fu esaltata ad essere madre del Re dei
    re, ben a ragione la santa Chiesa l’onora e vuole che da tutti
    sia onorata con il titolo glorioso di regina. «Se il figlio è re, dice
    sant’Atanasio, giustamente la madre deve essere considerata
    e chiamata regina». «Sin da quando Maria, scrive san
    Bernardino da Siena, diede il suo consenso accettando di
    essere madre del Verbo eterno, da allora meritò di diventare la
    regina del mondo e di tutte le creature». «Se la carne di Maria,
    dice sant’Arnoldo abate, non fu divisa da quella di Gesù,
    come può esser separata la madre dalla sovranità del Figlio?
    Si deve dunque reputare che la gloria del regno non solo sia
    comune tra la madre e il Figlio, ma persino la stessa». Se
    Gesù è re dell’universo, anche Maria è regina dell’universo.
    «Costituita Regina, con pieno diritto possiede il regno del
    Figlio». Sicché, dice san Bernardino da Siena, «quante sono le
    creature che servono Dio, tante debbono servire anche Maria;
    poiché gli angeli, gli uomini e tutte le cose che sono nel cielo e
    sulla terra, essendo soggette all’impero di Dio, sono anche
    soggette al dominio della Vergine gloriosa». Quindi, rivolto alla
    divina Madre, Guerrico abate così le parla: « Continua
    dunque, Maria, continua sicura a dominare; disponi pure ad
    arbitrio dei beni del Figlio tuo, mentre, essendo tu madre e
    sposa del re del mondo, a te è dovuto, come regina, il regno e
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    il dominio sopra tutte le creature » Maria è dunque
    regina. Ma sappia ognuno, per comune consolazione, che è
    una regina dolce, clemente, incline al bene di noi miseri.
    Perciò la santa Chiesa vuole che in questa preghiera noi la
    salutiamo e la chiamiamo Regina della misericordia. Il nome
    stesso di regina, come osserva il beato Alberto Magno,
    significa pietà e provvidenza verso i poveri, a differenza del
    nome d’imperatrice, che significa severità e rigore. La
    magnificenza dei re e delle regine consiste nel dar sollievo ai
    miseri, dice Seneca. Quindi mentre i tiranni nel regnare
    hanno per fine il proprio bene, i re devono avere per fine il
    bene del loro popolo. Perciò nella consacrazione dei re le loro
    teste vengono unte con olio, simbolo di misericordia, per
    indicare che nel regnare essi devono soprattutto nutrire
    pensieri di pietà e beneficenza verso i sudditi. I re devono
    dunque dedicarsi principalmente alle opere di misericordia,
    ma non al punto di dimenticarsi di esercitare la giustizia
    verso i colpevoli, quando è necessario. Non così Maria, la
    quale, benché regina, non è però regina della giustizia,
    intenta al castigo dei malfattori, ma regina della misericordia,
    intenta solo alla pietà e al perdono dei peccatori. Perciò la
    Chiesa vuole che la chiamiamo espressamente regina della
    misericordia. Il gran cancelliere di Parigi, Giovanni Gersone,
    riflettendo sulle parole di Davide: « Due cose ho udito: che a
    Dio appartiene il potere, e a te, Signore, la misericordia » (Sal
    61,12), dice che, poiché il regno di Dio consiste nella giustizia
    e nella misericordia, il Signore l’ha diviso: il regno della
    giustizia lo ha riservato per sé e il regno della misericordia
    l’ha ceduto a Maria, ordinando che tutte le misericordie che si
    dispensano agli uomini passino per le mani di Maria e a suo
    arbitrio vengano dispensate. Lo conferma san Tommaso nella
    prefazione alle Epistole canoniche, dicendo che la santa
    Vergine, allorché concepì nel seno il Verbo divino e lo partorì,
    ottenne la metà del regno di Dio, divenendo la regina della
    misericordia, mentre Gesù Cristo resta re della giustizia.
    L’eterno Padre costituì Gesù Cristo re di giustizia e perciò lo
    fece giudice universale del mondo. Così il profeta cantò: « O
    Dio, da’ al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia »
    (Sal 71,2). Qui un dotto interprete riprende: « Signore, tu hai
    dato al Figlio tuo la giustizia, perché alla madre del re hai
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    dato la tua misericordia». Quindi san Bonaventura ben
    modifica il suddetto passo di Davide dicendo: « O Dio, da’ al re
    il tuo giudizio e alla Madre di lui la tua misericordia». Allo
    stesso modo l’arcivescovo di Praga Ernesto dice che l’eterno
    Padre ha affidato al Figlio il compito di giudicare e punire e
    alla Madre il compito di compatire e soccorrere i miseri. Perciò
    il profeta Davide predisse che Dio stesso, per così dire,
    consacrò Maria come regina di misericordia ungendola con
    olio di allegrezza (Sal 44,8), affinché tutti noi miseri figli di
    Adamo ci rallegrassimo pensando di avere in cielo questa
    grande regina tutta piena di unzione di misericordia e di pietà
    verso noi, come scrive san Bonaventura. A tale proposito il
    beato Alberto Magno fa una felice applicazione della storia
    della regina Ester alla nostra regina Maria, della quale Ester
    fu figura. Si legge nel libro di Ester al capitolo 4 che, sotto il
    regno di Assuero, fu pubblicato nei suoi stati un decreto con
    cui si ordinava la morte di tutti i Giudei. Allora Mardocheo,
    che era uno dei condannati, raccomandò la loro salvezza a
    Ester, affinché s’interponesse presso il re, allo scopo di
    ottenere la revoca della sentenza. Dapprima Ester ricusò
    quest’incarico, temendo di accrescere la collera di Assuero.
    Ma Mardocheo la rimproverò e le mandò a dire che non pensasse a salvare solo se stessa, mentre il Signore l’aveva posta
    sul trono per ottenere la salvezza a tutti i Giudei: « Non
    pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, perché tu
    sei nella casa del re » (Est 4,13 Volg.). Così disse Mardocheo
    alla regina Ester e così possiamo dire anche noi poveri
    peccatori alla nostra regina Maria, se mai esitasse ad
    impetrare da Dio la liberazione dal castigo giustamente da noi
    meritato: « Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti gli
    uomini, perché tu sei nella casa del re. Non pensare, Signora,
    che Dio ti abbia esaltata ad essere la regina del mondo solo
    per provvedere al tuo bene, ma affinché tu, fatta così grande,
    possa più compatire e meglio soccorrere noi miseri ». Assuero,
    allorché vide Ester alla sua presenza, le domandò con amore
    che cosa fosse venuta a chiedergli: « Qual è la tua domanda?
    ». La regina rispose: « Se mai ho trovato grazia agli occhi tuoi,
    o re, donami il popolo mio, per cui ti prego » (Est 7,2.3 Volg.).
    Assuero l’esaudì, ordinando subito che si revocasse la
    sentenza. Ora, se Assuero accordò a Ester, perché l’amava, la
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    salvezza dei Giudei, come potrà Dio non esaudire Maria,
    poiché la ama immensamente, quando lo prega per i miseri
    peccatori che a lei si raccomandano e gli dice: « Mio re e Dio,
    se mai ho trovato grazia presso di te (ma ben sa la divina
    Madre di essere stata la benedetta, la beata, la sola fra tutti
    gli uomini a trovare la grazia perduta dagli uomini; ben sa di
    essere la diletta del suo Signore, amata più di tutti i santi e
    angeli insieme), donami il popolo mio, per cui ti prego. Se mai
    mi ami, donami, Signore, questi peccatori per cui ti supplico
    ». E possibile che Dio non l’esaudisca? E chi non sa la forza
    che le preghiere di Maria hanno presso Dio? « La legge della
    clemenza è sulla sua lingua » (Pro 31,26 Volg.). Ogni sua
    preghiera è come una legge stabilita dal Signore, che si usi
    misericordia a tutti coloro per cui intercede Maria. Chiede san
    Bernardo: « Perché la Chiesa chiama Maria Regina di
    misericordia? ». E risponde: « Perché noi crediamo che ella
    apre l’abisso della misericordia di Dio a chi vuole, quando
    vuole e come vuole; così che non vi è peccatore, per quanto
    iniquo sia, il quale si perda, se Maria lo protegge». Ma
    possiamo noi temere che Maria disdegni d’interporsi per
    qualche peccatore, vedendolo troppo carico di peccati? Ci
    deve forse spaventare la maestà e la santità di questa grande
    regina? « No, dice san Gregorio, la grandezza e la santità di
    Maria la rendono ancor più dolce e pietosa verso i peccatori
    che vogliono emendarsi e a lei ricorrono». I re e le regine con
    l’ostentazione della loro maestà incutono timore e fanno si
    che i sudditi temano di andare alla loro presenza. «Ma che
    timore, dice san Bernardo, può avere l’umana fragilità di
    andare verso questa regina della misericordia, poiché in lei
    non vi è nulla di terribile o di austero, ma si dimostra tutta
    dolcezza e affabiità? Maria non solo dona, ma ella stessa offre
    a tutti noi latte e lana»: latte di misericordia per animarci alla
    fiducia e lana di rifugio per ripararci dai fulmini della divina
    giustizia. Narra Svetonio che l’imperatore Tito non sapeva negare nessuna grazia a chiunque gliela chiedeva; anzi che a
    volte prometteva più di quello che poteva mantenere e a chi
    glielo faceva notare rispondeva che il principe non doveva
    lasciare andar via scontento nessuno di coloro che avesse
    ammesso a parlargli. Tito così diceva, ma in realtà poi spesso
    o mentiva o mancava alle promesse. Ma la nostra regina non
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    può mentire e può ottenere tutto quello che vuole per i
    suoi devoti. Ella ha un cuore così benigno e pietoso, che non
    può permettere di lasciare nella tristezza chiunque la prega,
    come scrive Ludovico Blosio. San Bernardo così le parla: « Ma
    come potresti tu, Maria, ricusare di soccorrere i miseri, poiché
    sei la regina della misericordia? E chi mai sono i sudditi della
    misericordia, se non i miseri? Tu sei la regina della misericordia e io, essendo il peccatore più misero di tutti, sono il
    più grande dei tuoi sudditi ». Quindi tu devi avere più cura di
    me di tutti gli altri. « Regna dunque su di noi, o regina della
    misericordia » e pensa a salvarci. « Non ci stare a dire, o
    Vergine sacrosanta, aggiunge san Gregorio Nicomediense, che
    non puoi aiutarci per la moltitudine dei nostri peccati, perché
    hai una tale potenza e pietà, che nessun numero di colpe può
    mai superarle. Niente resiste alla tua potenza, poiché il tuo
    Creatore, che è anche il nostro, onorando te che gli sei madre,
    considera come sua la gloria tua». E sebbene Maria abbia un
    obbligo infinito verso il Figlio per averla destinata ad essere
    sua madre, tuttavia non si può negare che anche il Figlio è
    molto obbligato a questa Madre per avergli dato l’essere
    umano; perciò Gesù, «quasi per ricompensare quanto deve a
    Maria, godendo della sua gloria», l’onora specialmente con
    l’esaudire sempre tutte le sue preghiere. Grande deve essere
    dunque la nostra fiducia in questa Regina, sapendo quanto è
    potente presso Dio e sapendo d’altra parte quanto è ricca e
    piena di misericordia, sicché non vi è nessuno sulla terra che
    non sia partecipe della pietà e dei favori di Maria. La beata
    Vergine stessa lo rivelò a santa Brigida. « Io sono, le disse, la
    regina del cielo e la madre della misericordia; io sono
    l’allegrezza dei giusti e la porta per condurre i peccatori a Dio.
    Non c’è sulla terra peccatore che sia così maledetto da essere
    privato finché vive della mia misericordia; poiché ciascuno, se
    non ricevesse altro per la mia intercessione, riceve la grazia di
    essere meno tentato dai demoni di quel che altrimenti
    sarebbe». «Nessuno poi, soggiunse, purché non sia stato
    assolutamente maledetto – vale a dire con la finale e
    irrevocabile maledizione riservata ai dannati – nessuno è così
    rigettato da Dio che, se mi abbia invocata in suo aiuto, non
    ritorni a Dio e goda della sua misericordia». «Io sono chiamata
    da tutti la madre della misericordia e veramente la
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    misericordia di Dio verso gli uomini mi ha fatta così
    misericordiosa verso di loro. Perciò sarà misero chi, finché
    può farlo, non ricorre a me » Si, sarà misero e misero per
    sempre chi potendo in questa vita ricorrere a me, che sono
    così pietosa con tutti e tanto desidero aiutare i peccatori, non
    ricorre a me e si danna. Ricorriamo dunque, ricorriamo
    sempre ai piedi di questa dolce regina, se vogliamo
    sicuramente salvarci; e se ci spaventa e ci scoraggia la vista
    dei nostri peccati, pensiamo che Maria è stata fatta regina
    della misericordia per salvare con la sua protezione i più
    grandi e colpevoli peccatori che a lei si raccomandano. Questi
    devono essere la sua corona in cielo, come le disse il suo
    divino sposo: « Vieni dal Libano, o mia sposa, vieni dal
    Libano; sarai incoronata… dalle tane dei leoni, dai monti dei
    leopardi » (Ct 4,8). E chi mai sono questi covili di fiere e
    mostri, se non i miseri peccatori, le anime dei quali diventano
    covili di peccati, i mostri più deformi che possano trovarsi?
    Proprio di questi miserabili peccatori, commenta Ruperto abate, salvati per mezzo tuo, o gran regina Maria, sarai poi
    coronata in paradiso, poiché la loro salvezza sarà la tua
    corona; corona ben degna e propria di una regina della misericordia. « Tu sarai coronata dalle tane di tali leoni e la loro
    salvezza sarà la tua corona » A tale proposito si legga il
    seguente esempio.
    Esempio
    Si narra nella vita di suor Caterina di sant’Agostino che, nel
    luogo dove viveva questa serva del Signore, si trovava una
    donna chiamata Maria, la quale in gioventù era stata
    peccatrice e anche nella vecchiaia seguitava ostinatamente a
    essere perversa tanto che, scacciata dai cittadini e confinata a
    vivere in una grotta fuori del suo paese, vi morì quasi
    putrescente, abbandonata da tutti e senza sacramenti e
    perciò fu sepolta in campagna come una bestia. Suor
    Caterina, che era solita raccomandare a Dio con grande
    affetto tutte le anime di coloro che trapassavano all’altra vita,
    avendo appreso la morte disgraziata di questa povera vecchia,
    non pensò affatto a pregare per lei, ritenendola, come tutti la
    ritenevano, dannata. Passati quattro anni, un giorno le si
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    presentò dinanzi un’anima purgante, che le disse: – Suor
    Caterina, che mala sorte è la mia? Tu raccomandi a Dio le
    anime di tutti coloro che muoiono e solamente dell’anima mia
    non hai avuto pietà? – Chi sei tu? – disse la serva di Dio. – Io
    sono – rispose – quella povera Maria che morì nella grotta. –
    Ma come, tu sei salva? – riprese suor Caterina. – Si, sono
    salva per misericordia di Maria Vergine. – E come? – Quando
    mi vidi vicina alla morte, sentendomi così piena di peccati e
    abbandonata da tutti, mi rivolsi alla Madre di Dio e le dissi:
    Signora, tu sei il rifugio degli abbandonati; io sono adesso
    abbandonata da tutti; tu sei l’unica speranza mia, tu sola mi
    puoi aiutare, abbi pietà di me. La santa Vergine ottenne per
    me un atto di contrizione, morii e mi salvai. E la mia regina
    mi ha ottenuto anche un’altra grazia: che l’intensità delle mie
    sofferenze abbreviasse la durata della mia espiazione che
    avrebbe dovuto prolungarsi per molti più anni; ma ho bisogno
    di alcune messe per liberarmi dal purgatorio. Ti prego di
    farmele dire e ti prometto di pregare poi sempre Dio e Maria
    per te. Suor Caterina fece subito celebrare le messe e dopo
    pochi giorni le apparve di nuovo quell’anima, più luminosa
    del sole, e le disse: – Ti ringrazio, Caterina. Ecco, io me ne
    vado già in paradiso a cantare le misericordie del mio Dio e a
    pregare per te.
    Preghiera
    O Maria, Madre del mio Dio e mia signora, come si presenta a
    una gran regina un povero coperto di piaghe e ripugnante,
    così io mi presento a te, che sei la regina del cielo e della
    terra. Dall’alto trono in cui siedi, non disdegnare, ti prego, di
    volgere i tuoi occhi verso di me, povero peccatore. Dio ti ha
    fatta così ricca per soccorrere i poveri e ti ha costituita regina
    della misericordia, affinché tu possa dare sollievo ai miseri.
    Guardami dunque e compatiscimi. Guardami e non mi
    lasciare, finché tu non mi abbia cambiato da peccatore in
    santo. Vedo bene che non merito niente, anzi che per la mia
    ingratitudine meriterei di essere spogliato di tutte le grazie
    che per mezzo tuo ho ricevuto dal Signore. Ma tu sei la regina
    della misericordia e non vai cercando meriti, ma miserie per
    soccorrere i bisognosi. E chi è più povero e bisognoso di me?
    26
    O Vergine eccelsa, so bene che tu, essendo la regina
    dell’universo, sei anche la mia regina; ma in modo più
    particolare voglio dedicarmi tutto al tuo servizio, affinché tu
    disponga di me come ti piace. Perciò ti dico con san
    Bonaventura: « O Signora, voglio affidarmi alla tua potestà,
    perché tu mi sostenga e governi in ogni cosa. Non mi
    abbandonare a me stesso». Comandami, serviti di me a tuo
    arbitrio, castigami quando non ti ubbidisco: quanto salutari
    saranno per me i castighi che mi verranno dalle tue mani! Io
    stimo più essere tuo servo che essere signore di tutta la terra.
    « Io sono tuo: salvami! » (Sal 118,94). Accettami, o Maria,
    come tuo e come tuo pensa tu a salvarmi. Io non voglio più
    essere mio, mi dono a te. E se per il passato ti ho servito
    male, avendo perduto tante belle occasioni di onorarti, per
    l’avvenire voglio unirmi ai tuoi servi più amanti e più fedeli.
    No, non voglio che nessuno mi superi da oggi in poi
    nell’onorare e amare te, mia amabilissima regina. Così
    prometto e così spero di fare con il tuo aiuto. Amen, amen.
  2. Quanto ancora più grande deve essere la nostra fiducia
    in Maria, perché è la nostra madre
    Non a caso né invano i devoti di Maria la chiamano madre e
    pare che non sappiano invocarla con altro nome e non si
    saziano mai di chiamarla madre; madre si, perché veramente
    è la nostra madre, non carnale, ma spirituale delle nostre
    anime e della nostra salvezza. Il peccato, quando privò le
    nostre anime della grazia divina, le privò anche di vita. Esse
    erano dunque miserabilmente morte, ma venne Gesù nostro
    Redentore, nell’eccesso della sua misericordia e del suo
    amore, a ridarci con la sua morte in croce questa vita
    perduta. Egli stesso dichiarò: « Io sono venuto perché abbiano
    la vita e l’abbiano più abbondantemente » (Gv 10,10). Più
    abbondantemente, perché dicono i teologi che Gesù Cristo
    apportò a noi più bene con la sua redenzione di quanto fu il
    danno che ci causò Adamo con il suo peccato. Sicché, riconciliandoci con Dio, egli si fece padre delle anime nella nuova
    legge di grazia, come aveva già predetto il profeta Isaia: «
    Padre del secolo venturo, principe della pace » (Is 9,6). Ma se
    27
    Gesù fu il padre delle anime nostre, Maria ne fu la madre
    poiché, dandoci Gesù, diede a noi la vera vita e offrendo poi
    sul Calvario la vita del Figlio per la nostra salvezza, ci partorì
    alla vita della grazia divina. Maria dunque, come ci fanno
    sapere i santi padri, divenne nostra madre spirituale in due
    tempi. In primo luogo, quando meritò di concepire nel suo
    seno verginale il Figlio di Dio, come dice il beato Alberto
    Magno. Con maggior precisione san Bernardino da Siena
    scrive che, quando la santa Vergine all’ annunciazione
    dell’angelo diede il consenso che il Verbo eterno aspettava da
    lei per farsi suo Figlio, « nel dare questo consenso ella
    domandò a Dio con immenso affetto la nostra salvezza e la
    procurò. Con questo stesso consenso si consacrò all’opera
    della nostra redenzione e così, sin d’allora, ci portò tutti nel
    suo seno come amorosissima madre ». Dice san Luca al cap.
    2, parlando della nascita del nostro Salvatore, che Maria partorì il suo figlio primogenito. Dunque, osserva un autore, se
    l’evangelista afferma che la Vergine partorì allora il primogenito, si deve supporre che dopo ebbe altri figli? Ma lo
    stesso autore aggiunge: Se è di fede che « Maria non ebbe altri
    figli carnali all’infuori di Gesù, dovette dunque avere altri figli
    spirituali » e questi siamo tutti noi. Proprio questo rivelò il
    Signore a santa Geltrude, la quale un giorno, nel leggere il
    suddetto passo del vangelo, rimase turbata poiché non
    riusciva a capire come, essendo Gesù Cristo l’unico figlio di
    Maria, si potesse dire che fu il suo primogenito. Allora Dio le
    spiegò che Gesù fu il suo primogenito secondo la carne, ma
    gli uomini furono i figli secondogeniti secondo lo spirito così si
    comprende quel che è detto di Maria nel Cantico dei cantici: «
    Il tuo ventre, un mucchio di grano, attorniato di gigli » (Ct 7,2
    Volg.). Sant’Ambrogio spiega che, benché nel grembo
    purissimo di Maria ci fu un solo granello di frumento, nostro
    Signore Gesù Cristo, tuttavia si dice mucchio di grano perché
    quel solo granello conteneva in germe tutti gli eletti, dei quali
    Maria doveva essere madre, così che Gesù è il primogenito fra
    molti fratelli. Il santo abate Guglielmo scrive da parte sua: « In
    quell’unico frutto, in Gesù Salvatore di tutti gli uomini, Maria
    partorì tutti noi alla salvezza e alla vita ». Il secondo tempo in
    cui Maria ci generò alla grazia fu quando sul Calvario offrì
    all’eterno Padre, con tanto dolore del suo cuore, la vita del
    28
    suo diletto Figlio per la nostra salvezza. Perciò, afferma
    sant’Agostino, allora, avendo cooperato con il suo amore
    affinché i fedeli nascessero alla vita della grazia nella Chiesa,
    divenne con ciò madre spirituale di tutti noi, che siamo
    membra del nostro capo Gesù Cristo. Ecco appunto quel che
    significa, applicato alla beata Vergine, questo testo del
    Cantico dei cantici: «Mi posero a guardia delle vigne; la vigna
    mia non l’ho guardata!» (Ct 1,5 Volg.). Per salvare le anime
    nostre Maria consentì a sacrificare con la morte la vita di suo
    Figlio. Commenta l’abate Guglielmo: «Per salvare molte anime,
    espose la propria anima alla morte». E chi mai era l’anima di
    Maria, se non il suo Gesù, che era la sua vita e tutto il suo
    amore? Perciò san Simeone le annunziò che un giorno l’anima
    sua benedetta sarebbe stata trafitta da una spada dolorosa: «
    A te stessa una spada trapasserà l’anima» (Lc 2,35). Questa
    spada crudele fu la lancia che trafisse il costato di Gesù, di
    Gesù che era l’anima di Maria. Da allora con i suoi dolori ella
    ci partorì alla vita eterna, così che possiamo chiamarci tutti
    figli dei dolori di Maria. La nostra amorosissima madre fu
    sempre interamente unita alla volontà divina. Scrive san
    Bonaventura che ella vedeva l’eterno Padre amare gli uomini
    fino a volere la morte di suo Figlio per la loro salvezza e il
    Figlio amarci fino a voler morire per noi. Dunque, non si può
    dubitarne, Maria volle conformarsi a questo eccesso d’amore
    del Padre e del Figlio e con tutta la sua volontà offrì suo Figlio
    e acconsenti che egli morisse per la salvezza del genere
    umano. E’ vero che nel morire per la redenzione del genere
    umano Gesù volle essere solo: « Da me solo ho spremuto il
    torchio » (Is 63,3 Volg.), ma vedendo il grande desiderio di
    Maria di contribuire anch’ella alla salvezza degli uomini,
    dispose che mediante il sacrificio e l’offerta della vita di lui
    stesso, Gesù, ella cooperasse alla nostra redenzione e
    divenisse così madre delle anime nostre. Il nostro Salvatore
    manifestò quest’intenzione quando, prima di spirare,
    guardando dalla croce la madre e il discepolo Giovanni che gli
    stavano accanto, disse a Maria: « Ecco tuo figlio » (Gv 19,26),
    come se dicesse: Ecco l’uomo che, mediante l’offerta che fai
    della mia vita per la sua salvezza, nasce alla grazia. « Poi disse
    al discepolo: “Ecco tua madre” » (Gv 19,27). Con queste
    parole, dice san Bernardino da Siena, Maria fu costituita
    29
    madre non solo di san Giovanni, ma di tutti gli
    uomini a causa dell’amore che ebbe per loro. Il teologo
    Silveira attira la nostra attenzione sulle parole con le quali
    san Giovanni riporta questo fatto nel suo Vangelo e osserva
    che Gesù Cristo non le disse a Giovanni, ma al discepolo, per
    indicare che il Salvatore ha dato per madre Maria a tutti
    coloro che, essendo cristiani, hanno il nome di suoi discepoli.
    « Giovanni è un nome di persona; discepolo, un nome
    comune: così è specificato che Maria è data come madre a
    tutti » « Io sono la madre del bello amore » (Eccli [= Sir] 24,24
    Volg.), dice Maria, perché il suo amore, scrive A. Paciuchelli,
    che rende belle le anime nostre agli occhi di Dio, fa che come
    madre amorosa ella ci riceva per figli. «E quale madre ama i
    suoi figli e si dedica alloro bene quanto te, nostra dolce
    regina, ami noi e curi i nostri interessi?» dice san
    Bonaventura Beati quelli che vivono sotto la protezione di una
    Madre così amorosa e così potente! Il profeta Davide, benché
    allora Maria non fosse ancora nata, chiedeva a Dio la salvezza
    proclamandosi figlio di Maria e pregava: «Salva il figlio della
    tua ancella» (Sal 85,16). « Di quale ancella? – chiede
    sant’Agostino – di quella che disse: Ecco l’ancella del Signore».
    «Come stiamo bene sotto la protezione di una tale madre! –
    esclama il cardinale Bellarmino. – Chi mai avrà l’ardire di
    strappare questi figli dal seno di Maria al quale saranno
    ricorsi per salvarsi dai nemici? Quale furia d’inferno o di
    passione potrà vincerli se confidano nel patrocinio di colei che
    è Madre di Dio e nostra?». Si narra che la balena, quando
    vede i suoi figli in pericolo per le tempeste o per i cacciatori,
    apre la bocca e li nasconde nel suo seno. Così appunto, dice il
    Novarino, « la nostra Madre, quando vede i suoi figli in grande
    pericolo per la tempesta delle tentazioni che infuria, che fa?
    Con materno affetto li nasconde come dentro le proprie
    viscere, li protegge e non cessa di vegliare su di loro finché
    non li colloca nel sicuro porto del paradiso». Madre amorevole,
    o Madre pietosa, sii sempre benedetta e sia sempre benedetto
    quel Dio che ti ha data a noi per madre e per sicuro rifugio in
    tutti i pericoli di questa vita. Se una madre vedesse il figlio sul
    punto di soccombere sotto le spade dei nemici, farebbe ogni
    sforzo per salvarlo. « Così, rivelò la Vergine a santa Brigida, io
    faccio e farò con i miei figli, benché peccatori, purché
    30
    ricorrano a me per essere soccorsi ». Ecco dunque come
    vinceremo sempre e sicuramente in ogni battaglia contro
    l’inferno ricorrendo alla Madre di Dio e madre nostra, dicendo
    e ripetendo incessantemente: « Sotto il tuo patrocinio ci
    rifugiamo, o santa Madre di Dio ». Quante vittorie i fedeli
    hanno riportato sull’inferno ricorrendo a Maria con questa
    breve ma potente invocazione! Così la gran serva di Dio suor
    Maria Crocifissa, benedettina, vinceva sempre i demoni.
    Rallegratevi dunque, voi che siete figli di Maria; sappiate che
    ella accetta come suoi figli tutti coloro che lo vogliono essere.
    Si, gioia e fiducia! Che timore avete di perdervi, poiché questa
    Madre vi difende e vi protegge? « Dì, anima mia, con grande
    fiducia: esulterò e mi rallegrerò, perché, nel giudizio che devo
    subire, la mia sentenza dipende da mio fratello e da mia
    madre». Così, scrive san Bonaventura, deve farsi coraggio e
    dire chi ama questa buona Madre e confida nella sua
    protezione: Che temi, anima mia? La causa della tua eterna
    salvezza non sarà perduta, poiché la sentenza è nelle mani di
    Gesù, che è tuo fratello, e di Maria, che è tua madre. A questo
    pensiero sant’Anselmo ci rincuora esclamando in un impeto
    di gioia: « O beata fiducia, o sicuro rifugio, la Madre di Dio è
    mia madre! Con quale certezza dobbiamo dunque sperare,
    poiché la nostra salvezza dipende dal volere di un buon
    fratello e di una pia madre!». Ecco l’invito che ci rivolge la
    nostra Madre: « Chi è fanciullo venga da me » (Pro 9,4 Volg.). I
    bambini hanno sempre sulle labbra il nome della madre e
    ogni volta che si spaventano, subito alzano la voce
    chiamando: « Mamma, mamma! ». O Maria, dolce e amorevole
    madre, questo tu desideri: che, ridivenuti bambini,
    invochiamo sempre te nei nostri pericoli e ricorriamo sempre
    a te, perché ci vuoi aiutare e salvare, come hai salvato tutti i
    figli che a te sono ricorsi.
    Esempio
    Nella storia delle fondazioni della Compagnia di Gesù nel
    regno di Napoli si parla di un giovane nobile scozzese,
    chiamato Guglielmo Elfinstonio, parente del re Giacomo. Nato
    nell’eresia, ne seguiva gli errori; ma la luce divina gli scoprì a
    poco a poco la falsità di quella dottrina. Venne in Francia, do-
    31
    ve, con l’aiuto di un buon padre gesuita, suo
    compatriota, e soprattutto grazie all’intercessione della santa
    Vergine, conobbe infine la verità, abiurò l’eresia e si fece
    cattolico. Si recò poi a Roma. Lì un suo amico lo trovò un
    giorno afflitto e piangente e gli chiese quale fosse la causa del
    suo dolore. Il giovane rispose che durante la notte gli era
    apparsa la madre dannata e gli aveva detto: « Figlio, buon per
    te, che sei entrato nella vera Chiesa. Io, morta nell’eresia,
    sono perduta per sempre ». Da quel giorno la sua devozione
    verso Maria divenne ancora più fervida. Egli la considerò
    come sua unica madre e, ispirato da lei, fece il voto di entrare
    in religione. Essendosi poi ammalato, andò a Napoli sperando
    che il cambiamento d’aria lo avrebbe guarito, ma il Signore
    volle che a Napoli morisse e che morisse gesuita. Infatti, poco
    dopo il suo arrivo si aggravò e all’avvicinarsi della morte, con
    preghiere e lacrime ottenne di essere ammesso dai superiori.
    Così quando, alla presenza del Sacramento, gli fu
    amministrato il viatico, pronunziò i voti e fu dichiarato
    membro della Compagnia di Gesù. A partire da allora egli
    commoveva tutti per lo slancio con il quale ringraziava sua
    madre Maria di averlo strappato all’eresia portandolo a morire
    nella vera Chiesa e nella casa di Dio in mezzo ai religiosi suoi
    fratelli. « Come è bello, esclamava, morire in mezzo a tanti
    angeli! ». Esortato a riposare, rispondeva: « Non è tempo di
    riposare ora che si avvicina la fine della mia vita! ». Prima di
    morire, disse ai presenti: « Fratelli, non vedete qui gli angeli
    del cielo che mi assistono? ». Uno di quei religiosi, avendolo
    sentito sussurrare alcune parole, gli domandò che cosa
    diceva. Rispose che l’angelo custode gli aveva rivelato che
    doveva stare pochissimo tempo in purgatorio e che subito
    sarebbe passato in paradiso. Poi riprese a intrattenersi con la
    sua dolce madre Maria e ripetendo: « madre, madre », come
    un bambino che si abbandona a riposare nelle braccia della
    madre, serenamente spirò. Poco dopo un devoto religioso
    seppe, grazie a una rivelazione, che Elfinstonio era già in
    paradiso.
    Preghiera
    O Madre mia, come è possibile che avendo una madre così
    32
    santa io sia così carico di peccati, che avendo una
    madre che arde d’amore verso Dio io ami le creature, che
    avendo una madre così ricca di virtù io sia così povero? O
    cara Madre mia, è vero, io non merito di essere più tuo figlio,
    perché me ne sono reso indegno con la mia vita malvagia. Mi
    contento che tu mi accetti come tuo servo e per essere
    ammesso tra i tuoi più umili servi, sono pronto a rinunciare a
    tutti i regni della terra. Sì, mi contento, ma non mi proibire di
    poterti chiamare madre mia. Questo nome mi consola,
    m’intenerisce, mi ricorda l’obbligo che ho di amarti,
    m’incoraggia a confidare in te. Quando più mi atterriscono i
    miei peccati e la divina giustizia, mi sento confortato al
    pensiero che tu sei mia madre. Permettimi dunque di dirti:
    Madre mia, madre mia amabile. Così ti chiamo e così voglio
    chiamarti. Tu, dopo Dio, devi essere sempre la mia speranza,
    il mio rifugio e il mio amore in questa valle di lacrime. Così
    spero di morire, consegnando in quell’ultimo momento
    l’anima mia nelle tue sante mani e dicendo: Madre mia,
    madre mia Maria, aiutami, abbi pietà di me. Amen.
  3. Quanto grande è l’amore che ha per noi la nostra
    madre Maria
    Se dunque Maria è nostra madre, possiamo riflettere su
    quanto ci ama. L’amore verso i figli è una necessità di natura.
    È questa la ragione per cui, come scrive san Tommaso, dalla
    legge divina è imposto ai figli il precetto di amare i genitori,
    mentre invece non c’è un precetto per imporre ai genitori di
    amare i figli, perché l’amore verso la propria prole è impresso
    nel cuore con tanta forza dalla natura stessa, che anche gli
    animali più selvaggi, dice sant’Ambrogio, non possono fare a
    meno di amare i loro figli. Così gli storici raccontano che le
    tigri, sentendo la voce dei figli presi dai cacciatori, si gettano
    in mare sforzandosi di raggiungere a nuoto le navi che li
    portano via. Se dunque, dice la nostra amorevole madre
    Maria, neppure le tigri sanno dimenticare i figli, come potrei
    io dimenticarmi di amare voi, figli miei? « Potrà forse una
    donna dimenticare il suo bambino, da non sentire più
    compassione per il figlio delle sue viscere? e se pur questa lo
    33
    potrà dimenticare, io non mi dimenticherò mai di te! » (Is
    49,15). No, non è possibile che io cessi di amare un’anima di
    cui sono madre. Maria è nostra madre non di carne, come
    abbiamo detto, ma di amore. « Io sono la madre del bello
    amore » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). Quindi unicamente l’amore
    che ha per noi la fa diventare nostra madre e perciò, dice un
    autore, « ella si gloria di essere madre d’amore poiché, avendoci presi per figli, è tutta amore verso di noi » Chi mai
    potrebbe spiegare l’amore che Maria nutre per noi povere
    creature? Dice Arnoldo Carnotense che alla morte di Gesù
    Cristo « la santa Vergine, divorata dalle fiamme della carità,
    ardeva dal desiderio d’immolarsi con suo Figlio per la salvezza
    del genere umano». Come « il Figlio era sospeso moribondo
    sulla croce, aggiunge sant’Ambrogio, così la Madre si offriva ai
    carnefici » al fine di dare la vita per noi. Ma consideriamo le
    ragioni di questo amore e così capiremo meglio quanto ci ami
    la nostra buona Madre. La prima ragione del grande amore
    che Maria ha per gli uomini è il grande amore che ella ha per
    Dio. L’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo, come
    scrisse san Giovanni, sono imposti dallo stesso precetto: «
    Questo comandamento abbiamo da Dio: che chi ama Dio, ami
    anche il proprio fratello » (1Gv 4,21). Perciò quando cresce
    l’uno, l’altro progredisce nella stessa misura. Così i santi,
    poiché amavano Dio, cosa non hanno fatto per amore del
    prossimo? Per la sua salvezza sono arrivati ad esporre e
    perdere la libertà e anche la vita. Si legga quel che fece san
    Francesco Saverio nelle Indie dove, per aiutare le anime degli
    abitanti, si andava inerpicando per le montagne, arrischiandosi fra mille pericoli, alla ricerca di quegli infelici che
    abitavano nelle caverne come bestie feroci, allo scopo di
    condurli a Dio. San Francesco di Sales, per convertire gli
    eretici della provincia dello Chablais, durante un anno intero
    si azzardò a passare il fiume ogni giorno, carponi sopra una
    trave talvolta coperta di ghiaccio, per andare sull’altra riva a
    predicare a quegli ostinati. San Paolino si offrì come schiavo
    per ridare la libertà al figlio di una povera vedova. San Fedele
    da Sigmaringa, per condurre a Dio gli eretici di una località,
    non esitò predicando a perdere la vita. Dunque i santi, poiché
    amavano molto Dio, sono arrivati a fare tanto per amore del
    prossimo. Ma chi più di Maria ha amato Dio? Dal primo
    34
    momento della sua vita, ella lo ha amato più di quanto
    l’abbiano amato tutti i santi e gli angeli nel corso della loro
    esistenza intera, come vedremo a lungo più avanti, parlando
    delle virtù della santa Vergine. Secondo una sua rivelazione
    fatta a suor Maria Crocifissa, il fuoco dell’amore divino da cui
    il suo cuore era divorato sarebbe bastato a consumare in un
    momento il cielo e la terra e, in confronto, tutti gli ardori dei
    Serafini erano come fresche aure. Perciò, siccome non c’è fra
    tutti gli spiriti beati chi più di Maria ami Dio, noi non
    abbiamo né possiamo avere chi, dopo Dio, ci ami più di
    questa nostra Madre così piena di amore. Se si mettessero
    insieme l’amore di tutte le madri per i loro figli, di tutti gli
    sposi per le loro spose, di tutti i santi e gli angeli per i loro
    devoti, non si raggiungerebbe l’amore che Maria ha per una
    sola anima. Dice il padre Nieremberg che l’amore che tutte le
    madri hanno avuto per i loro figli non è che un’ombra a
    paragone dell’amore che Maria ha verso uno qualsiasi di noi;
    ella ci ama da sola molto più di quanto ci amano insieme tutti
    gli angeli e i santi Inoltre la nostra Madre ci ama molto perché
    le siamo stati raccomandati come figli dal suo amato Gesù,
    quando prima di spirare le disse: « Donna, ecco tuo figlio »
    (Gv 19,26), indicando nella persona di Giovanni tutti noi
    uomini, come abbiamo visto. Furono queste le ultime parole
    che il Figlio le disse. Gli ultimi ricordi che le persone amate
    lasciano in punto di morte sono troppo preziosi perché si
    possa dimenticarsene. Per di piu, noi siamo figli molto cari a
    Maria, perché le costiamo molto dolore. Le madri amano
    maggiormente quei figli per conservare la vita dei quali hanno
    sofferto maggiori stenti e dolori. Noi siamo quei figli per cui
    Maria, al fine di ottenere la vita e la grazia, ha dovuto sopportare la pena di offrire ella stessa alla morte la preziosa vita
    del suo Gesù, accettando per noi di vederlo morire sotto i suoi
    occhi a forza di tormenti. Da questa grande offerta di Maria
    noi siamo nati alla vita della grazia divina e siamo quindi figli
    assai cari, perché le costiamo tanti affanni. Perciò, come sta
    scritto dell’amore per gli uomini che l’eterno Padre ha
    mostrato nell’abbandonare alla morte suo Figlio: « Dio ha
    tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo unigenito » (Gv
    3,16), così, afferma san Bonaventura, può dirsi di Maria: «
    Maria ci amò talmente, da darci il suo Figlio unigenito »
    35
    Quando ce lo diede? Ce lo diede anzitutto, dice il padre
    Nieremberg, quando gli concesse il permesso di andare alla
    morte. Ce lo diede poi quando, dato che gli altri erano spinti
    dall’odio o trattenuti dal timore, ella sola avrebbe potuto
    difendere validamente presso i giudici la vita del Figlio e si
    può ben credere che le parole di una madre così saggia e così
    amorevole avrebbero esercitato, almeno su Pilato,
    un’influenza tale da impedirgli di condannare a morte un
    uomo di cui egli stesso aveva riconosciuto e proclamato
    l’innocenza. Ma no, Maria non volle dire neppure una parola a
    favore del Figlio per non impedire la sua morte, da cui
    dipendeva la nostra salvezza. Ce lo diede infine mille e mille
    volte ai piedi della croce in quelle tre ore in cui assistette alla
    morte del Figlio. Allora, ad ogni istante, con sommo dolore e
    con sommo amore verso di noi, non faceva che sacrificare per
    noi la vita del Figlio con tanta costanza, dicono sant’Anselmo
    e sant’Antonino, che se non ci fossero stati i carnefici, ella
    stessa lo avrebbe crocifisso per ubbidire alla volontà del Padre
    che esigeva questa morte per la nostra salvezza. Se Abramo,
    disposto a sacrificare il figlio con le proprie mani, fece un
    simile atto di fortezza, dobbiamo credere che con maggiore
    generosità lo avrebbe compiuto Maria, più santa e più
    ubbidiente di Abramo Ma riprendendo il filo della nostra
    riflessione, quanto grande deve essere la nostra gratitudine
    verso Maria per un atto di tanto amore, per il sacrificio che
    ella fece della vita del Figlio con tanto dolore, al fine di
    ottenere a tutti noi la salvezza! Il Signore ricompensò
    magnificamente Abramo per essersi accinto a sacrificare il
    suo Isacco, ma che cosa possiamo noi rendere a Maria per la
    vita che ci ha dato del suo Gesù, figlio molto più nobile e
    amato del figlio di Abramo? Quanto dobbiamo amare Maria
    poiché, dice san Bonaventura, «nessuna creatura al mondo
    arderà d’amore per noi come colei che ci ha dato il suo Figlio
    unico, che l’ha offerto per noi, quel Figlio che amava molto
    più di se stessa» Da qui l’altro motivo per cui noi siamo tanto
    amati da Maria: ella vede che noi siamo il prezzo della morte
    di Gesù Cristo. Se una madre vedesse un servo riscattato da
    un suo figlio diletto a prezzo di vent’anni di sofferenze, di
    fatiche e di prigione, per questa sola ragione in quale considerazione terrebbe questo servo! Maria sa bene che il Figlio
    36
    è venuto sulla terra soltanto per salvare noi miserabili,
    come dichiarò egli stesso: « Sono venuto a salvare ciò che era
    perduto » (Lc 19,10). E per salvarci non ha esitato a dare per
    noi la vita: « Fattosi obbediente sino alla mor1te » (Fil 2,8). Se
    dunque Maria poco ci amasse, dimostrerebbe di stimare poco
    il sangue del Figlio, che è il prezzo della nostra salvezza. Fu
    rivelato a santa Elisabetta monaca che Maria, fin da quando
    stava nel tempio, non faceva altro che pregare per noi,
    affinché Dio mandasse presto il Figlio a salvare il mondo.
    Quanto più dobbiamo pensare che ella ci ami, dopo averci
    veduti stimati dal Figlio al punto di averci comprato a così
    caro prezzo? Tutti gli uomini sono stati redenti da Gesù e
    perciò Maria tutti li ama e li protegge. San Giovanni vide « un
    segno grandioso apparire nel cielo: una donna vestita di sole »
    (Ap 12,1). Si dice vestita di sole, perché non vi è sulla terra
    chi possa mai nascondersi dal calore del sole: « Non vi è chi si
    nasconda al suo calore » (Sal 18,7 Volg.). Allo stesso modo
    non c’è essere vivente sulla terra che sia privo dell’amore di
    Maria. « Questo calore del sole – dice l’Idiota – è l’amore di
    Maria » Chi potrà mai comprendere, esclama sant’Antonino, «
    la cura che si prende di noi la Vergine madre? A tutti ella offre
    e dispensa la sua misericordia ». Poiché la nostra Madre ha
    desiderato la salvezza di tutti e ha cooperato alla salvezza di
    tutti. « Senza alcun dubbio, afferma san Bernardo, la sua
    sollecitudine si è estesa a tutto il genere umano ». E quindi
    molto utile la pratica di alcuni devoti di Maria i quali, come
    riferisce Cornelio a Lapide, sono soliti pregare il Signore
    dicendo: « Signore, concedimi quelle grazie che ti chiede per
    me la santa Vergine Maria ». Ben a ragione, aggiunge lo stesso
    autore, poiché la nostra Madre « desidera per noi maggiori
    beni di quelli che noi stessi possiamo desiderare ». Bernardino
    da Busto dice che Maria ama farci del bene e dispensare a noi
    le grazie più di quanto noi desideriamo riceverle. Il beato
    Alberto Magno applica a Maria le parole della Sapienza: «
    Previene quelli che la bramano e si mostra loro per prima »
    (Sap 6,14 Volg.); Maria previene coloro che a lei ricorrono, per
    farsi da loro trovare prima che la cerchino. E tanto l’amore
    che ha per noi la nostra buona Madre, dice Riccardo di san
    Vittore, che quando vede i nostri bisogni « viene a soccorrerci
    prima che noi glielo chiediamo » Se Maria è così buona con
    37
    tutti, anche con gli ingrati e i negligenti che poco l’amano e
    poco a lei ricorrono, quanto più sarà amorevole verso quelli
    che l’amano e spesso l’invocano! « Facilmente si lascia trovare
    da quanti la amano » (Sap 6,13 Volg.). « Facile cosa, scrive il
    beato Alberto Magno, è trovare Maria per coloro che la amano
    e la trovano piena di pietà e di amore ». « Io amo chi mi ama »
    (Pro 8,17): ella dichiara che non può non amare chi la ama.
    Benché l’amorevole Signora ami tutti gli uomini come suoi
    figli, tuttavia, dice san Bernardo, sa « discernere e preferire »
    coloro che più teneramente la amano. Questi felici devoti di
    Maria, afferma l’Idiota, non solo sono da lei amati, ma anche
    serviti: « Chi trova la Vergine Maria, scopre ogni bene: infatti
    ella ama coloro che la amano, anzi serve coloro che la
    onorano». Come si narra nelle Cronache dell’Ordine, era
    gravemente malato il domenicano Leonardo, il quale si raccomandava duecento volte al giorno alla Madre di misericordia.
    Un giorno vide accanto a sé una bellissima regina che gli
    chiese: « Leonardo, vuoi morire e venire presso mio Figlio e
    presso di me? ». Il religioso rispose: « E tu chi sei? ». « Io sono,
    riprese la Vergine, la madre delle misericordie: tu mi hai
    invocata tante volte. Eccomi, sono venuta a prenderti.
    Andiamo in paradiso ». Quel giorno stesso Leonardo morì e
    noi confidiamo che abbia seguito Maria nel regno dei beati
    Maria dolcissima, beato chi ti ama! Il venerabile Giovanni
    Berchmans della Compagnia di Gesù diceva: « Se io amo
    Maria, sono sicuro della perseveranza e otterrò da Dio tutto
    quello che voglio ». Perciò il pio giovane non si stancava mai di
    rinnovare il suo proposito e di ripetere spesso tra sé: « Io
    voglio amare Maria, io voglio amare Maria» La buona Madre
    supera in amore tutti i suoi figli. Per quanto essi possano
    amarla, « Maria amerà sempre più di quanto sia amata », dice
    sant’Ignazio martire. L’amino quanto l’amava san Stanislao
    Kostka. La sua tenerezza per questa cara madre era tale che
    chiunque l’udiva parlare di lei si sentiva spinto ad amarla.
    Aveva inventato nuove parole e nuovi titoli per onorare il suo
    nome; non cominciava nessuna azione senza rivolgersi a una
    sua immagine chiedendo la sua benedizione. Quando recitava
    l’ufficio, il rosario o altre preghiere in suo onore, le diceva con
    tale slancio, con tale espressione, come se parlasse faccia a
    faccia con Maria. Quando sentiva cantare la Salve Regina, il
    38
    suo cuore s’infiammava e il suo volto splendeva di luce.
    Un giorno un padre della Compagnia, con il quale andava a
    far visita a un’immagine della santa Vergine, gli domandò
    quanto amasse Maria. « Padre, rispose, che posso dire di più?
    E la Madre mia ». Quel padre aggiunse che il giovane santo
    pronunziò queste parole con una voce, un’espressione e un
    tono così commossi che non sembrava un uomo, ma un
    angelo che parlasse dell’amore di Maria. L’amino quanto
    l’amava il beato Ermanno, che la chiamava la sua sposa
    d’amore e che da Maria fu onorato con il nome di sposo;
    quanto san Filippo Neri, che il pensiero di Maria riempiva di
    consolazione e che perciò la chiamava la sua delizia; quanto
    san Bonaventura, che la chiamava non solo « sua signora e
    madre », ma per dimostrare la tenerezza del suo amore
    arrivava a chiamarla « il suo cuore, l’anima sua». L’amino
    quanto quel grande amante di Maria, san Bernardo, che
    amava questa dolce madre tanto da chiamarla « Ladra dei
    cuori: Raptrix cordium ». Perciò il santo, per esprimerle
    l’ardore del suo amore, le diceva: « Non mi hai forse tu rubato
    il cuore?» La chiamino pure la loro innamorata, come faceva
    san Bernardino da Siena. Ogni giorno egli si recava davanti a
    un’immagine della sua regina per dichiararle il suo amore in
    teneri colloqui e, a chi gli domandava dove andasse ogni
    giorno, rispondeva che andava a trovare la sua innamorata
    amino quanto l’amava san Luigi Gonzaga, il cui amore
    appassionato verso Maria era tale, che appena udiva il dolce
    nome della sua cara Madre, il suo volto infiammato manifestava agli occhi di tutti l’ardore che accendeva il suo cuore.
    L’amino quanto san’Francesco Solanes, che, abbandonandosi
    ai trasporti del suo amore fino a una santa follia, si metteva
    talvolta a cantare d’amore, accompagnandosi con uno
    strumento musicale, davanti a un’immagine di Maria, dicendo
    che, come fanno gli uomini innamorati, egli faceva la sua
    serenata alla sua diletta regina. L’amino quanto l’hanno
    amata tanti suoi servi che non sapevano più che fare per
    dimostrarle il loro amore. Il padre Girolamo da Trexo della
    Compagnia di Gesù esultava nel chiamarsi schiavo di Maria e
    in segno della sua schiavitù andava spesso a visitarla in una
    sua chiesa. Appena arrivato, bagnava il pavimento con le sue
    lacrime per la tenerezza dell’amore che sentiva verso Maria;
    39
    poi l’asciugava con la lingua e con la faccia e baciava mille
    volte l’impiantito, pensando che quella era la casa della sua
    amata signora. Il padre Diego Martfnez, anch’egli della Compagnia di Gesù, per la sua devozione alla Madonna era
    portato in cielo dagli angeli nelle feste di Maria, per vedere
    con quanta pompa venivano celebrate e diceva: « Vorrei avere
    tutti i cuori degli angeli e dei santi per amare Maria come essi
    la amano; vorrei avere le vite di tutti gli uomini per spenderle
    tutte per amore di Maria». Giungano altri ad amarla quanto
    l’amava Carlo, figlio di santa Brigida, che diceva di non avere
    al mondo maggiore consolazione del sapere che Maria era così
    amata da Dio. E aggiungeva che avrebbe accettato volentieri
    ogni pena per impedire che la grandezza di Maria, caso mai
    avesse subito qualche minaccia, fosse diminuita di un solo
    punto e che se questa grandezza fosse appartenuta a lui, egli
    vi avrebbe rinunciato, poiché Maria ne era molto più degna di
    lui. Desiderino pure, come Alfonso Rodrfguez, di dare la vita
    per dimostrare il loro amore verso Maria. Arrivino infine a
    scolpirsi sul petto con una punta di ferro l’amabile nome di
    Maria, come fecero il padre Francesco Binanzio e Radegonda,
    sposa del re Clotario. Imprimano pure sulla carne con ferri
    roventi l’amato nome, per renderne i caratteri più nitidi e
    durevoli, come fecero, spinti dall’amore, i suoi devoti Battista
    Archinto e Agostino d’Espinosa, ambedue della Compagnia di
    Gesù. Ma sia che pensino di fare, sia che facciano tutto ciò
    che è possibile all’amore quando vuole ad ogni costo farsi
    riconoscere dalla persona amata, mai questi cuori innamorati
    di Maria arriveranno ad amarla quanto essa li ama. « So,
    Signora, diceva san Pier Damiani, che fra coloro che ti amano
    sei la più amante e ami noi con amore che non si lascia
    vincere ». Un giorno sant ‘Alfonso Rodriguez della Compagnia
    di Gesù stava inginocchiato davanti a un immagine di Maria e
    sentendo il suo cuore ardere d’amore verso la santa Vergine,
    esclamò: « Madre mia amabile, io so che tu mi ami, ma non
    tanto quanto ti amo io ». Allora Maria, come offesa su questo
    punto del suo amore, gli rispose da quell’immagine: «Che dici,
    Alfonso, che dici? Quanto il mio amore per te è più grande del
    tuo amore per me! Sappi che c’è minore distanza dalla terra al
    cielo che dal tuo amore al mio». San Bonaventura ha dunque
    ragione di esclamare: «Beati quelli che hanno donato il loro
    40
    cuore a Maria! Beati quelli che sono suoi servi fedeli!». Sì,
    perché la grata regina « non si fa mai vincere in amore dai
    suoi devoti ». Seguendo l’esempio del nostro Redentore Gesù
    Cristo, « con i suoi benefici e favori, a chi la ama
    contraccambia duplicato il suo amore». Esclamerò dunque
    anch’io con sant’Anselmo: « Arda per te sempre il mio cuore e
    tutta si consumi d’amore l’anima mia », o mio amato
    Salvatore Gesù, o mia cara madre Maria. Poiché senza la
    vostra grazia non posso amarvi, « concedete all’anima mia
    supplicante, concedetele non per i miei meriti, ma per i meriti
    vostri, che io vi ami quanto voi meritate. O Dio che ami gli
    uomini, tu hai potuto amarli fino a morire per loro, che erano
    colpevoli; come potresti negare, a chi te la domanda, la grazia
    di amare te e la madre tua? »
    Esempio
    Il padre Auriemma racconta che una povera pastorella che
    guardava gli armenti amava tanto Maria, che la sua gioia più
    grande era di andare in una cappelletta di nostra Signora, su
    una montagna, e di restare là mentre le pecorelle
    pascolavano, per parlare con la sua cara Madre e renderle
    omaggio. Vedendo che quella modesta statua era disadorna,
    si mise a confezionarle un manto con le sue mani. Un giorno
    colse alcuni fiori nei campi e ne fece una ghirlanda; poi, salita
    sull’altare di quella cappelletta, la pose sul capo
    dell’immagine dicendo: « Madre mia, vorrei porre sulla tua
    fronte una corona d’oro e di gemme, ma poiché sono povera,
    ricevi da me questa povera corona di fiori e accettala come
    segno del mio amore per te ». Così e con altri omaggi la devota
    pastorella cercava di servire e di onorare la sua amata
    Signora. Vediamo ora come la nostra buona Madre
    ricompensò le visite e l’affetto di questa sua figlia. La ragazza
    si ammalò e stava per morire. Due religiosi, passando da
    quelle parti, stanchi per il viaggio, si misero a riposare sotto
    un albero. L’uno dormiva, l’altro vegliava, ma ebbero la stessa
    visione. Videro un gruppo di bellissime fanciulle e fra queste
    ve n’era una che le superava tutte in bellezza e maestà. Uno
    di loro le domandò: « Signora, chi sei? ». « Io sono, rispose, la
    Madre di Dio e con queste fanciulle vado a visitare nel vicino
    41
    villaggio una pastorella moribonda che ha fatto tante
    visite a me ». Dopo queste parole, la visione scomparve. Allora
    i due buoni servi di Dio si dissero l’un l’altro: « Andiamo anche noi a vedere la pastorella ». Si avviarono e, trovata l’abitazione della ragazza, entrarono in un piccolo tugurio; li, sopra
    un po’ di paglia, giaceva la giovane moribonda. La salutarono
    ed ella disse loro: « Fratelli, pregate Dio di farvi vedere chi è
    venuto ad assistermi ». S’inginocchiarono subito e videro Maria che stava accanto all’agonizzante con una corona in mano
    e la consolava. Le altre vergini cominciarono a cantare e a
    quel dolce canto l’anima benedetta della pastorella si sciolse
    dal corpo. Maria le pose in capo la corona e prendendosi
    l’anima la portò con sé nel paradiso.
    Preghiera
    «O Signora, ti dirò con san Bonaventura, tu che rapisci i cuori
    » con l’amore e i favori di cui colmi i tuoi servi, rapisci anche il
    mio misero cuore che desidera amarti ardentemente. Madre
    mia, la tua bellezza ti ha fatto amare da Dio e tu lo hai fatto
    scendere dal cielo nel tuo seno; come potrei io vivere senza
    amarti? No, ripeto con quell’altro tuo devoto figlio Giovanni
    Berchmans della Compagnia di Gesù: « Non troverò riposo
    finché non avrò un tenero amore verso mia madre Maria ». Io
    non voglio che la mia anima si plachi fin quando non avrò la
    certezza di aver ottenuto l’amore, un amore costante e tenero,
    verso di te, madre mia, che con tanta tenerezza mi hai amato
    anche quando io ero così ingrato. Che ne sarebbe ora di me se
    tu, o Maria, non mi avessi amato e non avessi impetrato per
    me tanta misericordia? Se dunque mi hai tanto amato
    quando io non ti amavo, quanto più debbo sperare dalla tua
    bontà, ora che ti amo? Io ti amo, madre mia, e vorrei avere un
    cuore che ti amasse per tutti quegli infelici che non ti amano.
    Vorrei avere una lingua capace di lodarti per mille lingue,
    alfine di far conoscere a tutti la tua grandezza, la tua santità,
    la tua misericordia e l’amore con cui ami quelli che ti amano.
    Se avessi ricchezze, vorrei spenderle tutte in tuo onore. Se
    avessi sudditi, vorrei attirare a te tutti i loro cuori. Per te e per
    la gloria tua vorrei infine sacrificare anche la vita, se fosse
    necessario. Ti amo dunque, madre mia, ma nello stesso
    42
    tempo temo di non amarti, poiché sento dire che l’amore
    ci trova o ci rende simili alla persona amata. Dunque se io mi
    vedo così diverso da te è segno che non ti amo. Tu così pura,
    io così depravato! Tu così umile, io così superbo! Tu così
    santa, io così malvagio! Ma proprio questo devi fare tu, Maria:
    poiché mi ami, rendimi simile a te. Tu hai il potere di
    trasformare i cuori; prendi dunque il mio e trasformalo. Fa’
    vedere al mondo quel che sei capace di fare in favore di coloro
    che ami. Fammi santo, fammi tuo degno figlio. Così spero,
    così sia.
  4. Maria è madre anche dei peccatori pentiti
    Maria dichiarò a santa Brigida di essere madre non solo dei
    giusti e degli innocenti, ma anche dei peccatori, purché si
    vogliano emendare. Quando un peccatore che vuole
    emendarsi si getta ai piedi di questa buona madre di
    misericordia, la trova pronta ad abbracciarlo e ad aiutarlo più
    di quanto farebbe ogni altra madre. Così appunto scrisse san
    Gregorio alla principessa Matilde: « Metti fine alla volontà di
    peccare e, te lo prometto senza esitare, troverai Maria più
    disposta ad amarti di una madre corporea ». Ma chi aspira ad
    essere figlio di questa grande Madre, deve prima rinunciare al
    peccato e poi sperare di essere accettato come figlio. Riccardo
    di san Lorenzo riflette sulle parole « Sorsero i suoi figli » (Pro
    31,28) e nota che è detto prima « sorsero » e poi « figli »,
    perché « non è degno di essere chiamato figlio di una tale
    madre chi è in stato di peccato mortale » e non cerca prima di
    rialzarsi. San Pier Crisologo osserva: « Chi fa opere contrarie a
    quelle di sua madre nega con i fatti di voler essere suo figlio».
    Maria è umile e lui vuole essere superbo? Maria è pura e lui si
    abbandona alle passioni? Maria è piena di amore e lui vuole
    odiare il prossimo? Egli dimostra così di non essere e di non
    voler essere figlio di questa santa madre. « I figli di Maria,
    riprende Riccardo, la imitano nella castità, nell’umiltà, nella
    dolcezza, nella misericordia ». Come potrà pretendere di
    essere figlio di Maria chi tanto la affligge con la sua condotta?
    Un peccatore disse un giorno a Maria: « Mostra di essere
    madre », ma la Vergine gli rispose: «Mostra di essere figlio».
    Un altro peccatore invocava un giorno la divina Madre e la
    43
    chiamava madre di misericordia. Maria gli disse: «
    Voi peccatori, quando volete che io vi aiuti, mi chiamate
    madre di misericordia, ma poi con i vostri peccati non cessate
    di fare di me una madre di miseria e di dolori ». « Maledetto
    dal Signore chi esaspera la madre » (Eccli [= Sir] 3,18 Volg.). «
    Sua madre, cioè Maria », commenta Riccardo di san Lorenzo.
    Dio maledice chi con la sua vita malvagia e con la sua
    ostinazione affligge il cuore di questa tenera madre. Dico: con
    la sua ostinazione. Infatti, se un peccatore, ancora prigioniero
    del peccato, si sforza di uscirne e chiede a tale scopo l’aiuto di
    Maria, questa buona madre non esiterà a soccorrerlo e a farlo
    tornare in grazia di Dio. E quel che santa Brigida udì un
    giorno Gesù Cristo dire a sua Madre: « Tu porgi aiuto a chi si
    sforza di convertirsi a Dio e non lasci nessuno privo del tuo
    conforto ». Dunque mentre il peccatore è ostinato, Maria non
    può amarlo; ma se trovandosi forse incatenato da qualche
    passione che lo tiene schiavo dell’inferno, egli si rivolgerà alla
    Vergine e la pregherà con fiducia e perseveranza di liberarlo
    dal peccato, senza dubbio la buona Madre stenderà la sua
    potente mano, lo scioglierà dalle catene e lo condurrà alla
    salvezza. Affermare che tutte le preghiere e le opere fatte in
    stato di peccato siano peccati è un’eresia condannata dal
    Concilio di Trento. Dice san Bernardo che la preghiera in
    bocca del peccatore, pur non avendo la bellezza che avrebbe
    se fosse accompagnata dalla carità, è tuttavia utile e proficua
    per uscire dal peccato. San Tommaso insegna che la
    preghiera del peccatore è senza merito, ma atta a ottenere la
    grazia del perdono, visto che il potere d’impetrare è fondato
    non sul merito di chi prega, ma sulla bontà divina e sui meriti
    e le promesse di Gesù Cristo, il quale ha detto: « Chi chiede,
    riceve » (Lc 11,10). Lo stesso si deve dire delle preghiere che si
    rivolgono alla divina Madre. « Se colui che prega, dice
    sant’Anselmo, non merita di essere esaudito, i meriti di Maria
    a cui egli si raccomanda, faranno sì che sia esaudito ». Perciò
    san Bernardo esorta ogni peccatore a pregare Maria e a
    nutrire grande fiducia nel pregarla, perché se il peccatore non
    merita le grazie che domanda, Maria ha però meritato il
    privilegio che le grazie vengano accordate al peccatore per cui
    intercede: « Poiché tu eri indegno di ricevere qualunque cosa,
    è stato dato a Maria che tu riceva per mezzo di lei tutti i doni
    44
    ». Questa è la funzione di una buona madre, dice lo stesso
    autore. Una madre che sapesse che due figli suoi sono nemici
    mortali e che l’uno insidiasse la vita dell’altro, farebbe tutto il
    possibile per cercare di riconciliarli. Così, dice il santo, Maria
    è madre di Gesù e madre dell’uomo. Ella non può sopportare
    di vedere un peccatore diventare nemico di Gesù Cristo e si
    adopera con tutti i mezzi per metter pace: « O beata Maria, tu
    sei madre del colpevole, tu sei madre del giudice ed essendo
    madre di entrambi, non puoi sopportare che ci sia discordia
    tra i tuoi figli ». La nostra benigna Signora chiede al peccatore
    una sola cosa: di raccomandarsi a lei e di avere l’intenzione di
    emendarsi. Quando Maria vede ai suoi piedi un peccatore che
    viene a chiederle misericordia, non guarda i suoi peccati, ma
    l’intenzione con la quale viene. Se questa intenzione è buona,
    anche se egli avesse commesso tutti i peccati del mondo, la
    nostra amorevole madre lo abbraccia e guarisce tutte le
    piaghe della sua anima. Non invano ella è chiamata da noi la
    madre della misericordia, ma veramente lo è e ce lo dimostra
    con l’amore e la tenerezza con cui ci soccorre. La beata
    Vergine stessa diceva a santa Brigida: «Per quanto grande
    peccatore sia un uomo, sono pronta ad accoglierlo appena
    ritorna. Non considero i peccati che ha commesso, ma la sua
    intenzione attuale e accondiscendo volentieri a medicare e a
    guarire le sue piaghe, poiché sono chiamata madre di
    misericordia e lo sono veramente». Madre dei peccatori che
    vogliono convertirsi, Maria non può non compatirli, anzi pare
    che senta come propri i mali dei suoi poveri figli. La Cananea,
    quando pregò Gesù di liberare sua figlia dal demonio che la
    tormentava, disse: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide;
    mia figlia è duramente vessata dal demonio!» (Mt 15,22). Ma
    poiché la figlia e non la madre era tormentata dal demonio,
    sembra che ella avrebbe dovuto dire: «Signore, abbi pietà di
    mia figlia » e non « abbi pietà di me». Ma no, ben a ragione
    disse: « Abbi pietà di me », perché le madri sentono come
    proprie tutte le miserie dei figli. Così, afferma Riccardo di san
    Lorenzo, Maria prega Dio quando gli raccomanda un
    peccatore che a lei si raccomanda: « Maria invoca per l’anima
    peccatrice: abbi pietà di me ». Mio Signore, pare che gli dica,
    questa povera anima in peccato mortale è mia figlia; perciò
    abbi pietà non tanto di lei, quanto di me che sono sua madre.
    45
    Volesse Dio che tutti i peccatori ricorressero a
    questa dolce Madre: tutti certamente sarebbero da lui
    perdonati! Pieno di ammirazione, san Bonaventura esclama: «
    O Maria, tu abbracci con materno affetto il peccatore respinto
    da tutti e non lo lasci fino a quando tu non abbia riconciliato
    il misero con il suo giudice ». Il santo vuol dire con ciò che
    l’uomo in stato di peccato è odiato e respinto da tutti; anche
    le creature inanimate, il fuoco, l’aria, la terra vorrebbero
    castigarlo e vendicare l’onore del loro Signore disprezzato. Ma
    se questo misero ricorre a Maria, Maria lo scaccerà? No, se
    egli viene con l’intenzione di essere aiutato ad emendarsi, lo
    abbraccia con affetto di madre e non lo lascia finché con la
    sua potente intercessione lo abbia riconciliato con Dio e
    rimesso in stato di grazia. Si legge nel secondo libro dei Re (=
    2Sam 14) che la saggia donna di Tecoa disse a Davide:
    «Signore, io avevo due figli e per mia disgrazia l’uno ha ucciso
    l’altro. Sicché ho già perduto un figlio; ora la giustizia vuol
    togliermi anche il solo che mi è rimasto. Abbi pietà di una
    povera madre, fa’ che io non resti priva di tutti e due i miei
    figli ». Allora Davide, avendo compassione di questa madre, liberò il colpevole e glielo restituì. La stessa cosa sembra dire
    Maria quando vede Dio sdegnato contro un peccatore che si
    raccomanda a lei: « Mio Dio, io avevo due figli, Gesù e l’uomo;
    l’uomo ha fatto morire il mio Gesù sulla croce; ora la tua
    giustizia vuol condannare il colpevole. Signore, il mio Gesù è
    già morto, abbi pietà di me e se ho perduto l’uno, non mi far
    perdere anche l’altro figlio ». Certamente Dio non condanna
    quei peccatori che ricorrono alla santa Vergine e per cui ella
    prega, poiché Dio stesso li ha raccomandati a Maria come
    figli. « Io, fa dire al Signore il devoto Lanspergio, ho
    raccomandato i peccatori a Maria come figli. Perciò è talmente
    solerte nell’adempiere il suo ufficio, che non lascia perire
    nessuno di quelli che le sono affidati, soprattutto di quelli che
    la invocano e tutti, per quanto può, li riconduce a me » « Chi
    mai può spiegare, dice Ludovico Blosio, la bontà, la
    misericordia, la fedeltà e la carità » con cui questa nostra
    Madre cerca di salvarci quando noi la invochiamo in aiuto?
    «Prostriamoci dunque, dice san Bernardo, davanti a questa
    buona Madre, stringiamoci ai suoi santi piedi e non la
    lasciamo finché non ci abbia benedetto», come segno che ci
    46
    accetta per figli suoi. Chi mai può dubitare della pietà di
    una tale Madre? Diceva san Bonaventura: «Anche se dovesse
    uccidermi, continuerò a sperare in lei; pieno di fiducia
    desidero morire davanti a una sua immagine e così sarò
    salvo». E così deve dire ogni peccatore che ricorre a questa
    pietosa madre: Signora e madre mia, per le mie colpe merito
    di essere da te scacciato e che tu stessa mi infligga il mio
    giusto castigo. Ma anche se tu mi respingessi e mi colpissi a
    morte, non cesserò mai di avere fiducia in te e di aspettare da
    te la mia salvezza. In te confido interamente e purché io abbia
    la gioia di morire davanti a una tua immagine,
    raccomandandomi alla tua misericordia, sono certo di non
    perdermi, ma di venire a lodarti in cielo in compagnia di tanti
    tuoi servi che, essendo morti invocando il tuo aiuto, sono tutti
    salvi per la tua potente intercessione. Si legga il seguente
    esempio e si vedrà se c e un solo peccatore che, ricorrendo a
    questa buona madre, possa disperare della sua misericordia e
    del suo amore.
    Esempio
    Secondo un racconto del Belluacense (Vincenzo di Beauvais),
    nella città di Ridolfo in Inghilterra, nell’anno 1430, viveva un
    giovane nobile chiamato Ernesto. Dopo aver distribuito tutto
    il suo patrimonio ai poveri, entrò in un monastero in cui conduceva una vita così perfetta, che i superiori lo stimavano
    grandemente, soprattutto per la sua speciale devozione alla
    santa Vergine. In quella città scoppiò la peste e gli abitanti
    ricorsero al monastero chiedendo preghiere. L’abate ordinò a
    Ernesto di andare a pregare davanti all’altare di Maria e di
    non allontanarsi finché la Madonna non gli avesse risposto. Il
    giovane rimase li tre giorni e finalmente Maria gli rispose
    indicando alcune preghiere che si dovevano recitare. Così fu
    fatto e la peste cessò. Ma in seguito il giovane cominciò a
    trascurare sempre piu la devozione a Maria. Il demonio lo
    assalì con mille tentazioni, specialmente contro la purezza e
    contro la sua vocazione. Non essendosi raccomandato a
    Maria, lo sventurato arrivò a prendere la decisione di fuggire
    calandosi da un muro del monastero. Ma mentre passava
    davanti a un’immagine di Maria che stava nel corridoio, la
    47
    Madre di Dio gli disse: « Figlio mio, perché mi abbandoni? ».
    Stordito e colto da rimorsi, Ernesto cadde in ginocchio e
    rispose: « Signora, non vedi che non posso resistere? Perché
    non mi aiuti? ». La Madonna replicò: « E tu perché non mi hai
    invocata? Se ti fossi raccomandato a me, non ti saresti ridotto
    a questo. Da oggi in poi, raccomandati a me e non dubitare ».
    Ernesto tornò nella sua cella. Ma tornarono le tentazioni. Egli
    non invocò l’aiuto di Maria e finì col fuggire dal monastero. Da
    allora si abbandonò a una vita sciagurata passando di peccato in peccato e infine si ridusse a fare l’assassino. Prese in
    affitto un’osteria dove la notte uccideva i poveri viaggiatori per
    depredarli. Così fra gli altri uccise il cugino del governatore di
    quel luogo il quale in base agli indizi raccolti nel corso del
    processo lo condannò alla forca. Mentre lo scellerato era
    ancora in libertà, ecco che capita nella locanda un giovane
    cavaliere. Volendo attuare di nuovo i suoi orribili disegni,
    l’oste entra di notte nella sua stanza per assassinarlo, ma sul
    letto, invece del cavaliere, vede un Crocifisso coperto di piaghe
    che guardandolo con compassione gli dice: « Non ti basta,
    ingrato, che io sia morto per te una volta? Vuoi uccidermi di
    nuovo? Su presto, alza il braccio e uccidimi ». Allora il povero
    Ernesto, tutto confuso, cominciò a piangere e disse: « Signore,
    eccomi, poiché mi tratti con tanta misericordia, voglio tornare
    a te ». Subito lasciò la locanda dirigendosi verso il suo
    monastero per farvi penitenza, ma per strada fu raggiunto dai
    rappresentanti della giustizia e portato davanti al giudice, al
    quale confessò tutti i delitti commessi. Perciò fu condannato a
    morire impiccato, senza dargli neppure il tempo di confessarsi. Allora egli si raccomandò a Maria e quando fu
    buttato già dalla forca, la Vergine fece sì che non morisse.
    Ella stessa lo sciolse dal laccio e gli disse: « Torna al
    monastero, fa’ penitenza e quando verrò a portarti la sentenza
    di perdono dei tuoi peccati, allora ti preparerai a morire ».
    Ernesto tornò al monastero, raccontò tutto all’abate e fece
    gran penitenza. Dopo molti anni, vide apparire Maria che
    aveva in mano la sentenza del suo perdono. Subito si preparò
    alla morte e santamente morì.
    Preghiera
    48
    O mia sovrana regina e degna Madre del mio Dio, Maria
    santissima, vedendomi così miserabile e così carico di peccati,
    non dovrei avere l’ardire di accostarmi a te e di chiamarti
    madre. Ma non voglio che la mia miseria mi privi della
    consolazione e della fiducia che provo nel chiamarti madre. Lo
    so, non merito che di essere respinto da te, ma ti prego di
    considerare quel che tuo figlio Gesù ha fatto e sofferto per me
    e poi respingimi, se puoi. Io sono un povero peccatore e più
    degli altri ho disprezzato la divina Maestà, ma il male è fatto.
    A te ricorro, tu mi puoi aiutare; Madre mia, aiutami. Non mi
    dire che non mi puoi aiutare, perché io so che sei onnipotente
    e ottieni tutto ciò che desideri dal tuo Dio. Se poi dici che non
    mi vuoi aiutare, dimmi almeno a chi devo ricorrere per essere
    soccorso nella mia così grande miseria. A te e a tuo Figlio dirò
    con sant’Anselmo: «Abbiate pietà di me misero, tu, mio
    Redentore, col perdonarmi e tu, Madre mia, col raccomandarmi; oppure mostratemi a quali persone devo ricorrere che
    siano più pietose di voi e in cui possa confidare con maggiore
    certezza». No! Né in cielo né sulla terra posso trovare chi più
    di voi abbia pietà degli sventurati e chi meglio possa aiutarmi.
    Tu, Gesù, sei il padre mio e tu, Maria, sei la madre mia. Voi
    amate i più miserabili e li andate cercando per salvarli. Io
    sono condannato all’inferno, il più miserabile di tutti; ma non
    avete bisogno di andare a cercarmi, né io pretendo che mi
    cerchiate. Mi presento a voi con la ferma speranza che non
    sarò abbandonato da voi. Eccomi ai vostri piedi: Gesù mio,
    perdonami; Maria mia, soccorrimi.
    CAPITOLI II
    VITA, DULCEDO
    Vita, dolcezza
  5. Maria è la nostra vita, perché
    ci ottiene il perdono dei peccati
    Per ben comprendere la ragione per
    cui la santa Chiesa ci fa chiamare
    Maria nostra vita, bisogna sapere
    che come l’anima dà vita al corpo,
    49
    così la grazia divina dà vita all’anima. Senza la grazia,
    infatti, un’anima può essere detta viva, ma in realtà è morta,
    secondo la parola rivolta a un personaggio dell’Apocalisse: «
    Hai nome di vivo e sei morto » (Ap 3,1). Maria dunque,
    ottenendo ai peccatori per mezzo della sua intercessione di
    riacquistare la grazia, ridà loro la vita. Ecco come la santa
    Chiesa fa parlare la nostra Madre, applicando a lei un testo
    dei Proverbi (8,17): « Coloro che mi cercano al mattino, mi
    troveranno »; coloro che sono diligenti a ricorrere a me fin dal
    mattino, ossia appena possono, certamente mi troveranno.
    Nella versione dei Settanta, invece di « mi troveranno » è
    scritto « troveranno la grazia ». Dunque ricorrere a Maria
    equivale a ritrovare la grazia di Dio. Alcuni versetti più avanti
    la santa Vergine dice: « Chi trova me, trova la vita e riceverà la
    salvezza dal Signore » (Pro 8,35). « Udite, esclama a questo
    proposito san Bonaventura, udite voi che desiderate il regno
    di Dio: onorate la Vergine Maria e troverete la vita e la
    salvezza eterna » San Bernardino da Siena dice che Dio non
    distrusse il genere umano dopo il peccato per l’amore
    singolare che nutriva per questa sua futura figlia. Il santo
    aggiunge di non dubitare che tutte le grazie di misericordia e
    di perdono ricevute dai peccatori nell’antica legge, Dio le
    abbia concesse « soltanto in considerazione e per amore di
    questa Vergine benedetta » Ben ci esorta dunque san
    Bernardo: « Cerchiamo la grazia e cerchiamola per mezzo di
    Maria ». Se abbiamo avuto la sventura di perdere la grazia
    divina, cerchiamo di ricuperarla, ma cerchiamola per mezzo
    di Maria, poiché se noi l’abbiamo perduta, ella l’ha ritrovata e
    percio il santo la proclama: « Colei che ritrova la grazia » 4.
    Per nostra consolazione l’arcangelo Gabriele lo aveva già dichiarato quando disse alla Vergine: « Non temere, Maria,
    perché tu hai trovato grazia » (Lc 1,30). Ma se Maria non era
    mai stata priva della grazia, come poteva dire l’arcangelo che
    l’avesse trovata? Si trova ciò che non si aveva prima. La
    Vergine fu sempre unita a Dio, sempre in stato di grazia,
    come l’arcangelo manifestò salutandola: « Ti saluto, piena di
    grazia; il Signore è con te » (Lc 1,28). Se dunque Maria non
    trovò la grazia per sé, perché sempre ne era stata piena, per
    chi mai la trovò? Per i peccatori che l’avevano perduta,
    risponde il cardinale Ugo, commentando questo passo. «
    50
    Corrano dunque a Maria i peccatori, che hanno perduto
    la grazia peccando e la troveranno presso di lei. Dicano con
    sicurezza: Signora, la cosa perduta deve essere restituita al
    suo proprietario. Questa grazia che hai trovato non è tua,
    poiché tu non l’hai mai perduta. E’ nostra perché abbiamo
    avuto la disgrazia di perderla: restituisci il nostro bene che
    hai trovato». S. Riccardo di san Lorenzo conclude nello stesso
    senso: « Se desideriamo trovare la grazia del Signore, andiamo
    a Maria, che l’ha trovata e sempre la trova ». E poiché ella è
    stata e sempre sarà cara a Dio, se a lei ricorriamo, certamente
    la troveremo. Al capitolo 8 del Cantico dei cantici Maria dice
    che Dio l’ha posta nel mondo per essere la nostra difesa: « Io
    sono un muro e i miei seni come torri ». Per questo è stata
    costituita mediatrice di pace fra i peccatori e Dio: « Perciò
    sono diventata ai suoi occhi come una che trova pace » (Ct
    8,10). Quindi san Bernardo incoraggia il peccatore dicendo: «
    Va’ a questa madre di misericordia e mostrale le piaghe che
    porti nell’anima per le tue colpe». Allora certamente ella
    pregherà il Figlio di perdonarti « ricordandogli che lo ha
    nutrito con il suo latte. E il Figlio che tanto la ama
    certamente esaudirà sua Madre ». La santa Chiesa, infatti, ci
    fa chiedere al Signore di concederci il potente aiuto
    dell’intercessione di Maria per risorgere dai nostri peccati, con
    questa preghiera: « O Dio misericordioso, soccorri la nostra
    debolezza, affinché noi che facciamo memoria della santa
    Madre di Dio, possiamo con l’aiuto della sua intercessione
    risorgere dal peccato » Con ragione dunque san Lorenzo
    Giustiniani chiama Maria « speranza dei malfattori », poiché
    ella sola ottiene loro il perdono da Dio. Con ragione san
    Bernardo la chiama « scala dei peccatori», poiché la pietosa
    regina porge la mano alle povere anime cadute nel precipizio
    del peccato e, traendole dall’abisso, le fa risalire a Dio. Con
    ragione sant’Agostino la chiama unica speranza di noi peccatori, poiché solo per mezzo suo speriamo la remissione di
    tutti i nostri peccati. Anche san Giovanni Crisostomo dice che
    solo per l’intercessione di Maria i peccatori ricevono il
    perdono. A nome di tutti i peccatori il santo così la saluta: «
    Dio ti salvi, o madre » di Dio e nostra; « o cielo » dove risiede
    Dio; « o trono » da cui il Signore dispensa tutte le grazie; « o
    splendore della Chiesa! Prega sempre Gesù per noi, affinché
    51
    per le tue preghiere possiamo ottenere il perdono nel giorno
    del giudizio e possedere quei beni che Dio tiene in riserva per
    quelli che lo amano». Con ragione infine Maria è chiamata
    aurora: « Chi è costei che spunta come aurora? » (Ct 6,9).
    Infatti, dice il papa Innocenzo III, « come l’aurora segna la fine
    della notte e l’inizio del giorno, così per essa è rappresentata
    Maria che pose fine al peccato e fu sorgente di ogni virtù »
    Questo stesso effetto che produsse nel mondo la nascita di
    Maria, lo produce in un’ anima il risveglio della devozione
    verso di lei: la notte del peccato svanisce e l’anima cammina
    nella via delle virtù. Perciò san Germano dice a Maria: «O
    Madre di Dio, la tua difesa è immortale; la tua intercessione è
    la vita». In un altro sermone il santo dice che il nome di
    Maria, per chi lo pronunzia con amore, è segno di vita o di un
    prossimo ritorno alla vita. Maria stessa ha proclamato: « D’ora
    in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata » (Lc 1,48). «
    Sì, mia Signora, le dice san Bernardo, tutte le generazioni ti
    chiameranno beata, poiché tutti gli uomini, tutti i tuoi servi
    ottengono per mezzo tuo la vita della grazia e la gloria eterna.
    In te i peccatori trovano il perdono e i giusti la perseveranza e
    la vita eterna ». « Non diffidare, o peccatore, esclama il pio
    Bernardino da Busto, anche se tu avessi commesso tutti i
    peccati. Ricorri senza timore a questa gloriosa Signora, poiché
    la troverai con le mani piene di misericordia. Maria desidera
    farti del bene ed elargirti la sua grazia più di quanto tu
    desideri riceverla». Sant’Andrea di Creta ci mostra in Maria «la
    cauzione e il pegno delle divine riconciliazioni», del perdono
    divino. Questo significa che quando i peccatori ricorrono a
    Maria per essere riconciliati con Dio, Dio promette, anzi
    garantisce loro il suo perdono dandone un pegno. Questo
    pegno è appunto Maria, che egli ci ha dato per avvocata:
    grazie alla sua intercessione, in virtù dei meriti di Gesù
    Cristo, Dio perdona tutti i peccatori che a lei ricorrono. Santa
    Brigida conobbe per mezzo di un angelo la gioia che
    procurava ai santi profeti la visione anticipata di questo
    intervento di Maria. « Esultavano, diceva l’angelo alla santa
    Vergine, sapendo che la tua umiltà e la purezza della tua vita,
    o Maria, stella radiosa, avrebbero placato il Signore e che egli
    avrebbe ricevuto nella sua grazia quelli che avevano provocato
    la sua collera». Nessun peccatore deve mai temere di essere
    52
    scacciato da Maria quando ricorre alla sua pietà. No,
    poiché ella è madre di misericordia e come tale desidera
    salvare i più miserabili. Maria è, dice san Bernardo, quell’arca
    felice dove chi si rifugia eviterà il naufragio dell’eterna
    perdizione. Nell’arca di Noè, al tempo del diluvio, furono
    salvati anche gli animali; sotto il manto di Maria si salvano
    anche i peccatori. Un giorno a santa Geltrude apparve Maria
    sotto il cui manto stavano rifugiate molte fiere, leoni, orsi,
    tigri; Maria non solo non li cacciava, ma li accoglieva e li
    accarezzava con grande pietà. La santa comprese così che
    anche i più grandi peccatori, quando ricorrono a Maria, non
    sono scacciati, ma accolti e salvati dalla morte eterna.
    Entriamo dunque in quest’arca, andiamo a rifugiarci sotto il
    manto di Maria: certamente ella non ci caccerà e sicuramente
    ci salverà.
    Esempio
    Il padre Bovio racconta che una donna di malaffare, chiamata
    Elena, entrata in una chiesa, udì per caso una predica sul
    rosario. Uscì e ne comprò uno, ma lo portava nascosto per
    non farlo vedere. Cominciò poi a recitarlo, ma dapprima senza
    devozione. La santa Vergine le fece tuttavia gustare tali
    consolazioni e tali dolcezze in questa pratica, che non si
    stancava mai di dire il rosario. Così arrivò a concepire un tale
    orrore per la sua cattiva condotta che, non trovando pace, fu
    come costretta ad andare a confessarsi, e lo fece con tale
    contrizione, che il confessore ne fu stupito. Fatta la
    confessione, andò a inginocchiarsi davanti a un altare di
    Maria per ringraziare la sua avvocata e, mentre recitava il
    rosario, udì la voce della divina Madre che da quell’immagine
    le diceva: « Elena, hai molto offeso Dio e me. Da oggi in poi
    cambia vita e ti concederò in abbondanza la mia grazia ».
    Tutta confusa, la povera peccatrice rispose: « Vergine santa, è
    vero che finora sono stata una sciagurata, ma tu che tutto
    puoi, aiutami. Io mi dono a te e voglio impiegare il resto dei
    miei giorni a far penitenza dei miei peccati ». Aiutata da
    Maria, Elena distribuì tutti i suoi averi ai poveri e si diede a
    una vita di rigorosa penitenza. Era tormentata da terribili
    tentazioni, ma si raccomandava incessantemente alla Madre
    53
    di Dio e così ne usciva sempre vittoriosa. Arrivò ad avere
    molte grazie anche soprannaturali, visioni, rivelazioni, profezie. Infine, dopo averla avvertita qualche giorno prima della
    sua morte ormai prossima, la Vergine con suo Figlio venne a
    visitarla e, quando la peccatrice morì, fu vista la sua anima
    volare verso il cielo in forma di bellissima colomba.
    Preghiera
    Ecco, o Madre del mio Dio, mia unica speranza, Maria, ecco ai
    tuoi piedi un misero peccatore che ti chiede pietà. Tutta la
    Chiesa e tutti i fedeli ti proclamano e ti chiamano il rifugio dei
    peccatori. Tu sei dunque il mio rifugio, tu mi devi salvare. «Tu
    sai, o dolce Madre di Dio, quanto la nostra salvezza è cara al
    Figlio tuo benedetto». Tu sai quel che Gesù Cristo patì per
    salvarmi. Io ti presento, o madre mia, i patimenti di Gesù: il
    freddo che soffrì nella stalla, i passi del viaggio in Egitto, le
    sue fatiche, i suoi sudori, il sangue che sparse, il dolore che lo
    fece morire davanti ai tuoi occhi sulla croce. Mostra che ami
    tuo Figlio, perché per amore suo ti prego di aiutarmi. Tendimi
    la mano. Sono caduto, ti chiedo pietà. Se io fossi santo, non ti
    chiederei misericordia, ma poiché sono peccatore, ricorro a te
    che sei la madre delle misericordie. Io so che il tuo cuore
    pietoso trova consolazione nel soccorrere i più miserabili
    quando la loro ostinazione non ti impedisce di aiutarli.
    Consola oggi dunque il tuo cuore pietoso e consola me: hai
    l’occasione di salvarmi, perché io sono un povero condannato
    all’inferno e, siccome non voglio essere ostinato, tu puoi
    aiutarmi. Mi metto nelle tue mani: dimmi che cosa devo fare e
    ottienimi la forza di realizzarlo, mentre io mi propongo di fare
    tutto quello che posso per riacquistare la grazia divina. Io mi
    rifugio sotto il tuo manto. Gesù vuole che io ricorra a te
    affinché, per la gloria tua e sua, poiché sei sua madre, non
    solo il suo sangue, ma anche le tue preghiere mi aiutino a
    salvarmi. Egli mi manda a te perché tu mi soccorra. O Maria,
    eccomi; a te ricorro e in te confido. Tu preghi per tanti altri; dì
    una parola anche per me. Dì a Dio che vuoi la mia salvezza e
    certamente egli mi salverà. Digli che sono tuo e non ti chiedo
    altro.
    54
  6. Maria è anche la nostra vita, perché ci ottiene la
    perseveranza
    La perseveranza finale è un dono divino così grande che,
    come ha dichiarato il Concilio di Trento, è un dono interamente gratuito che noi non possiamo meritare. Ma, come
    insegna sant’Agostino, ottengono da Dio la perseveranza tutti
    quelli che gliela chiedono e, aggiunge il padre Suarez,
    l’ottengono infallibilmente, purché fino alla fine della vita
    continuino a chiederla. San Roberto Bellarmino scrive infatti
    che questa perseveranza « deve essere implorata ogni giorno,
    per essere ottenuta ogni giorno». Se è vero – come io ritengo
    certo, secondo la dottrina oggi comune e come dimostreremo
    nel capitolo V – se è vero che tutte le grazie che Dio ci
    dispensa passano attraverso le mani di Maria, sarà anche
    vero che solo per mezzo di Maria potremo sperare e ottenere
    la grazia suprema della perseveranza. E certamente la otterremo, se la chiederemo sempre a Maria con fiducia. Ella stessa
    promette questa grazia a tutti coloro che la servono fedelmente in questa vita, secondo queste parole che la santa
    Chiesa mette sulle sue labbra: « Quelli che operano per me,
    non peccheranno; quelli che mi mettono in luce, avranno la
    vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,30-31 Volg.). Perché la vita della
    grazia divina non si spenga in noi, ci è necessaria la forza
    spirituale nel resistere a tutti i nemici della nostra salvezza.
    Questa forza si ottiene solo per mezzo di Maria: « Mia è la
    forza; per me regnano i re» (Pro 8,14-15). Mia è questa forza,
    dice Maria; Dio ha posto nelle mie mani questo dono affinché
    io lo dispensi ai miei devoti. Per mezzo mio i miei servi
    regnano e dominano sui loro sensi e le loro passioni e così
    diventano degni di regnare eternamente in cielo. Quale forza
    hanno i servi di questa grande regina per vincere tutte le
    tentazioni dell’inferno! Maria è quella torre di cui è detto nel
    Cantico dei cantici: « Come la torre di Davide è il tuo collo,
    fabbricato con baluardi: mille scudi vi sono appesi, tutta
    l’armatura dei forti » (Ct 4,4). Per quelli che la amano e che a
    lei ricorrono nelle battaglie, Maria è come una torre possente
    cinta di difese; in lei i suoi devoti trovano scudi e armi di ogni
    sorta per difendersi dall’inferno. Perciò la santa Vergine è
    paragonata al platano: « Come platano m’innalzai presso
    55
    l’acqua nelle piazze » (Eccli [= Sir] 24,19 Volg.). Il cardinale
    Ugo di San Caro spiega che « il platano ha le foglie simili agli
    scudi » e simboleggia così la protezione che Maria assicura a
    quelli che si rifugiano presso di lei. Il beato Amedeo dà
    un’altra spiegazione: come il platano con l’ombra dei suoi
    rami offre ai viandanti un riparo dal caldo del sole e dalle
    piogge, così Maria « stende la sua ombra propizia » su tutti
    quelli che lo vogliono e « li difende dagli ardori » delle loro passioni « e dalle tempeste » delle tentazioni. Infelici quelle anime
    che si allontanano da questa difesa e tralasciano di essere
    devote a Maria e di raccomandarsi a lei nei momenti difficili!
    Se nel mondo, dice san Bernardo, non nascesse il sole, che
    diverrebbe il mondo se non un caos di tenebre e di orrore?
    «Togli il sole: non c’è più il giorno. Togli Maria, che cosa
    resterà se non le tenebre?» Se un’anima perde la devozione a
    Maria, resterà subito piena di tenebre, di quelle tenebre di cui
    lo Spirito Santo dice: « Tu poni le tenebre perché segua la
    notte, in essa vagolano tutte le fiere della selva » (Sal 103,20).
    Quando in un’anima non splende la luce divina e si fa notte,
    essa diventerà covile di tutti i peccati e dei demoni. « Guai,
    dice sant’Anselmo, guai a coloro che disprezzano la luce di
    questo sole », cioè disprezzano la devozione a Maria! San
    Francesco Borgia temeva con ragione per la perseveranza di
    quelli in cui non trovava una speciale devozione verso la
    santa Vergine. Una volta chiese ad alcuni novizi per quale
    santo avessero maggiore devozione e notò che alcuni non
    avevano questa speciale devozione a Maria. Avvertì il maestro
    dei novizi di sorvegliare quei poveri giovani i quali persero
    tutti miseramente la vocazione e abbandonarono lo stato
    religioso. Aveva dunque ragione san Germano quando
    chiamava la santa Vergine « il respiro dei cristiani », perché
    come il corpo non può vivere senza respirare, così l’anima non
    potrà vivere senza ricorrere e raccomandarsi a Maria, per
    mezzo della quale si acquista e si conserva in noi la vita della
    grazia divina. « Il respiro non solo è un segno di vita, ma fa
    vivere. Così il nome di Maria, quando ritorna continuamente
    sulle labbra, è un segno certo che l’anima è viva; e questa
    vita, esso la produce, la conserva, le fornisce incessantemente
    l’alimento opportuno» beato Alano, assalito un giorno da una
    forte tentazione, fu sul punto di perdersi per non essersi
    56
    raccomandato a Maria. La santa Vergine gli apparve e
    volendo metterlo in guardia per un’altra volta, gli diede uno
    schiaffo dicendogli: «Se ti fossi raccòmandato a me, non ti
    saresti trovato in questo pericolo». Al contrario, «felice l’uomo
    che mi ascolta, dice Maria, vegliando alle mie porte ogni
    giorno, custodendone i battenti» (Pro 8,34): beato chi sente la
    mia voce e perciò è attento a venire continuamente alle porte
    della mia misericordia per chiedermi luce e soccorso. Maria si
    farà premura di ottenere luce e forza a questo suo devoto per
    distoglierlo dai vizi e farlo camminare nella via della virtù. E
    quel che Innocenzo III esprime mirabilmente chiamando
    Maria « luna nella notte, aurora all’alba, sole durante il giorno
    ». Luna per chi sta cieco nella notte del peccato, per
    illuminarlo a conoscere il miserabile stato di dannazione in
    cui si trova; aurora, cioè foriera del sole a chi è già illuminato,
    per farlo uscire dal peccato e rientrare nella grazia divina; sole
    infine per chi sta già in grazia, affinché non ricada in qualche
    precipizio. I dottori applicano a Maria queste parole
    dell’Ecclesiastico: « Le sue catene sono fasce salutari » (Eccli
    [= Sir] 6,31 Volg.). « Perché catene? domanda san Lorenzo
    Giustiniani, se non perché Maria lega i suoi servi affinché non
    si perdano per i sentieri del vizio». San Bonaventura
    interpreta nello stesso senso questo testo della Scrittura
    applicato a Maria nel suo ufficio: « Nella moltitudine dei santi
    è la mia dimora » (Eccli [= Sir] 24,16 Volg.). « Non solo, dice
    egli, Maria è collocata nella moltitudine dei santi, ma
    conserva ai santi la pienezza della loro santità e la mantiene
    integra. Conserva le loro virtù perché non si perdano;
    trattiene i demoni affinché non facciano danno ». Si dice che i
    devoti di Maria sono coperti di una doppia veste: « Tutti i suoi
    di casa hanno doppia veste » (Pro 31,21). Cornelio a Lapide
    spiega: « Doppia veste, poiché Maria adorna i suoi fedeli servi
    delle virtù di Gesù Cristo e delle proprie». Così vestiti, essi
    conservano la santa perseveranza. Perciò san Filippo Neri
    ammoniva sempre i suoi penitenti e diceva loro: « Figli, se
    desiderate la perseveranza, siate devoti alla Madonna ». Allo
    stesso modo il venerabile fratello Giovanni Berchmans della
    Compagnia di Gesù diceva: « Chi ama Maria, avrà la perseveranza». A questo proposito l’abate Ruperto fa una bella
    riflessione sulla parabola del figlio prodigo. « Se il figlio
    57
    scapestrato avesse avuto ancora sua madre, o non
    avrebbe mai lasciato la casa paterna o sarebbe tornato molto
    più presto». Vale a dire: chi è figlio di Maria, o non si
    allontana mai da Dio, o se per disgrazia ciò accade, ritorna
    subito, per mezzo di Maria. Se tutti gli uomini amassero
    questa clemente e amorevole regina e nelle tentazioni
    ricorressero sempre e subito a lei, chi mai cadrebbe? chi mai
    si perderebbe? Cade e si perde chi non ricorre a Maria.
    Applicando alla Vergine queste parole dell’Ecclesiastico: « Sui
    flutti del mare passeggiai » (Eccli [= Sir] 24,8 Volg.), san
    Lorenzo Giustiniani le fa dire: « Io cammino insieme con i miei
    servi in mezzo alle tempeste in cui si trovano, per assisterli e
    liberarli dal precipitare nei peccati». Bernardino da Busto
    racconta che un uccello, ammaestrato a dire « Ave Maria »,
    stava per essere afferrato da uno sparviero: l’uccello disse «
    Ave Maria » e lo sparviero cadde morto. Signore volle così farci
    capire che se un uccello privo d’intelligenza si è salvato con
    l’invocare Maria, quanto più eviterà di cadere nelle mani dei
    demoni chi, in tutte le sue tentazioni, avrà cura d’invocarla.
    Dunque, dice san Tommaso da Villanova, quando i demoni
    vengono a tentarci, « come i pulcini, appena vedono apparire
    un nibbio, corrono a rifugiarsi sotto le ali della madre, così
    noi », subito, senza indugiare nella tentazione, « andiamo a
    nasconderci sotto il manto di Maria» «Signora e madre nostra,
    continua il santo, tu devi difenderci perché, dopo Dio, non
    conosciamo altro rifugio se non te che sei l’unica speranza
    nostra e la sola protettrice in cui confidiamo». Concludiamo
    dunque con le parole di san Bernardo: « Uomo, chiunque tu
    sia, hai capito che in questa vita, più che camminare sulla
    terra, vai ondeggiando fra i pericoli e le tempeste. Se non vuoi
    restare sommerso, non distogliere gli occhi dallo splendore di
    questa stella. Guarda la stella, chiama Maria. Nei pericoli » di
    peccare, « nelle angosce » delle tentazioni, « nei dubbi » su ciò
    che devi risolvere, « pensa a Maria » che ti può aiutare, «
    invoca Maria » che subito ti soccorra. « Il suo nome potente
    non lasci la tua bocca » che l’invoca, « non esca dal tuo cuore»
    fiducioso. « Se segui Maria, non ti smarrirai. Se ti raccomanderai a lei, non dispererai. Se ti sostiene, non cadrai. Se
    ti protegge, non puoi temere di perderti. Se ti guida, senza
    fatica ti salverai. Se ti difende, certamente giungerai al regno
    58
    dei beati. Fa’ così e vivrai ».
    Esempio
    È celebre la storia di santa Maria Egiziaca che si legge nel
    primo libro delle Vite dei padri. A dodici anni, la giovinetta
    fuggi dalla casa paterna e si recò ad Alessandria, dove per la
    sua condotta scostumata divenne lo scandalo di quella città.
    Dopo sedici anni di vita peccaminosa, si trovò a Gerusalemme
    mentre vi si celebrava la festa della Santa Croce. Più per
    curiosità che per devozione, si accinse a entrare anche lei
    nella chiesa. Ma al momento di varcare la soglia, sentì una
    forza invisibile che la respingeva. Tentò di nuovo di entrare,
    ma fu ancora respinta e così pure la terza e la quarta volta. Si
    ritirò allora in un angolo dell’atrio dove, illuminata dal
    Signore, capì che per la sua vita sciagurata veniva rigettata
    anche dalla casa di Dio. Per sua fortuna, alzò gli occhi e vide
    un’immagine dipinta di Maria. A lei si volse piangendo e le
    disse: « O Madre di Dio, abbi pietà di questa povera
    peccatrice. Lo riconosco, per i miei peccati non merito che tu
    mi guardi, ma tu sei il rifugio dei peccatori; per amore di
    Gesù tuo Figlio aiutami, fammi entrare in chiesa. Io voglio
    cambiare vita e andare a far penitenza dove tu mi indicherai ».
    Udì allora una voce interiore, come se le avesse risposto la
    santa Vergine: « Ebbene, poiché sei ricorsa a me e vuoi
    cambiare vita, entra nella chiesa: la porta non sarà più
    chiusa per te ». La peccatrice entra, adora la croce e piange.
    Ritorna davanti all’immagine e dice: « Signora, eccomi pronta:
    dove vuoi che io mi ritiri a far penitenza? ». « Va’, risponde la
    Vergine, passa il Giordano e troverai il luogo del tuo riposo ».
    La donna si confessa, si comunica, passa il fiume, arriva nel
    deserto e capisce che è questo il luogo della sua penitenza.
    Nei primi diciassette anni che la santa passò nel deserto subì
    assalti di ogni genere da parte dei demoni che volevano farla
    cadere di nuovo in peccato. Allora si raccomandava a Maria e
    Maria le ottenne la forza di resistere durante tutti quei diciassette anni, dopo i quali cessarono le battaglie. Infine, dopo
    cmquantasette anni di questa vita nel deserto, all’età di
    ottanta-sette anni, la divina Provvidenza volle che incontrasse
    l’abate san Zosimo. Gli raccontò tutta la sua vita e lo pregò di
    59
    tornare l’anno seguente e di portarle la santa comunione.
    Egli tornò e la comunicò. Secondo il desiderio che la santa gli
    aveva espresso, Zosimo tornò di nuovo, ma questa volta la
    trovò morta. Il suo corpo era circondato di luce e vicino alla
    testa erano scritte queste parole: « Seppellisci in questo luogo
    me, misera peccatrice, e prega Dio per me ». Zosimo la
    seppellì, con l’aiuto di un leone che venne a scavare la fossa
    e, ritornato nel suo monastero, raccontò le meraviglie della
    divina misericordia in favore di questa felice penitente.
    Preghiera
    O Madre di pietà, Vergine santa, ecco ai tuoi piedi il traditore
    che ricambiando con l’ingratitudine le grazie ricevute da Dio
    per mezzo tuo, ha tradito te e Dio. Ma sappi, Signora, che la
    mia miseria non diminuisce, anzi accresce la mia fiducia in
    te, perché vedo che aumenta la tua compassione verso di me.
    Mostra, o Maria, che sei per me la stessa che sei per tutti
    quelli che ti invocano: piena di generosità e di misericordia.
    Mi basta solo che tu mi guardi e mi compatisca. Se il tuo
    cuore mi compatisce, non potrà mancare di proteggermi e se
    tu mi proteggi, di che posso aver timore? No, non temo niente:
    né i miei peccati, perché tu puoi rimediare al danno fatto; né i
    demoni, perché tu sei più potente dell’inferno; né tuo Figlio,
    giustamente sdegnato con me, perché una tua parola basterà
    a placarlo. Temo solo che per colpa mia io tralasci di
    raccomandarmi a te nelle mie tentazioni e così mi perda. Ma
    questo oggi ti prometto: voglio sempre ricorrere a te. Aiutami
    a farlo. Considera la bella occasione che hai di soddisfare il
    tuo desiderio di soccorrere un miserabile quale sono io. O
    Madre di Dio, io ho una grande fiducia in te. Da te aspetto la
    grazia di piangere come dovrei i miei peccati e da te spero di
    ottenere la forza per non ricadervi più. Se io sono malato, tu
    mi puoi guarire, o celeste guaritrice. Se le mie colpe mi hanno
    reso debole, il tuo aiuto mi renderà forte. Maria, tutto io spero
    da te, perché tutto tu puoi presso Dio. Amen.
  7. «Dulcedo ». Maria rende dolce la morte ai suoi devoti
    «Chi è amico ama sempre e il fratello si sperimenta nelle
    avversità » (Pro 17,17). I veri amici e i veri parenti non si
    60
    conoscono nel tempo della prosperità, ma nei giorni di
    angustie e di miserie. Gli amici secondo il mondo restano
    fedeli all’amico finché è nella prosperità, ma le disgrazie, e
    soprattutto la morte, li fanno fuggire. Maria invece non fa così
    con i suoi devoti. Nelle loro angustie e specialmente in quelle
    della morte, le maggiori che si possano avere sulla terra, la
    buona Madre non abbandona i suoi servi fedeli. Come ella è
    la nostra vita durante il nostro esilio, così è la nostra dolcezza
    nell’ora estrema, ottenendoci una morte dolce e beata. Sin da
    quel giorno in cui Maria ebbe la sorte e il dolore di assistere
    alla morte di suo figlio Gesù, capo dei predestinati, Maria
    acquistò il privilegio di assistere tutti i predestinati nella loro
    morte. Perciò la santa Chiesa ci fa implorare il soccorso della
    beata Vergine particolarmente per quando giungerà la nostra
    ultima ora: « Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della
    nostra morte ». Grandi sono le angustie dei poveri moribondi,
    sia per il rimorso dei peccati commessi, sia per il timore del
    giudizio ormai prossimo, sia per l’incertezza della salvezza
    eterna. Soprattutto in quel momento l’inferno si arma e mette
    in gioco tutte le sue forze per impadronirsi di quell’anima che
    sta per entrare nell’eternità. Esso sa che poco tempo gli resta
    e che se la perde allora, la perde per sempre: « Il diavolo a voi
    è disceso: un’ira veemente ha nel cuore, perché sa che breve è
    il suo tempo » (Ap 12,12). Perciò il demonio, che era solito
    tentare quest’anima durante la sua vita, non si contenta di
    essere solo a tentarla in punto di morte e chiama dei
    compagni ad aiutarlo: « Si riempiranno le loro case di dragoni
    » (Is 13,21). Quando qualcuno sta per morire, la sua casa si
    empie di demoni che si uniscono per cercare che si perda. Si
    racconta che diecimila demoni vennero a tentare sant’Andrea
    Avellino sul suo letto di morte. Leggiamo nella sua Vita che
    durante l’agonia dovette lottare così duramente con l’inferno,
    che tutti i buoni religiosi che lo assistevano tremavano di
    spavento. Videro la sua faccia, per effetto dell’agitazione,
    gonfiarsi e diventare tutta nera; tutte le sue membra
    tremavano in modo convulso; dai suoi occhi usciva un fiume
    di lacrime; la testa era scossa violentemente: segni
    dell’orribile battaglia che sosteneva contro l’inferno. Tutti
    piangevano per la compassione, raddoppiavano le preghiere e
    rabbrividivano vedendo un santo morire così. Una cosa li
    61
    consolava: il moribondo volgeva spesso lo guardo
    verso un’immagine di Maria come per chiedere aiuto. Più
    volte, nel corso della sua vita, il santo aveva detto che nell’ora
    della sua morte Maria sarebbe stata il suo rifugio. Piacque
    finalmente a Dio che la lotta terminasse con una gloriosa
    vittoria. I movimenti convulsi del corpo cessarono, il volto
    sgonfiato riprese il suo colore; con gli occhi tranquillamente
    fissi sull’immagine della Vergine, il santo chinò devotamente il
    capo come per ringraziare Maria e si crede che ella gli sia
    allora apparsa. Poi, in una pace profonda esalò la sua anima
    benedetta tra le braccia di Maria in un’atmosfera paradisiaca.
    Nello stesso tempo una religiosa cappuccina agonizzante
    rivolgendosi alle suore che l’assistevano mormorò: « Dite l’Ave
    Maria, perché ora è morto un santo » Alla presenza della
    nostra regina fuggono i ribelli. Se nell’ora della morte avremo
    Maria per noi, che timore potremo avere di tutti i nemici
    dell’inferno? Spaventato al pensiero delle angosce della morte,
    Davide si riconfortava con la fiducia nella morte del futuro
    Redentore e nell’intercessione della Vergine Madre: «
    Quand’anche camminassi in mezzo alle ombre della morte…
    la tua verga e il tuo bastone mi confortano» (Sal 22,4). Il
    cardinale Ugo intende per il bastone la croce e per la verga
    l’intercessione di Maria, che fu la verga preconizzata da Isaia:
    « Una verga spunterà dal tronco di lesse, un fiore germoglierà
    dalle sue radici » (Is 11,1). La divina Madre, dice san Pier
    Damiani, « è quella potente verga con cui restano vinte le
    violenze dei nemici infernali». Sant’Antonino ci incoraggia
    dunque dicendo: « Se Maria è per noi, chi sarà contro di noi?
    ». Il padre Manuello Padial della Compagnia di Gesù era in
    punto di morte. Gli apparve Maria che gli disse per confortarlo: « Ecco, finalmente è giunta l’ora in cui gli angeli
    congratulandosi con te ti dicono: O felici fatiche, o mortificazioni così ben pagate! ». Nello stesso tempo si vide un
    esercito di demoni che fuggivano disperati gridando: « Ahimè,
    non possiamo nulla contro di lui perché colei che è senza
    macchia lo difende ». Allo stesso modo il padre Gaspare
    Hayevood, che all’avvicinarsi della morte i demoni tentavano
    violentemente contro la fede, si raccomandò subito alla santa
    Vergine e ben presto lo si sentì esclamare: « Ti ringrazio,
    Maria, di essere venuta in mio aiuto ». San Bonaventura
    62
    mostra come Maria manda gli angeli in difesa dei suoi servi
    moribondi: « San Michele, il capo e il principe della milizia
    celeste, e con lui tutti gli angeli, messi da Dio a servizio degli
    eletti, eseguono i tuoi ordini, o Vergine regina: essi difendono
    quelli che notte e giorno si raccomandano alla tua protezione
    e raccolgono le loro anime all’uscire da questa vita ». «
    L’inferno di sotto si agita per te per venirti incontro al tuo
    arrivo, per te suscita i giganti » (Is 14,9). Questo testo di Isaia
    può essere applicato al turbamento che sconvolge l’inferno
    quando un’anima sta per lasciare il corpo: i demoni più
    terribili sono mandati a tentarla e poi ad accusarla quando
    deve essere presentata al tribunale di Gesù Cristo. Ma, dice
    Riccardo di san Lorenzo, « chi oserebbe accusare presso il
    giudice, vedendo la Madre intercedere?» Sanno bene i demoni
    che il Giudice non ha mai condannato né mai condannerà
    un’anima difesa dalla sua augusta Madre. San Girolamo
    scriveva alla vergine Eustochio che Maria non solo soccorre i
    suoi cari servi in punto di morte, ma viene loro incontro nel
    passaggio all’ altra vita per incoraggiarli e accompagnarli al
    divino tribunale. E quel che la santa Vergine disse a santa
    Brigida parlando dei suoi devoti: « In quel momento io come
    carissima regina e madre andrò loro incontro nell’ora della
    morte, perché abbiano conforto e sollievo». San Vincenzo
    Ferreri aggiunge: « La beata Vergine accoglie le anime dei
    morenti ». L’amorevole regina riceve nel suo manto le loro
    anime, le presenta al giudice suo Figlio e in questo modo
    ottiene loro certamente la salvezza. Così avvenne a Carlo,
    figlio di santa Brigida. Svolgendo il pericoloso mestiere di
    soldato, egli morì lontano dalla madre, la quale temeva per la
    sua salvezza. Ma la santa Vergine le rivelò che Carlo era
    salvo, che ella stessa, per ricompensarlo della sua devozione,
    lo aveva assistito al momento della morte e gli aveva suggerito
    gli atti da fare in quell’istante supremo. Nello stesso tempo
    santa Brigida vide Gesù sul suo trono e udì il demonio
    portare due accuse contro la santa Vergine: la prima, di
    avergli impedito di tentare Carlo in punto di morte; la
    seconda, di avere presentato ella stessa al giudizio l’anima del
    giovane e di averla così salvata, senza dargli neppure il modo
    di far valere i suoi diritti su quell’anima. Sotto gli occhi della
    santa, il Giudice scacciò il demonio e l’anima di Carlo fu
    63
    portata in cielo. Le sue catene sono fasce salutari: alla fine
    troverai riposo in lei» (Eccli [= Sir] 6,29.31 Volg.). Beato te, fratello, se al momento della morte ti troverai legato dalle dolci
    catene dell’amore alla Madre di Dio! Queste sono catene di
    salvezza che ti saranno garanzia della tua salvezza eterna e ti
    faranno godere nella morte quella beata pace che sarà
    principio della tua pace e del riposo eterno. Il padre Binetti
    riferisce che un devoto di Maria che egli assisteva al momento
    della sua morte, prima di spirare gli disse: « Padre mio, se
    sapessi quale contentezza si prova per aver cercato di servire
    la santa Madre di Dio! Io non saprei spiegare l’allegrezza che
    sento in questo momento». Il padre Suarez, essendo stato
    molto devoto a Maria – al punto di dire che avrebbe dato tutta
    la sua scienza in cambio del merito di una sola Ave Maria –
    sentiva sul suo letto di morte una tale allegrezza che diceva: «
    Non pensavo che fosse così dolce morire». La stessa contentezza e allegrezza sentirai senza dubbio anche tu, devoto
    lettore, se in punto di morte ti ricorderai di avere amato
    questa buona Madre, la quale non sa non essere fedele verso i
    suoi figli che sono stati fedeli nel servirla e onorarla con le
    visite, i rosari, i digiuni e soprattutto con il ringraziarla,
    lodarla e raccomandarsi spesso alla sua potente protezione.
    Non credere che per essere stato peccatore sarai privato di
    questa consolazione, se da oggi in poi cercherai di vivere
    virtuosamente e di servire questa grata e benevola sovrana.
    Nelle tue angosce e nelle tentazioni che ti susciterà il demonio
    per farti disperare, ella ti conforterà sino a venire ad assisterti
    nell’ora della tua morte. San Pier Damiani narra che suo
    fratello Marino, avendo offeso Dio, andò davanti a un altare di
    Maria per consacrarsi suo schiavo. Si pose la cinta intorno al
    collo in segno di schiavitù e disse: « Mia Signora, specchio di
    purezza, io povero peccatore ho offeso Dio e te, violando la
    castità. La mia unica risorsa è di offrirmi come tuo schiavo.
    Eccomi, mi consacro oggi tuo servo; ricevi questo ribelle, non
    mi respingere ». Poi depose sulla predella dell’altare una somma di denaro, promettendo di pagarla ogni anno in segno di
    tributo della sua servitù a Maria. Dopo un certo tempo Marino cadde mortalmente ammalato e un mattino lo si udì
    esclamare: « Alzatevi, alzatevi, riverite la mia Signora. Che
    grazia è questa, o regina del cielo, che tu ti degni di visitare
    64
    questo povero servo? Benedicimi, Signora, e non
    permettere che io mi perda, dopo che mi hai onorato della tua
    presenza ». Essendo sopraggiunto suo fratello Pietro, Marino
    gli raccontò la venuta di Maria che lo aveva benedetto, ma si
    lamentò che quelli che lo assistevano non si erano alzati alla
    presenza della Vergine. Poco dopo se ne andò placidamente al
    Signore. Tale sarà anche la tua morte, lettore, se sarai fedele
    a Maria, pur se in passato avrai offeso Dio: la Vergine ti
    otterrà una morte dolce e serena. Se però il ricordo dei peccati
    commessi ti spaventerà allora in maniera eccessiva facendoti
    mancare di fiducia, Maria verrà a confortarti, come fece per
    Adolfo, conte di Alsazia. Questi, come si narra nelle Cronache,
    lasciò le vanità del mondo per entrare nell’ordine di san
    Francesco e fu molto devoto alla Madre di Dio. All’avvicinarsi
    della sua ultima ora, pensando alla vita che aveva menato nel
    mondo, alle responsabilità della carica che aveva ricoperto e
    al rigore del giudizio divino, cominciò a temere la morte, preso
    da dubbi riguardo alla sua salvezza eterna. Ecco che allora
    Maria – la quale non dorme quando i suoi devoti sono nell’
    afflizione – accorre accompagnata da molti santi e incoraggia
    il moribondo con queste tenere parole: « Adolfo mio carissimo,
    tu sei mio, a me ti sei dato, perché temi di morire? ». A queste
    parole il servo di Maria si rincuorò, ogni timore sparì ed egli
    morì rasserenato, in una grande pace. Facciamoci animo
    anche noi, benché peccatori; confidiamo che Maria verrà ad
    assisterci al momento della morte e a consolarci con la sua
    presenza, se noi la serviamo con amore nel tempo che ci resta
    da passare su questa terra. Parlando un giorno a santa
    Metilde, la nostra regina promise: « Tutti quelli che mi
    servono piamente voglio, con la mia tenerezza di madre,
    assisterli fedelmente al momento della morte, consolarli e
    proteggerli». Dio, quale consolazione sarà in quegli ultimi
    istanti della nostra vita, quando dovrà essere trattata la causa
    della nostra vita eterna, vedere vicina a noi la regina del cielo
    che ci assiste e ci consola promettendoci la sua protezione! Di
    questi esempi dell’assistenza data da Maria ai suoi servi
    moribondi, oltre quelli già citati, ve ne sono innumerevoli altri
    riportati nei libri. Questa grazia fu concessa a santa Chiara, a
    san Felice da Cantalice, alla beata Chiara di Montefalco, a
    santa Teresa, a san Pietro d’Alcantara. Per nostra comune
    65
    consolazione, aggiungiamo ancora qualche altro cenno. Il
    padre Crasset narra che santa Maria Ognacense vide la santa
    Vergine al capezzale di una devota vedova di Villembroe, la
    quale soffriva molto per l’ardore della febbre; Maria le stava
    accanto consolandola e la rinfrescava con un ventaglio. San
    Giovanni di Dio in punto di morte aspettava la visita di Maria
    a cui era molto devoto. Non vedendola comparire, si
    rattristava e forse anche se ne lagnava. Quando giunse il
    momento, gli apparve la divina Madre che, quasi
    rimproverandogli la sua poca fiducia, gli disse queste tenere
    parole, così consolanti per tutti i servi di Maria: « Giovanni
    mio, che pensavi? Che io ti avessi abbandonato? Non sai che
    non è mia abitudine abbandonare nell’ora della morte i miei
    devoti? Non sono venuta prima perché non era ancora venuta
    l’ora, ma adesso che è giunta, sono venuta a prenderti;
    andiamo in paradiso». Poco dopo il santo spirò e volò in cielo
    a ringraziare per sempre la sua amorevole regina.
    Esempio
    Terminiamo il discorso con quest’altro esempio, in cui si vede
    dove arriva la tenerezza di questa buona Madre verso i suoi
    figli al momento della loro morte. Il parroco di un paese era
    stato chiamato al capezzale di un ricco che stava morendo in
    una casa magnificamente addobbata, assistito da servi,
    parenti e amici. Ma vide i diavoli in forma di cani pronti a
    prendersi quella povera anima, come infatti la presero, poiché
    il ricco morì in peccato. In quel mentre il parroco fu mandato
    a chiamare da una povera donna che era in fin di vita e
    desiderava ricevere i santi sacramenti. Non potendo lasciare
    quel ricco che aveva tanto bisogno della sua assistenza, egli vi
    mandò un altro sacerdote. Questi prese la pisside col SS.
    Sacramento e andò. Arrivato nella stanza di quella brava
    donna, non vede né servi, né amici premurosi, né mobili
    preziosi, perché l’inferma era povera e forse stava coricata
    sopra un po’ di paglia. Ma in quella stanza vede una gran luce
    e vicino al letto della moribonda scorge la Madre di Dio che la
    consolava e con un pannolino in mano le asciugava il sudore
    dell’agonia. A questa vista, il sacerdote non aveva il coraggio
    di entrare, ma la Vergine gli fece cenno di avvicinarsi. Egli
    66
    entrò e Maria gli prese uno sgabello per farlo sedere ad
    ascoltare la confessione della sua serva. Poi la moribonda si
    comunicò con grande devozione e infine esalò dolcemente
    l’anima nelle mani di Maria.
    Preghiera
    O dolce Madre mia, quale sarà la morte di me povero peccatore? Sin da ora, pensando a quel grande momento in cui dovrò spirare e comparire davanti al tribunale divino, ricordandomi di avere io stesso consentito tante volte a scrivere la
    sentenza della mia condanna con i miei peccati, tremo, mi
    confondo e temo grandemente per la mia salvezza eterna. O
    Maria, tutta la mia speranza è riposta nel sangue di Gesù e
    nella tua intercessione. Tu sei la regina del cielo, la sovrana
    dell’universo, sei la Madre di Dio, che dire di più? Tu sei grande, ma la tua grandezza non ti allontana, anzi ti spinge a una
    maggiore compassione delle nostre miserie. Gli amici secondo
    il mondo, quando sono innalzati a qualche dignità, si allontanano dai loro vecchi amici rimasti in una condizione inferiore
    e non si degnano nemmeno più di guardarli. Il tuo nobile e
    amorevole cuore non fa così: dove scorge maggiori miserie,
    più si dà da fare per portare aiuto. Quando sei invocata,
    subito ci soccorri, anzi previeni con le tue grazie le nostre
    preghiere. Ci consoli nelle nostre afflizioni, disperdi le
    tempeste, abbatti i nemici, non tralasci nessuna occasione di
    procurare il nostro bene. Sia sempre benedetta quella mano
    divina che ha unito in te tanta maesta e tanta tenerezza,
    tanta grandezza e tanto amore. Ne ringrazio sempre il mio
    Signore e me ne rallegro per me stesso, poiché nella tua
    felicità ripongo la mia e ascrivo a sorte mia la sorte tua. O
    consolatrice degli afflitti, consola un afflitto che a te si
    raccomanda. Mi sento afflitto dai rimorsi della coscienza su
    cui pesano tanti peccati, non so se li ho pianti come dovevo.
    Vedo tutte le mie opere piene di brutture e di difetti. L’inferno
    sta aspettando la mia morte per accusarmi; la divina giustizia
    offesa esige soddisfazione. Madre mia, che ne sarà di me? Se
    tu non mi aiuti, io sono perduto. Che dici? vuoi aiutarmi? O
    Vergine pietosa, consolami; ottienimi un vero dolore dei miei
    peccati; ottienimi la forza di correggermi e di essere fedele a
    67
    Dio in questo tempo che mi resta da vivere. Quando poi
    mi troverò nelle supreme angosce della morte, Maria speranza
    mia, non mi abbandonare; allora più che mai assistimi e confortami a non disperare alla vista delle mie colpe, che il demonio mi metterà sotto gli occhi. Signora, perdona il mio ardire,
    vieni tu stessa allora a consolarmi con la tua presenza.
    Questa grazia l’hai fatta a tanti; la voglio anch’io. Se il mio
    ardire è grande, più grande è la tua bontà, che va in cerca dei
    più miserabili per consolarli. In essa confido. Sia eterna gloria
    tua l’aver salvato dall’inferno un misero dannato e averlo
    condotto nel tuo regno, dove poi spero di consolarmi stando
    sempre ai tuoi piedi a ringraziarti, a benedirti e amarti in
    eterno. O Maria, ti aspetto, non mi privare di questa
    consolazione. Fiat, fiat; amen, amen.
    CAPITOLO III
    SPES NOSTRA, SALVE
    Speranza nostra, salve
  8. Maria è la speranza di tutti
    Gli eretici moderni non possono
    sopportare che noi salutiamo e
    chiamiamo Maria speranza nostra:
    Spes nostra, salve. Dicono che
    solo Dio è la nostra speranza e che
    maledice chi ripone la sua
    speranza nella creatura: « Maledetto chi confida nell’uomo » (Ger
    17,5). Maria, affermano, è una creatura e come potrebbe una
    creatura essere la nostra speranza? Questo dicono gli eretici,
    tuttavia la santa Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli
    ecclesiastici e tutti i religiosi proclamino e a nome di tutti i
    fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di
    speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve. Ci sono
    due modi, dice san Tommaso, di porre la propria speranza in
    una persona, come causa principale o come causa di mezzo.
    68
    Quelli che sperano qualche grazia dal re, la sperano da
    lui come sovrano; dal suo ministro o dal favorito la sperano
    come intercessore. Se la grazia è concessa, viene
    principalmente dal re, ma per il tramite del suo favorito;
    perciò chi chiede la grazia ha ragione di dire che il suo
    intercessore è la sua speranza. Il re del cielo, essendo bontà
    infinita, desidera grandemente arricchirci delle sue grazie; ma
    poiché da parte nostra è necessaria la fiducia, per accrescere
    in noi questa fiducia ci ha donato per madre e avvocata la sua
    Madre stessa, a cui ha dato tutto il potere di aiutarci. Perciò
    vuole che riponiamo in lei la speranza della nostra salvezza e
    di ogni nostro bene. Certamente quelli che pongono la loro
    speranza solo nelle creature indinendentemente da Dio, come
    fanno i peccatori, e che per ottenere l’amicizia e il favore di un
    uomo arrivano a offendere Dio, questi sono maledetti da Dio,
    come dice Isaia. Ma quelli che sperano in Maria, come Madre
    di Dio, tanto potente da ottenere loro le grazie e la vita eterna,
    questi sono benedetti da Dio e rallegrano il suo cuore,
    desideroso di vedere così onorata l’incomparabile creatura che
    più di tutti gli uomini e di tutti gli angeli lo ha amato e
    onorato in questo mondo. Perciò giustamente noi chiamiamo
    la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il
    cardinale Bellarmino, di ottenere per la sua intercessione
    quello che non otterremmo con le sole nostre preghiere. Noi la
    preghiamo, dice sant’Anselmo, « affinché la dignità di chi
    intercede supplisca alla nostra povertà ». Sicché, aggiunge il
    santo, « il supplicare la Vergine con tale speranza non è
    diffidare della misericordia di Dio, ma temere la propria indegnità ». Con ragione dunque la santa Chiesa applica a Maria
    le parole dell’Ecclesiastico con cui la chiama « Madre… della
    santa speranza » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.), la madre che fa
    nascere in noi non già la speranza vana dei beni miserabili e
    transitori di questa vita, ma la speranza santa dei beni
    immensi ed eterni della vita del cielo. Sant’Efrem, rivolgendosi
    alla divina Madre, esclamava: « Dio ti salvi, o speranza
    dell’anima mia, salvezza certa dei cristiani, aiuto dei
    peccatori, difesa dei fedeli e salvezza del mondo». San Basilio
    afferma che dopo Dio non abbiamo altra speranza che Maria e
    perciò la proclama « la nostra unica speranza dopo Dio».
    Sant’Efrem, riflettendo sull’ordine stabilito dalla Provvidenza
    69
    secondo il quale, come dice san Bernardo e come
    dimostreremo a lungo più avanti, tutti quelli che si salvano si
    debbono salvare per mezzo di Maria, così le parla: « In te sola
    è riposta la nostra fiducia, o Vergine purissima; proteggici e
    custodiscici sotto le ali della tua compassione». Lo stesso le
    dice san Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro
    rifugio, aiuto e asilo. San Bernardo mostra la fondatezza di
    questa verità dicendo: « Guarda, o uomo, il disegno di Dio,
    disegno di pietà », per poter dispensare a noi con più
    abbondanza la sua misericordia: « volendo redimere il genere
    umano, egli ha posto tutto il valore della redenzione nelle
    mani di Maria», affinché ella lo dispensi a suo piacimento. Dio
    ordinò a Mosè: « Farai un propiziatorio d’oro puro… E di là
    che ti dirò tutto quello che ti ordino » (Es 25,17.22). « Questo
    propiziatorio, dice un autore, è Maria, ed è dato da Dio a tutto
    il mondo. Da lì il nostro clementissimo Signore parla al cuore,
    da lì dà risposte di bontà e di perdono, da lì largisce i doni, da
    lì ci viene ogni bene». Perciò, dice sant’Ireneo, il Verbo divino,
    prima d’incarnarsi nel seno di Maria, mandò l’arcangelo a
    chiedere il suo consenso, perché volle che da Maria derivasse
    al mondo il mistero dell’Incarnazione: « Perché senza il
    consenso di Maria non si compie il mistero dell’Incarnazione?
    Perché Dio vuole che ella sia il principio di tutti i beni». L’Idiota dice dunque: « Per mezzo di lei il mondo ha e avrà ogni
    bene». Ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini hanno
    ricevuto e riceveranno da Dio sino alla fine del mondo, tutto è
    venuto e verrà loro per intercessione e per mezzo di Maria.
    Aveva dunque ragione il devoto Blosio di esclamare: « O
    Maria, chi sarà quello stolto e infelice che non amerà te » che
    sei così amabile e così grata con chi ti ama? « Nei dubbi » e
    nelle perplessità in cui la nostra mente si confonde « tu sei la
    luce » di coloro che a te ricorrono; « nelle afflizioni, tu consoli »
    chi in te confida; « nei pericoli, tu soccorri » chi ti chiama. « Tu
    dopo il tuo divino Figlio sei la salvezza sicura dei tuoi servi fedeli. Dio ti salvi, o speranza dei disperati, o soccorso degli
    abbandonati ». Maria, tu sei onnipotente, poiché, « per
    onorarti, tuo Figlio vuole fare subito quello che tu vuoi». San
    Germano, riconoscendo in Maria la fonte di ogni nostro bene
    e la liberazione da ogni male, così la invoca: « Mia Signora, tu
    sola sei la consolazione che Dio mi ha donato, la guida del
    70
    mio pellegrinaggio, la forza della mia debolezza, la
    ricchezza della mia miseria, la guarigione delle mie ferite, il
    sollievo dei miei dolori, la liberazione dalle mie catene, la
    speranza della mia salvezza; esaudisci le mie suppliche, abbi
    pietà dei miei sospiri, tu che sei la mia regina, il rifugio, la
    vita, l’aiuto, la speranza e la mia forza». Con ragione dunque
    sant’Antonino applica a Maria questo passo della Sapienza: «
    Tutti i beni mi sono venuti insieme con essa » (7,11). « Ella è
    la madre » e la dispensatrice « di tutti i beni. Ben può dire il
    mondo », specialmente chi nel mondo è devoto a questa
    regina, che « insieme con la devozione a Maria, egli ha
    ottenuto ogni bene ». Perciò l’abate di Selles afferma senza
    riserve: « Chi trova Maria trova ogni bene », trova tutte le grazie, tutte le virtù, poiché per mezzo della sua potente intercessione ella gli ottiene tutto ciò che gli occorre per essere
    ricco della divina grazia. La santa Vergine stessa ci fa sapere:
    « Ricchezza e gloria sono con me…», tutte le ricchezze di Dio,
    cioè le divine misericordie, « per arricchire coloro che mi
    amano » (Pro 8,18.21). Perciò san Bonaventura diceva che noi
    tutti dobbiamo tenere sempre gli occhi fissi sulle mani di
    Maria, alfine di ricevere per mezzo suo quel bene che
    desideriamoQuanti superbi hanno trovato l’umiltà nella
    devozione a Maria! Quanti iracondi hanno trovato la
    mansuetudine! Quanti ciechi la luce! Quanti disperati la
    fiducia! Quanti perduti la salvezza! E quel che Maria aveva
    predetto quando in casa di Elisabetta proruppe nel suo
    sublime cantico: « D’ora in poi tutte le generazioni mi
    chiameranno beata » (Lc 1,48). San Bernardo riprende: « Tutte
    le generazioni ti chiameranno beata, perché a tutte le genti
    hai dato la vita e la gloria; poiché in te i peccatori trovano il
    perdono e i giusti trovano la perseveranza nella grazia divina
    ». Il devoto Lanspergio fa parlare così il Signore: Uomini,
    poveri figli di Abramo, che vivete in mezzo a tanti nemici e a
    tante miserie, « abbiate cura di venerare con particolare
    affetto la Madre mia » e vostra. « Io l’ho data al mondo come
    esempio di purezza» affinché da lei impariate a vivere come si
    deve; « e come rifugio sicuro affinché ricorriate a lei nelle
    vostre afflizioni. Questa mia figlia l’ho fatta tale che nessuno
    possa temerla o possa esitare a ricorrere a lei. Perciò l’ho
    creata di natura così benigna e pietosa che non sa disprezzare
    71
    nessuno e non sa negare il suo favore a nessuno che lo
    domanda. Ella tiene aperto a tutti il manto della sua misericordia e non permette che nessuno parta sconsolato dai suoi
    piedi». Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà
    immensa del nostro Dio che ci ha dato una madre così grande
    e un’avvocata così tenera e amorevole. O Dio, quanto sono
    commoventi i sentimenti di fiducia che il serafico san
    Bonaventura aveva verso il nostro redentore Gesù e verso la
    nostra avvocata Maria così pieni di amore! « Per quanto il
    Signore mi abbia riprovato, io so che egli non può negarsi » a
    chi lo ama e lo cerca con cuore sincero. « Io lo abbraccerò con
    il mio amore e finché non mi avrà benedetto non lo lascerò ed
    egli senza me non potrà andarsene ». Se altro non potrò,
    almeno « mi nasconderò dentro le sue piaghe, vi resterò e
    fuori di sé egli non potrà trovarmi ». Infine se il mio Redentore
    per le mie colpe mi scaccia dai suoi piedi, « mi butterò ai piedi
    della sua Madre Maria e vi resterò prostrato finché ella non
    mi ottenga il perdono. Infatti » la nostra Madre di misericordia
    « non sa e non ha saputo mai non compatire le miserie e non
    contentare i miseri che a lei ricorrono per aiuto. Perciò », se
    non per obbligo, almeno « per compassione, indurrà il Figlio a
    perdonarmi ». Concludiamo dunque dicendo con Eutimio: «
    Guardaci, o Madre nostra misericordiosa, guardaci poiché
    siamo tuoi servi e in te abbiamo riposto tutta la nostra speranza».
    Esempio
    Nella quarta parte del Tesoro del rosario (al miracolo 85), si
    narra che un cavaliere molto devoto alla divina Madre aveva
    preparato nel suo palazzo un oratorio dove, davanti a una
    bella immagine di Maria, si tratteneva spesso a pregare non
    solo di giorno, ma anche di notte, interrompendo il riposo per
    andare ad onorare la sua amata regina. La moglie, donna per
    altro molto pia, essendosi accorta che il marito quando nella
    casa il silenzio era più profondo si alzava dal letto e ritornava
    nella stanza dopo molto tempo, cominciò ad essere gelosa e
    ad avere dei sospetti. Perciò un giorno per liberarsi da questo
    assillo che la tormentava si azzardò a domandare al marito se
    amasse un’altra donna. Sorridendo il cavaliere le rispose: «
    72
    Sappi che io amo la signora più amabile del mondo. A lei
    ho donato tutto il mio cuore e potrei morire piuttosto che
    cessare di amarla. Se tu la conoscessi, mi diresti tu stessa di
    amarla più di quanto io ora la ami ». Egli intendeva parlare
    della santa Vergine che amava con tanta tenerezza. Ma la
    moglie, più che mai insospettita, per meglio accertarsi della
    verità, gli chiese se ogni notte si alzava dal letto e usciva dalla
    camera per incontrare quella signora. Il cavaliere, che non si
    rendeva conto del grande turbamento della moglie, rispose di
    sì. La donna, sempre più convinta della verità dei suoi
    sospetti infondati, accecata dalla passione, una notte in cui il
    marito secondo il suo solito uscì dalla camera, disperata
    prese un coltello, si tagliò la gola e poco dopo morì. Terminate
    le sue devozioni, il cavaliere ritorna nella stanza, va per
    rimettersi a letto, ma lo trova tutto bagnato. Chiama la moglie
    che non risponde, la scuote, ma la donna rimane insensibile.
    Alla fine prende il lume, vede il letto pieno di sangue e la
    moglie con la gola ferita, morta. Allora capì che la donna si
    era uccisa per gelosia. Chiuse a chiave la stanza e ritornato
    nella cappella si prostrò davanti all’immagine della santa
    Vergine. « Madre mia, cominciò a dire piangendo
    dirottamente, vedi in quale afflizione mi trovo. Se non mi
    consoli tu, a chi devo ricorrere? Pensa che per venire ad
    onorare te, ho avuto la disgrazia di vedere mia moglie morta e
    dannata. Madre mia, tu puoi porre rimedio a questa sventura;
    fallo, te ne prego! ». Chi prega questa Madre di misericordia
    con fiducia, ottiene da lei quello che vuole. Appena il cavaliere
    ha finito la sua preghiera, ecco che una serva viene a dirgli di
    tornare nella sua stanza perché la moglie lo chiama. La sua
    gioia è tale che egli non riesce a crederci e dice alla ragazza di
    andare a vedere se veramente la moglie vuole vederlo. La
    servetta ritorna: « Sì, andate presto, perché la padrona vi sta
    aspettando ». Va, apre la porta e vede la moglie viva che si
    butta ai suoi piedi piangendo e lo prega di perdonarlo: « Ah,
    sposo mio, la Madre di Dio per le tue preghiere mi ha liberata
    dall’inferno ». Così tutti e due piangendo di gioia andarono a
    ringraziare la santa Vergine nell’oratorio. La mattina seguente
    il marito invitò a un banchetto tutti i parenti ai quali fece
    narrare il fatto dalla moglie stessa, che mostrava il segno
    lasciato dalla ferita e ognuno sentì crescere in sé l’amore per
    73
    la divina Madre.
    Preghiera
    Madre del santo amore, vita, rifugio e speranza nostra, tu ben
    sai che al tuo Figlio Gesù Cristo non è bastato farsi nostro
    perpetuo avvocato presso l’eterno Padre, ma ha voluto che anche tu t’impegni presso di lui per impetrarci le divine misericordie. Egli ha disposto che le tue preghiere contribuiscano
    alla nostra salvezza e ha dato loro tanta potenza che
    ottengono tutto ciò che domandano. Perciò mi rivolgo a te,
    speranza dei miseri, io misero peccatore. Io spero, Signora, di
    potermi salvare per i meriti di Gesù Cristo e poi per la tua
    intercessione. Io ho questa fiducia, la ho talmente che se la
    mia salvezza eterna stesse nelle mie mani, la metterei nelle
    tue, poiché mi fido più della tua misericordia e protezione che
    di tutte le mie opere. Madre e speranza mia, non mi
    abbandonare, come meriterei. Guarda le mie miserie, muoviti
    a pietà, soccorrimi e salvami. Tante volte, lo confesso, con i
    miei peccati ho chiuso la porta ai lumi e agli aiuti che tu mi
    hai procurato dal Signore. Ma la pietà che tu hai verso i
    poveri peccatori e la potenza che hai presso Dio superano il
    numero e la gravità di tutti i miei demeriti. Il cielo e la terra
    sanno che chi è protetto da te certamente non si perde. Si
    dimentichino dunque tutti di me, purché non te ne dimentichi
    tu, Madre di Dio onnipotente. Dì a Dio che io sono tuo servo,
    digli che tu mi difendi e sarò salvo. O Maria, io mi fido di te;
    in questa speranza vivo e in questa voglio e spero morire
    dicendo sempre: « La mia unica speranza è Gesù e dopo Gesù
    la Vergine Maria ».
  9. Maria è la speranza dei peccatori
    Dopo aver creato la terra, Dio fece « due luminari grandi: il
    luminare più grande che presiedesse al giorno e il luminare
    più piccolo che presiedesse alla notte » (Gn 1,16). « Il sole,
    dice il cardinale Ugo, fu figura di Gesù Cristo, la cui luce
    godono i giusti » che vivono nel giorno della grazia divina; « la
    luna fu figura di Maria, per mezzo della quale sono illuminati
    i peccatori » che vivono nella notte del peccato. Poiché dunque
    Maria è questa luna propizia ai poveri peccatori, dice
    74
    Innocenzo III, se mai uno sciagurato « è caduto nella
    notte della colpa, guardi la luna, invochi Maria». Poiché egli
    ha perduto la luce del sole, perdendo la grazia divina, si
    rivolga alla luna, preghi Maria ed ella gli darà luce per
    conoscere la miseria del suo stato e forza per uscirne presto.
    Dice san Metodio che per le preghiere e l’intervento di Maria
    continuamente si convertono innumerevoli peccatori. Uno dei
    titoli con cui la santa Chiesa ci fa ricorrere alla divina Madre e
    che maggiormente rincuora i poveri peccatori è il titolo «
    Rifugio dei peccatori » con cui la invochiamo nelle litanie.
    Anticamente vi erano nella Giudea le città di rifugio, dove i
    delinquenti che vi cercavano scampo erano liberi dalle pene
    meritate (Gs 20). Attualmente non vi sono tante città di
    rifugio, come allora, ma ve ne è una sola, Maria, di cui fu
    detto: « Cose stupende si dicono di te, città di Dio » (Sal 86,3).
    Con questa differenza, però, che nelle città antiche non
    trovavano rifugio tutti i delinquenti né per ogni sorta di delitti,
    mentre sotto il manto di Maria tutti i peccatori trovano
    scampo per qualsiasi delitto che abbiano commesso; basta
    rifugiarvisi. « Io sono la città di rifugio per tutti coloro che
    vengono a me », fa dire san Giovanni Damasceno alla nostra
    regina. Basta ricorrere a Maria; chi avrà avuto la fortuna di
    entrare in questa città non avrà bisogno di parlare per essere
    salvo. « Radunatevi ed entriamo nella città fortificata ed ivi
    chiudiamoci nel nostro silenzio » (Ger 8,14 Volg.). Questa città
    fortificata, spiega il beato Alberto Magno, è la santa Vergine,
    munita di grazia e di gloria. « Ed ivi chiudiamoci nel nostro
    silenzio ». La glossa spiega: « Giacché non abbiamo 1’ardire di
    chiedere perdono al Signore che abbiamo offeso », basta che
    entriamo in questa città e tacciamo, « perché allora Maria
    parlerà e pregherà per noi ». Perciò un devoto autore esorta
    tutti i peccatori a rifugiarsi sotto il manto di Maria, dicendo: «
    Fuggite, Adamo ed Eva, e voi loro figli » che avete offeso Dio, «
    fuggite e cercate scampo nel seno di questa buona Madre ».
    Non sapete che « è l’unica città di rifugio, l’unica speranza dei
    peccatori? » Già sant’Agostino l’aveva chiamata « unica
    speranza dei peccatori ». Sant’Efrem, dopo averla proclamata
    l’unica avvocata dei peccatori e di tutti quelli che sono privi di
    ogni soccorso, così la saluta: « Dio ti salvi, rifugio e asilo dei
    peccatori! In te sola essi possono trovare scampo e ricovero »
    75
    Questo, osserva un autore, è ciò che intendeva Davide dicendo: « Il Signore mi ha protetto col farmi nascondere nel
    segreto del suo tabernacolo » (Sal 26,5). E chi è mal questo
    tabernacolo di Dio, se non Maria, come la chiama san
    Germano? « Tabernacolo fatto da Dio, in cui non entrò altri
    che Dio per compiere i sacri misteri della redenzione umana ».
    A questo proposito san Basilio dice che, dandoci Maria, « il
    Signore ha aperto per noi un ospedale pubblico », dove
    possano essere accolti tutti gli infermi che sono poveri e privi
    di ogni altro aiuto. Dato che gli ospedali sono costruiti
    apposta per accogliere i poveri, chi sono – domando – quelli
    che abbiano maggiore motivo di esservi accolti se non i più
    poveri e i più infermi? Perciò chi e piu misero, perché più
    privo di meriti e più oppresso dai mali dell’anima, ossia dai
    peccati, può dire a Maria: « Signora, tu sei il rifugio dei poveri
    infermi; non mi scacciare, poiché io, essendo più povero degli
    altri e più infermo, ho maggior diritto di essere ricevuto da te
    ». Con san Tommaso da Villanova diciamole: Noi, poveri
    peccatori, « non conosciamo altro rifugio fuori di te. Tu sei la
    nostra unica speranza in cui confidiamo. Tu sei l’unica
    avvocata nostra, alla quale tutti noi volgiamo i nostri sguardi».
    Nelle rivelazioni di santa Brigida Maria viene chiamata: «
    Stella che precede il sole ». Da ciò intendiamo che quando in
    un’anima peccatrice si vede apparire la devozione alla divina
    Madre è segno sicuro che tra poco Dio verrà ad arricchirla
    con la sua grazia. Il glorioso san Bonaventura, per rafforzare
    nei peccatori la fiducia nella protezione di Maria, ci mostra un
    mare in tempesta dove i peccatori, caduti dalla nave della
    grazia divina, sbattuti di qua e di là dai rimorsi della
    coscienza e dai timori della giustizia divina, senza luce e
    senza guida, stanno per perdere l’ultimo soffio di speranza e
    per cadere nella disperazione. Ma il santo, additando loro
    Maria, chiamata comunemente la stella del mare, alza la voce
    e dice: « Poveri peccatori perduti », non vi disperate; alzate gli
    occhi a questa bella stella; « ricominciate a respirare,
    riprendete fiducia, Lo stesso dice san Bernardo: «Se non vuoi
    restare sommerso dalla tempesta, volgiti alla stella e chiama
    in tuo aiuto Maria». Dice il devoto Blosio: « Ella è l’unico
    rifugio di quelli che hanno offeso Dio; è l’asilo sicuro di tutti
    quelli che sono oppressi dalla tentazione, dalla sventura o
    76
    dalla persecuzione ». Questa Madre di misericordia « è
    tutta benignità, tutta dolcezza non solo per i giusti, ma anche
    per i peccatori e per i disperati. Quando vede che a lei ricorrono e sente che cercano di cuore il suo aiuto, subito li soccorre, li accoglie e ottiene il perdono dal Figlio suo. Non
    disprezza nessuno », per quanto indegno sia, « non nega a
    nessuno la sua protezione; tutti consola e, appena è invocata,
    subito corre in soccorso. Con la sua dolcezza spesso sa
    attrarre alla sua devozione e svegliare i peccatori più insensibili al richiamo di Dio e più immersi nel letargo dei loro
    peccati, affinché in tal modo si dispongano a ricevere la grazia
    divina e finalmente si rendano degni della gloria eterna. Dio
    ha fatto questa sua Figlia diletta di natura così pietosa e
    affabile che nessuno può temere di ricorrere alla sua
    intercessione. Non è possibile che si perda chi con zelo e
    umiltà coltiva la devozione a Maria». La santa Vergine è
    chiamata platano: « Come platano m’innalzai » (Eccli [= Sir]
    24,19 Volg.), affinché i peccatori comprendano che come il
    platano permette ai passanti di ripararsi sotto la sua ombra
    dal calore del sole, così Maria, quando vede accesa contro di
    loro l’ira della giustizia divina, li invita a rifugiarsi sotto
    l’ombra della sua protezione. San Bonaventura riflette sulle
    parole del profeta Isaia: « Ecco, tu sei adirato e noi abbiamo
    peccato… non c’è nessuno che per noi possa placarti » (Is
    64,5.7 Volg.). Sì, perché allora non era ancora nata Maria. «
    Prima di Maria, dice il santo, non ci fu nessuno che osasse
    trattenere Dio in tal modo » Ma se ora Dio è adirato contro un
    peccatore e Maria lo protegge, ella « trattiene il Figlio perché
    non lo castighi » e lo salva. Anzi, prosegue san Bonaventura, «
    nessuno è in grado come Maria di stendere le mani davanti
    alla spada della giustizia divina » affinché non scenda a
    punire il peccatore. Riccardo di san Lorenzo esprime lo stesso
    pensiero e dice che, prima della nascita di Maria, Dio si
    lamentava che non vi fosse chi lo trattenesse dal castigare i
    peccatori, ma che, nata Maria, ella placa il suo sdegno. San
    Basilio esorta alla fiducia i peccatori dicendo: « Peccatore, non
    perderti d’animo, ma in tutti i tuoi bisogni ricorri a Maria,
    chiamala in tuo soccorso »; la troverai sempre pronta ad
    aiutarti, « poiché questa è la volontà divina, che essa soccorra
    tutti in tutte le necessità ». Questa Madre di misericordia ha
    77
    un tale desiderio di salvare i peccatori più perduti, che li
    va cercando ella stessa per aiutarli e se essi ricorrono a lei,
    trova il modo di renderli cari a Dio. Isacco desiderava cibarsi
    di selvaggina e promise che avrebbe dato la sua benedizione a
    Esaù. Ma Rebecca, volendo che questa benedizione la
    ricevesse l’altro suo figlio Giacobbe, gli disse: « Va’ al gregge e
    prendimi due capretti, affinché io ne faccia un piatto gustoso
    per tuo padre, come piace a lui » (Gn 27,9). Rebecca, scrive
    sant’Antonino, è qui figura di Maria che dice agli angeli: «
    Portatemi peccatori (rappresentati dai capretti) perché io –
    ottenendo loro pentimento e buoni propositi – li condisco in
    modo da renderli cari e accettabili al mio Signore. L’abate
    Francone riprende lo stesso pensiero e dice che Maria sa
    condire questi capretti in modo tale, che non solo uguagliano
    il sapore dei cervi, ma alle volte sono anche migliori. La santa
    Vergine rivelò a santa Brigida che non vi è al mondo nessun
    peccatore così nemico di Dio che se ricorre a lei e invoca il
    suo aiuto non ritorni a Dio e riacquisti la sua grazia. La
    stessa santa udì un giorno Gesù Cristo che diceva a sua
    Madre: « Saresti pronta ad ottenere anche a Lucifero la grazia
    divina, se lo chiedesse umilmente ». Quello spirito superbo
    non si umilierà mai ad implorare la protezione di Maria, ma
    se per un caso impossibile si abbassasse a chiedergliela,
    Maria, con le sue preghiere, avrebbe la pietà e il potere di
    ottenergli da Dio il perdono e la salvezza. Quello che non può
    avverarsi per il demonio, si avvera per i peccatori che
    ricorrono a questa Madre di misericordia. L’arca di Noè fu
    figura di Maria. Come in essa trovarono riparo tutti gli
    animali della terra, così sotto il manto di Maria trovano rifugio
    tutti i peccatori che per i loro vizi e i peccati sensuali
    diventano simili alle bestie. C’è però una differenza, dice un
    autore: nell’arca entrarono gli animali e animali restarono. Il
    lupo restò lupo, la tigre restò tigre, mentre sotto il manto di
    Maria il lupo diventa agnello, la tigre diventa colomba. Un
    giorno a santa Geltrude apparve Maria sotto il cui manto
    stavano molte fiere di diverse specie, leopardi, leoni, orsi; la
    Vergine non solo non li cacciava, ma li accoglieva e li
    accarezzava dolcemente con la sua mano amorevole. La santa
    comprese che queste fiere sono i miseri peccatori che quando
    ricorrono a Maria sono accolti con dolcezza e amore. San
    78
    Bernardo aveva dunque ben ragione di dire alla Vergine: «
    Nessun peccatore, per quanto turpe e abominevole sia, ti
    ispira orrore; se ti chiederà soccorso, non rifiuterai di tendere
    la tua mano pietosa per trarlo dal fondo della disperazione».
    Maria, sia sempre benedetto e ringraziato il nostro Dio che ti
    ha fatta così dolce e benevola anche verso i più miseri
    peccatori. Infelice chi non ti ama e che potendo ricorrere a te
    non confida in te! Chi non ricorre a Maria si perde; ma chi
    mai si è perduto se è ricorso a lei? Si narra nella Scrittura che
    Booz concesse a Rut il diritto di raccogliere le spighe che
    cadevano dalle mani dei mietitori: « Spigolava dietro ai
    mietitori » (Rt 2,3). San Bonaventura scrive: « Come Rut trovò
    grazia agli occhi di Booz, così Maria ha trovato presso il
    Signore la grazia di poter raccogliere le spighe cadute, di
    convertire le anime abbandonate dai mietitori». I mietitori
    sono gli operai evangelici, i missionari, i predicatori, i
    confessori, che con le loro fatiche ogni giorno raccolgono e
    acquistano anime a Dio. Ma vi sono anime ribelli e
    impenitenti che restano abbandonate anche da questi; solo a
    Maria è concesso di salvare con la sua potente intercessìone
    queste spighe abbandonate. Guai però a quelle anime che
    non si lasciano prendere neppure da questa dolce regina!
    Esse saranno certamente perdute e maledette. Beato ìnvece
    chi ricorre a questa buona Madre! « Non c’è al mondo, dice il
    devoto Blosio, un solo peccatore così esecrabile che Maria lo
    aborrisca e lo respinga. Se questi verrà a chiederle aiuto, ella
    può, sa e vorrà riconciliarlo col Figlio suo diletto e ottenergli il
    perdono». Con ragione dunque, mia dolce regina, san
    Giovanni Damasceno ti saluta e ti chiama « speranza dei
    disperati ». Con ragione san Lorenzo Giustiniani ti chiama «
    speranza dei malfattori»; sant’Agostino « unico rifugio dei
    peccatori »; sant’Efrem « porto sicuro dei naufraghi ». Lo
    stesso santo arriva a chiamarti « protettrice dei dannati ». Con
    ragione infine san Bernardo esorta a non disperarsi anche i
    disperati e pieno di gioiosa tenerezza verso questa Madre
    tanto cara le dice con amore: « Chi non avrà fiducia in te, che
    soccorri anche i disperati? Io non dubito che se ricorreremo a
    te otterremo tutto ciò che vorremo. In te dunque speri chi
    dispera ». Sant’Antonino narra che un uomo che viveva nel
    peccato ebbe una visione: egli stava davanti al tribunale di
    79
    Gesù Cristo; il demonio lo accusava, Maria lo difendeva.
    Il demonio presentò contro il colpevole l’elenco dei peccati
    che, posto sulla bilancia della giustizia divina, pesava molto
    più di tutte le sue opere buone. Ma la santa avvocata stese la
    sua mano, la pose sull’altro piatto della bilancia e lo fece
    abbassare in favore del suo protetto, facendogli così capire
    che gli avrebbe ottenuto il perdono se egli avesse cambiato
    vita. Infatti dopo quella visione il peccatore si convertì e
    cominciò una nuova vita.
    Esempio
    Il beato Giovanni Erolto, che per umiltà si chiamava « il discepolo », narra che vi era un uomo sposato, il quale viveva in
    stato di peccato. La moglie, donna pia, non potendo indurlo a
    convertirsi, lo pregò di fare almeno un atto di omaggio alla
    Madre di Dio: salutarla con un’Ave Maria ogni volta che fosse
    passato davanti a una sua immagine. Il marito cominciò a
    praticare questa devozione. Una notte, mentre andava ad
    abbandonarsi ancora una volta al peccato, vide una luce,
    guardò bene e si accorse che era una lampada che ardeva
    davanti a un’immagine di Maria con Gesù bambino in
    braccio. Disse l’Ave Maria secondo il solito, ma vide il
    bambino tutto coperto di piaghe grondanti sangue fresco.
    Atterrito e commosso a un tempo, pensando che con i suoi
    peccati aveva così ferito il suo Redentore, comincio a
    piangere, ma vide che il bambino gli voltava le spalle. Perciò
    tutto confuso ricorse alla santa Vergine dicendo: « Madre di
    misericordia, tuo Figlio mi scaccia; io non posso trovare altra
    avvocata più pietosa e più potente di te che gli sei Madre. Mia
    regina, aiutami tu, pregalo per me ». La divina Madre gli
    rispose: « Voi peccatori mi chiamate madre di misericordia,
    ma poi non cessate di fare di me una madre di miseria,
    rinnovando al mio Figlio la Passione e a me i dolori ». Tuttavia
    poiché Maria non sa lasciare andar via sconsolato chi si getta
    ai suoi piedi, si voltò a pregare il Figlio perché perdonasse
    quel misero. Gesù seguitava a mostrarsi riluttante a concedere il suo perdono, ma la santa Vergine deponendo il bambino
    nella nicchia, gli si prostrò davanti dicendo: « Figlio, non mi
    alzerò dai tuoi piedi finché non perdonerai questo peccatore ».
    80
    Gesù rispose: « Madre, io non posso rifiutarti niente; vuoi
    che lo per-doni? Per amor tuo lo perdono, fallo venire a
    baciare queste mie piaghe ». Il peccatore andò a baciarle
    piangendo dirottamente e come baciava le piaghe del
    bambino, esse guarivano. Infine Gesù lo abbracciò in segno di
    perdono e da allora in poi il peccatore si diede a una vita
    santa testimoniando tutto il suo amore per la Vergine che gli
    aveva ottenuto una grazia così grande.
    Preghiera
    Adoro, o purissima Vergine Maria, il tuo cuore santo che fu la
    delizia, il riposo di Dio, cuore pieno di umiltà, di purezza e di
    amore divino. Io, infelice peccatore, vengo a te con il cuore
    tutto coperto di fango e di piaghe. Madre di pietà, non mi
    disprezzare per questo, ma muoviti a maggiore compassione e
    aiutami. Non andare cercando in me per aiutarmi né virtù né
    meriti: io sono perduto e non merito che l’inferno. Guarda
    solo, ti prego, la fiducia che ho riposto in te e la volontà che
    ho di correggermi. Guarda quel che Gesù ha fatto e sofferto
    per me e poi abbandonami, se hai il coraggio di
    abbandonarmi. Considera tutte le pene della sua vita, il
    freddo che patì nella stalla, la fuga in Egitto, il sangue che
    sparse, la povertà, i suoi sudori, le sue tristezze, la morte che
    sopportò per amor mio alla tua presenza e per amore di Gesù
    impegnati a salvarmi. Madre mia, non voglio né posso temere
    che tu mi scacci, ora che ricorro a te e ti chiedo aiuto. Se
    temessi questo, recherei offesa alla tua misericordia che va
    cercando gli sventurati per soccorrerli. Signora, non negare la
    tua pietà a chi Gesù non ha negato il suo sangue. Ma i meriti
    di questo sangue non si applicheranno a me se tu non mi
    raccomandi a Dio. Da te spero la mia salvezza. Non ti chiedo
    ricchezze né onori o altri beni sulla terra; ti chiedo la grazia di
    Dio, l’amore verso tuo Figlio, l’adempimento della sua volontà,
    il paradiso per amarlo in eterno. E possibile che tu non mi
    esaudisca? No, tu gia mi esaudisci, come spero; già preghi per
    me, gia mi procuri le grazie richieste, già mi accetti sotto la
    tua protezione. Madre mia, non mi lasciare; continua,
    continua a pregare per me finché non mi vedrai salvo in cielo
    ai tuoi piedi a benedirti e ringraziarti in eterno. Amen.
    81
    CAPITOLO IV.
    AD TE CLAMAMUS, EXSULES
    FILII HEVAE
    A te ricorriamo, esuli figli di
    Eva
  10. Quanto è pronta Maria ad
    aiutare chi la invoca
    Poveri noi, che, essendo figli
    dell’infelice Eva e perciò rei verso
    Dio della sua stessa colpa e
    condannati alla stessa pena,
    andiamo errando in questa valle di lacrime, esuli dalla nostra
    patria, piangendo afflitti da tanti dolori nel corpo e nello
    spirito! Ma beato chi in mezzo a queste miserie si volge spesso
    verso la consolatrice del mondo, rifugio degli infelici, e invoca
    e prega devotamente la celeste Madre di Dio! « Felice l’uomo
    che mi ascolta, vegliando alla mia porta ogni giorno » (Pro
    8,34). Beato, dice Maria, chi ascolta i miei consigli e resta
    accanto alle porte della mia misericordia invocando la mia
    intercessione e il mio soccorso! La santa Chiesa insegna a noi
    suoi figli con quanta attenzione e fiducia dobbiamo fare
    continuo ricorso a questa nostra amorevole protettrice
    ordinando per lei un culto tutto particolare: nel corso
    dell’anno si celebrino molte feste in suo onore; un giorno della
    settimana sia consacrato in special modo a Maria; ogni giorno
    nell’ufficio divino tutti gli ecclesiastici e i religiosi la invochino
    in nome di tutto il popolo cristiano; tre volte al giorno al suono della campana tutti i fedeli la salutino. Per capire il
    pensiero della Chiesa basta vedere come in tutte le pubbliche
    calamità essa vuole sempre che si ricorra alla divina Madre
    con novene, preghiere, processioni e visite ai suoi santuari e
    alle sue immagini. Questo desidera Maria da noi, di essere
    sempre invocata e implorata, non per mendicare da noi
    omaggi e onori, troppo al di sotto dei suoi meriti, ma affinché
    così, crescendo la nostra fiducia e devozione, essa possa
    82
    maggiormente soccorrerci e consolarci: « Ella cerca quei
    devoti, dice san Bonaventura, che ricorrono a lei con fervore e
    revérenza. Questi predilige, nutre, accoglie come figli ». Rut fu
    figura di Maria e il suo nome vuol dire « colei che vede e si
    affretta ». « Tale è Maria, dice san Bonaventura, colei che vede
    la nostra miseria e si affretta a soccorrerci con la sua
    misericordia ». Al che il Novarino aggiunge che Maria, « per
    desiderio di farci del bene, non sa porre indugio e non
    essendo avara custode delle sue grazie, come madre di
    misericordia non può trattenersi dal diffondere appena può
    sui suoi servi i tesori della sua munificenza ». Come è pronta
    questa buona Madre ad aiutare chi la invoca! « I tuoi seni
    sono come due caprioli » (Ct 4,5). Spiegando questo passo
    Riccardo di san Lorenzo dice che, come i capretti sono veloci
    nei loro movimenti, così Maria si affretta a dare il latte della
    sua misericordia a chi la prega e aggiunge che la pietà di
    Maria si effonde su chiunque la domanda, anche con una
    semplice Ave Maria. Perciò il Novarino afferma che la santa
    Vergine non solamente corre, ma vola a soccorrere chi la
    invoca. Nell’usare misericordia ella agisce alla maniera di Dio:
    come « il Signore vola subito in aiuto di quelli che glielo chiedono, mantenendo fedelmente la promessa che ci ha fatto
    “chiedete e otterrete”, così Maria vola in nostro aiuto »,
    quando è invocata. Si capisce da ciò chi sia quella donna di
    cui parla l’Apocalisse: « Furono date alla donna le due ali
    della grande aquila per poter volare nel deserto » (Ap 12,14). Il
    Ribera spiega che queste ali sono l’amore con cui Maria volò
    sempre a Dio. Ma il beato Amedeo dice che queste ali d’aquila
    significano la rapidità con cui Maria, superando la velocità dei
    serafini, soccorre sempre i suoi figli. Si legge nel Vangelo di
    san Luca che quando Maria andò a visitare santa Elisabetta e
    a colmare di grazie tutta quella famiglia, camminò in fretta: «
    Maria si mise in viaggio e andò in fretta in una regione
    montuosa » (Lc 1,39). Il che non si dice poi del ritorno.
    Leggiamo nel Cantico dei cantici che le mani di Maria « sono
    fatte al tornio » (Ct 5,14). Poiché, scrive Riccardo di san
    Lorenzo, « come l’arte di lavorare al tornio è fra tutte le arti la
    più sbrigativa, così Maria è più pronta di tutti gli altri santi ad
    aiutare i suoi devoti » L. Blosio dice che ella ha sommo
    desiderio di consolare tutti e, appena si sente invocare, subito
    83
    accetta le preghiere e soccorre. Con ragione dunque
    san Bonaventura chiamava Maria: « salvezza di chi la invoca »
    volendo dire che per essere salvo basta invocare questa divina
    Madre la quale, afferma Riccardo di san Lorenzo, si fa trovare
    sempre pronta ad aiutare chi la prega. Bernardino da Busto
    aggiunge: « La nostra regina vuole concedere a noi le sue
    grazie più di quanto noi desideriamo riceverle ». La
    moltitudine dei nostri peccati non deve diminuire la nostra
    fiducia di essere esauditi da Maria quando ci gettiamo ai suoi
    piedi. Riccardo di san Lorenzo esprime questo pensiero: «
    Maria non dimentica di essere stata costituita madre di
    misericordia e, senza miseri da sollevare, dove trovar posto
    per la misericordia? Come una buona madre non sa rifiutare
    le cure necessarie a un figlio affetto dalla scabbia », per
    quanto penose e ripugnanti siano, « così la nostra Madre non
    sa respingere alcun peccatore » quando a lei ricorriamo,
    benché sia grande il lezzo dei nostri peccati da cui ella vuole
    guarirci. Questo volle far sapere Maria quando apparve a
    santa Geltrude stendendo il suo manto per accogliere tutti
    coloro che ricorrevano a lei. La santa allora capì che tutti gli
    angeli sono pronti a difendere i devoti di Maria dagli attacchi
    dell’inferno. E tanta la pietà che ha di noi questa buona
    Madre e tanto è l’amore che ci porta, che non aspetta le
    nostre preghiere per soccorrerci: « Previene quelli che la
    desiderano col mostrarsi loro per prima » (Sap 6,14 Volg.).
    Sant’Anselmo applica a Maria queste parole della Sapienza e
    dice che ella corre incontro a quelli che desiderano la sua
    protezione. Dobbiamo quindi capire che la santa Vergine ci
    ottiene molte grazie da Dio prima che noi la preghiamo.
    Maria, dice Riccardo di san Vittore, viene proclamata « bella
    come la luna » (Ct 6,9 Volg.) perché non solo come la luna è
    veloce a correre in aiuto di chi la invoca, ma per di più
    desidera talmente il nostro bene che nei nostri bisogni «
    anticipa le nostre suppliche e la sua misericordia è più pronta
    a soccorrerci che noi ad invocarla ». Questa prontezza deriva
    dal fatto che « il petto di Maria è così traboccante di pietà che,
    appena ella sa le nostre miserie, subito effonde il latte della
    sua misericordia, né può conoscere il bisogno di un anima e
    non soccorrerla ». Questa grande commiserazione delle nostre
    miserie, che la spinge a compatirci e soccorrerci anche
    84
    quando non la preghiamo, Maria la manifestò fin
    dall’episodio delle nozze di Cana, come sta scritto nel Vangelo
    di san Giovanni, al capitolo 2. La nostra Madre si accorse
    dello sgomento degli sposi, tutti confusi nel veder mancare il
    vino alla mensa del banchetto e senza esserne stata richiesta,
    mossa solamente dal suo cuore pietoso, che non sa restare
    indifferente davanti alle afflizioni altrui, si mise a pregare il
    Figlio di consolarli, esponendogli semplicemente il loro bisogno: « Non hanno più vino ». Allora il Figlio, per consolare
    quella povera gente e soprattutto per contentare il cuore
    compassionevole della Madre, fece il famoso miracolo di
    mutare l’acqua in vino. Il Novarino fa questa riflessione: «Se
    Maria anche non richiesta è così pronta a soccorrere nei
    bisogni, che cosa non farà quando la si implora?» Quanto
    sarà più pronta a consolare chi invoca il suo aiuto! Se
    qualcuno dubitasse di non essere soccorso quando ricorre a
    Maria, così lo ammonisce Innocenzo III: « Chi mai l’ha
    invocata e non è stato ascoltato da lei? » E il beato Eutichiano
    esclama: « Chi mai, o santa Vergine, è ricorso al tuo
    onnipotente patrocinio – che può soccorrere ogni miseria e
    salvare i più grandi peccatori e si è visto abbandonato da te?
    Nessuno, nessuno mai ». Ciò non è mai accaduto né mai
    accadrà. Dice san Bernardo: « Non parli più per lodare la tua
    misericordia, o Vergine santa, chi ti avesse invocata nei suoi
    bisogni e si ricordasse di essere stato da te trascurato ». « Il
    cielo e la terra andranno distrutti, scrive il devoto Blosio,
    prima che Maria lasci sénza soccorso chi la prega
    sinceramente e fiduciosamente ». Per accrescere la nostra
    fiducia, sant’Anselmo aggiunge che quando ricorriamo a
    questa divina Madre, non solo dobbiamo essere sicuri della
    sua protezione, ma che « alle volte saremo più presto esauditi
    e salvati invocando il nome di Maria che invocando il nome di
    Gesù nostro Salvatore ». E ne adduce la ragione: « Perché al
    Cristo come giudice appartiene anche il punire; ma alla
    Vergine, come avvocata, compete la sola misericordia ». Egli
    vuol dire che noi troviamo più presto la salvezza ricorrendo
    alla Madre che al Figlio, non perché Maria sia più potente del
    Figlio a salvarci, poiché sappiamo che Gesù è il nostro unico
    Salvatore che unicamente con i suoi meriti ci ha ottenuto e ci
    ottiene la salvezza; ma perché noi, ricorrendo a Gesù e consi-
    85
    derandolo anche come nostro giudice, a cui spetta di castigare i peccatori, manchiamo forse della fiducia necessaria
    per essere esauditi. Invece rivolgendoci a Maria, che come
    madre di misericordia non ha altra funzione che di compatirci
    e come nostra avvocata quella di difenderci, la nostra fiducia
    è più sicura e più grande. Afferma Niceforo: « Molte cose si
    domandano a Dio e non si ottengono; si domandano a Maria e
    si ottengono. Non perché Maria sia più potente di Dio, ma
    perché Dio ha decretato di onorare così sua Madre ». E dolce
    la promessa che il Signore fece udire a questo proposito a
    santa Brigida. Si legge nel libro I delle sue Rivelazioni, al
    capitolo 5°, che un giorno la santa sentì Gesù che diceva alla
    Madre: « Chiedimi quello che vuoi, perché non ti negherò mai
    niente di quanto domanderai. Sappi che tutti coloro che per
    amor tuo mi chiederanno qualche grazia, benché siano
    peccatori, purché abbiano la volontà di emendarsi, prometto
    loro di esaudirli ». La stessa rivelazione fu fatta a santa
    Geltrude, la quale udì il nostro Redentore dire a Maria: « Nella
    mia onnipotenza, o Madre, ti ho concesso di usare
    misericordia a tutti i peccatori che invocano devotamente il
    soccorso della tua pietà, in qualsiasi modo ti piaccia ».
    Ciascuno dica dunque con grande fiducia, invocando questa
    Madre di misericordia, come le diceva invocandola
    sant’Agostino: « Memorare, piissima Maria… Ricòrdati, o
    pietosissima Maria, che non si è inteso mai che alcuno sia
    ricorso al tuo patrocinio e sia stato da te abbandonato ».
    Perciò perdonami se ti dico che non voglio essere quel primo
    infelice che, ricorrendo a te, sia da te abbandonato.
    Esempio
    San Francesco di Sales, come si narra nella sua Vita, sperimentò l’efficacia di questa preghiera. Il santo aveva circa diciassette anni e si trovava allora a Parigi dove si applicava agli
    studi, tutto dedito alla devozione e all’amore di Dio, che gli
    faceva gustare in anticipo le delizie del paradiso. Il Signore,
    per metterlo alla prova e legarlo maggiormente al suo amore,
    permise che il demonio gli facesse pensare che tutto quel che
    faceva era fatica sprecata e che egli era condannato nei
    decreti divini. Nello stesso tempo Dio volle lasciarlo
    86
    nell’oscurità e nell’aridità. In quel periodo il giovinetto era
    insensibile ai più dolci pensieri sulla bontà divina e la
    tentazione accresceva l’afflizione del suo cuore. Per questi
    timori e per queste sofferenze egli perse l’appetito, il sonno, il
    colorito e l’allegria, tanto che ispirava compassione a chi lo
    guardava. Mentre durava questa orribile tempesta, il santo
    non sapeva concepire altri pensieri né proferire altre parole
    che di sfiducia e di dolore. « Dunque, diceva, io sarò privo
    della grazia del mio Dio, che in passato si è mostrato così
    amabile e così dolce verso di me? O amore, o bellezza a cui ho
    consacrato tutti i miei affetti, io non godrò più le tue
    consolazioni? O Vergine Madre di Dio, la più bella di tutte le
    figlie di Gerusalemme, non ti potrò dunque vedere in
    paradiso? Mia regina, se non potrò vedere il tuo bel viso, non
    permettere almeno che io ti debba bestemmiare e maledire
    nell’inferno ». Questi erano allora i teneri sentimenti di quel
    cuore afflitto e amante di Dio e della Vergine. La tentazione
    durò un mese, ma finalmente il Signore si compiacque di
    liberarlo per mezzo della consolatrice del mondo, Maria, a cui
    il santo aveva già consacrato la sua verginità e in cui diceva di
    aver riposto tutte le sue speranze. Una sera, mentre tornava a
    casa, entrò in una chiesa e vide una tavoletta appesa al muro
    su cui lesse la seguente preghiera di sant’Agostino. «
    Ricordati, o pietosissima Maria, che non si è inteso mai che
    alcuno sia ricorso al tuo patrocinio e sia stato da te
    abbandonato ». Prostrato davanti all’altare della divina Madre,
    recitò devotamente questa preghiera, rinnovò il suo voto di
    verginità, promise di recitare ogni giorno il rosario e
    soggiunse: « Mia regina, sii mia avvocata presso tuo Figlio a
    cui non ho l’ardire di ricorrere. Madre mia, se io infelice non
    potrò amare nell’altro mondo il mio Signore, che so così degno
    di essere amato, ottienimi almeno che io lo ami più che posso
    in questo mondo. Questa è la grazia che ti domando e da te
    spero ». Così pregò la Vergine e poi si abbandonò senza
    riserve tra le braccia della divina misericordia, rassegnandosi
    completamente alla volontà di Dio. Ma appena finita la
    preghiera, in un istante la sua dolce Madre lo liberò dalla
    tentazione; subito egli ritrovò la pace interiore e ad un tempo
    la salute del corpo. Da allora in poi continuò a professare una
    grande devozione verso Maria e per tutta la vita non cessò di
    87
    celebrare le sue lodi e la sua misericordia con le prediche e
    con gli scritti.
    Preghiera
    Madre di Dio, regina degli angeli, speranza degli uomini,
    ascolta chi ti invoca e ricorre a te. Prostrato ai tuoi piedi, io
    misero schiavo dell’inferno, mi proclamo tuo servo perpetuo,
    offrendomi per servirti e onorarti quanto più potrò per tutta la
    vita. So bene che non ti onora il servizio di un essere
    meschino e perverso come me, che ho tanto offeso il tuo Figlio
    e mio Redentore Gesù. Ma se accetterai un indegno come tuo
    servo e trasformandolo con la tua intercessione lo renderai
    degno di servirti, questa tua misericordia ti darà quell’onore
    che io non posso procurarti. Accettami dunque, Madre mia,
    non mi respingere. Il Verbo eterno venne dal cielo in terra a
    cercare le pecorelle smarrite e per salvarle si fece tuo figlio.
    Come potrai tu disprezzare una pecorella che ricorre a te per
    ritrovare Gesù? Il prezzo della mia salvezza è già stato pagato:
    il mio Salvatore ha già sparso il suo sangue, che basta a
    salvare infiniti mondi. Resta solo che questo sangue si
    applichi anche a me. E questo dipende da te, Vergine
    benedetta. Da te dipende, dice san Bernardo, il dispensare i
    meriti di questo sangue a chi ti piace. Come ti dice anche san
    Bonaventura: « Sarà salvo chi tu vuoi ». Dunque, regina mia,
    aiutami; regina mia, salvami. A te consegno oggi tutta l’anima
    mia: pensa tu a salvarla. « O salvezza di chi ti invoca », ripeto
    con lo stesso santo, salvami tu.
  11. Quanto è potente Maria nel difendere chi la invoca
    nelle tentazioni del demonio
    Maria non è regina solo del cielo e dei santi, ma anche
    dell’inferno e dei demoni, per averli valorosamente sconfitti
    con le sue virtù. Già fin dal principio del mondo Dio predisse
    al serpente infernale la vittoria e il dominio che la nostra
    regina avrebbe ottenuto su di lui, quando annunziò che
    sarebbe venuta al mondo una donna che lo avrebbe sconfitto:
    « Io porrò inimicizia fra te e la donna… ella ti schiaccerà la
    testa » (Gn 3,15 Volg.). E chi mai fu questa donna nemica di
    Satana, se non Maria, che con la sua mirabile umiltà e la sua
    88
    vita santa lo vinse e abbatté costantemente le sue forze? «
    In quella donna è stata promessa la madre del Signore Gesù
    Cristo », attesta san Cipriano. E osserva che Dio non disse «
    pongo » inimicizia, ma « porrò », « per indicare che questa
    vincitrice non sarebbe stata Eva, allora vivente », ma un’altra
    donna della sua discendenza che, dice san Vincenzo Ferreri,
    doveva procurare ai nostri progenitori un bene maggiore di
    quello che essi avevano perduto con il loro peccato. Maria
    dunque è stata questa incomparabile donna forte che ha vinto
    il demonio e gli ha schiacciato il capo abbattendo la sua
    superbia, come il Signore aveva detto: « ella ti schiaccerà la
    testa ». Alcuni si domandano se queste parole si riferiscano a
    Maria oppure a Gesù Cristo, poiché nella versione dei
    Settanta è scritto: « egli ti schiaccerà la testa ». Ma nella
    nostra Volgata – la sola approvata e imposta alla nostra fede
    dal Concilio di Trento – leggiamo « ella » e non « egli », e così
    hanno interpretato sant’Ambrogio, san Girolamo,
    sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo e moltissimi altri. In
    ogni caso, però, è certo che o il Figlio per mezzo della Madre, o
    la Madre per virtù del Figlio ha sconfitto Lucifero; sicché il
    superbo, come dice san Bernardo, « è stato schiacciato e
    calpestato sotto i piedi di Maria » e come un prigioniero di
    guerra « subisce un’avvilente schiavitù », costretto sempre ad
    ubbidire ai comandi di questa regina. Dice san Bruno che Eva
    facendosi vincere dal serpente ci apportò la morte e le
    tenebre, ma la beata Vergine vincendo il demonio ci apportò
    la vita e la luce e lo legò in modo tale che esso non può fare
    alcun male ai suoi devoti. E bella la spiegazione che Riccardo
    di san Lorenzo dà di queste parole dei Proverbi: « Il cuore di
    suo marito confida in lei e non mancherà di spoglie » (Pro
    31,11 Volg.) Scrive Riccardo: « Confida in lei il cuore del
    marito, cioè di Cristo. E non gli mancheranno spoglie; infatti
    ella arricchisce il suo sposo di quelle anime di cui spoglia il
    demonio ». Dio ha affidato nelle mani di Maria il cuore di
    Gesù, affinché sia sua cura farlo amare dagli uomini, come
    dice Cornelio a Lapide. E in tal modo non gli mancheranno
    spoglie, cioè acquisti di anime; poiché ella lo arricchisce di
    anime, di cui spoglia l’inferno, salvandole dai demoni con il
    suo potente aiuto. Si sa che la palma è il segno della vittoria;
    perciò la nostra regina è stata collocata su un alto trono alla
    89
    vista di tutti i potentati, come palma in segno della vittoria
    sicura su cui possono contare tutti quelli che si mettono sotto
    il suo patrocinio: « Quasi palma in Cades m’innalzai » (Eccli [–
    Sir] 24,18 Volg.). « Ossia come una difesa », aggiunge il beato
    Alberto Magno. « Figli, sembra dirci Maria con queste parole,
    quando il nemico vi assale, ricorrete a me, guardate me e
    fatevi coraggio perché in me, che vi difendo, vedrete nello
    stesso tempo la vostra vittoria ». Ricorrere a Maria è dunque
    un mezzo assolutamente sicuro per vincere tutti gli attacchi
    dell’inferno. « La beata Vergine, dice san Bernardino da Siena,
    è regina anche dell’inferno e signora dei demoni, poiché li
    doma e li abbatte ». Perciò di Maria è scritto che è terribile
    contro le potestà dell’inferno, come un esercito ben ‘ordinato:
    « terribile come esercito schierato » (Ct 6,3 Volg.), poiché, con
    un ordine mirabile, sa far servire la sua potenza, la sua
    misericordia e le sue preghiere a confusione dei nemici e a
    beneficio dei suoi servi che nelle tentazioni invocano il suo
    potentissimo soccorso. « Io come vite, le fa dire lo Spirito
    Santo, ho dato frutti di soave odore » (Eccli [= Sir] 24,23
    Volg.). « Dicono che quando la vite è in fiore, commenta san
    Bernardo, tutti i serpenti velenosi si allontanano ». Come dalle
    viti fuggono tutti i serpenti velenosi, così fuggono i demoni da
    quelle anime fortunate in cui sentono il profumo della devozione a Maria. Per la stessa ragione la santa Vergine viene
    anche paragonata al cedro: « Qual cedro del Libano m’innalzai
    » (Eccli [= Sir] 24,17 Volg.). Non solo perché, come il cedro è
    esente dalla corruzione, così Maria fu immune da peccato, ma
    anche perché, dice il cardinale Ugo di san Caro a questo
    proposito, « come il cedro con il suo odore mette in fuga i
    serpenti, così Maria con la sua santità mette in fuga i demoni
    » Per mezzo dell’arca gli Israeliti ottenevano le vittorie. Così
    Mosè vinceva i nemici: « Quando l’arca veniva alzata, Mosè
    diceva: “Sorgi, Signore, siano dispersi i tuoi nemici” » (Nm
    10,35). Così fu vinta Gerico, così furono vinti i Filistei: «
    poiché l’arca di Dio era coi figli d’Israele » (1Re [= 1Sm] 14,18
    Volg.) « L’arca che custodisce la manna, cioè Cristo, è la beata
    Vergine, che assicura la vittoria contro i malvagi e contro i
    demoni ». Come nell’arca si tro vava la manna, così in Maria
    si trova Gesù, di cui fu figura la manna e per mezzo di
    quest’arca si ottiene la vittoria contro i nemici della terra e
    90
    dell’inferno. « Quando Maria », arca del Nuovo Testamento,
    dice san Bernardino da Siena, « fu innalzata ad essere regina
    del cielo, venne indebolita e abbattuta la potenza dell’inferno »
    sopra gli uomini. « Quanto i demoni temono Maria » e il suo
    nome potente! esclama san Bonaventura. Il santo paragona
    questi nemici a quei ladri di cui parla Giobbe: « nelle tenebre
    irrompono nelle case… se ad un tratto appare l’aurora la
    credono un’ombra di morte » (Gb 24,16-17 Volg.). « Così i
    demoni entrano nell’anima quando è nelle tenebre dell’ignoranza. Ma appena viene nell’anima la grazia e la misericordia di Maria, questa bella aurora scaccia le tenebre e i
    nemici infernali si danno alla fuga come si fugge davanti alla
    morte ». Beato chi nelle battaglie con l’inferno invoca sempre
    il bel nome di Maria! Fu rivelato a santa Brigida che Dio ha
    fatto Maria così potente sopra tutti i demoni, che, ogni volta
    che essi assaltano un devoto della Vergine il quale chiede il
    suo aiuto, a un suo cenno subito atterriti fuggono lontano,
    preferendo veder raddoppiate le loro pene piuttosto che essere
    dominati da Maria con la sua potenza. « Come un giglio tra gli
    spini, così l’amica mia tra le fanciulle » (Ct 2,2). Con queste
    parole lo Sposo divino lodò la sua amata Sposa, quando la
    chiamò giglio. Cornelio a Lapide riflette su questo passo: «
    Come il giglio è rimedio contro i serpenti e i veleni, così
    l’invocazione della beata Vergine è rimedio singolare per
    vincere tutte le tentazioni, specialmente quelle di impurità,
    come sperimentano quelli che lo praticano ». Diceva san
    Giovanni Damasceno e lo stesso può dire chiunque ha la
    fortuna di essere servo di questa grande regina: « O Madre di
    Dio, se spero in te, certamente sarò salvo. Difeso da te
    inseguirò i miei nemici e opponendo loro come scudo la tua
    protezione e il tuo aiuto onnipotente, sicuramente li vincerò ».
    Il monaco Giacomo, citato tra i padri greci, così parlava al
    Signore: « Tu ci hai dato in questa Madre la più potente di
    tutte le armi per vincere tutti i nostri nemici ». Si narra
    nell’Antico Testamento che il Signore guidava il suo popolo
    dall’Egitto alla terra promessa « di giorno con una colonna di
    nube e di notte con una colonna di fuoco » (Es 13,21). Questa
    colonna, ora di nube ora di fuoco, dice Riccardo di san
    Lorenzo, è figura di Maria e dei due offici che ella esercita
    continuamente a nostro favore: « come nube ci protegge
    91
    dall’ardore della giustizia di- vina e come fuoco ci protegge
    dai demoni ». Colonna di fuoco, aggiunge san Bonaventura,
    perché « come la cera si liquefa davanti al fuoco, così i demoni
    perdono le forze davanti a quelle anime che si ricordano
    spesso del nome di Maria, devotamente la invocano e cercano
    diligentemente di imitarla ». Come tremano i demoni al sentir
    proferire il nome di Maria! « Al nome di Maria ogni ginocchio
    si piega e i demoni non solo sono spaventati ma, all’udire tale
    nome, sono terrorizzati », afferma san Bernardo. Tommaso da
    Kempis aggiunge: « Al nome di Maria i demoni fuggono come
    inseguiti dal fuoco. Come gli uomini cadono a terra per
    timore, quando un tuono dal cielo cade vicino a loro, così
    cadono abbattuti i demoni al sentir nominare Maria ». Quante
    belle vittorie su questi nemici hanno riportato i devoti di
    Maria in virtù del suo santo nome! Così li vinse sant’Antonio
    da Padova, così il beato Enrico Suso, così tanti altri servi
    fedeli di Maria. Leggiamo nelle relazioni dei missionari in
    Giappone che in quel paese apparvero a un cristiano molti
    demoni in forma di animali feroci per spaventarlo e
    minacciarlo, ma egli disse loro: « Io non ho armi che voi
    possiate temere; se l’Altissimo ve lo permette, fate di me quel
    che volete. In mia difesa ho soltanto i dolcissimi nomi di Gesù
    e di Maria ». Aveva appena detto ciò, che al suono dei temibili
    nomi la terra si aprì inghiottendo quegli spiriti superbi
    Sant’Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto e
    udito molti che pronunciando il nome di Maria sono stati
    subito liberati da ogni pericolo. « O Maria, esclama san
    Bonaventura, glorioso e ammirabile è il tuo nome; quelli che
    lo pronunciano in punto di morte non temono l’inferno,
    poiché i demoni al sentir nominare Maria subito
    abbandonano l’anima». Il santo aggiunge che « i nemici visibili
    non temono un grande esercito di armati quanto le potestà
    dell’inferno temono il nome di Maria e la sua protezione ». « Tu
    Signora, dice san Germano, con la sola invocazione del tuo
    nome onnipotente rendi sicuri i tuoi servi da tutti gli assalti
    del nemico ». Se i cristiani avessero cura nelle tentazioni
    d’invocare con fiducia il nome di Maria, è certo che non
    cadrebbero in peccato. Dice il beato Alano: « Fugge il demonio
    e trema l’inferno quando dico: Ave Maria ». La nostra regina
    rivelò a santa Brigida che anche dai peccatori più induriti, più
    92
    lontani da Dio e più posseduti dal demonio, il nemico fugge
    atterrito appena li sente invocare in loro aiuto, con sincera
    volontà di emendarsi, il nome di Maria. Ma la Vergine
    aggiunse che, se l’anima non si emenda e con il pentimento
    non allontana da sé il peccato, subito i demoni ritornano e
    continuano a possederla.
    Esempio
    Nella città di Reichersperg, in Baviera, viveva il canonico regolare Arnoldo, molto devoto alla santa Vergine. In punto di
    morte, ricevette i sacramenti e, dopo aver chiamato i suoi
    confratelli, li pregò di non abbandonarlo in quel momento
    supremo. Ed ecco che alla loro presenza cominciò a tremare,
    a stravolgere gli occhi e, tutto coperto di sudore freddo, disse
    con voce agitata: « Non vedete quei demoni che mi vogliono
    trascinare all’inferno? ». Poi gridò: « Fratelli miei, invocate per
    me l’aiuto di Maria; confido in lei che mi darà la vittoria ». I
    religiosi si misero a recitare le litanie della Madonna e mentre
    dicevano: « Sancta Maria, ora pro eo », il moribondo riprese: «
    Ripetete, ripetete il nome di Maria, perché sono già al
    tribunale di Dio ». Dopo un momento di silenzio soggiunse: «
    E’ vero che l’ho commesso, ma ne ho fatto penitenza ». E
    rivolgendosi alla Vergine, disse: « Maria, se tu mi aiuti, io sarò
    liberato ». I demoni tornarono all’assalto, ma egli si difendeva
    facendosi il segno della croce e invocando Maria. Così passò
    tutta quella notte. Giunto il mattino, Arnoldo, tutto
    rasserenato, esclamò con gioia: « Maria, mia regina e mio
    rifugio, mi ha ottenuto il perdono e la salvezza ». Poi,
    guardando la Vergine che lo invitava a seguirla, disse: «
    Vengo, Signora, vengo ». Fece uno sforzo per alzarsi, ma, non
    potendo seguirla col corpo, spirò dolcemente e, come
    speriamo, la seguì con l’anima nel regno della gloria beata.
    Preghiera
    Maria, speranza mia, ecco ai tuoi piedi un povero peccatore,
    che tante volte per colpa sua è stato schiavo dell’inferno.
    Riconosco che mi sono fatto vincere dai demoni per non
    essere ricorso a te, mio rifugio. Se a te fossi sempre ricorso, se
    ti avessi invocato, non sarei mai caduto. Io spero, mia
    93
    amabile regina, di essere già stato liberato per mezzo tuo
    dalle mani dei demoni e che Dio mi abbia già perdonato. Ma
    temo che in avvenire io cada di nuovo nelle loro catene. So
    che i miei nemici non hanno perduto la speranza di tornare a
    vincermi e che già preparano contro di me nuovi assalti e
    tentazioni. Mia regina e mio rifugio, aiutami tu. Mettimi sotto
    il tuo manto; non permettere che io ridivenga loro schiavo. So
    che mi aiuterai e mi darai la vittoria, purché io ti invochi. Ma
    questo io temo, temo che nelle tentazioni io non pensi a te e
    non ti invochi. Questa è dunque la grazia che ti chiedo e
    bramo da te. Vergine santa, che io mi ricordi sempre di te,
    specialmente nei combattimenti che devo sostenere;
    concedimi che io non cessi d’invocarti spesso dicendo: « Maria
    aiutami, aiutami Maria ». E quando finalmente sarà giunto il
    giorno della mia ultima battaglia contro l’inferno al momento
    della mia morte, regina mia, assistimi allora più che mai e tu
    stessa ricordami d’invocarti allora più spesso, con le labbra o
    con il cuore, affinché, spirando con il dolce nome tuo e del tuo
    Figlio Gesù sulle labbra, io possa venire a benedirti e lodarti
    in paradiso e non allontanarmi più dai tuoi piedi per tutta
    l’eternità. Amen.
    CAPITOLO V
    AD TE SUSPIRAMUS, GEMENTES ET FLENTES IN HAC
    LACRIMARUM VALLE
    A te sospiriamo, gementi e piangenti in
    questa valle di lacrime
  12. Della necessità che abbiamo
    dell’intercessione di Maria per salvarci
    Che invocare e pregare i santi e
    particolarmente la loro regina Maria
    santissima, affinché ci impetrino la grazia
    divina, sia cosa non solamente lecita, ma
    utile e santa, è verità di fede già enunciata
    dai Concili contro gli eretici, i quali la
    condannano come ingiuria a Gesù Cristo,
    94
    che è il nostro unico mediatore. Ma se Geremia
    dopo la sua morte prega per Gerusalemme (2Mac 15,14); se i
    vegliardi dell’Apocalisse presentano a Dio le preghiere dei
    santi (Ap 5,8; cfr. 8,3-4); se san Pietro promette ai suoi discepoli di ricordarsi di loro dopo la sua morte (2Pt 1,15); se santo
    Stefano prega per i suoi persecutori (At 7,59); se san Paolo
    prega per i suoi compagni (At 27,24; Ef 1,16; Fil 1,4); se
    insomma i santi possono pregare per noi, perché non
    possiamo noi implorare i santi affinché intercedano in nostro
    favore? San Paolo si raccomanda alle preghiere dei suoi
    discepoli: « Pregate per noi » (1Ts 5,25); san Giacomo esorta: «
    Pregate gli uni per gli altri » (Gc 5,16). Dunque lo possiamo
    fare anche noi. Nessuno nega che Gesù Cristo sia l’unico
    mediatore di giustizia che con i suoi meriti ci ha ottenuto la
    riconciliazione con Dio. Ma al contrario è cosa empia il negare
    che Dio si compiaccia di fare le grazie per intercessione dei
    santi e specialmente di Maria sua Madre, che Gesù tanto
    desidera di vedere da noi amata e onorata. Chi non sa che
    l’onore tributato alle madri si riflette sui figli? « Gloria dei figli,
    i loro padri» (Pro 17,6). Perciò san Bernardo dice che non deve
    pensare di oscurare la gloria del figlio chi loda molto la
    madre, perché « quanto più si onora la madre, tanto più si
    loda il figlio ». Sant’Ildefonso dice: « Tutto l’onore che si rende
    alla madre si riflette su suo figlio e fino al re s’innalzano gli
    omaggi rivolti alla regina del cielo ». Si sa che per i meriti di
    Gesù è stata concessa a Maria l’autorità di essere la
    mediatrice della nostra salvezza: mediatrice non di giustizia,
    ma di grazia e d’intercessione, come appunto è chiamata da
    san Bonaventura: « Maria la fedelissima mediatrice della
    nostra salvezza ». E san Lorenzo Giustiniani dice: « Come non
    è piena di grazia colei che è stata scelta scala del paradiso,
    porta del cielo e la più autentica mediatrice tra Dio e gli uomini? ». Perciò con ragione sant’Anselmo scrive che quando
    noi preghiamo la santa Vergine di ottenerci le grazie, non è
    che diffidiamo della divina misericordia, ma piuttosto che
    diffidiamo della nostra indegnità e ci raccomandiamo a Maria
    affinché la sua dignità supplisca alla nostra miseria. Dunque
    soltanto quelli che mancano di fede possono dubitare che il
    ricorrere all intercessione di Maria sia cosa molto utile e
    santa. Ma il punto che qui intendiamo provare è che
    95
    l’intercessione di Maria è necessaria anche per la
    nostra salvezza: necessaria diciamo, non di una necessità
    assoluta, ma, propriamente parlando, di una necessità
    morale. Diciamo che questa necessità nasce dalla stessa
    volontà di Dio, il quale vuole che tutte le grazie che egli ci
    dispensa passino attraverso le mani di Maria, secondo il
    pensiero espresso da san Bernardo. E si può dire con l’autore
    del Regno di Maria che questa sentenza è oggi comune tra i
    teologi e i dottori. La seguono Vega, Mendoza, Paciuchelli,
    Segneri, Poiré, Crasset e molti altri dotti autori. Persino il
    padre Natale di Alessandro, autore peraltro così riservato
    nelle sue proposizioni, dice anch’egli essere volontà di Dio che
    noi aspettiamo tutte le grazie per l’intercessione di Maria. «
    Dio vuole – sono le sue parole – che ogni bene che speriamo
    da lui ci sia concesso per l’intercessione della Vergine Madre,
    quando la invochiamo come si conviene ». E a conferma della
    sua asserzione, cita il celebre passo di san Bernardo: « E
    volontà di Dio che tutto ci sia concesso per mezzo di Mana ».
    Vincenzo Contenson esprime lo stesso pensiero. Spiegando le
    parole dette da Gesù Cristo in croce a san Giovanni: « Ecco
    tua madre », egli scrive: « Come se dicesse: Nessuno sarà
    partecipe del mio sangue, se non per intercessione della
    Madre mia. Le mie ferite sono sorgenti di grazie; ma a
    nessuno perverranno questi torrenti, se non per mezzo di
    Maria. Giovanni, mio discepolo, tanto da me sarai amato,
    quanto tu l’amerai ». Questa proposizione, cioè che tutto il
    bene che riceviamo dal Signore ci viene per mezzo di Maria,
    non piace molto a un certo autore moderno, il quale peraltro,
    sebbene tratti con molta pietà e sapienza della vera e della
    falsa devozione, tuttavia parlando della devozione verso la
    divina Madre, si è dimostrato molto avaro nell’accordarle questa gloria, che non hanno avuto scrupolo a riconoscerle
    diversi santi come Germano, Anselmo, Giovanni Damasceno,
    Bonaventura, Antonino, Bernardino da Siena, il venerabile
    abate di Selles e tanti altri dottori, i quali non hanno avuto
    difficoltà a dire che per la suddetta ragione l’intercessione di
    Maria non solo è utile, ma necessaria. Quest’autore dice che
    una tale proposizione, cioè che Dio non faccia alcuna grazia
    se non per mezzo di Maria, e un iperbole e un’esagerazione
    sfuggita al fervore di alcuni santi ma che, propriamente
    96
    parlando, significa semplicemente che da Maria
    abbiamo ricevuto Gesù Cristo, per i cui meriti riceviamo poi
    tutte le grazie. Altrimenti, conclude, sarebbe errore il credere
    che Dio non ci potesse concedere le grazie senza
    l’intercessione di Maria, poiché san Paolo dice che noi
    riconosciamo un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli
    uomini: Gesù Cristo (1Tm 2,5). Tali sono le idee di
    quest’autore. Ma come egli stesso ci insegna nel suo libro,
    altro è la mediazione di giustizia per via di merito, altro la
    mediazione di grazia per via di preghiere. Altro è il dire che
    Dio non possa, altro che Dio non voglia concedere le grazie
    senza l’intercessione di Maria. Noi confessiamo che Dio è la
    fonte di ogni bene e il Signore assoluto di tutte le grazie e che
    Maria non è che una pura creatura la quale riceve da Dio
    gratuitamente tutto quello che ottiene. Ma chi mai può negare
    quanto sia ragionevole e conveniente affermare che Dio voglia
    che tutte le grazie concesse alle anime redente passino e si
    dispensino attraverso le mani di lei, per esaltare questa
    incomparabile creatura, che più di tutte le altre creature lo ha
    onorato e amato durante la sua vita e che egli ha eletto come
    Madre del Figlio suo, nostro comun Redentore? Noi
    confessiamo, conformemente alla distinzione fatta sopra, che
    Gesù Cristo è l’unico mediatore di giustizia, che con i suoi
    meriti ci ottiene le grazie e la salvezza, ma diciamo che Maria
    è mediatrice di grazia e che, se tutto ciò che ottiene l’ottiene
    per i meriti di Gesù Cristo e perché prega e lo domanda in
    nome di Gesù Cristo, nondimeno tutte le grazie che noi chiediamo, le riceviamo per mezzo della sua intercessione. In ciò
    non vi è certamente nulla di contrario ai sacri dogmi, anzi
    tutto è conforme ai sentimenti della Chiesa, che nelle
    pubbliche preghiere da lei approvate ci insegna a ricorrere
    continuamente a questa divina Madre e ad invocarla: « Salute
    degli infermi, rifugio dei peccatori, aiuto dei cristiani, vita,
    speranza nostra ». La stessa santa Chiesa nell’officio che fa
    recitare nelle festività della Vergine, applicando a lei le parole
    della Sapienza, ci fa capire che in Maria troveremo ogni
    speranza: « In me ogni speranza di vita e di virtù »; in Maria
    ogni grazia: « In me ogni grazia di via e di verità » (Eccli [= Sir]
    24,25 Volg.). In Maria insomma troveremo la vita e la salvezza
    eterna: « Chi mi avrà trovato, avrà trovato la vita e riceverà la
    97
    salute dal Signore » (Pro 8,35). E altrove: « Quelli che operano
    per me, non peccheranno; quelli che mi mettono in luce,
    avranno la vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,30-31 Volg.). Tutte
    queste parole ci dicono la necessità che abbiamo dell’intercessione di Maria. In questo sentimento ci confermano
    molti teologi e santi padri che lo hanno espresso. Infatti non è
    giusto dire, come fa l’autore suddetto, che per esaltare Maria
    essi si siano lasciati sfuggire iperboli ed esagerazioni.
    L’esagerare e il proferire iperboli è oltrepassare i limiti del
    vero, il che non si può dire dei santi, che hanno parlato con lo
    spirito di Dio, il quale è spirito di verità. Mi si permetta qui
    una breve digressione per esprimere un mio sentimento.
    Quando un’opinione onora in qualche modo la santa Vergine,
    ha un certo fondamento e non ha nulla di contrario né alla
    fede né ai decreti della Chiesa, né alla verità, il non accettarla
    e il contraddirla perché anche l’opinione opposta potrebbe
    essere vera, denota poca devozione verso la Madre di Dio. Io
    non voglio essere annoverato fra questi spiriti poco devoti, né
    vorrei che lo fosse il mio lettore, ma piuttosto vorrei essere
    annoverato fra coloro che credono pienamente e fermamente
    tutto ciò che senza errore si può credere delle grandezze di
    Maria. Secondo l’abate Ruperto, « credere fermamente alle sue
    grandezze » è uno degli omaggi più graditi alla nostra Madre
    51 Del resto, per toglierci il timore di eccedere nelle nostre
    lodi basti l’opinione di sant’Agostino, il quale afferma che
    tutto ciò che diciamo in lode di Maria època cosa rispetto a
    quel che ella merita per la sua dignità di Madre di Dio. E la
    santa Chiesa fa leggere nella messa della beata Vergine: « Sei
    infatti beata e degnissima di ogni lode, o santa Vergine Maria
    » Ma torniamo al punto e vediamo quello che i santi dicono a
    questo proposito. San Bernardo afferma che Dio ha riempito
    Maria di tutte le grazie affinché gli uomini, per mezzo di lei,
    come da un canale, ricevessero quanto viene loro di bene: «
    Un acquedotto sempre pieno, affinché tutti ricevano dalla sua
    pienezza ». Inoltre il santo fa un’importante riflessione al
    riguardo e dice che, se prima della nascita della santa Vergine
    non vi fu per tutti questa corrente di grazia, è perché non vi
    era ancora questo acquedotto. « Ma, aggiunge, Maria è stata
    data al mondo affinché per mezzo di lei, come da un canale,
    arrivassero continuamente da Dio agli uomini i doni celesti »
    98
    Come Oloferne per conquistare la città di Betulia
    ordinò che si rompessero gli acquedotti (Gdt 7,6-13), così il
    demonio cerca con ogni mezzo di far perdere alle anime la
    devozione verso Maria perché, chiuso questo canale di grazie,
    gli riesce poi facilmente d’impadronirsi di esse. San Bernardo
    riprende: « Guardate, o anime, con quale affetto e devozione il
    Signore vuole che noi onoriamo la nostra regina ricorrendo
    sempre con fiducia alla sua protezione, poiché ha posto in lei
    la pienezza di ogni bene affinché ormai tutto quanto abbiamo
    di speranza, di grazia e di salvezza, riconosciamo che tutto ci
    viene dalle mani di Maria ». Ugualmente dice sant’Antonino: «
    Per mezzo di lei è sceso dal cielo tutto ciò che la terra ha
    ricevuto di grazia». Perciò Maria è paragonata alla luna. Dice
    san Bonaventura che, come la luna sta tra il sole e la terra e
    quel che dal sole riceve lo rifonde alla terra, così la Vergine
    regina, posta tra Dio e gli uomini, riceve le celesti influenze
    della grazia per trasfonderle a noi su questa terra. Perciò la
    Chiesa la chiama « Porta felice del cielo ». San Bernardo
    spiega che, come ogni rescritto di grazia che viene mandato
    dal re passa per la porta della sua reggia, così « nessuna
    grazia discende dal cielo sulla terra se non passa per le mani
    di Maria ». San Bonaventura aggiunge che Maria viene
    chiamata porta del cielo perché nessuno può entrare in cielo
    se non passa per Maria che ne è la porta. Nello stesso
    sentimento ci conferma san Girolamo -o secondo altri un
    antico autore del sermone dell’Assunzione inserito tra le sue
    opere – il quale dice che in Gesù Cristo fu la pienezza della
    grazia come nel capo, da cui poi si diffondono alle sue
    membra, che siamo noi, tutti gli spiriti vitali, cioè gli aiuti
    divini necessari per conseguire la salvezza eterna. In Maria
    poi fu anche la stessa pienezza come nel collo che la
    distribuisce alle membra. Lo stesso pensiero è espresso da
    san Bernardino da Siena, il quale dice che per mezzo di Maria
    si trasmettono ai fedeli, che sono il corpo mistico di Gesù
    Cristo, tutte le grazie della vita spirituale che discendono da
    Gesù loro capo. San Bonaventura ce ne dice la ragione: «
    Essendosi Dio compiaciuto di abitare nel seno di questa santa
    Vergine, non temo di affermare che ella ha acquisito una
    certa giurisdizione sopra tutte le grazie, poiché da questo
    seno purissimo, come da un oceano celeste, sono usciti con
    99
    Gesù tutti i fiumi dei doni divini ». Lo stesso pensiero
    esprime con termini più chiari san Bernardino da Siena: « Dal
    tempo in cui la Vergine Madre concepi nel suo seno il Verbo
    divino, ha acquisito per così dire un diritto speciale sui doni
    che a noi procedono dallo Spirito Santo, in modo che nessuna
    creatura ha poi ricevuto da Dio alcuna grazia se non per
    mezzo di Maria e dalle sue mani ». Così appunto viene
    interpretato da un autore quel passo di Geremia in cui
    parlando dell’Incarnazione del Verbo e di Maria sua madre, il
    profeta dice che una donna doveva circondare quest’UomoDio (Ger 31,22 Volg.). Quest’autore spiega: « Come dal centro
    di un circolo non esce nessuna linea che non passi per la
    circonferenza che lo circonda, così da Gesù, che è il centro di
    ogni bene, nessuna grazia può venirci se non per mezzo di
    Maria, che lo ha circondato dopo averlo ricevuto nel suo seno
    ». San Bernardino da Siena dice che « perciò tutti i doni, tutte
    le virtù e tutte le grazie sono dispensate per mano di Maria a
    quelli che ella vuole, quando vuole e come vuole ». Allo stesso
    modo Riccardo di san Lorenzo dice che « Dio vuole che quanto
    di bene fa alle sue creature, tutto passi per le mani di Maria ».
    Il venerabile abate di Selles esorta dunque a ricorrere a colei
    che egli chiama « Tesoriera delle grazie », poiché solo per suo
    mezzo il mondo e tutti gli uomini possono ricevere tutto il
    bene che possono sperare. Dal che si vede chiaramente che i
    santi e gli autori citati, affermando che tutte le grazie ci
    vengono per mezzo di Maria, non hanno inteso dire ciò
    solamente perché da ‘Maria abbiamo ricevuto Gesù Cristo,
    che è la fonte di ogni bene, come pretende l’autore suddetto,
    ma ci assicurano che Dio, dopo averci donato Gesù Cristo,
    vuole che tutte le grazie che da allora sono state dispensate,
    che lo sono ancora adesso e lo saranno sino alla fine del
    mondo, siano tutte dispensate attraverso le mani e per
    l’intercessione di Maria. Il padre Suarez conclude dunque: « È
    oggi sentimento universale della Chiesa che l’intercessione
    della santa Vergine ci è non soltanto utile, ma necessaria ».
    Necessaria, come abbiamo detto, non di necessità assoluta,
    perché solamente la mediazione di Gesù Cristo ci è assolutamente necessaria; ma di necessità morale, poiché, secondo il
    pensiero della Chiesa espresso da san Bernardo, Dio ha
    determinato che nessuna grazia sia dispensata a noi se non
    100
    per mano di Maria. E prima di san Bernardo, sant’Ildefonso si era rivolto alla Vergine dicendo: « O Maria, il
    Signore ha decretato di raccomandare alle tue mani tutti i
    beni che egli ha disposto di dare agli uomini e perciò a te ha
    affidato tutti i tesori e le ricchezze delle grazie ». Per questo
    san Pier Damiani dice che Dio non volle farsi uomo se non col
    consenso di Maria; anzitutto affinché noi tutti le fossimo
    sommamente obbligati, poi affinché comprendessimo che da
    lei dipende la salvezza di tutti. Isaia (11,1-3) aveva
    profetizzato la nascita di Maria e quella del Verbo incarnato
    che doveva nascere da lei come un fiore: « Una verga spunterà
    dal tronco di lesse, un fiore dalle sue radici, su di lui si poserà
    lo Spirito del Signore ». Meditando su queste parole san
    Bonaventura esclama: « Chiunque desidera ottenere la grazia
    dello Spirito Santo, cerchi il fiore nella verga, cioè Gesù in
    Maria, poiché attraverso la verga si arriva al fiore e attraverso
    il fiore si arriva a Dio ». E aggiunge: « Se vuoi avere questo
    fiore, cerca con le preghiere d’inclinare a tuo favore la verga
    del fiore e l’otterrai ». D’altra parte a proposito delle parole: «
    Trovarono il bambino con Maria sua madre » (Mt 2,11), il
    santo dice: « Non si troverà mai Gesù se non con Maria e per
    mezzo di Maria ». E conclude: « Invano cerca Gesù chi non
    cerca di trovarlo insieme con Maria ». Così sant’Ildefonso
    diceva: « Io voglio essere servo del Figlio e poiché non lo sarà
    mai chi non è servo della Madre, ambisco al servizio di
    Maria».
    Esempio
    Il Belluacense (Vincenzo di Beauvais) e il Cesario narrano che
    un giovane nobile che il padre aveva lasciato ricco, essendosi
    ridotto per i suoi vizi così povero che doveva mendicare, si
    allontanò dalla patria per andare a vivere con minor vergogna
    in un paese lontano dove non fosse conosciuto. Durante il
    viaggio incontrò un vecchio servo di suo padre il quale, vedendolo così afflitto per la povertà in cui era caduto, gli disse
    di farsi coraggio perché voleva presentarlo a un principe molto
    generoso che lo avrebbe provveduto di tutto. Ma il vecchio
    servo era un empio stregone. Un giorno, prese con sé il povero
    giovane e lo portò attraverso un bosco fino a uno stagno dove
    101
    cominciò a parlare con una persona che non si vedeva;
    sicché il giovane gli domandò con chi parlasse. Rispose: « Con
    il demonio ». Vedendo il giovane spaventato, gli disse di non
    temere e seguitò a parlare con il demonio: « Signore, questo
    giovane è ridotto in miseria estrema e vorrebbe ritornare nella
    sua condizione originaria ». « Se vorrà ubbidirmi, rispose lo
    spirito del male, lo renderò più ricco di prima; ma anzitutto
    deve rinnegare Dio ». A queste parole il giovane inorridì, ma
    poi, istigato da quel maledetto mago, rinnegò Dio. « Non
    basta, riprese il demonio; bisogna che rinneghi anche Maria.
    Da lei infatti derivano le nostre maggiori perdite. Quante
    anime toglie dalle nostre mani, le riconduce a Dio e le salva! ».
    « Questo no! rispose il giovane. Non rinnegherò la Madre mia
    che è tutta la mia speranza. Preferisco piuttosto andar mendicando per tutta la vita ». E si allontanò da quel luogo. Mentre
    se ne ritornava, si trovò a passare davanti a una chiesa « Ma
    quest’ingrato, Madre mia, mi ha rinnegato ». Vedendo però
    che la Madre non cessava di pregarlo, rispose infine: « Madre,
    io non ti ho negato mai niente; sia perdonato, poiché tu me lo
    chiedi ». Un uomo, che aveva comperato i beni di quel
    dissipatore, assisteva segretamente a questa scena. Avendo
    visto la misericordia di Maria verso quel peccatore, gli diede
    per moglie la sua unica figlia e lo nominò erede di tutti i suoi
    averi. Così il giovane per mezzo di Maria ricuperò la grazia di
    Dio e anche i beni temporali.
    Preghiera
    Anima mia, vedi che bella speranza di salvezza e di vita eterna
    ti dona il Signore nell’averti dato, per sua misericordia, fiducia nella protezione di sua Madre, dopo che tu per i tuoi
    peccati hai meritato tante volte la sua disgrazia e l’inferno.
    Ringrazia dunque il tuo Dio e ringrazia la tua protettrice
    Maria, che si è degnata di prenderti sotto il suo manto, come
    ti dimostrano le tante grazie che per suo mezzo hai ricevuto.
    Sì, ti ringrazio, amorevole Madre mia, di tutto il bene che hai
    fatto a me sciagurato, degno dell’inferno. Mia regina, da
    quanti pericoli mi hai liberato! Quanta luce e quanta misericordia mi hai ottenuto da Dio! Quale grande bene o quale
    grande onore hai ricevuto da me per esserti così impegnata a
    102
    beneficarmi? Tu non hai ascoltato che la tua bontà.
    Anche se dessi per te il sangue e la vita, sarebbe poca cosa
    rispetto alla riconoscenza che ti devo per avermi liberato dalla
    morte eterna. Tu mi hai fatto riacquistare, come spero, la
    grazia divina; da te insomma riconosco di aver ricevuto tutto.
    Mia amabile regina, io misero non posso far altro che lodarti
    sempre e amarti. Degnati di accettare l’affetto di un povero
    peccatore, conquistato dalla tua bontà. Se il mio cuore è
    indegno di amarti, perché pieno di brutture e di affetti terreni,
    dipende da te cambiarlo, cambialo tu. Legami tu al mio Dio,
    legami così fortemente che io non possa separarmi mai più
    dal suo amore. Questo tu mi chiedi, che io ami il tuo Dio;
    questo io ti chiedo: ottienimi di amarlo, di amarlo sempre e
    non desidero altro. Amen.
  13. Seguito dello stesso argomento
    San Bernardo dice che come un uomo e una donna hanno
    cooperato alla nostra rovina, così fu conveniente che un altro
    uomo e un’altra donna cooperassero alla nostra riparazione:
    Gesù e Maria sua Madre. Senza dubbio, dice il santo, Gesù
    Cristo da solo sarebbe stato pienamente sufficiente per
    redimerci, ma « fu più conveniente che alla nostra redenzione
    collaborassero l’uno e l’altro sesso, non essendo stato
    estraneo alla nostra perdizione né l’uno né l’altro ». Perciò il
    beato Alberto Magno chiama Maria la « cooperatrice della
    redenzione ». La santa Vergine stessa rivelò a santa Brigida
    che, come Adamo ed Eva vendettero il mondo per una mela,
    così ella e il Figlio riscattarono il mondo con un solo cuore.
    Sant’Anselmo conferma: « Dio ha potuto creare il mondo dal
    nulla, ma essendosi perduto il mondo per il peccato, Dio non
    ha voluto ripararlo senza la cooperazione di Maria ». Il padre
    Suarez spiega che la divina Madre ha cooperato in tre modi
    alla nostra salvezza: in primo luogo con l’aver meritato, con
    merito di convenienza (de congruo), l’incarnazione del Verbo.
    In secondo luogo, con il suo zelo a pregare per noi, mentre
    viveva su questa terra; infine con l’offrire a Dio il sacrificio
    della vita del Figlio per la nostra salvezza. Perciò il Signore ha
    stabilito che avendo Maria cooperato con tanto amore verso
    gli uomini e con tanta gloria per Dio alla redenzione di tutti,
    103
    tutti poi per mezzo della sua intercessione ottengano la
    salvezza. « Maria viene chiamata la cooperatrice della nostra
    giustificazione perché Dio ha affidato a lei tutte le grazie che
    vengono dispensate a noi ». Perciò san Bernardo la proclama
    universale mediatrice della salvezza: « Tutti quelli che ci
    hanno preceduto, noi che esistiamo e quelli che seguiranno
    dobbiamo tutti rivolgere i nostri sguardi verso Maria, come
    verso il centro e il punto culminante di tutti i secoli ». Disse
    Gesù Cristo: « Nessuno può venire a me se il Padre non lo
    attira » (Gv 6,44). Così pure, secondo Riccardo di san Lorenzo,
    Gesù dice di sua Madre: « Nessuno viene a me se la madre
    mia non lo attira con le sue preghiere ». Gesù fu frutto di
    Maria, come le disse santa Elisabetta: « Benedetta tu fra le
    donne e benedetto il frutto del tuo seno » (Lc 1,42). Chi vuole
    il frutto, deve andare all’albero. Chi vuole dunque Gesù, deve
    andare a Maria e chi trova Maria trova certamente anche
    Gesù. Santa Elisabetta, quando vide la santa Vergine che era
    andata a visitarla nella sua casa, non sapendo come
    ringraziarla, esclamò umilmente: « A che debbo che la madre
    del mio Signore venga a me? » (Lc 1,43). Ma come? Non
    sapeva santa Elisabetta che non solo Maria, ma anche Gesù
    era venuto nella sua casa? Perché poi si dice indegna di
    ricevere la Madre e non piuttosto di vedere il Figlio venuto a
    trovarla? Il fatto è che la santa comprendeva che quando
    viene Maria, porta anche Gesù e perciò le bastò ringraziare la
    Madre senza nominare il Figlio. « E come la nave di un
    mercante, che fa venire da lontano il suo pane » (Pro 31,14).
    Maria fu questa felice nave che dal cielo portò a noi Gesù
    Cristo, pane vivo, disceso dal cielo per dare a noi la vita
    eterna: « Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se qualcuno
    mangia di questo pane, vivrà in eterno » (Gv 6,51). Riccardo di
    san Lorenzo scrive: « Nel mare di questo mondo si perderanno
    tutti coloro che non saranno ricevuti in questa nave », cioè
    non protetti da Maria. « Perciò, ogni volta che ci vediamo in
    pericolo di perderci per le tentazioni e le passioni della vita
    presente, dobbiamo ricorrére a Maria gridando: Presto,
    Signora, aiutaci, salvaci se non vuoi vederci perduti ». Si noti
    qui per inciso che Riccardo di san Lorenzo non dubita che si
    possa dire a Maria: « Salvaci, siamo perduti », come fa
    difficoltà l’autore più volte citato nel paragrafo precedente, il
    104
    quale proibisce di poter dire alla Vergine che ci salvi,
    poiché, secondo lui, il salvarci spetta solo a Dio. Ma se un
    condannato a morte può chiedere a un favorito del re che lo
    salvi intercedendo presso il principe affinché gli faccia grazia
    della vita, perché non possiamo noi dire alla Madre di Dio che
    ci salvi ottenendoci la grazia della vita eterna? San Giovanni
    Damasceno non esitava a dire alla Vergine: « Regina
    immacolata e pura, salvami, liberami dalla dannazione eterna
    ». San Bonaventura chiamava Maria: « Salvezza di quelli che ti
    invocano ». La santa Chiesa approva che la si invochi « Salute
    degli infermi ». E noi ci faremo scrupolo di chiederle che ci
    salvi, dal momento che, come dice un autore, « a nessuno se
    non per mezzo suo si apre il cammino della salvezza ». Già
    prima san Germano aveva esclamato: « Nessuno sarà salvo se
    non per mezzo tuo ». Ma vediamo altre parole dei santi sulla
    necessità che abbiamo dell’intercessione della divina Madre.
    Diceva il glorioso san Gaetano che noi possiamo chiedere le
    grazie, ma non potremo mai ottenerle senza l’intercessione di
    Maria. Sant’Antonino lo confermava con queste belle parole: «
    Chi domanda e vuole ottenere le grazie senza l’intercessione
    di Maria, pretende di volare senza le ali ». Come Faraone disse
    a Giuseppe: « La terra d’Egitto è nelle tue mani » (Gn 47,6) e
    mandava da Giuseppe tutti coloro che ricorrevano a lui per
    soccorso: « Andate da Giuseppe » (Gn 41,55), così Dio, quando
    noi gli chiediamo le grazie, ci manda da Maria: « Andate da
    Maria ». Egli infatti, dice san Bernardo, « ha decretato di non
    concedere alcuna grazia se non per mano di Maria ». Perciò
    Riccardo di san Lorenzo osserva: « La nostra salvezza è nelle
    mani di Maria, sicché con maggior ragione che gli Egiziani a
    Giuseppe, noi cristiani possiamo dire: “La nostra salvezza è
    nelle sue mani” ». Anche Raimondo Giordano, il venerabile
    Idiota, dice: « La nostra salvezza è nelle sue ma». Con maggior
    forza Cassiano asserisce: « Tutta la salvezza del mondo sta
    nella moltitudine dei favori di Maria ». Egli afferma dunque
    che la salvezza di tutti consiste nell’essere favoriti e protetti
    da Maria. Chi è protetto da Maria si salva; chi non è protetto,
    si perde. San Bernardino da Siena le dice: « Tu sei la
    dispensatrice di tutte le grazie: la nostra salvezza è nelle tue
    mani » e da te dipende. Perciò Riccardo di san Lorenzo aveva
    ragione di dire che come una pietra cade appena viene tolta la
    105
    terra che la sostiene, così un anima, tolto l’aiuto di Maria,
    cadrà prima nel peccato e poi nell’inferno. San Bonaventura
    aggiunge che Dio non ci salverà senza l’intercessione di Maria
    e continua: « Come un bambino senza la nutrice non può
    vivere, così senza la nostra regina non si può avere la salvezza
    ». Conclude dunque esortando: « Che l’anima tua abbia sete di
    devozione a Maria; conservala sempre e non lasciarla, finché
    tu non abbia ricevuto in cielo la sua materna benedizione».
    Ascoltiamo le belle parole di san Germano: « Nessuno arriva
    alla conoscenza di Dio se non per mezzo tuo, Maria
    santissima; nessuno si salva se non per mezzo tuo, Madre di
    Dio; nessuno sarebbe libero dai pericoli se non fosse per te,
    Vergine madre; nessuno riceverebbe alcuna grazia da Dio se
    non fosse per te, piena di grazia ». E altrove san Germano le
    dice: « Se tu non gli aprissi la via, nessuno sarebbe libero dai
    morsi della carne e del peccato ». Come abbiamo accesso
    presso l’eterno Padre soltanto per mezzo di Gesù Cristo, così,
    dice san Bernardo, noi abbiamo accesso presso Gesù Cristo
    soltanto per mezzo di Maria. Il Signore, prosegue san
    Bernardo, ha determinato che ci salviamo tutti per
    intercessione di Maria affinché per mezzo di Maria ci riceva
    quel Salvatore che per mezzo di lei è stato a noi donato e
    perciò il santo la chiama madre della grazia e della nostra
    salvezza « Che ne sarà di noi, riprende san Germano, quale
    speranza ci rimarrà di salvarci se ci abbandoni, Maria, tu che
    sei la vita dei cristiani? » Ma, replica l’autore moderno di cui
    abbiamo parlato, se tutte le grazie passano per le mani di
    Maria, quando noi imploriamo l’intercessione dei santi,
    devono essi ricorrere alla mediazione di Maria per ottenerci le
    grazie? Questo, nessuno lo crede né lo ha mai sognato. In
    quanto al crederlo, rispondo che in ciò non vi può essere
    alcun errore o inconveniente. Quale inconveniente vi sarà nel
    dire che Dio per onorare sua Madre, che ha costituito regina
    dei santi, volendo che tutte le grazie siano dispensate per
    mano di lei voglia anche che i santi stessi ricorrano a lei per
    ottenere grazie ai loro devoti? In quanto poi al dire che
    nessuno lo ha mai sognato, io trovo che l’hanno asserito
    espressamente san Bernardo, sant’Anselmo, san
    Bonaventura, il padre Suarez e altri. « Invano, dice san
    Bernardo, si pregherebbero gli altri santi per ottenere qualche
    106
    grazia, se Maria non intervenisse ». Così un autore
    spiega questo passo di Davide: « I ricchi del popolo cercano il
    tuo volto » (Sal 44,13). I ricchi del grande popolo di Dio sono i
    santi, i quali quando vogliono impetrare qualche grazia per i
    loro devoti si raccomandano a Maria per ottenerla.
    Giustamente, dice il padre Suarez, noi preghiamo i santi che
    siano i nostri intercessori presso Maria, loro signora e regina:
    « Non ci rivolgiamo ai santi perché uno di loro interceda a
    nostro favore presso un altro, perché sono tutti uguali. Ma
    possono intercedere presso la Vergine come loro signora e
    regina ». Il padre Marchese racconta che san Benedetto
    apparve un giorno a santa Francesca Romana e prendendola
    sotto la sua protezione le promise di essere suo avvocato
    presso la divina Madre. A conferma di ciò, sant’Anselmo così
    parla alla Vergine: « Quello che possono ottenere le intercessioni di tutti questi santi uniti con te, puoi ben ottenerlo
    da sola, senza il loro aiuto. Perché, seguita a dire il santo, tu
    sola hai tanta potenza? Perché tu sola sei la Madre del nostro
    comune Salvatore, la sposa di Dio, la regina universale del
    cielo e della terra. Se tu non parli per noi, nessun santo
    pregherà per noi e ci aiuterà. Ma se tu vorrai pregare per noi,
    tutti i santi si faranno premura di supplicare per noi il
    Signore e di soccorrerci » « Il giro del cielo da sola ho percorso
    » (Eccli [= Sir] 24,8 Volg.). Nel suo libro Divoto di Maria, il
    padre Segneri, con la santa Chiesa, applica a Maria queste
    parole della Sapienza e dice che come la prima sfera con il
    suo movimento fa muovere tutte le altre, così quando Maria si
    mette a pregare per un’ anima fa sì che tutto il paradiso si
    metta a pregare con lei. «Anzi, dice san Bonaventura, quando
    la santa Vergine avanza verso il trono di Dio per intercedere
    in nostro favore, comanda con la sua autorità di regina agli
    angeli e ai santi che l’accompagnino e uniscano insieme alla
    sua le loro preghiere all’Altissimo» Comprendiamo così la
    ragione per cui la santa Chiesa ci impone di invocare e
    salutare la divina Madre col grande nome di Speranza nostra:
    Spes nostra, salve. Lutero diceva di non poter sopportare che
    la Chiesa romana chiamasse Maria, una creatura, la nostra
    speranza, la nostra vita. Egli diceva infatti che solo Dio e
    Gesù Cristo, come nostro mediatore, sono la nostra speranza
    e che Dio maledice invece chi ripone la propria speranza nella
    107
    creatura, secondo le parole di Geremia: « Maledetto l’uomo
    che confida nell’uomo » (Ger 17,5). Ma la Chiesa ci insegna a
    invocare sempre Maria e a chiamarla nostra speranza, Spes
    nostra, salve. Chi ripone la sua speranza nella creatura
    indipendentemente da Dio, questi certamente viene maledetto
    da lui, poiché Dio è l’unica fonte e il dispensatore di ogni bene
    e la creatura senza di lui non ha niente né può dare niente.
    Ma se, come abbiamo dimostrato, il Signore ha disposto che
    tutte le grazie passino per le mani di Maria come per un
    canale di misericordia, possiamo, anzi dobbiamo affermare
    che Maria è la nostra speranza, per mezzo di cui riceviamo le
    grazie divine. Perciò san Bernardo esclamava: « Figlioli, in lei
    è la mia più grande fiducia, in lei tutto il fondamento della
    mia speranza ». E san Giovanni Damasceno così parlava alla
    santa Vergine: « Mia regina, in te ho posto tutta la mia
    speranza e con gli occhi fissi su di te da te attendo la mia
    salvezza ». San Tommaso dice che Maria è tutta la nostra
    speranza di vita. Sant’Efrem esclama: « Vergine fedele, se vuoi
    vederci salvi, accoglici sotto le ali della tua misericordia,
    poiché non abbiamo altra speranza di salvarci che per mezzo
    tuo » Concludiamo dunque con san Bernardo: « Procuriamo di
    venerare con tutti gli affetti del cuore la nostra divina Madre,
    poiché è volontà di Dio che noi riceviamo tutto il bene per
    mano di Maria ». Perciò il santo ci esorta: ogni volta che
    desideriamo e domandiamo qualche grazia, raccomandiamoci
    a Maria e confidiamo di ottenerla per mezzo suo. Poiché « se
    sei indegno di ricevere la grazia desiderata, meriterà di
    ottenerla Maria che la chiederà a tuo favore ». San Bernardo
    ammonisce quindi: « Se non vuoi avere un rifiuto da parte di
    Dio, per tutto ciò che gli offri di opere o di preghiere, ricordati
    di raccomandarlo a Maria ».
    Esempio
    È famosa la storia di Teofilo scritta da Eutichiano, patriarca
    di Costantinopoli, che fu testimone oculare del fatto qui
    narrato e che è confermata da san Pier Damiani, da san
    Bernardo, san Bonaventura, sant’Antonino e altri citati dal
    padre Crasset. Teofilo era arcidiacono della chiesa di Adana,
    città della Cilicia. Era tanto stimato che il popolo lo voleva
    108
    come suo vescovo, ma egli rifiutò per umiltà. In seguito
    però ad accuse di alcuni calunniatori, egli fu deposto dalla
    sua carica e ne provò un tale dolore che, accecato dalla
    passione, andò a trovare un mago ebreo il quale lo fece
    incontrare con Satana, perché lo aiutasse nella sua disgrazia.
    Il demonio rispose che se voleva il suo aiuto doveva rinunziare
    a Gesù e a Maria sua Madre e consegnargli l’atto di rinunzia
    scritto di propria mano. Teofilo scrisse l’atto esecrando. Il
    giorno seguente il vescovo, avendo saputo il torto che gli era
    stato fatto, gli chiese perdono e lo reintegrò nella sua carica.
    Allora Teofilo, lacerato dai rimorsi per l’enorme peccato commesso, non faceva altro che piangere. Se ne va quindi in una
    chiesa, si butta piangendo ai piedi di un’immagine di Maria e
    dice: « Madre di Dio, io non mi voglio disperare, poiché tu sei
    così pietosa e mi puoi aiutare ». Passò così quaranta giorni a
    piangere e a pregare la santa Vergine.
    Ed ecco che una notte la Madre di misericordia gli appare e
    gli dice: « Teofilo, che hai fatto? Hai rinunziato all’amicizia mia
    e di mio Figlio e per chi? Per il nemico mio e tuo ». « Signora,
    rispose Teofilo, ci devi pensare tu a perdonarmi e a farmi
    perdonare da tuo Figlio ». Allora Maria, vedendo la sua fiducia, gli disse: « Fatti coraggio, perché voglio pregare Dio per
    te ». Rianimato da queste parole Teofilo raddoppiò le lacrime,
    le penitenze e le preghiere, rimanendo davanti a quell’immagine. Ed ecco che Maria gli comparve di nuovo e con aria
    gioiosa gli disse: « Teofilo, rallègrati; ho presentato le tue
    lacrime e le tue preghiere a Dio. Egli le ha accettate e già ti ha
    perdonato, ma da oggi in poi sii grato e fedele a lui ». «
    Signora, replicò Teofilo, ciò non mi basta per essere
    pienamente consolato; il demonio ha ancora in mano sua
    quell’atto esecrando in cui ho rinunziato a te e a tuo Figlio. Tu
    puoi farmelo restituire ». Tre giorni dopo Teofilo si sveglia di
    notte e si trova sul petto lo scritto. L’indomani, mentre il
    vescovo stava in chiesa alla presenza di una grande folla,
    Teofilo andò a gettarsi ai suoi piedi, gli narrò tutto il fatto
    piangendo dirottamente e gli consegnò l’infame scritto, che il
    vescovo fece subito bruciare davanti a tutta la gente che
    piangeva di gioia, esaltando la bontà di Dio e la misericordia
    di Maria verso quel misero peccatore. Teofilo ritornò nella
    chiesa della Vergine e li dopo tre giorni morì serenamente,
    109
    ringraziando Gesù e la sua santa Madre.
    Preghiera
    O regina e madre di misericordia, che dispensi le grazie a tutti
    coloro che ricorrono a te, con tanta liberalità perché sei regina
    e con tanto amore perché sei la nostra amorevole madre, a te
    oggi mi raccomando io così povero di meriti e così carico di
    debiti verso la giustizia divina. Maria, tu detieni la chiave di
    tutte le misericordie divine; non ti scordare delle mie miserie,
    non mi lasciare nella mia così grande povertà. Tu sei così
    generosa con tutti, pronta a dare più di quello che ti si chiede,
    sii così anche con me. Signora, proteggimi: è tutto ciò che ti
    domando. Se tu mi proteggi, io non temo nulla. Non temo i
    demoni, perché tu sei più potente di tutto l’inferno; non temo
    i miei peccati, perché basterà una parola detta da te a Dio per
    ottenermene il perdono generale. Non temo neppure, se ho il
    tuo favore, la collera di Dio, poiché a una tua preghiera egli
    subito si placa. Insomma, se tu mi proteggi, io spero tutto,
    perché tu puoi tutto. Madre di misericordia, io so che tu trovi
    il tuo piacere e la tua gloria nell’aiutare i più miserabili
    quando, non trovandoli ostinati nel male, li puoi aiutare. Io
    sono peccatore, ma non sono ostinato; voglio cambiare vita.
    Tu dunque puoi aiutarmi: aiutami e salvami. Oggi mi metto
    tutto nelle tue mani. Dimmi che cosa devo fare per piacere a
    Dio, perché lo voglio fare e con il tuo aiuto spero di farlo,
    Maria, Maria, madre, luce, consolazione, rifugio e speranza
    mia. Amen, amen, amen.
    CAPITOLO VI
    EIA ERGO, ADVOCATA NOSTRA
    Orsù dunque, avvocata nostra
  14. Maria è un’avvocata tanto
    potente da salvare tutti
    L’autorità che le madri hanno sui figli
    è così grande che, anche se questi
    sono monarchi e hanno dominio
    110
    assoluto su tutte le persone dei loro regni, mai però le
    madri possono diventare suddite dei loro figli. E’ vero che
    Gesù siede ora in cielo alla destra del Padre, anche come
    uomo, come spiega san Tommaso, in ragione dell’unione
    ipostatica con la persona del Verbo, e che ha il supremo
    dominio sopra tutte le creature, compresa Maria; tuttavia
    sarà sempre vero che un tempo, quando il nostro Redentore
    visse su questa terra, volle umiliarsi e sottomettersi
    all’autorità di Maria, come ci attesta san Luca: « Ed era loro
    sottomesso » (Lc 2,51). Anzi, dice sant’Ambrogio, Gesù Cristo,
    essendosi degnato di fare di Maria sua madre, come figlio era
    veramente obbligato ad ubbidirle. Perciò Riccardo di san
    Lorenzo scrive: « Degli altri santi si dice che essi sono con Dio,
    ma solo di Maria si può dire che ha avuto un privilegio più
    grande: non solamente di essere stata sottomessa alla volontà
    di Dio, ma che Dio stesso si sia sottomesso alla sua volontà ».
    Lo stesso autore aggiunge: « Mentre delle altre sante vergini si
    dice che “seguono l’Agnello dovunque egli va” (Ap 14,4), di
    Maria Vergine può dirsi che l’Agnello seguiva lei su questa
    terra, poiché, secondo la parola di Luca, “le era sottomesso”
    (Lc 2,51) ». Diciamo quindi che se Maria in cielo non può più
    comandare al Figlio, tuttavia le sue preghiere saranno sempre
    preghiere di madre, perciò molto potenti per ottenere tutto
    quello che domanda. San Bonaventura afferma: « Maria ha il
    grande privilegio di essere potentissima presso suo Figlio».
    Perché? Proprio per la ragione che abbiamo accennato e che
    esamineremo a lungo piu avanti: perché le preghiere di Maria
    sono preghiere di una madre. Per questa ragione san Pier
    Damiani dice alla Vergine: « Ti è stata data ogni potenza in
    cielo e sulla terra. Tu puoi tutto quello che vuoi, poiché ti è
    possibile sollevare alla speranza della salvezza anche i
    disperati ». E aggiunge che quando la Madre va a chiedere per
    noi qualche grazia a Gesù Cristo – che egli chiama l’altare
    della misericordia, dove i peccatori ottengono il perdono da
    Dio -, il Figlio tiene così gran conto delle preghiere di Maria e
    ha tanto desiderio di accontentarla che, quando ella prega,
    sembra comandare più che pregare e piu signora che ancella.
    Così Gesù vuole onorare la sua cara Madre che lo ha tanto
    onorato durante la sua vita, accordandole subito tutto ciò che
    domanda e desidera. San Germano lo conferma dicendo alla
    111
    Vergine: « Madre di Dio, tu sei onnipotente per salvare i
    peccatori e non hai bisogno d’altra raccomandazione presso
    Dio, poiché sei la madre della vera vita». « Tutti si
    sottomettono al comando della Vergine, anche Dio »; con
    queste parole san Bernardino da Siena non esita a dire che
    Dio esaudisce le preghiere di Maria come se fossero ordini.
    Perciò sant’Anselmo così si rivolge a Maria: « Vergine santa, il
    Signore ti ha innalzato a tal punto che con il suo favore puoi
    ottenere tutte le grazie possibili ai tuoi devoti » io, poiché,
    come dice Cosma Gerosolimitano, « la tua protezione è
    onnipotente ». Sì, riprende Riccardo di san Lorenzo: « Secondo
    tutte le leggi la regina deve godere degli stessi privilegi del re.
    Perciò, avendo il figlio e la madre la stessa autorità, dal Figlio
    onnipotente la Madre è stata resa onnipotente ». In tal modo,
    dice sant’Antonino, Dio ha posto tutta la Chiesa non
    solamente sotto il patrocinio, ma anche sotto il dominio di
    Maria. Dovendo dunque avere la madre la stessa potestà che
    ha il figlio, a ragione, da Gesù, che è onnipotente, Maria è
    stata resa onnipotente. Resta però il fatto che, mentre il Figlio
    è onnipotente per natura, la Madre è onnipotente per grazia.
    Infatti il Figlio non nega alla Madre niente di quanto ella gli
    chiede, come fu rivelato a santa Brigida. La santa udì un
    giorno Gesù che parlando con Maria le disse: « Madre mia, tu
    sai quanto ti amo; perciò chiedimi quello che vuoi, perché
    qualsiasi tua domanda non può non essere esaudita da me ».
    E Gesù ne spiegò mirabilmente la ragione: « Poiché non mi
    hai negato nulla sulla terra, non ti negherò nulla in cielo ».
    Come se avesse detto: « Madre, quando eri sulla terra non hai
    negato niente per amor mio; ora che sono in cielo è giusto che
    io non neghi niente di quello che tu mi chiedi ». Si dice
    dunque che Maria è onnipotente nel modo che può intendersi
    di una creatura, la quale non può possedere un attributo divino. Ella è onnipotente perché con le sue preghiere ottiene
    tutto quello che vuole. Con ragione, dunque, o nostra grande
    avvocata, san Bernardo ti dice: « Se tu lo vuoi, tutto avverrà ».
    E sant’ Anselmo: « Qualunque cosa tu voglia, o Vergine, è impossibile che non avvenga ». Basta che tu voglia innalzare il
    peccatore più perduto a un’ alta santità, da te dipende il farlo.
    A tale proposito il beato Alberto Magno fa parlare così Maria: «
    Io debbo essere pregata di volere; perché se voglio, è
    112
    necessario che avvenga ». San Pier Damiani riflette su
    questa grande potenza di Maria e, pregandola di aver pietà di
    noi, le dice: « Ti sospinga la tua indole pietosa, la tua potenza;
    perché quanto più sei potente, tanto più devi essere
    misericordiosa ». Maria, cara avvocata nostra, poiché hai un
    cuore così pietoso che non sa guardare i miseri e non
    compatirli e hai presso Dio un potere tanto grande da salvare
    tutti quelli che difendi, dégnati di difendere la causa anche di
    noi miserabili che in te riponiamo tutte le nostre speranze. Se
    non ti commuovono le nostre preghiere, ti spinga almeno il
    tuo cuore benigno, ti spinga almeno la tua potenza, poiché
    Dio te ne ha tanto arricchito affinché quanto più sei potente
    nel poterci aiutare, tanto più tu sia misericordiosa nel volerci
    aiutare. Di ciò ci assicura san Bernardo: « Maria
    èimmensamente ricca in potenza e in misericordia e come la
    sua carità è onnipotente, così è pietosa nel compatirci e ce lo
    mostra continuamente con gli effetti ». Fin da quando Maria
    viveva su questa terra, il suo unico pensiero, dopo la gloria di
    Dio, era di aiutare i miseri e fin da allora sappiamo che
    godette il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che
    chiedeva. Lo vediamo nell’episodio delle nozze di Cana di
    Galilea quando, essendo venuto a mancare il vino, la santa
    Vergine, presa da pietà per l’afflizione e la confusione di
    quella famiglia, chiese al Figlio di consolarla con un miracolo:
    « Non hanno vino ». Gesù rispose: « Che importa a me e a te, o
    donna? L’ora mia non è ancora venuta » (Gv 2,4). Notiamo bene: il Signore sembra aver negato la grazia alla Madre dicendo: « Che importa, o donna, a me e a te che sia mancato il
    vino? Ora non conviene che io faccia alcun miracolo, non
    essendo ancora giunto il tempo, che sarà il tempo della mia
    predicazione, nel quale devo confermare con i segni la mia
    dottrina ». Tuttavia Maria, come se il Figlio avesse già
    accordato la grazia, disse ai servi: « Fate quello che vi dirà »,
    riempite i vasi d’acqua; ora sarete consolati. Infatti Gesù, per
    compiacere la Madre, mutò quell’acqua in ottimo vino. Ma
    come? Se il tempo fissato per i miracoli era quello della
    predicazione, come poteva il miracolo del vino essere
    anticipato contro il decreto divino? No, risponde
    sant’Agostino, non si fece nulla contro i decreti divini. Infatti,
    sebbene, generalmente parlando, non fosse ancora giunto il
    113
    tempo dei segni, nondimeno, fin dall’eternità Dio aveva
    stabilito con un altro decreto generale che alla divina Madre
    non sarebbe mai stato negato nulla di quanto chiedesse.
    Perciò Maria, ben consapevole di questo suo privilegio, anche
    se il Figlio sembrava aver respinto la sua domanda, tuttavia
    disse ai servi di riempire i vasi d’acqua, come se la grazia
    fosse già concessa. Così intese san Giovanni Crisostomo il
    quale, a proposito delle parole « Che importa a me e a te, o
    donna? » dice che, benché Gesù avesse così risposto, tuttavia,
    per onorare sua Madre, non mancò di ubbidire alla sua
    domanda. Lo stesso pensiero espresse san Tommaso dicendo
    che con le parole « l’ora mia non è ancora venuta », Gesù
    Cristo volle dimostrare che avrebbe differito il miracolo se un
    altro glielo avesse chiesto, ma poiché glielo chiedeva la Madre,
    lo fece subito. Lo stesso dicono san Cirillo di Alessandria e
    san Girolamo, come riferisce Manoel Barradas. Anche
    Giansenio di Gand a proposito di questo passo di san
    Giovanni scrive: « Per onorare sua Madre, anticipò il tempo di
    compiere miracoli ». E’ certo insomma che non vi è nessuna
    creatura che possa ottenere a noi miseri tante grazie quanto
    questa buona avvocata, la quale viene onorata da Dio non
    solo come sua diletta ancella, ma anche come sua vera
    Madre. Questo appunto le dice Guglielmo di Parigi
    rivolgendosi a lei. Basta che parli Maria, il Figlio tutto esegue.
    Parlando con la sposa del Cantico dei cantici, che è Maria, il
    Signore le dice: « Tu che abiti nei giardini, gli amici sono in
    ascolto, fammi sentire la tua voce » (Ct 8,13). Gli amici sono i
    santi, i quali, quando chiedono qualche grazia in favore dei
    loro devoti, aspettano che la loro regina la domandi a Dio e la
    ottenga, poiché – come abbiamo detto nel capitolo precedente
  • nessuna grazia viene dispensata se non per intercessione di
    Maria. E come intercede Maria? Basta che faccia sentire al
    Figlio la sua voce: « Fammi sentire la tua voce ». Basta che
    parli e subito il Figlio l’esaudisce. Guglielmo di Parigi,
    spiegando il passo suddetto, mostra il Figlio che così parla a
    Maria: « Tu che abiti nei giardini celesti, intercedi con fiducia
    per chi vuoi; infatti non posso dimenticare di essere tuo Figlio
    e pensare di negare qualcosa a te mia Madre. Basta che tu
    dica una parola e sei ascoltata ed esaudita dal Figlio ». Dice
    l’abate Goffredo che Maria, benché chieda le grazie pregando,
    114
    tuttavia prega con una certa autorità di madre. Perciò noi
    dobbiamo essere sicuri che ella ottenga tutto ciò che desidera
    e chiede per noi. Valerio Massimo narra che Coriolano,
    quando assediava Roma, non si lasciò commuovere dalle
    preghiere dei cittadini e degli amici. Quando però andò a
    pregarlo sua madre Veturia, egli non poté resistere e subito
    tolse l’assedio. Ma le preghiere di Maria a Gesù sono tanto più
    potenti di quelle di Veturia, quanto più questo Figlio è grato
    ed ama la sua cara Madre. Il padre polacco Giustino da
    Miechow scrive: « Un sospiro di Maria può più che le
    preghiere di tutti i santi insieme ». Il demonio stesso, racconta
    il padre Paciuchelli, fu costretto un giorno, per ordine di san
    Domenico, a confessare per bocca di un ossesso che un
    sospiro di Maria vale presso Dio più delle suppliche di tutti i
    santi uniti insieme. Dice sant’Antonino che le preghiere della
    santa Vergine, essendo preghiere di una madre, hanno una
    certa autorità di comando ed è perciò impossibile che ella non
    sia esaudita. Quindi san Germano così le parla, incoraggiando i peccatori che si raccomandano a questa avvocata: «
    O Maria, tu hai su Dio l’autorità di una madre e perciò ottieni
    il perdono anche ai più grandi peccatori, poiché il Signore,
    trattandoti sempre come sua vera e intemerata Madre, non
    può non esaudirti ». Santa Brigida udì i santi del cielo dire
    alla Vergine benedetta: « Che cosa c’è che tu non possa? Ciò
    che tu vuoi, si fa ». Al che corrisponde quel celebre verso: «
    Ciò che Dio può con il comando, tu lo puoi, o Vergine, con la
    preghiera ». « E che! dice sant’Agostino, non è cosa degna
    della benignità del Signore di onorare così sua Madre, lui che
    dichiarò di essere venuto non ad abrogare, ma a dare
    compimento alla legge, la quale fra le altre cose comanda che
    si onorino i genitori? ». Anzi, aggiunge san Giorgio arcivescovo
    di Nicomedia, Gesù Cristo, quasi per soddisfare al debito che
    ha verso la Madre, la quale con il suo consenso gli ha dato
    l’essere umano, esaudisce tutte le sue domande. E il martire
    san Metodio esclama: « Rallègrati, o Maria, che hai la gioia di
    avere per debitore quel Figlio che a tutti dà e niente riceve da
    nessuno. Tutti noi siamo debitori a Dio di quanto abbiamo,
    poiché tutto è suo dono; ma per te Dio stesso ha voluto farsi
    debitore, prendendo da te la carne e facendosi uomo ». Dice
    sant’Agostino: « La Vergine ha meritato di dare la carne al
    115
    Verbo divino e di preparare così il prezzo della nostra
    redenzione, affinché noi fossimo liberati dalla morte eterna;
    perciò e piu potente di tutti ad aiutarci ad ottenere la salvezza
    eterna ». San Teofilo, vescovo di Alessandria, che viveva al
    tempo di san Girolamo, lasciò scritto: « Il Figlio gradisce di
    essere pregato da sua Madre, perché vuole accordarle tutto
    ciò che egli accorda per riguardo a lei, e così ricompensare la
    grazia che ella gli rese rivestendolo della nostra carne ». San
    Giovanni Damasceno così si ivolge alla Vergine: « Tu dunque,
    o Maria, essendo Madre di Dio, puoi salvare tutti con le tue
    preghiere che sono avvalorate dall’autorità di madre »
    Concludiamo con san Bonaventura, il quale, considerando il
    grande beneficio che ci ha fatto il Signore dandoci Maria per
    avvocata, così le dice: « O bontà certamente immensa e
    ammirabile del nostro Dio, che a noi miseri rei ha voluto
    concedere te Signora nostra, affinché con la tua potente
    intercessione tu possa ottenerci quanto vuoi ». E il santo
    continua: « O mirabile misericordia del nostro Dio, il quale,
    affinché noi non fuggissimo per la sentenza che verrà data
    sulla nostra causa, ci ha destinato per avvocata la sua stessa
    Madre e padrona della grazia!
    Esempio
    Il padre Razzi, camaldolese, racconta che un certo giovane,
    essendo morto suo padre, fu mandato dalla madre alla corte
    di un principe. Nel salutarlo, la madre, che era molto devota a
    Maria, si fece promettere dal figlio che ogni giorno avrebbe
    recitato un ‘Ave Maria, aggiungendovi queste parole: « Vergine
    benedetta, aiutami nell’ora della mia morte ». Arrivato a corte,
    dopo qualche tempo il giovane diventò così dissoluto nei vizi,
    che il principe fu costretto a mandarlo via. Disperato, non
    sapendo come vivere, egli si mise allora a fare l’assassino di
    strada nelle campagne, ma frattanto non smetteva di
    raccomandarsi alla Madonna, come gli aveva detto la madre.
    Alla fine fu arrestato e condannato a morte. Mentre era in
    prigione, il giorno prima di essere giustiziato, pensando al suo
    disonore, al dolore della madre e alla morte che lo aspettava,
    piangeva inconsolabile. Vedendolo oppresso da una grande
    malinconia, il demonio gli apparve in forma di un bel giovane
    116
    e gli promise che lo avrebbe liberato dalla morte e dal
    carcere, se avesse fatto quello che gli diceva. Il condannato si
    dichiarò pronto a far tutto. Allora il finto giovane gli rivelò di
    essere il demonio venuto in suo aiuto. In primo luogo voleva
    che rinnegasse Gesù Cristo e i santi sacramenti; e il giovane
    acconsentì. Il demonio gli chiese inoltre di rinnegare Maria
    Vergine e di rinunziare alla sua protezione. « Questo non lo farò mai », rispose il giovane e, rivolgendosi a Maria, ripeté la
    solita preghiera che la madre gli aveva insegnato: « Vergine
    benedetta, aiutami nell’ora della mia morte ». A queste parole
    il demonio sparì, ma il giovane rimase molto afflitto per il
    grande peccato commesso nell’aver rinnegato Gesù Cristo.
    Ricorse allora alla santa Vergine, la quale gli ottenne un
    grande dolore per tutti i suoi peccati; perciò egli si confessò
    con molte lacrime e contrizione. Uscito di prigione per andare
    al patibolo, il condannato passò davanti a una statua di
    Maria. La salutò con la solita preghiera: « Vergine benedetta,
    aiutami nell’ora della mia morte » e sotto gli occhi di tutti la
    statua chinò la testa e lo risalutò. Commosso, egli chiese di
    poter baciare i piedi di quell’immagine. I giustizieri erano
    contrari, ma poi accondiscesero per le rumorose insistenze
    del popolo. Il giovane si chinò per baciare i piedi della statua;
    Maria stese il braccio e lo prese per la mano, tenendolo così
    forte che non fu possibile staccarlo da lì. Alla vista di tale
    prodigio, tutti cominciarono a gridare: « Grazia, grazia! » e la
    grazia fu concessa. Ritornato nella sua patria, il giovane si
    diede a una vita esemplare, continuando ad amare
    devotamente Maria, che lo aveva liberato dalla morte
    temporale ed eterna.
    Preghiera
    O gran Madre di Dio, ti dirò con san Bernardo: « Parla, Signora, perché tuo Figlio ti ascolta e qualunque cosa chiederai,
    la otterrai ». Parla dunque, parla, o Maria, avvocata nostra, in
    favore di noi miserabili. Ricòrdati che anche per nostro bene
    ricevesti tanta potenza e tanta dignità. Dio ha voluto a tal fine
    farsi tuo debitore prendendo da te l’essere umano, affinché tu
    potessi a tuo piacimento dispensare ai miseri le ricchezze
    della divina misericordia. Noi siamo tuoi servi, addetti in
    117
    modo speciale al tuo servizio e tra questi spero di essere
    anch’io. Noi ci vantiamo di vivere sotto la tua protezione. Se
    tu fai del bene a tutti, anche a quelli che non ti conoscono o
    non ti onorano e che anzi ti oltraggiano e ti bestemmiano,
    quanto più noi che ti onoriamo, ti amiamo e confidiamo in te
    dobbiamo sperare dalla tua benignità che va cercando i miseri
    per soccorrerli! Siamo grandi peccatori, ma Dio ti ha
    arricchito di pietà e di potenza più grande di ogni nostra
    iniquità. Tu puoi e vuoi salvarci e noi tanto più vogliamo
    sperarlo, quanto più ne siamo indegni, per glorificarti
    maggiormente in cielo, quando vi giungeremo grazie alla tua
    intercessione. Madre di misericordia, noi ti presentiamo le
    anime nostre, un tempo mondate e lavate con il sangue di
    Gesù Cristo, ma poi macchiate con il peccato. A te le
    presentiamo, pensa tu a purificarle. Ottienici una vera
    conversione, ottienici l’amore a Dio, la perseveranza, il
    paradiso. Ti chiediamo grandi cose, ma non puoi tu forse
    ottenerci tutto? Sono forse troppe rispetto all’amore che Dio
    ha per te? Ti basta aprire la bocca e pregare tuo Figlio; egli
    non ti nega nulla. Prega dunque, prega per noi, Maria. Prega:
    tu sarai certamente esaudita e noi saremo sicuramente
    salvati
  1. Maria è un’avvocata pietosa che non ricusa di
    difendere le cause dei più miserabili
    Sono tanti i motivi che abbiamo di amare questa nostra
    amorevole regina, che se in tutta la terra si lodasse Maria, se
    in tutte le prediche si parlasse soltanto di Maria, se tutti gli
    uomini dessero la vita per Maria, sarebbe poca cosa in
    considerazione degli omaggi e della gratitudine che le
    dobbiamo per l’amore tenero che ella porta a tutti gli uomini e
    anche ai più miserabili peccatori che conservano verso di lei
    qualche sentimento di devozione. Diceva il venerabile
    Raimondo Giordano, che per umiltà si faceva chiamare
    l’Idiota: « Maria non sa non amare chi la ama; anzi non
    disdegna di arrivare a servire quelli che la servono e, se sono
    peccatori, impiega tutta la sua potente intercessione ad
    impetrare loro il perdono dal suo Figlio benedetto. E’ tanta la
    sua bontà e la sua misericordia, che nessuno, per quanto
    118
    perduto sia, deve temere di gettarsi ai suoi piedi, poiché
    ella non respinge nessuno che a lei ricorre. Maria stessa,
    come nostra amorevole avvocata, offre a Dio le preghiere dei
    suoi servi, specialmente quelle che le sono rivolte; poiché
    come il Figlio intercede per noi presso il Padre, così ella
    intercede per noi presso il Figlio e non cessa di trattare presso
    l’uno e l’altro la grande causa della nostra salvezza e di
    ottenerci le grazie che noi domandiamo ». Con ragione dunque
    il beato Dionisio Cartusiano chiama la santa Vergine « l’unico
    rifugio dei perduti, la speranza dei miseri, l’avvocata di tutti i
    peccatori che a lei ricorrono». Ma se mai si trovasse un
    peccatore che, senza dubitare della potenza di Maria,
    diffidasse della sua pietà, temendo che ella non voglia aiutarlo
    per la gravità delle sue colpe, san Bonaventura gli fa coraggio
    dicendogli: « Grande e singolare è il privilegio che ha Maria
    presso il Figlio, di ottenere con le sue preghiere tutto quello
    che vuole. Ma che gioverebbe a noi questa grande potenza di
    Maria, se ella non si prendesse cura di noi? No, non
    dubitiamo, siamo sicuri e ringraziamone sempre il Signore e
    la sua divina Madre, poiché come ella è presso Dio più
    potente di tutti i santi, così è anche l’avvocata più amorevole e
    più sollecita del nostro bene ». « Chi mai – esclama con giubilo
    san Germano – o Madre di misericordia, chi dopo tuo Figlio
    Gesù ha tanta cura di noi e del nostro bene come te? Chi mai
    ci difende nelle nostre afflizioni come ci difendi tu? Chi, come
    te, protegge i peccatori quasi combattendo in loro favore? Il
    tuo patrocinio, o Maria, è più potente e amorevole di quanto
    noi possiamo arrivare a comprendere ». Dice l’Idiota: « Tutti gli
    altri santi possono giovare con il loro patrocinio
    particolarmente a quelli che sono loro specialmente affidati,
    mentre la divina Madre, come è la regina di tutti, così di tutti
    è la protettrice e l’avvocata e ha cura della salvezza di tutti ».
    Maria ha cura di tutti, anche dei peccatori, anzi specialmente
    di questi si vanta di essere chiamata avvocata, come ella
    stessa dichiarò alla venerabile suor Maria Villani dicendole: «
    Dopo il titolo di Madre di Dio, io mi vanto di essere chiamata
    l’avvocata dei peccatori ». Dice il beato Amedeo che la nostra
    regina sta sempre alla presenza della divina Maestà,
    intercedendo continuamente per noi con le sue potenti
    preghiere. E poiché in cielo ben conosce le nostre miserie e
    119
    necessità, non può non com- patirci e con affetto di madre,
    mossa a compassione di noi, pietosa e benigna cerca sempre
    di soccorrerci e salvarci. Perciò Riccardo di san Lorenzo
    incoraggia ognuno di noi, per quanto miserabile sia, a
    ricorrere con fiducia a questa dolce avvocata, con la certezza
    di trovarla « sempre pronta ad aiutarlo ». L’abate Goffredo
    afferma che Maria « è sempre pronta a pregare per tutto
    l’universo » « Con quanta efficacia e amore, esclama san
    Bernardo, questa buona avvocata tratta la causa della nostra
    salvezza! ». Sant’Agostino, considerando l’affetto e l’impegno
    con cui Maria continuamente prega per noi la divina Maestà
    affinché ci perdoni i peccati, ci assista con la sua grazia, ci
    liberi dai pericoli e ci conforti nelle nostre miserie, così parla
    alla santa Vergine: « Confessiamo che te unica e sola abbiamo
    in cielo sollecita dei nostri interessi ». E come se dicesse: «
    Signora, è vero che tutti i santi desiderano la nostra salvezza
    e pregano per noi, ma la carità e la tenerezza che tu ci
    dimostri ottenendoci con le tue preghiere tante grazie da Dio,
    ci obbliga a riconoscere che noi non abbiamo in cielo che
    un’avvocata, che sei tu, e che tu sola ami veramente e ti
    preoccupi del nostro bene ». Chi mai può comprendere la
    sollecitudine con la quale Maria interviene sempre presso Dio
    in nostro favore? Dice san Germano: « Non si stanca mai di
    difenderci ». E tanta la pietà che Maria ha delle nostre miserie
    ed è tanto l’amore che ci porta, che prega sempre e torna a
    pregare e non si sazia mai di pregare per noi e con le sue
    preghiere ci difende da ogni male e ci ottiene le grazie. Poveri
    noi peccatori se non avessimo questa grande avvocata la
    quale, dice Riccardo di san Lorenzo, è così potente, così
    pietosa e ad un tempo « così prudente e savia, che il nostro
    giudice suo Figlio non può condannare quei colpevoli che ella
    difende ». Perciò san Giovanni Geometra la saluta: « Salve, o
    tu che hai il potere di dirimere ogni lite ». Infatti le cause
    difese da questa sapiente avvocata sono tutte vinte. Perciò
    san Bonaventura chiama Maria « savia Abigail ». Abigail fu
    quella donna – come si legge nel primo libro dei Re – che con
    le sue preghiere seppe così bene placare il re Davide, quando
    era sdegnato contro Nabal, che Davide stesso la benedisse,
    quasi ringraziandola: « Benedetta tu che mi impedisti di
    versare oggi il sangue e di vendicarmi di mia mano » (1Re [=
    120
    1Sm] 25,33). La stessa cosa fa continuamente in cielo
    Maria in favore di innumerevoli peccatori: con le sue tenere e
    sagge preghiere ella sa così bene placare la giustizia divina,
    che Dio stesso la benedice e quasi la ringrazia di trattenerlo
    in tal modo dall’abbandonarli e castigarli come meritano. A
    questo fine, dice san Bernardo, l’Eterno Padre, poiché vuole
    usarci tutte le misericordie possibili, oltre ad averci dato Gesù
    Cristo come principale avvocato presso di sé, ci ha dato Maria
    per avvocata presso Gesù Cristo. Senza dubbio, dice san
    Bernardo, Gesù è l’unico mediatore di giustizia fra gli uomini
    e Dio, che in virtù dei propri meriti può e vuole, secondo le
    sue promesse, ottenerci il perdono e la grazia divina, ma
    poiché in Gesù Cristo gli uomini riconoscono e paventano la
    Maestà divina, che risiede in lui come Dio, è stato necessario
    darci un’altra avvocata a cui noi potessimo ricorrere con
    minor timore e più confidenza; e questa è Maria. Noi non
    possiamo trovare un’avvocata più potente di lei presso la
    divina Maestà e più misericordiosa verso di noi. Ma, aggiunge
    san Bernardo, farebbe gran torto alla pietà di Maria chi temesse di gettarsi ai piedi anche di questa dolce avvocata. «
    Perché la nostra umana fragilità avrebbe paura di rivolgersi a
    Maria? In lei non vi è nulla di severo, nulla di terribile, ma è
    tutta amorevole, amabile e benigna. Leggi e sfoglia pagina per
    pagina tutta la storia descritta nei Vangeli e se troverai un
    solo atto di severità in Maria, allora temi di accostarti a lei ».
    Ma non lo troverai mai; perciò ricorri fiduciosamente a lei che
    ti salverà con la sua intercessione. Molto bella è la preghiera
    che Guglielmo di Parigi mette sulle labbra del peccatore che
    ricorre a Maria: « O Madre del mio Dio, nello stato miserabile
    in cui mi vedo ridotto dai miei peccati, ricorro a te pieno di
    fiducia. Se tu mi respingi, io ti farò osservare che sei in certo
    modo tenuta ad aiutarmi, poiché tutta la Chiesa dei fedeli ti
    chiama e ti proclama madre di misericordia. Tu sei, o Maria,
    quella che Dio ama al punto di esaudirti sempre; la tua
    grande misericordia non è mai mancata ad alcuno; la tua
    dolce affabilità non ha mai disprezzato alcun peccatore, per
    quanto colpevole fosse, che a te si sia raccomandato. Come?
    Forse falsamente o invano tutta la Chiesa ti chiama sua
    avvocata e rifugio dei miseri? Non sia mai che le mie colpe
    possano, o Madre mia, trattenerti dall’adempiere il salutare
    121
    ufficio di pietà in virtù del quale sei a un tempo
    l’avvocata e la mediatrice di pace fra gli uomini e Dio e dopo il
    Figlio tuo l’unica speranza e il rifugio sicuro dei miseri. Tutto
    ciò che tu hai di grazia e di gloria e la tua dignità stessa di
    Madre di Dio – se è lecito dirlo -tu lo devi ai peccatori, poiché
    per loro il Verbo divino ti ha fatto sua Madre. Lungi da questa
    divina Madre, che partorì al mondo la fonte della pietà, il
    pensare che ella neghi la sua misericordia a un solo peccatore
    che a lei ricorre. Poiché dunque, o Maria, il tuo ufficio è
    l’essere mediatrice fra Dio e gli uomini, ti spinga a
    soccorrermi la tua grande misericordia che è assai maggiore
    di tutti i miei peccati e di tutti i miei vizi » Consolatevi
    dunque, o pusillanimi – dirò con san Tommaso da Villanova –
    respirate e fatevi coraggio, o miseri peccatori: questa santa
    Vergine, che è madre del vostro giudice e Dio, è l’avvocata del
    genere umano; avvocata capace che può tutto ciò che vuole
    presso Dio; avvocata sapiente che conosce tutti i modi di
    placarlo; universale, che accoglie tutti e non rifiuta di
    difendere nessuno.
    Esempio
    Quanto sia grande la sua pietà per i miseri peccatori, la nostra avvocata lo mostrò mirabilmente verso Beatrice, monaca
    nel monastero di Fontevrault, come riferiscono il monaco cistercense Cesario e il padre Rho. Questa infelice religiosa,
    vinta dalla passione per un certo giovane, stabilì di fuggire
    con lui. Così, un giorno depose davanti a un’immagine di
    Maria le chiavi del monastero di cui era portinaia e
    sfacciatamente se ne andò. Giunta in un altro paese, si diede
    a fare la donna pubblica e visse quindici anni in questo stato
    miserabile. Avvenne poi che in quella città incontrò il fattore
    del monastero e, pensando di non essere riconosciuta, gli
    domandò se conosceva suor Beatrice. « Si che la conosco,
    rispose egli, è una monaca santa, che ora è maestra delle
    novizie ». A queste parole ella restò confusa e stupita, non
    potendo comprendere come ciò fosse possibile. Perciò, alfine
    di appurare la verità, si travestì e si recò al monastero. Lì fece
    chiamare suor Beatrice, ed ecco che le comparve davanti la
    santa Vergine sotto le sembianze di quell’immagine a cui,
    122
    fuggendo dal monastero, aveva consegnato le chiavi e
    le vesti. La divina Madre così le parlò: « Beatrice, sappi che,
    per impedire il tuo disonore, ho preso il tuo aspetto e per
    questi quindici anni che sei vissuta lontana dal monastero e
    da Dio, ho eseguito in tua vece il tuo lavoro. Figlia, torna, fa’
    penitenza, perché mio Figlio ancora ti aspetta e, vivendo
    virtuosamente, cerca di conservare il buon nome che ti ho
    guadagnato ». Dette queste parole, scomparve. Allora Beatrice
    rientrò nel monastero, riprese l’abito da religiosa e grata a
    Maria per la sua così grande misericordia visse da santa. Poi,
    in punto di morte, raccontò tutto a gloria della santa Vergine.
    Preghiera
    Grande Madre del mio Signore, so bene che l’ingratitudine da
    me mostrata per tanti anni a Dio e a te meriterebbe che giustamente tu smettessi di aver cura di me, poiché l’ingrato non
    è più degno di ricevere benefici. Ma io, Signora, ho un alto
    concetto della tua bontà e la ritengo molto più grande della
    mia ingratitudine. Continua dunque, o rifugio dei peccatori, e
    non cessare di soccorrere un misero peccatore che confida in
    te. Madre di misericordia, stendi la mano a sollevare un
    povero caduto che ti chiede pietà. Maria, difendimi tu o dimmi
    a chi devo ricorrere che mi possa difendere meglio di te. Ma
    dove posso trovare un’ avvocata più pietosa e più potente
    presso Dio di te che gli sei Madre? Divenendo Madre del
    Salvatore, tu sei stata destinata a salvare i peccatori e a me
    sei stata data per la mia salvezza. Maria, salva chi ricorre a
    te. Io non merito il tuo amore, ma il desiderio che tu hai di
    salvare i perduti mi fa sperare che tu mi ami. E se tu mi ami,
    come mi perderò? Madre mia diletta, se grazie a te mi salvo,
    come spero, non ti sarò più ingrato, ma con lodi perpetue e
    con tutti gli affetti dell’anima mia compenserò la mia passata
    ingratitudine e l’amore che mi hai portato. Nel cielo dove tu
    regni e regnerai in eterno, felice io canterò sempre le tue
    misericordie e bacerò in eterno quelle mani amorose che mi
    hanno liberato dall’inferno tante volte quante l’ho meritato
    con i miei peccati. O Maria, mia liberatrice, mia speranza,
    regina, avvocata, madre mia, io ti amo, ti voglio bene e ti
    voglio sempre amare. Amen, amen. Così spero, così sia.
    123
  2. Maria è mediatrice di pace tra Dio e i peccatori
    La grazia di Dio è un tesoro assai grande e desiderabile da
    ogni anima. Lo Spirito Santo lo chiama un tesoro infinito,
    poiché per mezzo della grazia divina siamo innalzati all’onore
    di diventare amici di Dio: « Essa è un tesoro inesauribile per
    gli uomini; quanti lo acquistano, ottengono l’amicizia con Dio
    » (Sap 7,14). Perciò Gesù nostro Redentore e Dio non esitò a
    chiamare suoi amici coloro che sono in stato di grazia: « Voi
    siete miei amici » (Gv 15,14). Maledetto peccato che scioglie
    questa bella amicizia. « Le vostre iniquità hanno messo la
    divisione tra voi e il vostro Dio » (Is 59,2). Rendendo l’anima
    odiosa a Dio, « sono ugualmente in odio a Dio l’empio e la sua
    empietà» (Sap 14,9), il peccato da amica la fa diventare
    nemica del suo Signore. Che deve dunque fare un peccatore
    che per sua disgrazia è divenuto nemico di Dio? Bisogna che
    trovi un mediatore che gli ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la divina amicizia che ha perduto. « Cons6lati, dice
    san Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio. Il tuo Signore
    stesso ti ha dato il mediatore, il suo Figlio Gesù, che può
    ottenerti tutto ciò che desideri » Ma, esclama il santo, perché
    gli uomini devono ritenere severo questo Salvatore così
    pietoso, che per salvarci ha dato la vita? Perché devono
    credere terribile colui che è tutto amabile? Peccatori
    sfiduciati, che timore avete? Se temete perché avete offeso
    Dio, sappiate che i vostri peccati Gesù li ha affissi alla croce
    con le sue stesse mani squarciate e avendo già soddisfatto
    con la sua morte la giustizia divina, li ha già tolti dalle anime
    vostre. Ecco le belle parole di san Bernardo: « Pensano severo
    colui che è la stessa bontà; terribile chi è lo stesso amore. Che
    cosa temete, uomini di poca fede? Egli ha affisso con le sue
    stesse mani i nostri peccati alla croce». Ma se mai, aggiunge il
    santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la
    sua divina Maestà, dato che facendosi uomo egli non ha
    cessato di essere Dio, vuoi un altro avvocato presso questo
    mediatore? Ricorri a Maria. Ella intercederà per te presso il
    Figlio che certamente l’esaudirà e il Figlio intercederà presso
    il Padre che non può negare nulla a suo Figlio. San Bernardo
    conclude: « Figlioli miei, Maria è la scala dei peccatori » grazie
    124
    alla quale essi risalgono all’altezza della grazia divina;
    « è la mia più grande fiducia; è tutta la ragione della mia
    speranza ». Nel Cantico dei cantici lo Spirito Santo fa dire alla
    beata Vergine: « Io sono una muraglia e i miei seni sono come
    torri; ora dinanzi agli occhi di lui sono diventata come una
    che ha trovato pace » (Ct 8,10). Io sono, dice Maria, la difesa
    dì coloro che ricorrono a me e la mia misericordia è per loro
    come una torre di rifugio; perciò io sono stata costituita dal
    mio Signore la mediatrice di pace tra Dio e i peccatori. «
    Maria, dice il cardinale Ugo di san Caro commentando questo
    testo, e la grande pacificatrice che ottiene da Dio e fa trovare
    la pace ai nemici, la salvezza ai perduti, il perdono ai
    peccatori, la misericordia ai disperati ». Perciò ella fu
    chiamata dal suo divino Sposo « bella come i padiglioni di
    Salomone » (Ct 1,4 Volg.). Nei padiglioni di Davide non si
    trattava che di guerra, ma nei padiglioni di Salomone si
    trattava solamente di pace. Con ciò lo Spirito Santo ci fa
    intendere che questa madre di misericordia non tratta di
    guerra e di vendetta contro i peccatori, ma solo di pace e di
    perdono alle loro colpe. Quindi Maria fu raffigurata nella
    colomba di Noè, la quale uscendo dall’arca portò nel suo
    becco il ramo di ulivo in segno della pace che Dio concedeva
    agli uomini. San Bonaventura le dice: « Sei tu la fedelissima
    colomba che interponendoti come mediatrice presso Dio hai
    ottenuto al mondo sommerso nelle acque del peccato la pace
    e la salvezza ». Maria dunque fu la celeste colomba che portò
    al mondo perduto il ramo di ulivo, segno di misericordia. Ella
    ci diede Gesù Cristo, che è la fonte della misericordia e ci ha
    poi ottenuto in virtù dei meriti di lui tutte le grazie che Dio ci
    dona. « Per te, le dice sant’Epifanio, fu donata al mondo la
    pace del cielo»; così per mezzo di Maria i peccatori seguitano a
    riconciliarsi con Dio. Perciò il beato Alberto Magno le fa dire: «
    Io sono la colomba di Noè che apportò alla Chiesa il ramo di
    ulivo e la pace universale». Inoltre fu figura manifesta di
    Maria l’iride veduta da san Giovanni, che circondava il trono
    di Dio: « C’era come un iride intorno al trono » (Ap 4,3). Spiega
    il cardinal Vitale che Maria, come l’iride intorno al trono di
    Dio, sta sempre presso il tribunale divino per mitigare le
    sentenze e i castighi meritati dai peccatori. San Bernardino
    da Siena pensa che il Signore parlasse appunto di quest’iride
    125
    quando disse a Noè: « Porrò nelle nubi il mio arco, e sarà
    segno di alleanza fra me e la terra… Vedendolo mi ricorderò
    l’alleanza eterna » (Gn 9,13.16) ». « Maria, dice san
    Bernardino, è quest’arco dell’eterna alleanza». « Come alla
    vista dell’iride Dio si ricorda della pace promessa alla terra,
    così alle preghiere di Maria rimette ai peccatori le loro offese e
    stringe con essi la pace». Per la stessa ragione Maria è
    paragonata alla luna: « Bella come la luna » (Ct 6,9 Volg.).
    Infatti, dice san Bonaventura, « come la luna sta in mezzo al
    cielo e alla terra e rìmanda ai corpi terrestri tutto ciò che
    riceve dai corpi celesti, così la Vergine regina si frappone
    continuamente tra Dio e i peccatori » per placare il Signore
    verso di loro e illuminarli a tornare a Dio. Fu questo il
    principale compito affidato a Maria quando fu posta sulla
    terra: risollevare le anime decadute dalla grazia divina e
    riconciliarle con Dio. « Pasci i tuoi capretti » (Ct 1,7 Volg.).
    Così le disse il Signore nel crearla. Sappiamo che i peccatori
    sono raffigurati dai capretti e che come gli eletti – raffigurati
    dalle pecorelle – nella valle del giudizio saranno collocati a
    destra, così questi saranno posti a sinistra. Questi capretti,
    dice Guglielmo di Parigi, sono affidati a te, o Madre, « affinché
    tu li converta in pecorelle e quelli che per le loro colpe
    meritavano di essere posti a sinistra, per la tua intercessione
    siano collocati a destra ». Così il Signore rivelò a santa
    Caterina da Siena di aver creato questa sua diletta Figlia «
    come un’esca dolcissima per prendere gli uomini,
    specialmente i peccatori » e attirarli a Dio. Ma bisogna qui
    notare la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul passo del
    Cantico il quale dice che Dio raccomanda a Maria « i capretti
    suoi », perché la Vergine non salva tutti i peccatori, ma
    solamente coloro che la servono e l’onorano. Quelli invece che
    vivono nel peccato e non l’onorano con speciali omaggi, né si
    raccomandano a lei per uscire dal peccato, sono capretti, ma
    non di Maria, e nel giudizio saranno miseramente posti a
    sinistra con i dannati. Un nobile, disperando un giorno della
    propria salvezza a causa dei suoi numerosi peccati, fu
    esortato da un religioso a ricorrere alla santa Vergine e a
    recarsi davanti a una sua immagine in una certa chiesa. Il
    cavaliere ci andò e vedendo l’immagine di Maria, si sentì
    invitare da lei a gettarsi ai suoi piedi e ad aver fiducia. Egli
    126
    corre, si butta in ginocchio e quando sta per baciarle i
    piedi, da quella statua Maria stende la mano per dargliela a
    baciare. Sulla mano di Maria egli vide scritto: « Io ti libererò
    da quanto ti affligge ». Come se gli avesse detto: « Figlio, non
    disperare perché io ti libererò dai tuoi peccati e dai timori che
    ti opprimono ». Si narra poi che leggendo quelle dolci parole,
    quel peccatore sentì nascere in sé tanto dolore dei suoi
    peccati e tanto amore verso Dio e la sua dolce Madre, che
    morì li stesso ai piedi di Maria. Quanti peccatori ostinati
    attrae ogni giorno a Dio questa calamita dei cuori, come ella
    stessa si chiamò, dicendo a santa Brigida: «Come la calamita
    attira il ferro, così io attiro a me i cuori più induriti per
    riconciliarli con Dio». Questo prodigio si sperimenta non rare
    volte, ma ogni giorno. Da parte mia ne potrei attestare molti
    casi avvenuti nelle nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro malgrado tutte le altre prediche, al solo
    sentir celebrare la misericordia di Maria, si sono pentiti e
    sono tornati a Dio. San Gregorio narra che il hocorno è una
    fiera così feroce che nessun cacciatore può riuscire a
    prenderla, ma alla voce di una vergine che gridi, questa belva
    si arrende, si avvicina a lei e senza resistenza si lascia legare.
    Quanti peccatori, più feroci delle stesse fiere, fuggono lontano
    da Dio e alla voce della santa Vergine accorrono e si fanno
    dolcemente legare da lei a Dio! La Vergine Maria, dice san
    Giovanni Crisostomo, è stata costituita Madre di Dio affinché
    a quei miserabili che per la loro vita malvagia non potrebbero
    salvarsi secondo la giustizia divina, ottenesse la salvezza con
    la sua dolce misericordia e la sua potente intercessione. « Sì,
    conferma sant’Anselmo, Maria è stata innalzata ad essere
    Madre di Dio più per i peccatori che per i giusti, poiché suo
    Figlio Gesù Cristo dichiarò di essere venuto a chiamare non i
    giusti, ma i peccatori». Perciò la santa Chiesa canta: « Tu non
    hai in orrore i peccatori, senza dei quali non saresti mai
    divenuta degna di tanto Figlio ». E Guglielmo di Parigi così si
    rivolge a lei: « O Maria, tu sei obbligata ad aiutare i peccatori,
    poiché tutto quello che hai di doni, di grazie e di grandezze –
    che sono comprese tutte nella dignità che hai ricevuto di
    essere Madre di Dio – tutto, se è lecito dirlo, Io devi ai
    peccatori, poiché per causa loro sei stata resa degna di avere
    un Dio per Figlio ». « Se dunque, conclude sant’Anselmo, per i
    127
    peccatori Maria è stata fatta Madre di Dio, come io, per
    quanto grandi siano i miei peccati, posso disperare del
    perdono?» Nella preghiera della messa della vigilia di Maria
    Assunta, la santa Chiesa ci fa sapere che la divina Madre è
    stata innalzata al cielo da questa terra, affinché s’interponga
    per noi presso Dio con la sicura fiducia di essere esaudita.
    Per questo san Giustino dice che « il Verbo si serve di Maria
    come arbitro ». Arbitro è colui al quale due contendenti
    rimettono tutte le loro ragioni. Il santo vuol dire dunque che
    come Gesù è il mediatore presso l’Ete mo Padre, così Maria è
    la nostra mediatrice presso Gesù, a cui il Figlio rimette tutte
    le ragioni che come giudice ha contro di noi. Sant’Andrea di
    Creta chiama Maria « fiducia », « sicurezza » delle nostre
    riconciliazioni con Dio. Il santo vuol dirci che Dio va cercando
    di riconciliarsi con i peccatori perdonandoli e, affinché essi
    non dubitino del perdono, ce ne ha dato per pegno Maria.
    Perciò egli la saluta: «Dio ti salvi, o pace di Dio con gli uomini
    ». San Bonaventura riprende quindi e incoraggia ogni
    peccatore dicendo: « Se temi che Dio sdegnato per le tue colpe
    voglia vendicarsi contro di te, che devi fare? Ricorri alla speranza dei peccatori, a Maria; se poi temi che ella rifiuti di
    prendere le tue parti, sappi che non può ricusare di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l’incarico di
    soccorrere i miserabili ». « E che, dice l’abate Adamo, deve
    forse temere di perdersi quel peccatore al quale la madre
    stessa del giudice si offre per madre e avvocata? E tu, o
    Maria, che sei madre di misericordia, disdegnerai di pregare
    tuo Figlio, che è il giudice, per un altro figlio, che è il
    peccatore? Non vorrai forse, in favore di un’anima redenta,
    interporti presso il Redentore che è morto sulla croce per
    salvare i peccatori? No, non lo rifiuterai e con tutto l’affetto ti
    impiegherai a pregare per tutti coloro che ricorrono a te, ben
    sapendo che quel Signore che ha costituito il tuo Figlio
    mediatore di pace tra Dio e l’uomo, ha anche costituito te
    mediatrice tra il giudice e il reo ». « Dunque, riprende san
    Bernardo, rendi grazie a colui che ti ha dato una simile
    mediatrice ». Qualunque tu sia, peccatore, infangato di colpe,
    invecchiato nel peccato, non disperare; ringrazia il tuo
    Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il
    Figlio per tuo avvocato, ma per ispirarti maggiore coraggio e
    128
    fiducia ti ha provveduto di una simile mediatrice che con
    le sue preghiere ottiene tutto ciò che vuole. Va’, ricorri a
    Maria e sarai salvo.
    Esempio
    Alano della Rupe e il padre Bonifacio narrano che a Firenze
    viveva una giovane chiamata Benedetta, ma che meglio si sarebbe potuta chiamare maledetta per la vita scandalosa e
    disonesta che conduceva allora. Per sua fortuna san
    Domenico capitò a predicare in quella città ed ella andò un
    giorno ad ascoltarlo per semplice curiosità. Ma attraverso
    quella predica il Signore ispirò nel cuore di lei un sentimento
    di contrizione tale che, piangendo dirottamente, Benedetta
    andò a confessarsi dal santo. San Domenico la confessò,
    l’assolse e le ordinò di recitare il rosario. Ma l’infelice, cedendo
    alle cattive abitudini, riprese la sua vita sciagurata. Il santo lo
    seppe, l’andò a trovare e ottenne che si confessasse di nuovo.
    Per confermarla nella vita onesta, Dio un giorno le fece vedere
    l’inferno e le mostrò alcuni che per causa sua si erano
    dannati. Poi, aperto un libro, le fece leggere lo spaventoso
    elenco dei suoi peccati. A tal vista la penitente inorridì e piena
    di fiducia ricorse a Maria affinché l’aiutasse. La divina Madre
    le fece capire che già impetrava per lei da Dio il tempo
    necessario per piangere le sue tante scelleratezze. La visione
    finì e Benedetta si diede a una vita onesta. Ma aveva sempre
    davanti agli occhi quel funesto elenco che le era stato
    mostrato e un giorno si mise a pregare così la sua
    consolatrice: « Madre, è vero che per i miei peccati ora dovrei
    stare nel fondo dell’inferno, ma poiché con la tua
    intercessione me ne hai liberato ottenendomi il tempo di fare
    penitenza, Signora pietosissima, ti chiedo quest’altra grazia:
    io non voglio cessare mai di piangere i miei peccati, ma fa’ che
    essi siano cancellati da quel libro ». Le apparve allora Maria e
    le disse che per ottenere quello che chiedeva, bisognava che
    da allora in poi avesse sempre presente il pensiero dei suoi
    peccati e della misericordia usatale da Dio; che si ricordasse
    della Passione che suo Figlio aveva sofferto per lei; che
    considerasse quanti per meno colpe delle sue si erano dannati
    e le rivelò che quel giorno un fanciullo di otto anni per un solo
    129
    peccato doveva essere mandato all’inferno.
    Benedetta ubbidì fedelmente alla santa Vergine ed ecco che
    un giorno vide apparire Gesù Cristo che mostrandole quel
    libro le disse: « I tuoi peccati sono cancellati. Il libro è tutto
    bianco; scrivici ora atti di amore e di virtù ». Così fece
    Benedetta e dopo una santa vita morì santamente.
    Preghiera
    Dunque, mia dolce Signora, se il tuo compito è, come ti dice
    Guglielmo di Parigi, d’interporti come mediatrice tra i peccatori e Dio io ti dirò con san Tommaso da Villanova: « Orsù
    dunque, avvocata nostra, adempi il tuo ufficio» anche per me.
    Non mi dire che la mia causa è troppo difficile da vincere,
    perché io so – così mi dicono tutti – che nessuna causa, per
    disperata che fosse, difesa da te non è mai stata persa. No,
    non temo che la mia sarà persa. Se guardassi alla moltitudine
    dei miei peccati, dovrei solo temere che tu non accettassi di
    difendermi, ma considerando la tua immensa misericordia e il
    sommo desiderio che vive nel tuo dolce cuore di aiutare i
    peccatori più perduti, non temo neppure di questo. Chi mai è
    ricorso a te e si è perduto? Perciò ti invoco perché tu mi
    soccorra, mia grande avvocata, mio rifugio, mia speranza e
    madre mia Maria. Nelle tue mani affido la causa della mia
    salvezza eterna. A te consegno l’anima mia: era perduta, ma
    tu la devi salvare. Ringrazio sempre il Signore che mi dà
    questa grande fiducia in te perché sento che malgrado la mia
    indegnità essa mi rassicura riguardo alla mia salvezza. Mia
    amata regina, un solo timore continua ad affliggermi: che un
    giorno per la mia negligenza io possa perdere questa fiducia
    in te. Perciò ti prego, Maria, per l’amore che porti al tuo Gesù,
    conserva e accresci sempre più in me questa dolce fiducia
    nella tua intercessione che mi farà certamente ricuperare la
    divina amicizia che in passato ho pazzamente disprezzato e
    perduto. Dopo averla ricuperata, spero per mezzo tuo di
    conservarla e, conservandola, spero di venire un giorno a
    ringraziartene in Paradiso e di cantare le misericordie di Dio e
    tue per tutta l’eternità. Amen, così spero, così sia, così sarà.
    130
    CAPITOLO VII
    ILLOS TUOS MISERICORDES OCULOS AD NOS
    CONVERTE
    Rivolgi a noi gli occhi tuoi
    misericordiosi
    Maria è tutt’occhi per compatire e
    soccorrere le nostre miserie
    Sant’Epifanio chiama la divina Madre
    multoculam, la donna dai cento occhi:
    colei che è tutt’occhi per soccorrere noi
    miseri su questa terra. Un giorno,
    esorcizzando un ossesso, l’esorcista
    domandò al demonio che cosa facesse
    Maria e il nemico rispose: « Scende e
    sale ». Ciò significa che la nostra
    benigna regina non fa altro che scendere sulla terra per portare grazie agli uomini e salire in cielo
    per ottenere dal Signore l’esaudimento delle nostre suppliche.
    Con ragione dunque la Vergine era chiamata da sant’Andrea
    d’Avellino « la faccendiera del Paradiso », continuamente
    affaccendata in opere di misericordia impetrando grazie a
    tutti, giusti e peccatori. Dice Davide: « Gli occhi del Signore
    sui giusti » (Sal 33,16). « Ma gli occhi della Signora, scrive
    Riccardo di san Lorenzo, sono rivolti sui giusti come sui
    peccatori », poiché gli occhi di Maria sono occhi di madre e «
    la madre guarda il suo bambino non solo affinché non cada,
    ma per rialzarlo se è caduto ». Gesù stesso volle far capire ciò
    131
    a santa Brigida che un giorno lo sentì dire a Maria: «Madre,
    chiedimi tutto quello che desideri». Parole che il Figlio ripete
    sempre in cielo alla sua diletta Madre, felice di compiacerla in
    tutto ciò che domanda. E santa Brigida udì che Maria gli
    rispose: « Chiedo misericordia per i miseri ». Come se dicesse:
    « Figlio, tu mi hai costituito madre della misericordia, rifugio
    dei peccatori, avvocata dei miseri. Ora mi dici di chiederti
    quello che voglio e che cosa posso chiederti? Ti chiedo di
    usare pietà verso i miserabili ». « O Maria, le dice con
    tenerezza san Bonaventura, tu sei così piena di misericordia,
    così attenta a soccorrere i miseri, che pare che tu non abbia
    altro desiderio, altra sollecitudine che questa». E poiché tra i
    miseri i peccatori sono i più miseri di tutti, il venerabile Beda
    afferma che « Maria sta dinanzi al Figlio, senza cessare mai di
    pregare per i peccatori ». Anche quando viveva sulla terra,
    dice san Girolamo, Maria aveva un cuore così pietoso e tenero
    verso gli uomini, che non vi è stato nessuno talmente afflitto
    dalle proprie pene quanto la Vergine dalle pene altrui. Ella
    diede una chiara prova di questa sua compassione nell’episodio delle nozze di Cana già ricordato nei capitoli precedenti. Quando il vino venne a mancare, « senza esserne
    richiesta, scrive san Bernardino da Siena, si assunse il compito di pietosa consolatrice ». Per pura compassione di quegli
    sposi, intercedette presso il Figlio e ne ottenne il miracolo
    dell’acqua mutata in vino. San Pier Damiani così si rivolge a
    Maria: «Ma forse, beata Vergine, poiché sei stata innalzata ad
    essere regina del cielo, ti sei scordata di noi miserabili? Non
    sia mai che si pensi questo. Non si addice a una pietà così
    grande» che regna nel cuore di Maria « il dimenticare una così
    grande miseria » quale è la nostra. Non si può applicare a
    Maria il proverbio: « Gli onori cambiano i costumi ». Esso vale
    per gli uomini di mondo che, innalzati a qualche dignità,
    s’insuperbiscono e si dimenticano dei vecchi amici rimasti
    poveri; Maria invece si rallegra di essere innalzata a maggiore
    dignità per poter così meglio soccorrere i miseri. Pensando a
    ciò san Bonaventura applica alla beata Vergine le parole dette
    a Rut: « Benedetta figlia, il tuo secondo atto di pietà è migliore
    del primo » (Rt 3,10). Egli dice: « Grande fu la pietà di Maria
    verso i miseri quando viveva nel mondo, ma molto maggiore è
    adesso che ella regna nel cielo ». Il santo ne spiega la ragione:
    132
    « La divina Madre dimostra ora con le innumerevoli
    grazie che ci ottiene una maggiore misericordia, perché ora
    conosce meglio le nostre miserie. Infatti come lo splendore del
    sole supera quello della luna, così la pietà di Maria ora che
    sta in cielo supera la pietà che aveva di noi quando viveva
    sulla terra. E chi mai vive nel mondo che non goda della luce
    del sole? Chi sopra il quale non risplenda la misericordia di
    Maria? » Perciò ella fu chiamata « eletta come il sole » (Ct 6,9
    Volg.), poiché, dice san Bonaventura, « non vi è chi sia
    escluso dal calore di questo sole ». Ciò appunto sant’Agnese
    rivelò dal cielo a santa Brigida: « Ora che la nostra Regina è
    unita in cielo a suo Figlio, non può scordarsi della sua innata
    bontà, ma estende a tutti la sua pietà, anche
    Ai peccatori più empi. Come dal sole sono illuminati i corpi
    celesti e i terrestri, così per la dolcezza di Maria non vi è
    nessuno che per mezzo suo non partecipi, se lo domanda,
    della divina misericordia ». Nel regno di Valenza viveva un
    grande peccatore che disperato, per non cadere nelle mani
    della giustizia, aveva deciso di farsi turco e stava per
    imbarcarsi, quando passò per caso davanti a una chiesa dove
    il padre Girolamo Lopez, della Compagnia di Gesù, predicava
    sulla misericordia divina. Udendo quella predica il peccatore
    si convertì e si confessò al padre Lopez, il quale gli domandò
    se avesse qualche devozione per cui Dio gli aveva usato quella
    grande misericordia. Rispose che la sua unica devozione era
    stata di pregare ogni giorno la santa Vergine di non
    abbandonarlo. Lo stesso padre trovò all’ospedale un peccatore
    che da cinquantacinque anni non si era mai confessato e
    aveva conservato una sola devozione: quando vedeva
    un’immagine di Maria, la salutava e pregava la Vergine di non
    farlo morire in peccato mortale. Narrò inoltre che durante una
    rissa gli si era spezzata la spada. Allora si era rivolto alla
    Madonna dicendo: « Ahimè, sto per essere ucciso e dannato.
    Madre dei peccatori, aiutami ». Mentre così pregava, senza
    sapere come, si era trovato trasportato in luogo sicuro. Il
    malato fece una confessione generale e morì pieno di fiducia.
    San Bernardo scrive che « Maria si è fatta tutta a tutti e a
    tutti apre il seno della sua misericordia, affinché tutti ne
    ricevano, lo schiavo il riscatto, l’infermo la salute, l’afflitto il
    conforto, il peccatore il perdono, Dio la gloria, di modo che
    133
    non vi sia, poiché ella è sole, chi non partecipi del suo
    calore ». « Chi mai, esclama san Bonaventura, non Ti amerà, o
    Maria, più bella del sole, più dolce del miele, tesoro di bontà,
    a tutti amabile, con tutti affabile?» « Ti saluto dunque,
    continua il santo in uno slancio di amore, Signora e Madre
    mia, cuore mio, anima mia. Perdonami, Maria, se dico che ti
    amo; se io non sono degno di amarti, tu sei ben degna di
    essere amata da me ». Fu rivelato a santa Geltrude che,
    quando si dicono devotamente alla santa Vergine queste
    parole: « Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli
    occhi tuoi misericordiosi », Maria non può non esaudire la
    domanda di chi così la prega. « La grandezza della tua
    misericordia, le dice san Bernardo, riempie tutta la terra ».
    San Bonaventura afferma che questa Madre amorosa ha
    tanto desiderio di fare del bene a tutti, che « si ritiene offesa
    non solo da coloro che le fanno un’ingiuria esplicita – si trovano infatti, specialmente fra i giocatori, anime così perverse
    che talvolta per sfogo bestemmiano o ingiuriano questa dolce
    Regina – ma anche da coloro che non le chiedono nessuna
    grazia ». Così, le dice sant’Ildeberto: « Tu ci insegni, Signora, a
    sperare grazie maggiori dei nostri meriti, poiché non cessi di
    dispensarci continuamente grazie che superano di gran lunga
    quel che noi meritiamo ». Il profeta Isaia aveva predetto che
    con la grande opera della redenzione si sarebbe preparato a
    noi miseri un trono della divina misericordia: « Il trono
    preparato nella misericordia resterà » (Is 16,5). Qual è questo
    trono? San Bonaventura risponde: « Questo trono è Maria in
    cui tutti, giusti e peccatori, trovano i conforti della
    misericordia. Come il Signore è pieno di pietà, così anche è la
    nostra Signora e come il Figlio così anche la Madre non sa
    negare la sua misericordia a chi l’invoca ». Perciò l’abate
    Guerrico fa parlare così Gesù a sua Madre: « Madre mia, in te
    collocherò la sede del mio regno, per mezzo tuo farò le grazie
    che mi si chiedono. Hai dato a me l’essere umano, io darò a te
    l’essere di Dio, ti comunicherò l’onnipotenza affinché tu possa
    aiutare a salvare chi vuoi ». Un giorno, mentre santa Geltrude
    pregava devotamente la divina Madre: « Rivolgi a noi quegli
    occhi tuoi misericordiosi », le apparve la santa Vergine che
    additandole gli occhi del Figlio che teneva in braccio le disse: «
    Questi sono gli occhi pietosissimi che io posso inclinare a
    134
    salvare tutti coloro che mi invocano ». Una volta un
    peccatore stava piangendo davanti a un’immagine di Maria e
    la pregava d’impetrargli il perdono da Dio, quando udì la
    beata Vergine dire al Bambino che teneva in braccio: « Figlio,
    queste lacrime saranno perdute? ». Ed egli capì che Gesù gli
    perdonava. Come potrebbe perdersi chi si raccomanda a
    questa buona Madre, poiché il Figlio, come Dio, ha promesso
    di usare misericordia per amore di lei e come lei vorrà a tutti
    coloro che le si raccomandano? E quel che il Signore rivelò a
    santa Brigida facendole sentire queste parole che diceva a
    Maria: « O Madre degna di venerazione, nella mia onnipotenza
    ti ho concesso di usare misericordia a tutti i peccatori che
    invocano devotamente il soccorso della tua pietà, in qualsiasi
    modo ti piaccia ». Perciò l’abate Adamo di Perseigne,
    considerando il grande potere che Maria ha presso Dio e la
    grande pietà che ha verso di noi, pieno di fiducia le dice: «
    Madre di misericordia, quanta è la tua potenza, tanta è la tua
    pietà; quanto sei potente ad impetrare, tanto sei pietosa a
    perdonare. Quando mai potresti non avere compassione dei
    mise-ri, poiché sei Madre di misericordia? Quando non potresti aiutarli, poiché sei Madre dell’onnipotenza? Con la stessa
    facilità con cui comprendi le nostre miserie, ci ottieni
    qualunque cosa vuoi ». « Saziati dunque, dice l’abate Ruperto,
    saziati, o grande regina, della gloria del Figlio tuo e per
    compassione, non per merito nostro, mandane quaggiù gli
    avanzi a noi poveri servi e figli tuoi ». E se mai i nostri peccati
    ci ispirano diffidenza, diciamo con Guglielmo di Parigi: «
    Signora, non addurre i miei peccati contro di me, perché io
    adduco la tua pietà contro di essi. Non si abbia mai a dire che
    i miei peccati possano contendere in giudizio con la tua
    misericordia, che è assai più potente ad ottenermi il perdono
    di quanto i miei peccati valgano ad ottenere la mia condanna
    ».
    Esempio
    Nelle Cronache dei padri Cappuccini si narra che a Venezia vi
    era un celebre avvocato il quale, essendo divenuto ricco con
    inganni e truffe, viveva in uno stato riprovevole. L’unica cosa
    buona che faceva era di recitare ogni giorno una preghiera
    135
    alla santa Vergine. Eppure questa semplice devozione gli
    valse a scampare alla morte eterna per la misericordia di
    Maria. Ecco come. Per sua fortuna quest’avvocato strinse
    amicizia con il padre Matteo da Basso e tanto insistette
    perché venisse a pranzare a casa sua, che finalmente il
    religioso accettò l’invito. Quando arrivò nella sua casa,
    l’avvocato gli disse: « Padre, voglio farle vedere una cosa che
    non avrà mai veduto. Ho una scimmia straordinaria che mi
    serve come un valletto, lava i bicchieri, apparecchia, mi apre
    la porta ». « Guardi, rispose il padre, che non sia una
    scimmia, ma qualcosa di più. La faccia venire qui ».
    Chiamano la scimmia, la richiamano, la cercano dappertutto,
    ma la scimmia non compare. Finalmente viene trovata nascosta sotto un letto nel basso della casa, ma non voleva uscire
    da. Allora il religioso disse: « Andiamo noi a prenderla » e,
    giunto con l’avvocato nel punto in cui si trovava la scimmia,
    esclamò: « Bestia infernale, esci fuori; da parte di Dio ti
    comando di dire chi sei ». La scimmia rispose di essere il
    demonio e che stava aspettando che quel peccatore
    tralasciasse un giorno di dire la sua solita preghiera alla
    Madre di Dio, perché, la prima volta che l’avesse tralasciata,
    egli aveva da Dio il permesso di affogarlo e di portarlo
    all’inferno. A tali parole il povero avvocato si buttò in
    ginocchio chiedendo aiuto al servo di Dio, il quale lo confortò
    e comandò al demonio di allontanarsi da quella casa senza
    fare alcun danno. « Solo ti permetto, gli disse, che per
    mostrare che sei andato via tu faccia un buco nel muro di
    questa casa». Appena ebbe detto ciò, con gran fracasso, si
    vide apparire un apertura nel muro. Più volte essa venne
    chiusa con calce e pietre, ma Dio volle che restasse visibile
    per molto tempo, finché per consiglio del servo di Dio vi fu
    posto un marmo con la figura di un angelo. L’avvocato si
    convertì e noi speriamo che da allora in poi abbia perseverato
    nel cambiamento di vita fino alla morte.
    Preghiera
    O Vergine santa, la più grande e la più sublime fra tutte le
    creature, da questa terra ti saluto io, misero infelice ribelle al
    mio Dio, che merito castighi e non grazie, giustizia e non
    136
    misericordia. Signora, non dico questo per sfiducia nella
    tua pietà. Io so che ti glori di essere tanto più benigna quanto
    più sei grande. So che godi di essere così ricca per farne parte
    anche a noi miserabili. So che quanto più sono poveri quelli
    che a te ricorrono, tanto più ti impegni a proteggerli e salvarli.
    Madre mia, tu piangesti un giorno il Figlio tuo morto per me.
    Offri, ti prego, le tue lacrime a Dio e per esse impetrami un
    vero dolore dei miei peccati. Tanto ti afflissero allora i peccatori e tanto ti ho afflitto anch’io con le mie scelleratezze. Ottienimi, Maria, che almeno da oggi in poi io non seguiti ad affliggere te e il Figlio tuo con la mia ingratitudine. A che mi gioverebbe il tuo pianto, se io seguitassi ad essere ingrato verso
    di te? A che mi gioverebbe la tua misericordia, se ti fossi di
    nuovo infedele e mi dannassi? No, mia regina, non lo permettere. Tu hai supplito a tutte le mie mancanze; tu ottieni da
    Dio tutto ciò che vuoi. Tu esaudisci chiunque ti prega. Queste
    due grazie ti chiedo e da te senza alcun dubbio le spero e le
    voglio: ottienimi di essere fedele a Dio non offendendolo più e
    di amarlo nel tempo che mi resta da vivere tanto quanto lo ho
    offeso.
    CAPITOLO VIII
    ET IESUM, BENEDICTUM
    FRUCTUM VENTRIS TUI,
    NOBIS POST HOC EXSILIUM
    OSTENDE
    E mostraci, dopo questo esilio,
    Gesù, il frutto benedetto del
    tuo seno
  3. Maria libera i suoi devoti
    dall’inferno
    È impossibile che si danni un
    devoto di Maria che fedelmente la
    onora e si raccomanda a lei. A
    prima vista questa proposizione sembrerà forse a qualcuno
    troppo azzardata, ma io lo pregherei di non respingerla prima
    137
    di leggere quello che dirò su questo punto. Quando si
    afferma che è impossibile che un devoto della Madonna si
    danni, non si intende parlare di quei devoti che abusano della
    loro devozione per peccare con minor timore. Perciò
    ingiustamente alcuni sembrano disapprovare che noi
    esaltiamo tanto la pietà di Maria verso i peccatori perché
    dicono che questi ne abusano per peccare ancora di più; tali
    presuntuosi per la loro temeraria fiducia meritano il castigo,
    non la misericordia. Si intende invece parlare di quei devoti
    che, desiderosi di emendarsi, sono fedeli nell’onorare la Madre
    di Dio e nel raccomandarsi a lei. Questi, dico, è moralmente
    impossibile che si perdano. Lo ha affermato anche il padre
    Crasset nel suo libro sulla devozione verso Maria Vergine, e
    prima di lui il Vega nella sua Teologia mariana, il Mendoza e
    altri teologi. Per assicurarci che essi non hanno parlato a
    caso, vediamo quel che ne hanno detto i dottori e i santi.
    Nessuno si meravigli se riporterò molte sentenze somiglianti;
    ho voluto registrarle tutte, per dimostrare quanto sono stati
    concordi gli autori su questo punto. Sant’Anselmo dice che,
    come è impossibile che si salvi chi non è devoto a Maria e da
    lei non è protetto, così è impossibile che si danni chi si
    raccomanda alla Vergine e da lei è guardato con amore.
    Sant’Antonino conferma quasi con le stesse parole: « Come è
    impossibile che possano essere salvi quelli dai quali Maria
    distoglie gli sguardi della sua misericordia, così è necessario
    che quelli sui quali rivolge i suoi occhi implorando per loro
    siano salvi ed entrino nella gloria ». Si noti la prima parte
    della proposizione di questi santi e tremino quelli che tengono
    in poco conto o abbandonano per trascuratezza la devozione
    alla divina Madre: dicono che è impossibile salvarsi per quelli
    che non sono protetti da Maria. Lo asseriscono anche altri,
    come il beato Alberto Magno: « O Maria, tutti quelli che non
    sono tuoi servi si perderanno ». San Bonaventura: « Chi
    trascura di servire la Vergine morirà in peccato ». E altrove: «
    Chi non ti invoca in questa vita, Signora, non giungerà in
    paradiso ». A proposito del salmo 99 il santo arriva a dire che
    quelli da cui Maria distoglie lo sguardo non solo non si
    salveranno, ma che per loro non vi sarà neppure speranza di
    salvezza. Già prima di lui sant’Ignazio martire aveva affermato
    che un peccatore non può salvarsi se non per mezzo della
    138
    santa Vergine, la quale con la sua pietosa intercessione
    salva tanti che secondo la divina giustizia sarebbero dannati.
    Alcuni dubitano che questa sentenza sia di sant’Ignazio; il
    padre Crasset dice che questo detto l’ha fatto suo san
    Giovanni Crisostomo. Lo troviamo ugualmente ripetuto
    dall’abate di Selles. E in questo senso la santa Chiesa applica
    a Maria le parole dei Proverbi: « Tutti quelli che mi odiano,
    amano la morte» (Pro 8,36). Infatti – come dice Riccardo di san
    Lorenzo a proposito delle parole « Ella è simile alla nave di un
    mercante » (Pro 31,14) – «saranno sommersi nel mare di questo mondo tutti quelli che sono fuori di questa nave». Anche
    l’eretico Ecolampadio diceva: « Non mi si sentirà mai parlare
    contro Maria, poiché stimo segno certo di riprovazione la poca
    devozione verso di lei». Al contrario, Maria afferma: « Chi mi
    ascolta non sarà confuso » (Eccli [= Sir] 24,30 Volg.), non si
    perderà. « Signora, le dice san Bonaventura, chi attende ad
    onorarti sarà lontano dalla perdizione». Ciò avverrà, dice sant’Ilario, anche se costui in passato avesse molto offeso Dio.
    Perciò il demonio si dà tanto da fare perché i peccatori, dopo
    aver perduto la grazia divina, perdano anche la devozione a
    Maria. Sara, vedendo Isacco scherzare con Ismaele che gli
    insegnava cattive abitudini, chiese ad Abramo di allontanarlo
    e di allontanare anche sua madre Agar: « Scaccia questa serva
    e il figlio di lei » (Gn 21,10). Non le bastò che fosse mandato
    via solamente il figlio senza che venisse mandata via anche la
    madre; pensava infatti che altrimenti il figlio, venendo a
    vedere la madre, avrebbe continuato a frequentare la casa.
    Così il demonio non si accontenta di vedere che un’ anima
    scaccia da sé Gesù Cristo, se non ne scaccia anche la madre,
    altrimenti teme che la Madre con la sua intercessione
    riconduca di nuovo in essa il Figlio. E teme con ragione,
    poiché, come dice il dotto padre Paciuchelli, « colui che
    persevera nel rendere omaggio alla Madre di Dio, presto
    riceverà Dio stesso». Perciò a buon diritto sant’Efrem chiama
    la devozione alla Madonna « la Carta della libertà», il salvacondotto per non essere relegato all’inferno. E la divina Madre
    era da lui proclamata « la protettrice dei dannati ». San
    Bernardo assicura che a Maria « non può mancare né la
    potenza né la volontà di salvarci ». Non le manca la potenza,
    perché, dice sant’Antonino, « è impossibile che non siano
    139
    esaudite le sue preghiere». E san Bernardo assicura che «
    quel che Maria cerca, trova e le sue domande non possono
    essere mai deluse ». Non le manca la volontà di salvarci,
    poiché Maria ci è madre e desidera la nostra salvezza più di
    quanto la desideriamo noi. Se ciò e vero, come può mai
    succedere che un devoto di Maria si perda? Egli può essere
    peccatore, ma se con perseveranza e volontà di emendarsi si
    raccomanderà a questa buona Madre, sarà sua cura
    ottenergli lume per uscire dal suo miserevole stato, dolore dei
    suoi peccati, perseveranza nel bene e infine una buona morte.
    Quale madre, se potesse facilmente liberare un figlio dalla
    morte pregando il giudice di graziarlo, non io farebbe?
    Possiamo forse pensare che Maria, la madre più amorevole
    che possa trovarsi dei suoi devoti, potendo così facilmente
    liberare un figlio dalla morte eterna, non lo farà? Devoto
    lettore, ringraziamo il Signore se vediamo che ci ha donato
    l’affetto e la fiducia verso la Regina del cielo, poiché Dio, dice
    san Giovanni Damasceno, fa questa grazia solo a quelli che
    vuole salvi. Ecco le belle parole con cui il santo ravviva la sua
    e nostra speranza: « O Madre di Dio, se io metto la mia fiducia
    in te sarò salvo. Se io sono sotto la tua protezione, non ho
    nulla da temere, perché essere tuo devoto è avere armi sicure
    di salvezza che Dio concede solamente a coloro che vuole salvi
    ». Perciò Erasmo così salutava la Vergine: «Dio ti salvi, o
    spavento dell’inferno, speranza dei cristiani; la fiducia in te ci
    assicura la salvezza». Quanto dispiace al demonio vedere
    un’anima che per severa nella devozione alla divina Madre! Si
    legge nella Vita del padre Alfonso Alvarez, molto devoto a
    Maria, che un giorno mentre egli pregava ed era assalito dalle
    tentazioni impure con cui lo tormentava il demonio, il nemico
    gli disse: « Smetti questa tua devozione a Maria e io smetterò
    di tentarti ». Come riferisce Ludovico Biosio, il Signore rivelò a
    santa Caterin~ da Siena che per sua bontà aveva concesso a
    Maria, per riguardo al suo Unigenito di cui è Madre, che nessuno, anche se peccatore, che a lei devotamente si raccomanda, sia preda dell’inferno. Anche il profeta Davide pregava
    di essere liberato dall’inferno per l’amore che portava all’onore
    di Maria: « Io amo, o Signore, la maestà della tua casa… non
    perdere insieme con gli empi l’anima mia » (Sal 25,8-9). Dice: «
    della tua casa », perché Maria fu quella casa che Dio stesso si
    140
    fabbricò su questa terra come sua abitazione e per trovarvi
    il suo riposo, quando si fece uomo, come sta scritto nei
    Proverbi: « La sapienza si è fabbricata una casa » (Pro 9,1). «
    Certamente non si perderà, diceva sant’Ignazio martire, chi
    attenderà ad essere devoto alla Vergine Madre ». San
    Bonaventura lo conferma: « Signora, quelli che ti amano
    godono grande pace in questa vita; la loro anima non vedrà la
    morte in eterno ». Non è mai accaduto, « non può accadere – ci
    assicura il devoto Blosio – che un servo umile e attento di
    Maria si perda eternamente» «Quanti sarebbero stati
    eternamente dannati o sarebbero rimasti impenitenti se la
    beata Vergine Maria non si fosse interposta presso il Figlio,
    affinché usasse loro misericordia! ». Così dice Tommaso da
    Kempis e molti teologi, specialmente san Tommaso, pensano
    che a molte persone, morte in peccato mortale, la divina
    Madre abbia ottenuto da Dio la sospensione della sentenza e
    di ritornare in vita a far penitenza. Autori importanti ne citano diversi esempi. Fra gli altri Flodoardo, che visse verso il
    secolo IX, nella sua Cronaca narra di un certo diacono
    Adelmano che, creduto morto, stava per essere seppellito
    quando ritornò in vita e disse di aver veduto il luogo dell’inferno a cui era stato condannato. Ma per le preghiere della
    beata Vergine era stato rimandato nel mondo a far penitenza.
    Anche il Surio riferisce che un cittadino romano chiamato
    Andrea era morto in peccato mortale e che Maria gli aveva
    ottenuto di ritornare in vita per poter essere perdonato.
    Pelbarto racconta che ai suoi tempi, mentre l’imperatore
    Sigismondo attraversava le Alpi con il suo esercito, da un
    cadavere in cui erano rimaste soltanto le ossa si udì uscire
    una voce che chiedeva un confessore, dicendo che la Madre di
    Dio, alla quale era stato devoto durante la sua vita di soldato,
    gli aveva ottenuto di vivere in quelle ossa fin che si fosse
    confessato. E dopo essersi confessato morì. Questi e altri
    esempi non debbono indurre qualche temerario che volesse
    vivere in peccato e sperare che Maria lo libererà dall’inferno
    anche se morisse nel peccato. Infatti, come sarebbe una
    grande pazzia gettarsi in un pozzo con la speranza che Maria
    lo preservi dalla morte, perché ne ha preservato alcuni in
    simili casi, così sarebbe maggior pazzia rischiare di morire in
    peccato, con la presunzione che la santa Vergine lo preservi
    141
    dall’inferno. Ma questi esempi devono servire a ravvivare la
    nostra fiducia, pensando che se l’intercessione della divina
    Madre ha potuto liberare dall’inferno anche coloro che sono
    morti nel peccato, tanto più potrà impedire che cadano
    nell’inferno coloro che in vita ricorrono a lei con l’intenzione di
    emendarsi e la servono fedelmente. Diciamole dunque con
    san Germano: « Che ne sarà di noi, o Vergine santa, vita dei
    cristiani? ». Noi siamo peccatori, ma vogliamo emendarci e
    ricorriamo a te. Sant’Anselmo afferma: « Non si dannerà
    quello per cui Maria avrà pregato anche una sola volta ».
    Prega dunque per noi e saremo salvi dall’inferno. « Chi mai mi
    dirà che quando arriverò al tribunale divino non avrò
    favorevole il giudice, se nella mia causa avrò te a difendermi,
    Madre di misericordia? » esclama Riccardo di san Vittore. Il
    beato Enrico Suso dichiarava di aver posto la sua anima nelle
    mani di Maria e diceva che, se il giudice avesse voluto condannare il suo servo, voleva che la sentenza passasse per le
    mani di Maria. Sperava infatti che se la condanna fosse
    giunta nelle mani pietose della Vergine, ne sarebbe
    certamente stata impedita l’esecuzione. Lo stesso dico e spero
    per me, o mia santissima Regina. Perciò voglio sempre
    ripeterti con san Bonaventura: « Signora, ho sperato in te,
    non sarò confuso in eterno ». In te ho posto tutte le mie
    speranze; perciò spero con certezza di non vedermi perduto,
    ma salvo in cielo a lodarti e amarti in eterno.
    Esempio
    Nell’anno 1604 in una città della Fiandra vivevano due giovani studenti, i quali, invece di dedicarsi alle lettere, si abbandonavano a gozzoviglie e ad azioni disoneste. Una notte,
    andarono a peccare in casa di una donna di facili costumi.
    Uno di loro, chiamato Riccardo, dopo un po’ ritornò a casa
    sua; l’altro rimase. Mentre si spogliava prima di coricarsi,
    Riccardo si ricordò di non aver recitato quel giorno alcune Ave
    Maria alla santa Vergine, come era solito fare. Benché
    oppresso dal sonno, si sforzò di recitarle, anche se senza
    devozione e mezzo addormentato. Mentre era immerso nel
    primo sonno, senti bussare con forza alla porta e subito dopo,
    senza aver aperto, si vide davanti il suo compagno, che aveva
    142
    un aspetto orribile. – Chi sei? – gli chiese. – Non mi
    riconosci? – rispose l’altro. – Ma come sei così cambiato?
    Sembri un demonio. – Povero me! – esclamò quell’infelice –
    sono dannato. – E come? – Sappi che mentre uscivo da quella
    casa infame venne un demonio e mi soffocò. Il mio corpo è
    restato in mezzo alla strada e la mia anima sta all’inferno.
    Sappi che il mio stesso castigo toccava anche a te, ma la
    beata Vergine te ne ha liberato per quel piccolo omaggio delle
    tue Ave Maria. Felice te se saprai profittare di questo
    avvertimento che la Madre di Dio ti manda per mezzo mio! –
    Ciò detto, il dannato slacciò il suo mantello mostrando le
    fiamme e i serpenti che lo tormentavano; poi scomparve.
    Allora il giovane scoppiò in un pianto dirotto e si gettò con la
    faccia per terra per ringraziare la sua liberatrice Maria e mentre pensava di cambiare vita, sentì suonare il mattutino al
    monastero dei Francescani. Allora disse tra sé: « Dio mi
    chiama a far penitenza » e subito andò al convento pregando
    di essere ricevuto. I religiosi erano riluttanti, poiché
    conoscevano la sua vita dissoluta, ma egli narrò loro tutto
    l’accaduto piangendo dirottamente. Allora due padri andarono
    in quella strada, trovarono il cadavere del compagno soffocato
    e nero come il carbone, e ricevettero il giovane. Riccardo si
    diede quindi a una vita esemplare, poi andò nelle Indie a
    predicare la fede; di là passò in Giappone dove infine ebbe la
    sorte e la grazia di morire martire per Gesù Cristo, bruciato
    vivo.
    Preghiera
    O Maria, madre mia carissima, in quale abisso di mali mi troverei, se con la tua mano pietosa non me ne avessi tante volte
    preservato? Da quanti anni sarei già nell’inferno, se con le tue
    potenti preghiere non me ne avessi liberato? I miei gravi
    peccati là mi cacciavano, la divina giustizia mi ci aveva già
    condannato, i demoni fremevano impazienti di eseguire la
    sentenza. Tu accorresti, o Madre, senza essere pregata né
    invocata da me e mi salvasti. Mia amata liberatrice, che mai ti
    renderò per tanta grazia e per tanto amore? Poi vincesti la
    durezza del mio cuore inducendomi ad amarti e a riporre in te
    la mia fiducia. In quale abisso di mali sarei precipitato se con
    143
    la tua mano pietosa tu non mi avessi tante volte aiutato
    nei pericoli in cui sono stato in procinto di cadere! Continua,
    speranza mia, vita mia, madre mia più cara della mia stessa
    vita, continua a salvarmi dall’inferno e anzitutto dai peccati in
    cui posso ricadere. Non permettere che io arrivi a maledirti
    nell’inferno. Mia diletta Signora, io ti amo. Come potrà la tua
    bontà sopportare di veder dannato un tuo servo che ti ama?
    Ottienimi di non essere più ingrato verso dite e verso il mio
    Dio che per amor tuo mi ha concesso tante grazie. Che mi
    dici, Maria? Mi dannerò? Mi dannerò se ti abbandono. Ma
    come potrei più abbandonarti? Come potrei scordarmi
    dell’amore che mi hai dimostrato? Dopo Dio, sei tu l’amore
    dell’anima mia. Io non ho la forza di continuare a vivere senza
    amarti. Ti voglio bene, ti amo e spero di amarti sempre nel
    tempo e nell’eternità, o creatura la più bella, la più santa, la
    più dolce, la più amabile che ci sia nell’universo. Amen.
    2.Maria soccorre i suoi devoti nel purgatorio
    Felici sono i devoti di questa Madre così pietosa, poiché non
    solo sono da lei soccorsi su questa terra, ma anche nel
    purgatorio sono assistiti e consolati dalla sua protezione.
    Anzi, dato che le anime del purgatorio sono le più bisognose
    di sollievo perché sono le più tormentate e non possono
    aiutarsi da sé, la nostra Madre di misericordia si prodiga per
    portare soprattutto ad esse il suo soccorso. San Bernardino
    da Siena dice che in quel carcere di anime spose di Gesù
    Cristo, Maria ha pieno dominio per dar loro sollievo e per
    liberarle dalle loro pene. Maria dà sollievo anzitutto alle anime
    del purgatorio. Applicando a lei le parole dell’Ecclesiastico: «
    Sui flutti del mare passeggiai » (Eccli [= Sir] 24,8 Volg.), san
    Bernardino da Siena aggiunge: « Cioè visitando e soccorrendo
    nelle necessità e nelle pene i miei devoti, perché sono miei figli
    ». Il santo dice che le pene del purgatorio sono chiamate «
    flutti » perché sono transitorie, a differenza di quelle
    dell’inferno che non passano mai, e sono paragonate ai « flutti
    del mare », perché sono molto amare. I devoti di Maria afflitti
    da queste pene sono spesso da lei visitati e confortati. «
    Vedete dunque, dice il Novarino, quanto importa essere servi
    della Vergine, poiché ella non li dimentica quando soffrono in
    144
    mezzo a quelle fiamme e, benché soccorra tutte le
    anime purganti, tuttavia ottiene sempre più indulgenza e
    sollievo ai suoi devoti ». La divina Madre rivelò a santa
    Brigida: «Io sono la madre di tutte le anime che stanno in
    purgatorio e tutte le pene che esse meritano per le colpe
    commesse durante la loro vita, in ogni ora per le mie
    preghiere vengono in qualche modo mitigate». La pietosa
    Madre non disdegna talvolta di entrare in quella santa
    prigione per visitare e consolare quelle anime afflitte sue figlie.
    « Penetrai nelle profondità dell’abisso » (Eccli [= Sir] 24,8
    Volg.). San Bonaventura applica a Maria queste parole,
    aggiungendo: «Dell’abisso, cioè del purgatorio, per dar sollievo
    con la sua presenza a quelle anime sante». «Quanto grande è
    la bontà di Maria verso quelli che si trovano nel purgatorio,
    poiché per suo mezzo essi ricevono continui conforti e
    refrigeri», dice san Vincenzo Ferreri. Quale altra consolazione
    hanno nelle loro pene se non Maria e il soccorso di questa
    Madre di misericordia? Santa Brigida udì un giorno Gesù dire
    a Maria: « Tu sei mia madre, tu sei la madre della
    misericordia, tu sei la consolazione di quanti sono in
    purgatorio ». La beata Vergine stessa disse a santa Brigida: «
    Come un povero infermo, afflitto e abbandonato nel suo letto,
    si sente confortato da una parola di consolazione, così le
    anime del purgatorio si rallegrano al solo udire il mio nome ».
    Dunque il solo nome di Maria – nome di speranza e di
    salvezza – che spesso invocano in quel carcere quelle anime
    sue figlie dilette, è per esse un gran conforto. Dice il Novarino:
    « L’amorevole Madre, sentendosi invocare da loro, aggiunge le
    sue preghiere a Dio da cui quelle anime vengono soccorse
    come da una celeste rugiada che mitiga l’ardore dei loro
    tormenti ». Maria non solo consola e conforta i suoi devoti nel
    purgatorio, ma spezza le loro catene e li libera con la sua intercessione. Sin dal giorno della sua gloriosa Assunzione, in
    cui si dice che « tutto il purgatorio rimase vuoto », come scrive
    Giovanni Gersone – e lo conferma il Novarino: «Autori degni di
    fede affermano che Maria, quando stava per andare in cielo,
    chiese al Figlio la grazia di poter condurre con sé nella gloria
    tutte le anime che Si trovavano allora in purgatorio»: sin da
    allora dice Gersone che la beata Vergine ebbe il privilegio di
    liberare i suoi servi da quelle pene. Lo asserisce anche
    145
    risolutamente san Bernardino da Siena: « La
    beata Vergine, con le sue preghiere e anche con l’applicazione
    dei suoi meriti, ha la facoltà di liberare le anime del
    purgatorio, e massimamente i suoi devoti». Lo stesso dice il
    Novarino: « Non stento a credere che per i meriti di Maria le
    pene di tutte le anime del purgatorio, non solo sono alleviate,
    ma anche abbreviate, di modo che per intercessione della
    Vergine si accorcia il tempo della loro espiazione ». Basta che
    ella preghi. San Pier Damiani racconta che una donna
    chiamata Marozia, essendo già morta, apparve a una sua
    comare e le disse che nel giorno dell’Assunzione di Maria era
    stata da lei liberata dal purgatorio insieme con tante altre
    anime il cui numero superava quello degli abitanti di Roma.
    La stessa cosa afferma san Dionisio Cartusiano, dicendo che
    ogni anno nelle festività della Nascita e della Risurrezione di
    Gesù Cristo, la beata Vergine, accompagnata da schiere di
    angeli, scende nel purgatorio e libera molte anime da quelle
    pene. E il Novarino non esiterebbe a credere che in qualunque
    festa solenne della santa Vergine molte anime siano liberate
    dal purgatorio. Ben nota è la promessa che Maria fece al papa
    Giovanni XXII, quando gli apparve e gli ordinò di far sapere a
    tutti coloro che avrebbero portato il sacro scapolare del
    Carmelo, che il sabato dopo la loro morte sarebbero stati
    liberati dal purgatorio. E quel che il pontefice, come riferisce il
    padre Crasset, dichiarò nella Bolla da lui pubblicata, che fu
    poi confermata da Alessandro V, Clemente VII, Pio V, Gregorio
    XIII e Paolo V, il quale, in una Bolla del 1612, disse: «Il popolo
    cristiano può piamente credere che la beata Vergine aiuterà
    con le sue continue intercessioni, con i suoi meriti e la sua
    protezione speciale dopo la morte e principalmente nel giorno
    di sabato – che le è consacrato dalla Chiesa – le anime dei
    fratelli della confraternita di santa Maria del monte Carmelo
    che saranno uscite da questa vita in stato di grazia, avranno
    portato lo scapolare osservando la castità secondo il loro
    stato, e avranno recitato l’officio della Vergine o, se non hanno
    potuto recitarlo, avranno osservato i digiuni della Chiesa,
    astenendosi dal mangiare carne il mercoledì, eccettuato il
    giorno di Natale ». E nell’officio solenne della festa di santa
    Maria del Carmine si legge che si può credere piamente che la
    santa Vergine con amore di madre consoli i confratelli del
    146
    Carmine nel purgatorio e con la sua intercessione li
    conduca presto nella patria celeste. Perché non dobbiamo
    sperare anche noi le stesse grazie e favori, se saremo devoti a
    questa buona Madre? E se la serviremo con speciale amore,
    perché non possiamo sperare di andare subito dopo la morte
    in paradiso, senza passare per il purgatorio? È quel che la
    santa Vergine per mezzo di frate Abondo mandò a dire al
    beato Godifredo con queste parole: « Di’ a fra Godifredo di
    avanzare sempre nella virtù. Così apparterrà a mio Figlio e a
    me e quando la sua anima si separerà dal corpo, non lascerò
    che vada in purgatorio, ma la prenderò e l’offrirò a mio Figlio
    ». E se desideriamo suffragare le anime sante del purgatorio,
    rivolgiamoci alla santa Vergine in tutte le nostre preghiere,
    applicando ad esse specialmente il santo rosario, che apporta
    loro un grande sollievo, come si legge nel seguente esempio.
    Esempio
    Il padre Eusebio Nieremberg racconta che nella città di Aragona viveva una fanciulla chiamata Alessandra, nobile e
    bellissima, che era amata da due giovani. Un giorno,
    trasportati dalla gelosia, essi si affrontarono in uno scontro e
    morirono tutti e due. I loro parenti, pieni di collera, uccisero
    la povera ragazza ritenendola causa di così grave sventura; le
    tagliarono la testa e la buttarono in un pozzo. Alcuni giorni
    dopo passa di lì san Domenico che, ispirato dal Signore, si
    china sul pozzo e dice: «Alessandra, esci fuori!». Ed ecco la
    testa dell’uccisa esce, si mette sull’orlo del pozzo e chiede a
    san Domenico di confessarla. Il santo la confessa e poi le dà
    la comunione, alla presenza di un’immensa folla accorsa
    stupita. Poi san Domenico ordinò ad Alessandra di dire
    perché aveva ricevuto quella grazia. La giovane rispose che,
    quando le era stata tagliata la testa, era in peccato mortale,
    ma che la santa Vergine per ricompensarla della sua
    devozione nel recitare il rosario, l’aveva conservata in vita. Per
    due giorni la testa rimase viva sull’orlo del pozzo a vista di
    tutti, e dopo l’anima andò in purgatorio. Ma quindici giorni
    dopo a san Domenico apparve l’anima di Alessandra, bella e
    risplendente come una stella e gli disse che uno dei principali
    suffragi che ricevono le anime nelle pene del purgatorio è il
    147
    rosario che si recita per loro. Quando poi queste anime
    giungono in paradiso, pregano per quelli che hanno applicato
    ad esse questa potente preghiera. Dopo di che, san Domenico
    vide quell’anima fortunata salire giubilante al regno dei beati,
    Preghiera
    O regina del cielo e della terra, Madre del Signore del mondo,
    Maria, la più grande, la più eccelsa, la più amabile di tutte le
    creature, è vero che sulla terra molti non ti amano e non ti
    conoscono; ma vi sono tanti milioni di angeli e di beati in cielo
    che ti amano e ti lodano continuamente. Anche in questo
    mondo quante anime felici ardono d’amore per te e vivono
    innamorate della tua bontà! Ti amassi anch’io, mia amabile
    Signora! Pensassi sempre a servirti, a lodarti, ad onorarti e a
    farti amare da tutti! Con la tua bellezza tu hai conquistato
    l’amore di un Dio, strappandolo, per così dire, dal seno
    dell’Eterno Padre, attirandolo sulla terra per farsi uomo e
    figlio tuo; e io misero verme non ti amerò? No, mia dolce
    Madre, anch’io voglio amarti’ amarti molto e voglio fare tutto
    ciò che posso per vederti amata anche dagli altri. Gradisci
    dunque, Maria, questo mio desiderio e aiutami a realizzarlo.
    Io so che quelli che ti amano sono guardati con
    compiacimento dal tuo Dio. Dopo la sua gloria egli non
    desidera altro che la tua gloria nel vederti onorata e amata da
    tutti. Da te, Signora, io spero ogni mia fortuna. Sei tu che mi
    devi ottenere il perdono di tutti i miei peccati e la
    perseveranza; sei tu che mi devi assistere nell’ora della mia
    morte; sei tu che mi devi far uscire dal purgatorio; sei tu che
    mi devi condurre in paradiso. Tutto questo sperano da te
    quelli che ti amano e non restano delusi; tutto questo spero
    anch’io che ti amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa dopo
    Dio.
  4. Maria conduce i suoi servi in paradiso
    Che bel segno di predestinazione hanno i servi di Maria! La
    santa Chiesa applica alla divina Madre e le fa dire a conforto
    dei suoi devoti queste parole dell’Ecclesiastico: « Fra tutti
    cercai riposo e dimorerò nell’eredità del Signore » (Eccli [= Sir]
    24,11 Volg.). Il cardinale Ugo di san Caro commenta: « Beato
    148
    colui nella cui casa la beata Vergine avrà trovato riposo »’.
    Per l’amore che porta a tutti, Maria cerca di far regnare in
    tutti la devozione verso di lei. Molti o non la ricevono o non la
    conservano: beato colui che la riceve e la conserva. « E
    dimorerò nell’eredità del Signore, vale a dire, aggiunge il dotto
    Paciuchelli, la devozione verso la Vergine dimora in tutti
    coloro che sono l’eredità del Signore», cioè che staranno in
    cielo a lodarlo eternamente. Maria seguita a parlare, facendo
    sue le parole dell’Ecclesiastico nel testo citato: « Colui che mi
    ha creato si è riposato nel mio tabernacolo e mi ha detto:
    “Abita in Giacobbe e in Israele abbi la tua eredità, e tra i miei
    eletti metti radici” » (Eccli [= Sir] 24,12-13 Volg.). Il mio
    Creatore, ci dice Maria, si è degnato di venire a riposare nel
    mio seno e ha voluto che io abitassi nei cuori di tutti gli eletti
  • di cui fu figura Giacobbe e che sono l’eredità della Vergine –
    e ha disposto che in tutti i predestinati fosse radicata la
    devozione e la fiducia verso di me. Il cardinale Ugo mètte sulle
    labbra di Maria queste parole dell’Ecclesiastico: « Io feci
    sorgere nel cielo una luce indefettibile » (Eccli [= Sir] 24,6
    Volg.); ho fatto risplendere in cielo tanti lumi eterni quanti
    sono i miei devoti. L’autore aggiunge: « Quanti santi non
    sarebbero ora in cielo, se Maria con la sua potente
    intercessione non ce li avesse condotti! ». « A tutti coloro che
    confidano nella protezione di Maria, si aprirà la porta del cielo
    per riceverli », dice san Bonaventura. Perciò sant’Efrem
    chiamava la devozione verso la divina Madre « l’entrata della
    Gerusalemme celeste ». E l’abate Blosio dice alla Vergine: « Signora, a te sono consegnate le chiavi e i tesori del regno dei
    cieli ». Perciò dobbiamo continuamente pregarla con le parole
    di sant’Ambrogio: « Aprici, o Vergine, le porte del cielo, poiché
    ne hai le chiavi », anzi, ne sei la porta, conie ti dice la Chiesa:
    « lanua caeli, porta del cielo ». La santa Madre è anche
    chiamata dalla Chiesa stella del mare: « Ave, maris stella ».
    Infatti, dice san Tommaso, « come i naviganti sono guidati al
    porto per mezzo della stella, così i cristiani sono guidati al
    paradiso per mezzo di Maria». Allo stesso modo, san Pier
    Damiani la chiama « scala del cielo » poiché « per mezzo di
    Maria Dio è sceso dal cielo in terra, affinché grazie a lei gli
    uomini meritassero di salire dalla terra al cielo».
    Sant’Anastasio esclama: « Ave, sei stata ripiena di grazia
    149
    perché tu fossi la via della nostra salvezza e il cammino
    per ascendere alla patria celeste ». Perciò san Bernardo
    chiama la Vergine « veicolo per salire al cielo» e san Giovanni
    Geometra la saluta: « Salve, nobilissimo cocchio » sul quale i
    suoi devoti sono condotti in cielo. San Bonaventura dice: «
    Beati quelli che ti conoscono, o Madre di Dio! Il conoscerti è la
    strada della vita immortale e il pubblicare le tue virtù è la via
    della salvezza eterna». Nelle Cronache francescane si narra
    che fra Leone vide un giorno una scala rossa sopra cui stava
    Gesù Cristo e una scala bianca sopra cui stava la sua santa
    Madre. Osservò che alcuni cominciavano a salire la scala
    rossa ma, dopo pochi gradini, cadevano; ricominciavano a
    salire e cadevano di nuovo. Esortati ad andare per la scala
    bianca, li vide salire felicemente, mentre la beata Vergine porgeva loro la mano e così giungevano senza difficoltà in
    paradiso. San Dionisio Cartusiano domanda: « Chi mai si
    salva? Chi giunge a regnare in cielo? » e risponde: « Quelli per
    i quali la regina della misericordia offre le sue preghiere ». Lo
    afferma Maria stessa: « Per me regnano i re» (Pro 8,15). Per
    mezzo della mia intercessione le anime regnano prima nella
    vita mortale su questa terra, dominando le loro passioni; poi
    vengono a regnare eternamente in cielo dove, dice
    sant’Agostino: « Quanti sono cittadini, tutti sono re». Maria
    insomma, è la padrona del paradiso. Applicando a lei le parole
    dell’Ecclesiastico: « In Gerusalemme è la sede della mia
    potenza » (Eccli [= Sir] 24,15 Volg.), Riccardo di san Lorenzo le
    fa dire: « Comando in cielo ciò che voglio e vi introduco quelli
    che voglio». Poiché ella è la Madre del Signore del paradiso,
    con ragione, dice Ruperto, è anche la Signora del paradiso.
    Questa divina Madre, con le sue potenti preghiere e con il suo
    aiuto, ci ha ottenuto il paradiso, se non vi mettiamo ostacolo,
    scrive sant’Antonino. Perciò, afferma l’abate Guerrico, « colui
    che serve Maria e per cui intercede Maria è così sicuro del
    paradiso come se stesse gia in paradiso ». «Servire Maria e far
    parte della sua corte, aggiunge san Giovanni Damasceno, è
    l’onore più grande che possiamo avere, poiché servire la
    regina del cielo è già regnare in cielo e vivere sotto i suoi
    comandi è più che regnare. Al contrario, quelli che non
    servono Maria non si salveranno, poiché coloro che sono privi
    dell’aiuto di una tale Madre sono abbandonati dal soccorso
    150
    del Figlio e di tutta la corte celeste». Sempre sia lodata la
    bontà infinita del nostro Dio che ha costituito in cielo per
    nostra avvocata Maria, affinché ella, come madre del giudice e
    madre di misericordia, con la sua intercessione possa trattare
    efficacemente la causa della nostra salvezza eterna. È questo
    il pensiero che esprime san Bernardo. E il monaco Giacomo,
    celebre dottore tra i padri greci, così si rivolge a Dio: « Tu hai
    stabilito Maria come un ponte di salvezza, per cui facendoci
    passare sopra le onde di questo mondo, possiamo giungere al
    tuo porto tranquillo». «Udite, o genti che desiderate il regno di
    Dio, esclama san Bonaventura, servite e onorate la Vergine
    Maria e troverete sicuramente la vita eterna». Non debbono
    disperare di ottenere il regno celeste nemmeno quelli che
    hanno meritato l’inferno, se si mettono a servire fedelmente la
    nostra regina. Dice san Germano: « Quanti peccatori hanno
    cercato di trovare Dio per mezzo tuo, o Maria, e si sono
    salvati!» Riccardo di san Lorenzo fa notare che, secondo san
    Giovanni, Maria ha « una corona di dodici stelle sul capo » (Ap
    12,1), mentre nel Cantico dei cantici è scritto che la Vergine è
    coronata di fiere, di leoni, di leopardi: « Vieni dal Libano, mia
    sposa, vieni dal Libano, vieni; sarai coronata… dalle tane dei
    leoni, dai monti dei leopardi » (Ct 4,8 Volg.). Che significa ciò?
    si domanda Riccardo e risponde: « Queste fiere sono i
    peccatori che per grazia e intercessione di Maria divengono
    stelle del paradiso, che si addicono come corona alla testa di
    questa regina di misericordia più di tutte le stelle del cielo».
    Leggiamo nella Vita di suor Serafina da Capri che un giorno
    questa serva del Signore, durante la novena dell’Assunzione,
    mentre pregava la santa Vergine, le chiese la conversione di
    mille peccatori. Temeva che la sua domanda fosse troppo
    audace, ma le apparve Maria che dissipò questo suo vano
    timore dicendole: « Perché temi? Non sono forse abbastanza
    potente per ottenerti dal Figlio mio la salvezza di mille
    peccatori? Eccoli, l’ho già ottenuta ». Poi la condusse in spirito
    in paradiso, dove le mostrò innumerevoli anime di peccatori
    che avevano meritato l’inferno, ma che per la sua
    intercessione si erano salvati e già godevano la beatitudine
    eterna. E’ vero che in questa vita nessuno può essere sicuro
    della sua salvezza eterna: « Non sa l’uomo se è degno d’amore
    o di odio, ma tutto è riservato nella sua incertezza al futuro »
    151
    (Eccle [= Qo] 9,1-2 Volg.). Davide domanda a Dio: « Chi
    abiterà nella tua tenda? » (Sal 14,1). San Bonaventura
    risponde: « Peccatori, seguiamo le orme di Maria, buttiamoci
    ai suoi santi piedi e non la lasciamo finché non avremo
    meritato di essere benedetti da lei», poiché la sua benedizione
    ci assicurerà il paradiso. « Signora, le dice sant’Anselmo,
    basta che tu voglia salvarci e non potremo non essere salvi».
    Sant’Antonino aggiunge che le anime sulle quali Maria rivolge
    i suoi occhi necessariamente si salvano e saranno glorificate.
    La santa Vergine predisse che tutte le generazioni l’avrebbero
    chiamata beata (Lc 1,48). Con ragione, dice sant’Ildefonso,
    perché tutti gli eletti ottengono la beatitudine eterna per
    mezzo di Maria. «Tu, Vergine Madre di Dio, sei il principio, il
    mezzo e la fine della nostra felicità», esclama san Metodio.
    Principio, perché Maria ci ottiene il perdono dei peccati;
    mezzo, perché ci ottiene la perseveranza nella grazia divina;
    fine, perché alla fine ci ottiene il paradiso. « Grazie a te,
    prosegue san Bernardo, è stato aperto il cielo; grazie a te si è
    vuotato l’inferno; grazie a te è stata instaurata la
    Gerusalemme celeste; grazie a te è stata donata la vita eterna
    a tanti miserabili che si meritavano la morte eterna » Ma
    soprattutto deve incoraggiarci a sperare con certezza il
    paradiso la promessa che fa Maria stessa a quelli che la
    onorano, specialmente a chi con le parole e con l’esempio si
    sforza di farla conoscere e onorare anche dagli altri: « Quelli
    che operano con me non peccheranno. Quelli che mi fanno
    conoscere avranno la vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,30-31
    Volg.). Dice san Bonaventura: « Quelli che ottengono il favore
    di Maria saranno riconosciuti dai cittadini del paradiso come
    loro compagni; chi porterà l’insegna di servo di Maria sarà
    iscritto nel libro della vita » A che serve dunque preoccuparsi
    delle questioni dibattute nelle scuole chiedendosi se la
    predestinazione alla gloria preceda o segua la previsione dei
    meriti e se siamo iscritti o no nel libro della vita? Vi saremo
    iscritti sicuramente se saremo veri servi di Maria e otterremo
    la sua protezione poiché, come dice san Giovanni Damasceno,
    Dio non concede la devozione verso la sua santa Madre se
    non a coloro che vuole salvi. E quel che il Signore fece
    espressamente intendere attraverso le parole di san Giovanni:
    «Il vittorioso… scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome
    152
    della città del mio Dio» (Ap 3,12). Chi vincerà e si salverà
    porterà scritto nel cuore il nome della città di Dio. E qual è
    questa città di Dio se non Maria, come spiega san Gregorio
    commentando il passo di Davide: « Cose stupende si dicono di
    te, città di Dio » (Sal 86,3). Possiamo dunque dire con san
    Paolo: « Avendo questo sigillo, Dio conosce quelli che sotio
    suoi » (2Tm 2,19); chi porta il segno della devozione di Maria,
    è riconosciuto da Dio come suo. Perciò san Bernardo ha
    scritto che la devozione alla Madre di Dio « è segno certissimo
    della salvezza eterna » Il beato Alano, parlando dell’Ave Maria,
    dice che chi onora spesso la Vergine con la Salutazione
    Angelica ha un segno molto grande di predestinazione.
    Altrettanto afferma a proposito dell’abitudine di recitare con
    perseveranza il santo rosario ogni giorno. Inoltre, scrive il
    padre Eusebio Nieremberg, i servi della Madre di Dio non solo
    sono privilegiati e favoriti su questa terra, ma anche in cielo
    saranno più particolarmente onorati. E aggiunge che essi
    avranno in cielo una divisa e una livrea speciale, più ricca,
    che li faranno riconoscere come familiari della regina del cielo
    e persone della sua corte, secondo quel che è scritto nei
    Proverbi: « Tutti i suoi domestici hanno doppia veste » (Pro
    31,21). Santa Maria Maddalena de’ Pazzi vide in mezzo al mare una navicella in cui stavano rifugiati tutti i devoti di Maria
    che, facendo l’officio di nocchiera, li conduceva felicemente al
    porto. La santa capì da questa visione che quel che vivono
    sotto la protezione di Maria, in mezzo a tutii pericoli di questa
    vita, sono salvati dal naufragio del e della dannazione, perché
    sono sicuramente guidati da lei al porto del paradiso.
    Sforziamoci dunque di entrare in questa navicella beata del
    manto di Maria e rimaniamoci sicuri del regno celeste, poiché
    la Chiesa canta: « Santa Madre di Dio, tu sei la nostra dimora,
    come lo sei di tutti i beati », tutti coloro che saranno partecipi
    del gaudio eterno abitano in te, vivendo sotto la tua
    protezione.
    Esempio
    Cesario racconta che un monaco cistercense molto devoto alla
    Madonna desiderava una visita della sua amata Regina e la
    pregava continuamente di questo favore. Una notte, uscito in
    153
    giardino, mentre se ne stava guardando il cielo e sospirava
    per il desiderio d’incontrare la sua sovrana, vede scendere dal
    cielo una vergine bella e splendente che gli domanda: «
    Tommaso, vorresti sentire il mio canto? ». « Certo », rispose.
    Allora la vergine cantò con tanta dolcezza, che al devoto
    religioso sembrava di essere in paradiso. Finito il canto, la
    visione sparì, lasciando in lui un gran desiderio di sapere chi
    era. Ma ecco apparire un’altra vergine bellissima che gli fece
    udire il suo canto. Questa volta il monaco non poté trattenersi
    e le domandò chi fosse. La vergine rispose: « Quella che hai
    visto poc’anzi era Caterina; io sono Agnese, tutte e due martiri
    di Gesù Cristo, mandate dalla nostra Signora a consolarti.
    Ringrazia Maria e preparati a ricevere una grazia maggiore ».
    Ciò detto scomparve, ma il religioso restò con la grande
    speranza di vedere finalmente la sua regina. Non s’ingannava,
    poiché dopo un po’ vede una grande luce, sente riempirsi il
    cuore di una nuova allegrezza, ed ecco in mezzo a quella luce
    gli si fa vedere la Madre di Dio circondata da angeli, e
    infinitamente più bella delle altre due sante apparse. « Mio
    caro servo e figlio, – gli dice – io ho gradito la tua fedeltà nel
    servirmi e ho esaudito le tue preghiere. Hai desiderato vedermi; eccomi e voglio anche farti sentire il mio canto ». La
    santa Vergine cominciò a cantare con tanta dolcezza, che il
    devoto religioso perse i sensi e cadde con la faccia contro
    terra. Suonò il mattutino; i monaci si riunirono e, non
    vedendo Tommaso, andarono a cercarlo nella cella e in altri
    luoghi. Finalmente lo trovarono in giardino come morto. Il
    superiore gli ordinò di dire quel che gli era accaduto e allora
    egli, rientrando in sé in virtù dell’ubbidienza, raccontò tutti i
    favori della divina Madre.
    Preghiera
    O regina del paradiso, madre del santo amore, poiché fra
    tutte le creature sei la più amabile, la più amata da Dio e
    quella che più lo ama, lascia che ti ami pure il più ingrato e
    misero peccatore della terra il quale, vedendosi liberato
    dall’inferno per mezzo tuo e senza alcun merito così
    beneficato da te, si è acceso d’amore per la tua bontà e ha
    posto in te tutte le sue speranze. Io ti amo, mia Regina, e
    154
    vorrei amarti più di quanto ti hanno amato i santi più
    devoti a te. Vorrei, se potessi, far conoscere a tutti gli uomini
    che non ti conoscono, quanto sei degna di essere amata,
    affinché tutti ti amassero e ti onorassero. Vorrei perfino
    morire per amor tuo difendendo la tua verginità, la tua
    dignità di Madre di Dio, la tua Immacolata Concezione, se per
    difendere questi tuoi privilegi dovessi morire. Madre mia
    dilettissima, gradisci il mio affetto e non permettere che un
    tuo servo che ti ama divenga mai nemico del tuo Dio che tu
    ami tanto. Misero me! Tale sono stato un tempo, quando
    offendevo il mio Signore. Ma allora, o Maria, non ti amavo e
    poco cercavo di essere amato da te. Ora però non desidero
    altro, dopo la grazia di Dio, che di amarti e di essere amato da
    te. Non mi fanno dubitare di ottenere tali grazie le mie colpe
    passate, poiché so che tu, benigna e grata Regina, non
    disdegni di amare nemmeno i più miserabili peccatori che ti
    amano; anzi, non ti lasci superare in amore da nessuno. Mia
    amabile sovrana, io voglio venire ad amarti in paradiso.
    Quando vi sarò giunto, inginocchiato ai tuoi piedi, capirò meglio quanto sei amabile e quanto hai fatto per salvarmi; perciò
    ti amerò con amore ancora più grande, ti amerò eternamente,
    senza timore di cessare mai di amarti. Maria, ho la ferma speranza di salvarmi per mezzo tuo. Prega Gesù per me. Questo
    basta; sei tu che mi devi salvare, sei tu la mia speranza.
    Andrò dunque sempre cantando: Maria, speranza mia, tu mi
    devi salvare.
    CAPITOLO IX
    O CLEMENS, O PIA
    O clemente, o pia
    Quanto è grande la clemenza e la
    pietà di Maria
    Parlando della grande pietà che la
    Vergine ha verso di noi miserabili,
    san Bernardo dice che « Maria è la
    terra promessa, che produce in
    155
    abbondanza latte e miele ». San Leone dice che le viscere
    della Vergine sono così ricche di misericordia, che ella merita
    non solo di essere chiamata misericordiosa, ma la
    misericordia stessa. San Bonaventura, considerando che
    Maria è stata fatta Madre di Dio in favore dei miserabili e che
    a lei è affidato il compito di dispensare la misericordia;
    considerando inoltre la grande cura che ella si prende di tutti
    i miseri, che la rende così ricca di pietà, che pare non desideri
    altro se non dar sollievo ai bisognosi, diceva che quando
    guardava Maria, gli sembrava di non vedere più la divina
    giustizia, ma solamente la divina misericordia di cui Maria è
    rivestita. Così grande insomma è la bontà di Maria che, come
    dice l’abate Guerrico, le sue viscere amorose non desistono
    mai dal produrre frutti di pietà. E san Bernardo esclama: «
    Che altro può scaturire da una fonte di pietà se non pietà? ».
    Perciò Maria fu paragonata all’ulivo: « Come bell’ulivo nei
    campi » (Eccli [= Sir] 24,19 Volg.), perché come dall’ulivo non
    esce altro che olio, simbolo della misericordia, così dalle mani
    di Maria non escono che grazie e misericordie. Perciò il
    venerabile Luigi da Ponte dice: « Giustamente Maria può
    essere chiamata Madre dell’olio, poiché è madre della
    misericordia ». Quindi, se ricorriamo a questa buona Madre
    per chiederle l’olio della sua pietà, non possiamo temere che
    ce lo neghi, come lo negarono le vergini prudenti alle stolte
    rispondendo: « Che non abbia a mancare per noi e per voi »
    (Mt 25,9). No, poiché Maria è ricca di quest’olio di
    misericordia, come afferma san Bonaventura. Perciò la santa
    Chiesa la chiama Vergine non solo prudente, ma
    prudentissima, affinché, dice Ugo di san Vittore, noi
    comprendiamo che Maria è così piena di grazia e di pietà, che
    basta a provvederne tutti, senza che a lei ne manchi: « Se le
    vergini prudenti insieme alle lampade presero anche dell’olio
    nei vasi, tu, Vergine prudentissima, portasti un vaso
    sovrabbondante e inesauribile, versando dal quale l’olio della
    misericordia, potessi illuminare le lampade di tutti ». Ma
    perché si dice che questo bell’ulivo sta in mezzo ai « campi » e
    non piuttosto in mezzo a un orto circondato da muri o da
    siepi? Ugo di san Vittore risponde: « Affinché tutti possano
    facilmente vederlo e ricorrervi per ottenere rimedio ai loro
    bisogni ». Questo bel pensiero èconfermato da sant’Antonino:
    156
    « Ad un ulivo che sta esposto in un campo aperto tutti
    possono avvicinarsi e coglierne il frutto. A Maria tutti possono
    ricorrere, giusti e peccatori, per ottenere la sua misericordia ».
    E il santo aggiunge: « Quante sentenze di castighi questa
    santa Vergine ha saputo revocare con le sue pietose preghiere
    in favore dei peccatori che sono ricorsi a lei! » Il devoto
    Tommaso da Kempis scrive: « Quale altro rifugio più sicuro
    possiamo noi trovare che il seno pietoso di Maria? Là il povero
    trova il suo alloggio, là l’infermo trova la sua medicina,
    l’afflitto il sollievo, il dubbioso il consiglio, l’abbandonato il
    soccorso ». Poveri noi, se non avessimo questa Madre di
    misericordia, attenta e sollecita a soccorrerci nelle nostre
    miserie! « Dove non c’è la donna, geme e patisce l’infermo »
    (Eccli [= Sir] 36,27 Volg.). San Giovanni Damasceno afferma
    che questa donna è appunto Maria, mancando la quale,
    patisce ogni infermo. Infatti, poiché Dio vuole che tutte le
    grazie si dispensino per le preghiere di Maria, se queste
    venissero a mancare, non vi sarebbe speranza di misericordia,
    come il Signore rivelò a santa Brigida. Temiamo forse che
    Maria non veda e non compatisca le nostre miserie? No,
    poiché le vede e le compatisce molto meglio di noi. Dice
    sant’Antonino: « Non si trova nessuno tra i santi che ci
    compatisca nei nostri mali come la beata Vergine Maria ». «
    Dovunque si trova una miseria, la tua misericordia accorre e
    soccorre », esclama Riccardo di san Vittore rivolgendosi a lei.
    Lo conferma il Mendoza: « Sicché, Vergine benedetta, tu
    dispensi largamente le tue misericordie, dovunque scopri le
    nostre miserie ». Da tale ufficio di pietà non desisterà mai la
    nostra buona Madre, come dichiara essa stessa: « Sino al secolo futuro non verrò meno e nell’abitazione santa al suo
    cospetto esercitai il ministero » (Eccli [= Sir] 24,14 Volg.). Il
    cardinale Ugo di san Caro commenta: « Sino al secolo futuro,
    cioè dei beati, non cesserò, dice Maria, di soccorrere le
    miserie degli uomini e di pregare per i peccatori, affinché si
    salvino e siano liberati dalla miseria eterna » Svetonio narra
    che l’imperatore Tito era così desideroso di concedere grazie a
    chi gliele chiedeva, che nei giorni in cui non aveva l’occasione
    di farne, diceva afflitto: « Ho perduto un giorno »; questo
    giorno è stato perduto per me, perché l’ho passato senza
    beneficare nessuno. Verosimilmente, Tito diceva questo più
    157
    per vanità o per ricerca di stima, che per un sentimento
    di carità. Ma la nostra sovrana Maria, se un giorno non
    avesse l’occasione di fare nessuna grazia, direbbe la stessa
    cosa solo perché è piena di carità e di desiderio di farci del
    bene. Anzi, dice Bernardino da Busto, la Vergine vuole
    dispensare a noi le grazie più di quanto noi desideriamo
    riceverle. Perciò quando ricorriamo a lei, la troveremo sempre
    con le mani piene di misericordia e di liberalità. Fu figura di
    Maria Rebecca, la quale, al servo di Abramo che le chiedeva
    un po’ d’acqua per bere, rispose: « Anche per i tuoi cammelli
    attingerò, finché abbiano bevuto abbastanza » (Gn 24,19).
    Perciò san Bernardo si rivolge così alla beata Vergine: «
    Signora, non soltanto al servo di Abramo, ma anche ai
    cammelli versa acqua dalla tua anfora traboccante ». Egli vuol
    dire: Signora, tu sei ben più pietosa e generosa di Rebecca e
    perciò non ti contenti di dispensare le grazie della tua
    immensa misericordia solamente ai servi di Abramo, che
    simboleggiano i servi fedeli a Dio, ma le dispensi anche ai
    cammelli, che sono figura dei peccatori. Come Rebecca diede
    più di ciò che le fu richiesto, così Maria dona più di quel che
    le si domanda. « La liberalità di Maria, dice Riccardo di san
    Lorenzo, somiglia alla liberalità di suo Figlio, il quale dà sempre più di quanto gli si chiede ». Perciò san Paolo lo proclama
    « ricco verso tutti quelli che l’invocano » (Rm 10,12). Così un
    devoto autore dice alla Vergine: « Signora, prega tu per me,
    perché tu chiederai le grazie per me con maggiore devozione
    di quel che io oserei fare e mi otterrai da Dio grazie maggiori
    di quelle che io potrei sperare ». Quando i Samaritani
    rifiutarono di ricevere Gesù Cristo e la sua dottrina, san
    Giacomo e san Giovanni chiesero alloro Maestro: « Signore,
    vuoi che diciamo che scenda il fuoco dal cielo e li distrugga? ».
    Ma il Salvatore rispose: « Non sapete di quale spirito siete » (Lc
    9,55). Come se dicesse: « Io sono di uno spirito così pietoso e
    dolce che sono venuto dal cielo per salvare, non per punire i
    peccatori; e voi volete vederli perduti? Che fuoco, che castigo?
    Tacete, non mi parlate più di castighi, perché non è questo il
    mio spirito ». Ma non possiamo dubitare che Maria, il cui
    spirito è perfettamente simile a quello del Figlio, non sia tutta
    incline a usare misericordia, poiché, come ella disse a santa
    Brigida: « Io sono chiamata madre della misericordia e la
    158
    misericordia di Dio mi ha fatto così pietosa e dolce
    verso tutti ». Perciò san Giovanni vide Maria vestita di sole: «
    Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di
    sole » (Ap 12,1). Commentando queste parole, san Bernardo
    dice alla Vergine: « Tu vesti il sole e da lui vieni vestita ».
    Signora, tu hai vestito il sole – il Verbo divino – della carne
    umana; ma egli ha vestito te della sua potenza e della sua
    misericordia. Questa Regina è così pia e benigna, dice san
    Bernardo, che quando qualunque peccatore va a
    raccomandarsi alla sua pietà, ella non si mette ad esaminare i
    meriti di lui, se è degno o no di essere esaudito, ma esaudisce
    e soccorre tutti. Maria è chiamata « Bella come la luna » (Ct
    6,9). La luna illumina e reca vantaggio anche ai corpi più
    bassi della terra; così Maria, scrive sant’Ildeberto, illumina e
    soccorre i peccatori più indegni: « Bella come la luna, perché è
    bello far del bene agli indegni ». E benché la luna prenda tutta
    la sua luce dal sole, opera più presto del sole: « Quello che il
    sole fa in un anno, la luna lo fa in un mese », osserva un
    autore. Perciò sant’Anselmo dice: « A volte troviamo più
    velocemente la salvezza invocando il nome di Maria che
    invocando quello di Gesu». Dunque, ci esorta Ugo di san
    Vittore, se i nostri peccati ci fanno temere di accostarci a Dio,
    perché è una Maestà infinita che abbiamo offeso, non
    dobbiamo esitare a ricorrere a Maria, poiché in lei non
    troveremo nulla che ci spaventi. E’ vero che è santa, che è
    immacolata, regina del mondo, Madre di Dio; ma è della
    nostra carne, figlia di Adamo come noi. Insomma, dice san
    Bernardo, tutto ciò che appartiene a Maria è grazia e bontà
    poiché ella, come madre di misericordia, si è fatta tutta a tutti
    e per la sua grande carità si è resa debitrice verso i giusti e i
    peccatori. A tutti apre il seno della sua misericordia, affinché
    tutti ricevano dalla sua pienezza. Il demonio, dice san Pietro: «
    Va in giro come un leone ruggente, cercando qualcuno da
    divorare » (lPt 5,8). Maria al contrario, scrive Bernardino da
    Busto, va sempre cercando per dare la vita e salvare chi può.
    Dobbiamo essere certi, dice san Germano, che la protezione di
    Maria è più grande e potente di quanto noi possiamo
    comprendere. Perché mai Dio, che nell’antica legge era così
    rigoroso nel punire, usa ora tanta misericordia ai re dei più
    gravi peccati? A questa domanda l’autore del Pomerio
    159
    risponde: « Lo fa per amore e per i meriti di Maria ». « Da
    quanto tempo sarebbe sprofondato il mondo, esclama san
    Fulgenzio, se Maria non lo avesse sostenuto con le sue
    preghiere! ». Sant’Arnoldo abate aggiunge che possiamo
    presentarci a Dio con piena sicurezza e sperarne ogni bene,
    perché il Figlio è nostro mediatore presso il Padre e la Madre
    presso il Figlio. Come il Padre non esaudirebbe il Figlio
    quando gli mostra le ferite sofferte per i peccatori? E come il
    Figlio non esaudirebbe la Madre, quando gli mostra il seno
    che lo ha nutrito. San Pier Crisologo dice con bella energia: «
    Questa Vergine unica, avendo alloggiato Dio nel suo seno,
    esige come prezzo dell’alloggio la pace per il mondo, la
    salvezza per i perduti, la vita per i morti » Dice l’abate di
    Selles: « Quanti che meriterebbero di essere condannati dalla
    divina giustizia sono salvati dalla pietà di Maria! Tesoro di Dio
    e tesoriera di tutte le grazie, la nostra salvezza è nelle sue
    mani». Ricorriamo dunque sempre a questa grande Madre di
    misericordia e speriamo fermamente di salvarci per mezzo
    della sua intercessione, poiché ella – ci incoraggia Bernardino
    da Busto – « è la nostra salvezza, la vita, la speranza, il consiglio, il rifugio, l’aiuto nostro». «Accostiamoci… con fiducia al
    trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia
    per opportuno soccorso » (Eb 4,16): questo trono a cui
    l’Apostolo ci esorta a ricorrere fiduciosamente è appunto
    Maria, commenta sant’Antonino. Perciò santa Caterina da
    Siena la chiamava « Dispensatrice della misericordia ».
    Concludiamo dunque con la bella e dolce esclamazione di san
    Bernardo sulle parole: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria. «
    O Maria, tu sei clemente verso i miseri, pia verso quelli che ti
    pregano, dolce verso quelli che ti amano. Clemente verso i
    penitenti, pia verso quelli che fanno progressi, dolce verso
    quelli che sono perfetti. Ti mostri clemente liberandoci dai
    castighi, pia nel dispensarci le grazie, dolce donandoti a quelli
    che ti cercano ».
    Esempio
    Il padre Carlo Bovio racconta che a Dormans, in Francia, vi
    era un uomo il quale, pur essendo sposato, aveva una relazione con un’altra donna. La moglie, non potendo sopportare
    160
    ciò, non faceva altro che invocare su di loro i castighi
    di Dio. Un giorno, andò in una chiesa, davanti a un altare
    della beata Vergine, a chiedere giustizia contro la donna che
    le toglieva il marito. Davanti a questa stessa immagine
    andava ogni giorno anche quella peccatrice a recitare un’Ave
    Maria. Una notte la divina Madre apparve in sogno alla moglie
    la quale, appena la vide, cominciò il suo solito ritornello:
    «Giustizia? A me chiedi giustizia? Va’, trova altri che te la facciano; io non te la posso fare. Sappi che quella peccatrice mi
    recita ogni giorno un saluto e, qualunque sia la persona che
    così mi prega, io non posso permettere che essa soffra e sia
    castigata per i suoi peccati». Quando fu giorno, la moglie andò
    a sentire la messa in quella chiesa della Madonna. Uscendo
    da lì, incontrò l’amante del marito e cominciò a ingiuriarla e a
    dire che era una fattucchiera, che con i suoi sortilegi era
    riuscita ad incantare anche la santa Vergine. « Taci, le diceva
    la gente, che dici? ». « Perché dovrei tacere? Quel che dico è
    assolutamente vero. Stanotte mi è apparsa la Madonna e
    siccome le chiedevo di farmi giustizia, mi ha risposto che non
    poteva a causa di un saluto che questa donna malvagia le
    rivolge ogni giorno ». Chiesero allora alla colpevole quale era
    questo saluto; rispose che era l’Ave Maria. Ma sentendo che
    per quella semplice devozione la beata Vergine le usava tanta
    misericordia, la donna andò subito a inginocchiarsi davanti a
    quella santa immagine e alla presenza di tutti, chiedendo
    perdono dello scandalo che aveva dato, fece voto di castità
    perpetua. Poi, rivestito l’abito religioso, si fabbricò una piccola
    stanza vicino alla chiesa e vi si rinchiuse perseverando in
    continua penitenza fino alla morte.
    Preghiera
    Madre di misericordia, poiché sei così compassionevole, poiché hai tanto desiderio di fare del bene a noi miserabili e di
    accontentare le nostre domande, io, il più misero di tutti gli
    uomini, ricorro oggi alla tua pietà, affinché tu mi conceda ciò
    che ti chiedo. Che gli altri ti domandino quel che vogliono: la
    salute del corpo, guadagni e vantaggi materiali; io ti chiedo,
    Signora, quelle cose che tu desideri da me, che più sono
    conformi e gradite al tuo sacro cuore. Tu fosti così umile;
    161
    ottienimi dunque l’umiltà e l’amore degli schemi. Tu fosti
    così paziente nelle pene di questa vita; ottienimi la pazienza
    nelle contrarietà. Tu fosti tutta piena d’amore verso Dio;
    ottienimi il dono del santo e puro amore. Tu fosti tutta carità
    verso il prossimo; ottienimi la carità verso tutti,
    particolarmente verso quelli che mi sono nemici. Tu fosti tutta
    unita alla volontà divina; ottienimi una totale conformità a
    tutto quello che Dio dispone per me. Tu insomma sei la più
    santa fra tutte le creature; Maria, fammi santo. A te non fa
    difetto l’amore: tutto puoi e tutto vuoi ottenermi. Dunque può
    impedirmi di ricevere le tue grazie soltanto la mia negligenza
    nel ricorrere a te o la mia poca fiducia nella tua intercessione.
    Ma questa perseveranza nella preghiera e questa fiducia me le
    devi ottenere tu stessa. Queste due grazie supreme a te le
    chiedo, da te le voglio, da te fermamente le spero, o Maria,
    Maria madre mia, mia speranza, mio amore, mia vita, mio
    rifugio, mio aiuto e mia consolazione. Amen.
    CAPITOLO X
    O DULCIS VIRGO
    MARIA
    O dolce Vergine
    Maria
    Quanto è dolce in
    vita e in morte il
    nome di Maria
    Il nome augusto di
    Maria dato alla divina
    Madre non fu trovato
    sulla terra né
    inventato dalla mente
    o dalla fantasia degli uomini, come avviene per tutti gli altri
    nomi, ma scese dal cielo e fu imposto per ordine divino, come
    attestano san Girolamo, sant’Epifanio, sant’Antonino e altri. «
    Il nome di Maria, dice Riccardo di san Lorenzo, è stato tratto
    dal tesoro della Divinità ». « O Maria, tutta la Trinità ti diede
    162
    tale nome, superiore a ogni nome dopo quello del Figlio
    tuo » e lo arricchì di tanta maestà e potenza che « al proferirsi
    del tuo nome volle che tutti prostrati lo venerassero, il cielo,
    la terra e l’inferno ». Tra gli altri pregi che il Signore ha dato al
    nome di Maria, vediamo ora quanto lo ha reso dolce ai servi di
    questa santa Regina, così in vita come in morte. Anzitutto,
    parlando del tempo della vita, il santo anacoreta Onorio
    diceva che il nome di Maria è pieno di ogni dolcezza divina.
    Sant’Antonio da Padova trovava nel nome di Maria le stesse
    dolcezze che san Bernardo trovava nel nome di Gesù. « Il
    nome di Gesù », diceva san Bernardo; « Il nome di Maria »,
    riprendeva sant’Antonio, « è gioia per il cuore, miele per la
    bocca, melodia per l’orecchio » dei suoi devoti. Il venerabile
    Giovenale Ancina, vescovo di Saluzzo, come è scritto nella sua
    Vita, nel nominare Maria gustava una dolcezza sensibile così
    grande, che « si lambiva le labbra ». Allo stesso modo,
    leggiamo che una donna di Colonia disse al vescovo Marsilio
    che ogni volta che pronunziava il nome di Maria sentiva nella
    bocca un sapore più dolce del miele. Marsilio seguì la stessa
    pratica e provò anch’egli quella dolcezza. Il Cantico dei cantici
    fa pensare che al momento dell’assunzione della Vergine gli
    angeli chiesero tre volte il suo nome: « Chi è costei che sale
    dal deserto, come colonna di fumo? » (Ct 3,6). « Chi è costei
    che spunta come aurora? » (Ct 6,9). « Chi è costei che sale dal
    deserto, ricolma di delizie?» (Ct 8,5 Volg.). Riccardo di san
    Lorenzo domanda: perché gli angeli chiedono tante volte il
    nome di questa Regina? E risponde che anche per gli angeli
    era così dolce sentir risuonare il nome di Maria e che perciò
    fanno tante domande. Ma io non parlo qui della dolcezza
    sensibile, che non è concessa comunemente a tutti. Parlo
    della salutare dolcezza di conforto, di amore, di letizia, di
    fiducia e di forza che il nome di Maria dà comunemente a
    quelli che lo pronunziano con devozione. Dice l’abate
    Francone: « Dopo il nome di Gesù, il nome di Maria è così
    ricco di beni, che sulla terra e nel cielo non risuona altro
    nome da cui le anime devote ricevano tanta grazia, tanta
    speranza, tanta dolcezza. Infatti il nome di Maria racchiude in
    sé un certo che di ammirabile, di dolce e di divino che quando
    risuona nei cuori amici, esala in essi un odore di santa soavità. E la meraviglia di questo nome è che, udito mille volte
    163
    dai devoti di Maria, si ascolta sempre come nuovo » perché
    essi provano sempre la stessa dolcezza nel sentirlo. Parlando
    anch’egli di questa dolcezza, il beato Enrico Suso diceva che
    nel nominare Maria si sentiva talmente riempito di fiducia e
    così gioiosamente acceso d’amore, che tra la gioia e le lacrime
    fra cui pronunziava l’amato nome, desiderava che il cuore gli
    balzasse dal petto fuori della bocca e affermava che quel dolce
    nome si liquefaceva come un favo di miele nel fondo della sua
    anima. Perciò esclamava: « O nome tanto soave! Quale sarai
    tu stessa, Maria, se il tuo solo nome è così amabile e pieno di
    grazia? ». Rivolto alla sua buona Madre, san Bernardo con
    amore e tenerezza le dice: « O grande, o pia, degna di ogni
    lode, santa Vergine Maria, il tuo nome è così dolce e amabile
    che non può essere pronunziato da nessuno senza infiammarlo d’amore verso di te e verso Dio. Anzi, basta che si
    presenti al pensiero di quelli che ti amano per consolarli e
    accenderli sempre più del tuo amore ». Se le ricchezze
    consolano i poveri alleviando le loro miserie, « molto meglio
    delle ricchezze il nome di Maria ci solleva dalle angustie della
    vita presente », dice Riccardo di san Lorenzo. Insomma « il tuo
    nome, o Madre di Dio, è tutto pieno di grazie e di benedizioni
    divine », esclama san Metodio. Di conseguenza, attesta san
    Bonaventura, « il tuo nome non può essere pronunziato senza
    che apporti qualche grazia a chi devotamente lo nomina ». « O
    dolce Vergine Maria, dice l’Idiota, la virtù del tuo nome è tale,
    che se viene pronunziato anche dal cuore più indurito, più
    disperato, mirabilmente scioglierà la sua durezza. Tu conforti
    i peccatori con la speranza del perdono e della grazia ». «
    Maria, esclama sant’Ambrogio, il tuo nome è un unguento
    odoroso che diffonde il profumo della grazia divina. Discenda
    nell’intimo delle anime nostre questo unguento di salvezza».
    Signora, vuol dire il santo, fa’ che noi ci ricordiamo spesso di
    pronunziare il tuo nome con amore e fiducia, perché è questo
    il segno che si possiede già la grazia divina oppure è caparra
    di poter presto ricuperarla. Sì, poiché « il ricordarsi del tuo
    nome, o Maria, consola gli afflitti, rimette sulla via della
    salvezza gli erranti e conforta i peccatori perché non si
    abbandonino alla disperazione », dice Landolfo di Sassonia. Il
    padre Pelbarto aggiunge: « Come Gesù Cristo con le sue
    cinque piaghe ha apportato al mondo il rimedio dei suoi mali,
    164
    così Maria con il suo solo nome, che è composto di
    cinque lettere, concede ogni giorno il perdono ai peccatori ».
    Perciò nel Cantico dei cantici il nome di Maria è paragonato
    all’olio: « Olio versato è il tuo nome » (Ct 1,2). Il beato Alano
    commenta: « Come l’olio guarisce gli infermi, sparge odore e
    accende la fiamma, così il nome di Maria guarisce i peccatori,
    ricrea i cuori e li infiamma di amore divino ». Riccardo di san
    Lorenzo esorta quindi i peccatori a ricorrere a questo augusto
    nome che basterà da solo a guarirli da tutti i loro mali,
    dicendo che non vi è infermità, per quanto grave, che non
    ceda subito alla forza del nome di Maria. Al contrario i
    demoni, afferma Tommaso da Kempis, temono a tal punto la
    Regina del cielo, che appena udito il suo nome, fuggono come
    dal fuoco che brucia. La beata Vergine stessa rivelò a santa
    Brigida: «Non vi è in questa vita nessun peccatore così freddo
    nell’amore di Dio, che se invocherà il mio nome con il
    proposito di convertirsi, il demonio non si allontani subito da
    lui». E un’altra volta le disse: « Tutti i demoni venerano e
    temono talmente questo nome, che, appena lo odono, subito
    liberano l’anima dalle unghie con cui la tenevano prigioniera
    ». Come gli angeli ribelli si allontanano dai peccatori che
    invocano il nome di Maria, così gli angeli buoni si avvicinano
    maggiormente alle anime giuste che lo pronunziano
    devotamente. E quel che la Vergine rivelò a santa Brigida. San
    Germano afferma che come il respiro è segno di vita, così il
    nominare spesso il nome di Maria è segno o che già si vive
    nella grazia divina o che presto verrà la vita, poiché questo
    nome potente ha la virtù di ottenere l’aiuto e la vita a chi
    devotamente l’invoca. Insomma, aggiunge Riccardo di san
    Lorenzo, « il nome di Maria è come una torre fortissima. Il
    peccatore che vi si rifugia sarà liberato dalla morte. Questa
    torre celeste difende e salva tutti i peccatori, anche i più
    perduti ». Torre di fortezza che non solo libera i peccatori dal
    castigo, ma difende anche i giusti dagli assalti dell’inferno. «
    Dopo il nome di Gesù, continua Riccardo, non vi è altro nome
    in cui si trovi tanto aiuto, da cui venga concessa tanta
    salvezza agli uomini, quanto dal nome di Maria ». Tutti sanno
    e i devoti di Maria sperimentano ogni giorno che il suo nome
    augusto dà la forza specialmente di vincere le tentazioni
    contro la castità. « Il nome della vergine era Maria » (Lc 1,27).
    165
    Riflettendo su queste parole di san Luca, Riccardo di san
    Lorenzo osserva che i due nomi: Maria e Vergine sono
    accostati dall’evangelista affinché comprendiamo che il nome
    di questa purissima Vergine non deve mai essere separato
    dalla castità. Perciò san Pier Crisologo afferma che « il nome
    di Maria è indizio di castità », volendo dire che chi nel dubbio
    di aver peccato si ricorda di aver invocato il nome di Maria, ha
    una prova certa di non aver offeso la castità. Quindi seguiamo
    sempre il bel consiglio di san Bernardo: « Nei pericoli, nelle
    angosce, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Non si
    allontani dalle tue labbra, non si allontani dal tuo cuore »; in
    tutti i pericoli di perdere la grazia divina, pensiamo a Maria,
    invochiamo Maria insieme al nome di Gesù, poiché questi due
    nomi sono sempre uniti. Che questi due nomi tanto dolci e
    potenti non si allontanino mai né dal nostro cuore né dalle
    nostre labbra, poiché ci daranno la forza per non cedere e per
    vincere sempre tutte le tentazioni. Quanto sono belle le grazie
    che Gesù Cristo ha promesso ai devoti del nome di Maria! Egli
    stesso lo fece comprendere a santa Brigida parlando con la
    sua santa Madre: « Chiunque invocherà il tuo nome con
    fiducia e con il proposito di convertirsi, riceverà tre grazie
    singolari: un perfetto dolore dei suoi peccati, la loro
    soddisfazione, la forza per giungere alla perfezione e per di più
    la gloria del paradiso. Perché le tue parole sono per me così
    dolci e così care, che non posso negarti quel che tu mi chiedi
    ». Sant’Efrem arriva a dire che « il nome di Maria è la chiave
    della porta del cielo » e perciò san Bonaventura ha ragione di
    chiamare Maria: « Salvezza di tutti quelli che ti invocano »,
    come se invocare il nome di Maria e ottenere la salvezza
    eterna fosse la stessa cosa. L’Idiota afferma che la devota
    invocazione di questo santo e dolce nome conduce ad ottenere
    una grazia sovrabbondante in questa vita e una gloria
    sublime nella vita futura. Tommaso da Kempis conclude: « Se
    cercate, fratelli, di essere consolati in ogni tribolazione,
    ricorrete a Maria, invocate Maria, onorate Maria,
    raccomandatevi a Maria. Con Maria godete, con Maria
    piangete, con Maria pregate, con Maria camminate, con Maria
    cercate Gesù; desiderate di vivere e di morire con Gesù e
    Maria. Così facendo, fratelli, andrete sempre avanti nella via
    del Signore. Maria pregherà volentieri per voi e il Figlio
    166
    certamente esaudirà sua Madre». Quanto è dolce in
    vita il santo nome di Maria ai suoi devoti per le grazie mirabili
    che ottiene loro! Ma più dolce ancora sarà al momento
    supremo procurando loro una dolce e santa morte. Il padre
    Sertorio Caputo della Compagnia di Gesù esortava tutti quelli
    che si trovassero ad assistere un moribondo a ripetergli
    spesso il nome di Maria, poiché questo nome di vita e di
    speranza, pronunziato in punto di morte, basta da solo a
    disperdere i nemici e a confortare i moribondi in tutte le loro
    angosce. Anche san Camillo de Lellis raccomandava
    vivamente ai suoi religiosi di ricordare spesso ai moribondi
    d’invocare il nome di Maria e di Gesù. Egli lo faceva sempre
    con gli altri e, come leggiamo nella sua Vita, al momento della
    propria morte ripeteva gli amati nomi di Gesù e di Maria con
    tanta tenerezza che ne infiammava d’amore anche chi
    l’ascoltava. Alla fine, con gli occhi fissi sulle loro immagini
    adorate e con le braccia in croce, il santo spirò con un’espressione di pace paradisiaca, pronunziando come sue ultime
    parole i dolci nomi di Gesù e di Maria. « Questa breve
    invocazione: Gesù e Maria! è facile da ricordare, dolce da
    meditare, potente a proteggere » contro tutti i nemici della
    nostra salvezza, dice Tommaso da Kempis. « Beato colui che
    ama il tuo nome, Maria! » esclama san Bonaventura. « Il tuo
    nome è così glorioso e mirabile che tutti quelli che lo invocano
    in punto di morte non temono gli assalti dei nemici ». Felice
    colui che avesse la sorte di morire come il padre cappuccino
    Fulgenzio d’Ascoli, il quale spirò cantando: «O Maria, o Maria,
    la più bella che ci sia, voglio andarmene in tua compagnia».
    Oppure come morì il beato Alberico cistercense, di cui si
    narra negli Annali dell’Ordine che spirò pronunziando il dolce
    nome di Maria. Preghiamo dunque, mio devoto lettore,
    preghiamo Dio che ci conceda la grazia che l’ultima parola
    sulle nostre labbra sia il nome di Maria, come appunto
    desiderava e pregava san Germano. O dolce morte, morte
    sicura quella accompagnata e protetta da questo nome di
    salvezza, che Dio concede d’invocare nel momento supremo
    soltanto a quelli che vuole salvi! Mia dolce Signora e Madre, io
    ti amo tanto e poiché ti amo, amo anche il tuo santo nome.
    Propongo e spero con il tuo aiuto d’invocarlo sempre in vita e
    in morte. Concludiamo dunque con la toccante preghiera di
    167
    san Bonaventura: « Per la gloria del tuo nome, quando
    l’anima mia uscirà da questo mondo, vienile incontro, Vergine
    benedetta, e prendila fra le tue braccia. Non disdegnare allora, o Maria, di venire a consolarla con la tua dolce presenza.
    Sii tu la sua scala e la sua via per il paradiso. Ottienile la
    grazia del perdono e l’eterno riposo. O Maria, avvocata nostra,
    tocca a te difendere i tuoi devoti e prendere a tuo conto le loro
    cause davanti al tribunale di Gesù Cristo ».
    Esempio
    Il padre Rho e il padre Lireo raccontano che nella Gheidria,
    verso l’anno 1645, una ragazza chiamata Maria fu mandata
    un giorno da suo zio al mercato di Nimega per comperare
    alcune cose, con l’ordine di restare la sera in casa di una zia
    che abitava in quella città. La fanciulla ubbidì, ma quando la
    sera andò a trovare la zia, fu rozzamente cacciata. Si rimise
    dunque in cammino per ritornare a casa, ma essendosi fatta
    notte, incollerita, chiamò il demonio ad alta voce. Questi le
    apparve subito in forma di uomo e le promise di aiutarla,
    purché facesse una cosa. – Farò tutto – rispose la disgraziata.
  • Non voglio altro che da oggi in poi tu non ti faccia più il
    segno della croce e che cambi il tuo nome. La ragazza rispose:
  • Non mi farò più il segno della croce, ma il nome di Maria mi
    è troppo caro e non voglio cambiarlo. – E io non ti aiuto –
    disse il demonio. Finalmente dopo molte discussioni decisero
    di comune accordo che la fanciulla si chiamasse con la prima
    lettera del nome di Maria, cioè Emme. Poi andarono ad
    Anversa e per sei anni la poveretta rimase con quel pessimo
    compagno, vivendo una vita così scellerata che era lo
    scandalo di tutti. Un giorno disse che desiderava rivedere la
    patria e alla fine il demonio, malgrado fosse contrario, fu
    costretto ad acconsentire. Arrivando nella città di Nimega,
    trovarono che vi si rappresentava un’opera sulla vita della
    santa Vergine. Allora la povera Emme, per quel po’ di
    devozione che aveva conservato verso la Madre di Dio,
    cominciò a piangere. « Che facciamo, disse il compagno,
    vogliamo fare noi un’altra commedia? ». Tentò di allontanarla
    da lì, ma poiché la giovane resisteva, vedendo che ormai la
    perdeva, adirato la lanciò per aria e la fece cadere in mezzo al
    168
    teatro. Allora la poveretta, dopo aver raccontato la sua
    storia, andò per confessarsi dal parroco, ma questi la mandò
    dal vescovo di Colonia e il vescovo dal papa il quale, udita la
    sua confessione, le impose per penitenza di portare continuamente tre cerchi di ferro: uno al collo e due alle braccia.
    La penitente ubbidì e giunta a Maastricht, si rinchiuse in un
    monastero di pentite, dove visse quattordici anni in aspre penitenze. Una mattina, alzandosi dal letto, trovò che i tre
    cerchi si erano rotti da soli. Due anni dopo morì in fama di
    santità e volle essere sepolta con quegli stessi tre cerchi, che
    da schiava dell’inferno l’avevano resa felice schiava della sua
    liberatrice.
    Preghiera
    Maria, gran Madre di Dio e madre mia, è vero che io non sono
    degno di nominarti; ma tu che mi ami e desideri la mia
    salvezza, tu mi devi concedere, benché la mia lingua sia
    impura, che io possa sempre invocare in mio soccorso il tuo
    nome santo e potente, che è l’aiuto di chi vive e la salvezza di
    chi muore. Maria, così pura e così dolce, fa’ che il tuo nome
    sia da oggi in poi il respiro della mia vita. Mia Signora, non
    tardare a soccorrermi quando ti invoco. In tutte le tentazioni
    contro cui dovrò lottare, in tutte le prove che mi si
    presenteranno, non voglio cessare mai d’invocarti, ripetendo
    sempre: Maria, Maria. Così spero di fare in vita, così spero di
    fare particolarmente al momento della morte, per venire poi a
    lodare eternamente in cielo il tuo amato nome: O ctemens, o
    pia, o dulcis Virgo Maria. Maria, Maria tanto amabile, quale
    conforto, quale dolcezza, quale fiducia, quale tenerezza sente
    l’anima mia solo nel nominarti, solo nel pensare a te!
    Ringrazio il mio Dio e Signore, che ti ha dato per il mio bene
    questo nome così dolce, così amabile e così potente. Ma non
    mi basta soltanto pronunziare il tuo nome, voglio
    pronunziarlo più spesso per amore; voglio che l’amore mi
    spinga ad invocarti a ogni momento, cosicché anch’io possa
    esclamare con sant’Anselmo: « O nome della Madre di Dio, sei
    tu il mio amore ». Maria, madre mia, mio amato Gesù, vivano
    dunque sempre nel mio e in tutti i cuori i vostri dolcissimi
    nomi. Si scordi la mia mente di tutti gli altri nomi, per
    169
    ricordarsi solo e per invocare sempre i vostri nomi adorati.
    Gesù, mio redentore, Maria, madre mia, quando sarà giunto il
    momento della mia morte e la mia anima dovrà uscire da questa vita, concedetemi allora per i vostri meriti la grazia di dire
    e di ripetere come mie ultime parole: « Gesù e Maria, vi amo;
    Gesù e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia ».
    LE VIRTÙ DI MARIA
    SANTISSIMA
    Sant’Agostino dice che per
    ottenere con più sicurezza e
    abbondanza il favore dei santi
    bisogna imitarli, perché
    vedendo che noi pratichiamo le
    virtù da loro esercitate, essi
    sono più portati a pregare per
    noi. Maria, la regina dei santi e
    la nostra prima avvocata, dopo
    aver sottratto un’anima dagli
    artigli di Lucifero e averla unita
    a Dio, vuole che quest’anima
    cerchi d’imitarla, altrimenti
    non potrà arricchirla delle sue grazie come vorrebbe,
    vedendola contraria ai suoi comportamenti. Perciò la Vergine
    chiama beati quelli che imitano diligentemente la sua vita: « E
    ora, figli, ascoltatemi! Felici quelli che osservano le mie vie»
    (Pro 8,32). Chi ama, o è simile o cerca di rendersi simile alla
    persona amata, secondo il celebre proverbio: « L’amore trova o
    fa uguali ». Perciò san Girolamo ci esorta dicendo che se noi
    amiamo Maria, dobbiamo cercare d’imitarla, perché questo è
    il maggiore omaggio che possiamo offrirle. Riccardo di san
    Lorenzo afferma che sono e possono chiamarsi veri figli di
    Maria quelli che cercano di imitare la sua vita. Dunque,
    conclude san Bernardo, il figlio si sforzi di imitare la Madre,
    se desidera il suo favore; poiché allora, vedendosi onorata
    170
    come madre, Maria lo tratterà e favorirà come figlio. In
    quanto poi alle virtù di questa Madre, anche se i Vangeli non
    ne riportano molti dettagli, tuttavia, dato che vi si dice che fu
    piena di grazia, comprendiamo facilmente che Maria ebbe
    tutte le virtù e tutte in grado eroico. San Tommaso dice: «
    Ciascuno degli altri santi ha primeggiato in una virtù
    particolare: uno fu soprattutto casto, un altro fu soprattutto
    umile, un altro fu soprattutto misericordioso. Ma la beata
    Vergine ci è stata data come esempio di tutte le virtù ». E
    sant’Ambrogio afferma: « Così fu Maria, perché la sua vita
    fosse di esempio a tutti ». Perciò il santo ci lasciò scritto: «
    Come in un ‘immagine rifulga in voi la verginità e la vita di
    Maria, nella quale risplende ogni forma di virtù. Da lei
    attingete gli esempi di vita… ciò che dovete correggere, ciò che
    dovete evitare, ciò a cui dovete aderire » E poiché, come
    insegnano i santi padri, l’umiltà è il fondamento di tutte le
    virtù, vediamo in primo luogo quanto fu grande l’umiltà della
    Madre di Dio.
  1. L’umiltà di Maria
    « L’umiltà è fondamento e custode delle
    virtù », dice san Bernardo, e con ragione.
    Senza umiltà, infatti, non vi può essere
    alcun’altra virtù in un’anima. Anche se
    essa possiede tutte le virtù, tutte
    verranno meno se viene meno l’umiltà. Al
    contrario, come san Francesco di Sales
    scrisse alla beata suor Giovanna di
    Chantal, Dio ama tanto l’umiltà, che
    subito accorre dove la vede. Questa bella virtù così necessaria
    era sconosciuta nel mondo, ma il Figlio stesso di Dio venne ad
    insegnarla sulla terra con il suo esempio e volle che
    specialmente in essa noi cercassimo d’imitarlo: « Imparate da
    me che sono mite ed umile di cuore » (Mt 11,29). Come fu la
    prima e più perfetta discepola di Gesù Cristo in tutte le virtù,
    così Maria lo fu anche nell’umiltà, per cui meritò di essere
    esaltata sopra tutte le creature. Fu rivelato a santa Metilde
    171
    che la prima virtù esercitata dalla Vergine fin dalla
    fanciullezza fu l’umiltà. Il primo atto dell’umiltà di cuore è
    avere un basso concetto di sé. Maria ebbe sempre un così
    basso concetto di se stessa, come fu ugualmente rivelato a
    santa Metilde, che, pur vedendosi arricchita di grazie più degli
    altri, non si mise mai al di sopra di nessuno. Spiegando quel
    passo del Cantico dei cantici: « Mi hai ferito il cuore, sorella
    mia sposa… con un solo capello del tuo collo » (Ct 4,9 Volg.),
    l’abate Ruperto dice che questo capello del collo della sposa fu
    appunto l’umile concetto che Maria ebbe di sé, con cui ferì il
    cuore di Dio; « che cosa c’è infatti più sottile di un capello? ».
    Non già che la santa Vergine si stimasse peccatrice, perché
    l’umiltà è verità, come dice santa Teresa, e Maria sapeva di
    non aver mai offeso Dio. Non che non confessasse di aver
    ricevuto da Dio maggiori grazie di tutte le altre creature,
    perché un cuore umile ben riconosce i favori speciali del
    Signore per umiliarsi ancor più; ma la divina Madre, alla luce
    più grande che aveva per conoscere l’infinita grandezza e
    bontà del suo Dio, conosceva meglio la sua piccolezza. Perciò
    si umiliava più di ogni altro e con la sposa del Cantico dei
    cantici diceva: « Non guardate che io sono bruna, perché mi
    ha abbronzato il sole » (Ct 1,5). San Bernardo commenta: « In
    confronto al suo splendore, mi trovo nera ». Infatti, dice san
    Bernardino, « la Vergine aveva sempre un rapporto attuale
    con la divina maestà e con il proprio niente ». Come una
    mendicante, se indossa una ricca veste che le è stata donata,
    non se ne insuperbisce, ma nel vederla tanto più si umilia
    davanti al suo donatore perché più si ricorda della sua
    povertà, così Maria, quanto più si vedeva arricchita, tanto più
    si umiliava, ricordandosi che tutto era dono di Dio. La Vergine
    stessa disse alla benedettina santa Elisabetta: « Sappi che io
    mi ritenevo la creatura più spregevole e indegna della grazia
    di Dio ». San Bernardino afferma: « Come nessuna creatura,
    dopo il Figlio di Dio, s’innalzò sulle vette della grazia quanto
    Maria, così nessuna creatura scese più in basso nell’abisso
    dell’umiltà » Inoltre è atto di umiltà nascondere i doni celesti.
    Maria volle tacere a san Giuseppe la grazia di essere divenuta
    Madre di Dio, anche se pareva necessario informarlo, per
    dissipare i sospetti che lo sposo poteva avere sulla sua onestà
    vedendola incinta, o almeno per liberarlo dal turbamento. San
    172
    Giuseppe infatti, non potendo dubitare della castità di
    Maria e d’altra parte ignorando il mistero, « decise di
    rimandarla in segreto » (Mt 1,19); e, se l’angelo non gli avesse
    rivelato che la sposa aveva concepito per opera dello Spirito
    Santo, l’avrebbe lasciata. Inoltre l’umile rifiuta le lodi per sé e
    le riferisce tutte a Dio. Maria si turbò nel sentirsi lodare
    dall’angelo Gabriele e quando santa Elisabetta le disse: «
    Benedetta tu fra le donne… A che debbo che la Madre del mio
    Signore venga a me?… Te beata che hai creduto… » (Lc 1), la
    Vergine, attribuendo tutte quelle lodi a Dio, rispose con l’umile cantico: « L’anima mia magnifica il Signore ». Come se
    dicesse: Elisabetta, tu lodi me, ma io lodo il Signore a cui solo
    è dovuto l’onore. Tu ammiri che io venga a te; io ammiro la
    divina bontà: « il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore ». Tu
    mi lodi perché ho creduto; io lodo il mio Dio che ha voluto
    esaltare il mio niente: « perché ha considerato la bassezza
    della sua serva » (Lc 1,46-48). Maria disse a santa Brigida: «
    Perché mi umiliavo tanto e ho meritato tanta grazia, se non
    perché ho saputo e pensavo di non essere e di non avere
    niente? Perciò non volli la mia lode, ma soltanto quella del
    donatore e del creatore». Parlando dell’umiltà di Maria,
    sant’Agostino esclama: « O beata umiltà, che donò Dio agli
    uomini, aprì il paradiso e liberò le anime dagli inferi ». E’
    proprio degli umili il servire, e Maria non esitò ad andare a
    servire Elisabetta per tre mesi. Dice dunque san Bernardo: «
    Elisabetta si meravigliava che Maria fosse venuta, ma ancor
    più si stupisca che sia venuta non per essere servita, ma per
    servire ». Gli umili se ne stanno in disparte e si scelgono il
    posto peggiore. Perciò Maria, osserva san Bernardo, quella
    volta che Gesù stava predicando in una casa (Mt 12), desiderava parlargli ma non volle « interrompere il discorso di suo
    Figlio con la sua autorità di madre e non entrò nella casa in
    cui egli parlava ». Per la stessa ragione, stando nel cenacolo
    con gli apostoli, Maria volle mettersi all’ultimo posto.
    Leggiamo in san Luca: « Tutti questi perseveravano concordi
    nella preghiera, assieme con le donne e con Maria, madre di
    Gesù » (At 1,14). Non che san Luca non conoscesse i meriti
    della divina Madre, per cui avrebbe dovuto nominarla in
    primo luogo; ma poiché Maria si era messa all’ultimo posto
    nel cenacolo, dopo gli apostoli e le altre donne, san Luca
    173
    menziona tutti i presenti secondo l’ordine in cui
    stavano collocati. E’ questo il pensiero di un autore. Dice san
    Bernardo: « Giustamente l’ultima è diventata la prima perché,
    pur essendo la prima di tutti, si comportava come se fosse
    l’ultima ». Infine gli umili amano le manifestazioni di
    disprezzo. Perciò non si legge che Maria fosse presente in
    Gerusalemme quando nella Domenica delle palme il Figlio fu
    ricevuto dal popolo con tanti onori. Invece al momento della
    morte di Gesù la Vergine non si astenne dal comparire in
    pubblico sul Calvario, affrontando il disonore di essere
    riconosciuta come madre del condannato, che moriva da
    infame con una morte infame. Maria disse a santa Bngida: «
    Che cosa c’è di più spregevole di essere considerata incapace,
    di avere bisogno di tutto e di credersi la più indegna di tutti?
    Tale, o figlia, fu la mia umiltà, questa la mia gioia e questa la
    mia volontà, perché non avevo altro pensiero che di piacere
    unicamente a mio Figlio ». Alla venerabile suor Paola da
    Foligno fu dato in un estasi di comprendere quanto fu grande
    l’umiltà della santa Vergine. Parlandone al suo confessore, la
    religiosa, piena di stupore, diceva: « Ah padre, l’umiltà della
    Madonna! Nel mondo non vi è neppure un minimo grado di
    umiltà in confronto a quella di Maria ». Una volta, il Signore
    fece vedere a santa Brigida due dame, una tutta fasto e
    vanità. « Questa, le disse, è la superbia. L’altra che vedi, con
    atteggiamento modesto, rispettosa verso tutti, con il pensiero
    rivolto unicamente a Dio e che si considera come un niente, è
    l’umiltà e si chiama Maria ». Dio volle in tal modo manifestarci
    che la sua beata Madre era così umile, che era l’umiltà stessa.
    E certo che per la nostra natura corrotta dal peccato non c’è
    forse, dice san Gregorio Nisseno, nessuna virtù più difficile da
    praticare che l’umiltà. Ma non c’è altra via: non potremo mai
    essere veri figli di Maria se non siamo umili. Dice san
    Bernardo: « Se non puoi imitare la verginità dell’umile, imita
    l’umiltà della Vergine ». Ella aborrisce i superbi, chiama a sé
    soltanto gli umili: « Chi è fanciullo venga a me » (Pro 9,4).
    Riccardo di san Lorenzo afferma: « Maria ci protegge sotto il
    mantello dell’umiltà ». La Madre di Dio stessa così parlò a
    santa Bngida: « Anche tu, figlia mia, vieni e nasconditi sotto il
    mio mantello; questo mantello è la mia umiltà ». Poi disse che
    la considerazione della sua umiltà è un buon mantello che
    174
    riscalda. Ma come il mantello non riscalda se non chi lo
    porta, non solo con il pensiero, ma anche in opera, così,
    aggiunse, « la mia umiltà non giova, se non ci si sforza di
    imitarla. Perciò, figlia mia, rivestiti di questa umiltà ».
    Quanto sono care a Maria le anime umili! San Bernardo
    scrive: « La Vergine riconosce e ama quelli che la amano ed è
    vicina a coloro che la invocano, specialmente a quelli che vede
    conformi a sé nella castità e nell’umiltà ». Perciò il santo
    esorta tutti coloro che amano Maria ad essere umili: «
    Sforzatevi di emulare questa virtù, se amate Maria ». Martino
    d’Alberro della Compagnia di Gesù per amore della Vergine
    era solito scopare il convento e raccoglierne le immondizie. Un
    volta, riferisce il padre Nielremberg, gli apparve la divina
    Madre e ringraziandolo gli disse: « Quanto mi è cara
    quest’azione fatta per amor mio!». Dunque, mia Regina, non
    potrò mai essere tuo vero figlio se non sono umile. Non vedi
    che i miei peccati dopo avermi reso ingrato verso il mio
    Signore mi hanno fatto diventare anche superbo? Madre mia,
    poni tu rimedio alla mia situazione: per i meriti della tua
    umiltà ottienimi di essere umile, divenendo così figlio tuo.
    Amen.
  2. L’amore di Maria verso Dio
    Dice sant’Anselmo: « Quanto più un
    cuore è puro e vuoto di se stesso, tanto
    più sarà pieno di amore verso Dio ».
    Maria fu tutta umile e vuota di sé, scrive
    san Bernardino e perciò fu tutta piena di
    amore divino, superando l’amore di tutti
    gli uomini e di tutti gli angeli verso Dio.
    Con ragione dunque san Francesco di
    Sales la chiamò la « Regina dell’amore ». Il
    Signore ha dato all’uomo questo precetto: « Amerai il Signore
    Dio tuo con tutto il tuo cuore » (Mt 22,37). « Questo precetto,
    dice san Tommaso, sarà adempiuto completamente e
    perfettamente in cielo. Su questa terra viene adempiuto, ma
    in maniera imperfetta ». Il beato Alberto Magno afferma che in
    175
    certo modo sarebbe stato disdicevole a Dio imporre un
    precetto che non fosse stato perfettamente osservato da
    nessuno, se non vi fosse stata la sua divina Madre, la quale
    l’osservò perfettamente. Riccardo di san Vittore conferma
    questo pensiero dicendo: « La madre del nostro Emmanuele fu
    perfetta nella pratica di ogni virtù. Chi mai adempì come lei
    quel primo comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con
    tutto il tuo cuore? L’amore divino fu in lei così ardente che
    non poté sfiorarla alcun difetto ». « L’amore di Cristo, scrive
    san Bernardo, non solo ferì, ma trapassò l’anima di Maria
    tanto che non restò alcuna parte senza ferita. Così ella amò
    con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze e fu
    piena di grazia ». Quindi Maria poteva ben dire: « Il mio diletto
    è per me, e io per lui » (Ct 2,16). « Anche i serafini, dice
    Riccardo, potevano scendere dal cielo per imparare nel cuore
    della Vergine il modo di amare Dio » Dio, che è amore (lGv
    4,8), venne sulla terra ad accendere in tutti la fiamma del suo
    divino amore, ma non ne infiammò nessun cuore quanto
    quello di sua Madre che, essendo libero dagli affetti terreni,
    era interamente disposto ad ardere di questo fuoco. Così san
    Girolamo scrive: « L’amore di Dio aveva acceso talmente
    Maria, che niente al mondo poteva alterare il suo sentimento,
    ma c’ erano in lei un ardore continuo e l’ebbrezza di un amore
    senza limiti ». Il cuore di Maria divenne dunque tutto fuoco e
    fiamme, come si legge nel Cantico dei cantici: « Le sue fiaccole
    sono fiaccole di fuoco e di fiamme » (Ct 8,6). Sant’Anselmo
    spiega: fuoco, ardendo interiormente per amore; fiamme,
    risplendendo di fuori con l’esercizio delle virtù. Dunque,
    quando Maria portava Gesù tra le braccia, si poteva dire che
    era « fuoco che porta il fuoco » ben a maggior diritto di quanto
    diceva Ippocrate, in un altro senso, a proposito di una donna
    che portava in mano il fuoco il Sant’Ildefonso dice: « Lo Spirito
    Santo infiammò interamente Maria, come fa il fuoco con il
    ferro; di modo che in lei si vedeva solo la fiamma dello Spirito
    Santo e si sentiva solo il fuoco dell’amore divino ». Secondo
    san Tommaso da Villanova, il roveto che Mosè vide ardere
    senza consumarsi era già il simbolo del cuore della Vergine.
    Perciò con ragione, dice san Bernardo, Maria fu veduta da
    san Giovanni vestita di sole: « Un segno grandioso apparve nel
    cielo: una donna vestita di sole » (Ap 12,1), perché ella
    176
    penetrò nell’abisso della divina sapienza al di là di
    quanto si possa immaginare ed è immersa in quella luce
    inaccessibile per quanto è possibile a una creatura. San
    Bonaventura afferma che la santa Vergine non fu mai tentata
    dall’inferno, perché « come un grande fuoco fa fuggire le
    mosche, così dal suo cuore ardente di amore venivano
    scacciati i demoni che non ardivano avvicinarsi a lei ».
    Riccardo di san Vittore dice ugualmente: « La Vergine fu
    terribile verso i principi delle tenebre, che non osarono
    avvicinarsi a tentarla, perché li spaventava la fiamma
    dell’amore ». Maria stessa rivelò a santa Brigida che in questo
    mondo non ebbe altro pensiero, altro desiderio, altro gaudio
    che Dio. Dato che sulla terra la sua anima benedetta stava
    quasi sempre a contemplare Dio, gli atti d’amore che faceva
    erano innumerevoli, come scrive il padre Suarez. Ma
    preferisco dire, con Bernardino da Busto, che Maria, invece di
    ripetére gli atti d’amore, come fanno gli altri santi, per
    singolare privilegio, amava sempre attualmente Dio con un
    atto continuo. Come l’aquila reale, teneva sempre gli occhi
    fissi sul sole divino, « in maniera tale, dice san Pier Damiani,
    che né le azioni impedivano la contemplazione, né la
    contemplazione le impediva di svolgere le sue attività ».
    Sicché, dice san Germano, fu figura di Maria l’altare
    propiziatorio, in cui non si spegneva mai il fuoco, né di giorno
    né di notte. Neppure il sonno impediva a Maria di amare il
    suo Dio. Se tale privilegio fu concesso ai nostri progenitori
    nello stato d’innocenza, come afferma sant’Agostino, dicendo
    che allora « erano ugualmente felici i loro sogni mentre dormivano e la vita quando erano svegli », quello stesso privilegio
    non deve essere certamente negato alla divina Madre. Glielo
    accordano il Suarez, l’abate Ruperto, san Bernardino da
    Siena e sant’Ambrogio il quale, parlando di Maria, lasciò
    scritto: « Mentre riposava il corpo, vegliava l’animo ». In lei si
    realizzava ciò che disse il Saggio: « Non si spegne di notte la
    sua lampada » (Pro 31,18). Si, dice san Bernardino, mentre il
    suo santo corpo in un leggero sonno prendeva il necessario
    riposo, « la sua anima liberamente tendeva verso Dio. Perciò
    allora la sua contemplazione era più perfetta di quanto mai
    poté essere quella di una persona sveglia. “Io dormo, ma il
    mio cuore veglia”, poteva ella dire con la sposa del Cantico dei
    177
    cantici (Ct 5,2) ». « Ugualmente felice sia quando
    dormiva che quando vegliava », dice il Suarez. Insomma,
    afferma san Bernardino, su questa terra « la mente della
    Vergine era continuamente immersa nell’ardore del suo amore
    ». Inoltre ella non fece mai se non quello che seppe essere
    gradito a Dio e tanto amò Dio quanto stimò di doverlo amare.
    Di modo che, dice il beato Alberto Magno, « crediamo anche,
    salvo diverso parere, che nel concepire il Figlio di Dio la beata
    Vergine abbia ricevuto tanta carità quanta una semplice
    creatura poteva ricevere in questa vita ». San Tommaso da
    Villanova aggiunge che con la sua ardente carità la Vergine
    divenne così bella agli occhi del suo Dio che egli, preso dal
    suo amore, discese nel seno di lei a farsi uomo. E san
    Bernardino esclama: « O virtù della Vergine Madre! Una
    fanciulla ha ferito e rapito il cuore di Dio! ». Ma poiché Maria
    ama tanto il suo Dio, certamente non richiede nessun’ altra
    cosa dai suoi devoti, quanto che amino Dio come meglio
    possono. Così appunto disse alla beata Angela da Foligno un
    giorno in cui essa si era comunicata: « Angela, Sii benedetta
    dal Figlio mio. Tu cerca di amarlo quanto puoi». A santa
    Brigida la beata Vergine disse: « Figlia, se vuoi legarmi a te,
    ama il Figlio mio ». Maria non desidera nulla più che di vedere
    amato il suo diletto, che è Dio. Il Novarino si domanda perché
    la santa Vergine con la sposa del Cantico dei cantici pregava
    gli angeli di dire al suo Signore il grande amore che gli
    portava: « Vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il
    mio diletto, ditegli che languisco d’amore » (Ct 5,8). Dio non
    sapeva già forse quanto ella lo amava? « Perché chiede di
    mostrare all’amato la ferita che egli stesso ha fatto? ». E il
    Novarino risponde che la divina Madre volle far conoscere il
    suo amore non a Dio, ma a noi altri, affinché come lei era
    ferita, potesse ferire anche noi di amore divino. « Poiché fu
    ardente d’amore per Dio, dice san Bonaventura, Maria
    infiamma e rende simili a sé tutti coloro che la amano e
    l’avvicinano ». Perciò santa Caterina da Siena la chiamava «
    Portatrice del fuoco» dell’amore divino. Se vogliamo dunque
    ardere anche noi di questa santa fiamma, cerchiamo sempre
    di accostarci alla nostra Madre con le preghiere e con gli
    affetti. Maria, Regina dell’amore, la più amabile, la più amata
    e la più amante di tutte le creature – come ti diceva san
    178
    Francesco di Sales – madre mia, tu ardesti sempre
    d’amore verso Dio. Degnati di donarmene almeno una scintilla. Tu pregasti tuo Figlio per quegli sposi cui mancava il
    vino: « Non hanno vino » (Gv 2,3); e non pregherai per noi ai
    quali manca l’amore verso Dio, che siamo tanto obbligati ad
    amare? Dì pure: « Non hanno amore » e ottienici questo
    amore. Non ti chiediamo altra grazia che questa. Madre, per
    l’amore che porti a Gesù, esaudiscici, prega per noi. Amen.
  3. La carità di Maria verso il prossimo
    L’amore verso Dio e verso il prossimo ci è
    imposto nello stesso precetto: « Noi
    abbiamo da Dio questo comandamento:
    chi ama Dio ami anche il proprio fratello »
    (lGv 4,21). La ragione, scrive san
    Tommaso, è che chi ama Dio ama tutte le
    cose amate da Dio. Santa Caterina da Genova diceva un giorno a Dio: « Signore, tu
    vuoi che io ami il prossimo, ma io non
    posso amare che te ». Dio le rispose: « Chi ama me, ama tutte
    le cose amate da me ». Ma poiché non vi è stato né vi sarà chi
    più di Maria amasse Dio, così non vi è stato né vi sarà chi più
    di Maria abbia amato il prossimo. « Una lettiga si è fatta il re
    Salomone… il centro è un ricamo d’amore delle fanciulle di
    Gerusalemme» (Ct 3,9 Volg.). A proposito di questo passo il
    padre Cornelio a Lapide dice che questa lettiga fu il seno della
    beata Vergine in cui il Verbo Incarnato venne ad abitare e
    riempì la sua santa Madre di un’immensa carità, affinché ella
    aiutasse chiunque ricorre a lei. Durante la sua vita Maria fu
    così piena di carità, che soccorreva i bisognosi senza esserne
    neppure richiesta. Così fece alle nozze di Cana, quando
    domandò al Figlio il miracolo del vino, esponendo la pena di
    quella famiglia: « Non hanno vino » (Gv 2,3). Come era
    sollecita la Vergine quando si trattava di aiutare il prossimo!
    Quando per un compito di carità si recò da Elisabetta, « andò
    in fretta in una regione montuosa » (Lc 1,39). Ma la prova più
    grande di carità, la diede offrendo alla morte suo Figlio per la
    179
    nostra salvezza. San Bonaventura dice: « Maria ha
    tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio unigenito ». E
    sant’Anselmo esclama: « O benedetta fra le donne, che superi
    gli angeli nella purezza e i santi nella pietà! ». San
    Bonaventura afferma: « Grande fu la misericordia di Maria
    verso i miseri mentre era pellegrina su questa terra, ma molto
    più grande è ora che regna nel cielo, perché vede meglio le
    miserie degli uomini ». L’angelo rivelò a santa Brigida che non
    vi è nessuno che preghi senza ricevere grazie per la carità
    della Vergine. Poveri noi, se Maria non pregasse per noi! Gesù
    stesso disse a santa Bngida: « Senza l’intercessione di mia
    Madre, non ci sarebbe speranza di misericordia ». «Beato
    l’uomo che mi ascolta, dice la divina Madre, vegliando alle mie
    porte ogni giorno, custodendone la soglia » (Pro 8,34 Volg.), e
    osserva la mia carità per esercitarla verso gli altri a mia
    imitazione. San Gregorio Nazianzeno afferma che niente ci
    può conciliare la benevolenza della Vergine quanto la
    misericordia verso il prossimo. Dio ci esorta: « Siate
    misericordiosi come Dio, vostro Padre, è misericordioso » (Lc
    6,36). Così anche Maria sembra dire a tutti i suoi figli: « Siate
    misericordiosi, come la Madre vostra è misericordiosa ». E certo che secondo la carità che noi useremo col prossimo, Dio e
    Maria l’useranno con noi: « Date e vi sarà dato… con la stessa
    misura con cui misurate, sarà misurato anche a voi » (Lc
    6,38). San Metodio diceva: « Dona al povero e riceverai il
    paradiso ». Scrisse l’Apostolo: « La pietà è utile a tutto, avendo
    la promessa della vita presente e di quella futura » (1Tm 4,8).
    « Chi fa la carità al povero presta a Dio » (Pro 19,17).
    Commentando queste parole, san Giovanni Crisostomo
    afferma che chi soccorre i bisognosi fa sì che Dio gli diventi
    debitore. Madre di misericordia, tu sei piena di carità verso
    tutti; non ti scordare delle mie miserie. Tu le
    vedi; raccomandami a Dio che non ti nega
    nulla. Ottienimi la grazia di poterti imitare
    nella santa carità, sia verso Dio, sia verso il
    prossimo. Amen.
  4. La fede di Maria
    180
    Come la beata Vergine è madre dell’amore e della speranza,
    così è anche madre della fede. « Io sono la madre del bello
    amore, del timore e della scienza e della santa speranza »
    (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). E con ragione, dice sant’Ireneo,
    poiché quel danno che Eva fece con la sua incredulità, Maria
    lo riparò con la sua fede Eva, conferma Tertulliano, poiché
    volle credere al serpente preferendolo a quello che aveva detto
    Dio, apportò la morte. Ma la nostra Regina, col credere, come
    le aveva detto l’angelo, che sarebbe divenuta Madre del
    Signore pur restando vergine, apportò al mondo la salvezza.
    Sant’Agostino dice che, dando il suo consenso
    all’Incarnazione del Verbo, Maria, per mezzo della sua fede,
    aprì agli uomini il paradiso. Spiegando questo passo di san
    Paolo: « Il marito non credente è santificato dalla moglie
    credente» (1Cor 7,14), Riccardo di san Lorenzo scrive: «
    Questa èla donna fedele, per la cui fede è stato salvato
    Adamo, uomo infedele, e tutta la sua discendenza ». A causa
    della sua fede la Vergine fu proclamata beata da Elisabetta: «
    Te beata, che hai creduto; perché si compiranno le cose dette
    a te dal Signore » (Lc 1,45). Sant’Agostino aggiunge: « Maria fu
    più beata nell’accogliere la fede di Cristo, che nel concepire la
    carne di Cristo ». Il padre Suarez dice che la’ santa Vergine
    ebbe più fede di tutti gli uomini e tutti gli angeli. Vedeva il
    Figlio suo nella stalla di Betlemme e lo credeva il creatore del
    mondo. Lo vedeva fuggire da Erode e non cessava di credere
    che era il re dei re. Lo vide nascere e lo credette eterno. Lo
    vide povero, bisognoso di cibo e lo credette Signore
    dell’universo; coricato sul fieno e lo credette onnipotente.
    Osservò che non parlava e credette che era la Sapienza
    infinita. Lo sentiva piangere e credeva che era il gaudio del
    paradiso. Lo vide infine morire vilipeso e crocifisso, ma
    benché negli altri vacillasse la fede, Maria continuò a credere
    fermamente che egli era Dio. « Vicino alla croce di Gesù stava
    sua madre » (Gv 19,25). Meditando su queste parole
    sant’Antonino scrive: « Maria stava salda nella fede, che
    conservò incrollabile, nella divinità di Cristo ». Per questo,
    aggiunge il santo, nell’ufficio delle Tenebre si lascia una sola
    candela accesa. A tale proposito san Leone applica alla
    Vergine questo passo dei Proverbi: « Non si spegne di notte la
    181
    sua lampada » (Pro 31,18) a Commentando le parole di
    Isaia: « Da me solo ho spremuto il torchio e delle genti nessun
    uomo è con me » (Is 63,3), san Tommaso scrive: « Dice:
    nessun uomo, a causa della Vergine, nella quale non venne
    mai meno la fede ». Il beato Alberto Magno esclama: « Ebbe
    fede in sommo grado colei che, mentre i discepoli dubitavano,
    non dubitò ». Quindi per la sua grande fede Maria meritò di
    essere la luce di tutti i fedeli. Così san Metodio la chiama: « La
    fiaccola dei fedeli » e san Cirillo Alessandrino: « Lo scettro
    della vera fede ». Per merito della fede di lei la santa Chiesa
    attribuisce alla Vergine la sconfitta di tutte le eresie: «
    Rallégrati, Vergine Maria, tu sola hai debellato tutte le eresie
    nel mondo intero ». San Tommaso da Villanova, spiegando le
    parole dello Spirito Santo: « Mi hai ferito il cuore, sorella mia
    sposa… con un solo sguardo dei tuoi occhi » (Ct 4,9), dice che
    questi occhi furono la fede di Maria, per cui ella molto
    piacque a Dio Sant’Ildefonso ci esorta: « Imitate la fede di
    Maria » Ma come possiamo im(tare questa fede di Maria? La
    fede èinsieme dono e virtù. E dono di Dio in quanto è una
    luce che Dio infonde nell’ anima; è virtù in quanto l’anima la
    mette in pratica. Perciò la fede ci deve servire da regola non
    solo per credere, ma anche per agire. Così san Gregorio diceva: « Crede veramente colui che nella sua vita mette in
    pratica ciò che crede ». E sant’Agostino: « Tu dici: credo. Fa’
    quello che dici: questa è la fede ». Questo è l’avere una fede
    viva, cioè il vivere secondo quel che si crede: « Il mio giusto
    vive di fede » (Eb 10,38). Così visse la beata Vergine, a
    differenza di coloro che non vivono secondo quel che credono
    e la cui fede è morta, come dice san Giacomo: « La fede senza
    le opere è morta » (Gc 2,26). Diogene andava cercando
    dappertutto un uomo: « Cerco un uomo ». Ma Dio, fra tanti
    fedeli che vi sono, par che vada cercando un cristiano: « Cerco
    un cristiano ». Pochi sono quelli che ne compiono le opere; la
    maggior parte ne porta soltanto il nome. A costoro si dovrebbe
    dire ciò che Alessandro Magno disse a un soldato codardo che
    si chiamava anch’egli Alessandro: « Cambia nome o cambia
    comportamento ». Ma, diceva il venerabile Giovanni Avila,
    questi sciagurati dovrebbero essere rinchiusi come pazzi in
    un carcere poiché, pur credendo che sia preparata un’eternità
    felice per chi vive bene e un’eternità infelice per chi vive male,
    182
    vivono tuttavia come se non vi credessero. Quindi
    sant’Agostino ci esorta a vedere le cose con occhi cristiani,
    cioè che vedono secondo la fede: « Abbiate occhi cristiani».
    Dalla mancanza di fede, diceva santa Teresa, nascono tutti i
    peccati. Perciò preghiamo la santa Vergine affinché per i
    meriti della sua fede ci ottenga una fede viva: « Signora,
    aumenta la nostra fede! » (cfr. Lc 17,5).
  5. La speranza di Maria
    Dalla fede nasce la speranza. Dio ci
    illumina con la fede alla conoscenza della
    sua bontà e delle sue promesse, affinché ci
    innalziamo con la speranza al desiderio di
    possederlo. Poiché dunque Maria ebbe la
    virtù di una fede eminente, ebbe anche la
    virtù di una speranza eminente, che le
    faceva dire con Davide: « Il mio bene è
    stare vicino a Dio, porre nel Signore Dio la
    mia speranza » (Sal 72,28). Maria fu quella sposa fedele dello
    Spirito Santo della quale fu detto: « Chi è costei che sale dal
    deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? » (Ct 8,5
    Volg.). Sale dal deserto, spiega il cardinale Giovanni Algrino,
    perché fu sempre distaccata dal mondo, da lei considerato un
    deserto e perciò, non fidando né nelle creature né nei propri
    meriti, si appoggio interamente sulla grazia divina nella quale
    soltanto confidava, per avanzare sempre nell’amore del suo
    Dio. La santa Vergine dimostrò quanto fosse grande la sua
    fiducia in Dio in primo luogo quando si accorse che il suo
    santo sposo Giuseppe, ignorando il modo della sua prodigiosa
    gravidanza, era turbato e pensava di lasciarla: « Giuseppe…
    decise di rimandarla in segreto » (Mt 1,19). Come abbiamo già
    detto in precedenza, sembrava necessario che Maria gli
    rivelasse il mistero nascosto. « Ma, dice Cornelio a Lapide, la
    beata Vergine non volle far conoscere ella stessa la grazia
    ricevuta e preferì abbandonarsi alla divina provvidenza,
    confidando che Dio avrebbe difeso la sua innocenza e la sua
    reputazione ». Dimostrò inoltre la fiducia in Dio quando,
    183
    vicina al parto, si vide esclusa a Betlemme anche
    dall’albergo dei poveri e ridotta a partorire in una stalla: « Lo
    depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto
    all’albergo » (Lc 2,7). Non pronunziò allora nessuna parola di
    lamento ma, tutta abbandonata in Dio, confidò che egli
    l’avrebbe assistita in quella prova. La divina Madre dimostrò
    un’altra volta la sua grande fiducia nella divina provvidenza
    quando, avvisata da san Giuseppe di dover fuggire in Egitto,
    la stessa notte intraprese un così lungo viaggio verso un
    paese straniero e sconosciuto, senza provviste, senza denaro,
    senza altro accompagnamento che quello del suo bambino
    Gesù e del suo povero sposo: Giuseppe « si alzò, prese con sé
    il bambino e sua madre, nella notte, e parti per l’Egitto » (Mt
    2,14). Molto più Maria dimostrò la sua fiducia quando chiese
    al Figlio la grazia del vino per gli sposi di Cana. Alle sue
    parole: « Non hanno vino », Gesù aveva risposto: « Che vuoi da
    me, o donna? Non è ancora venuta la mia ora » (Gv 2,4).
    Pareva dunque chiaro che la sua domanda fosse respinta. Ma
    la Vergine, fiduciosa nella bontà divina, disse ai servi: « Fate
    quello che vi dirà », perché era sicura che il Figlio le avrebbe
    accordato la grazia. Gesù infatti fece riempire le giare d’acqua
    e poi la mutò in vino. Impariamo dunque da Maria ad avere
    piena fiducia, principalmente per quanto riguarda la nostra
    salvezza eterna, per la quale, benché la nostra cooperazione
    sia necessaria, tuttavia dobbiamo sperare solo da Dio la
    grazia per conseguirla, diffidando delle nostre proprie forze e
    ripetendo con l’apostolo: « Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13). Mia santa Regina, di te mi dice l’Ecclesiastico
    che sei la madre della speranza: « Madre… della santa
    speranza »(Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). Di te mi dice la santa
    Chiesa che sei la speranza stessa: « Salve, speranza nostra ».
    Quale altra speranza vado dunque
    cercando? Dopo Gesù sei tu tutta la mia
    speranza. Così ti chiamava san Bernardo,
    così voglio chiamarti anch’io: « Tutta la
    ragione della mia speranza ». E ti dirò
    sempre con san Bonaventura: « O salvezza
    di chi ti invoca, salvami ».
    184
  6. La castità di Maria
    Dopo il peccato di Adamo, essendosi i sensi ribellati alla
    ragione, la virtù della castità è per gli uomini la più difficile da
    praticare. « Tra tutte le lotte, dice sant’Agostino, le più aspre
    sono le battaglie della castità; il combattimento è quotidiano e
    la vittoria è rara ». Sia sempre lodato il Signore che in Maria ci
    ha dato un grande modello di questa virtù. A ragione, esclama
    il beato Alberto Magno, Maria è chiamata « Vergine delle
    vergini perché, per prima, senza il consiglio e l’esempio di
    nessuno, offrendo la sua verginità a Dio, gli ha dato poi tutte
    le vergini che l’hanno imitata ». Già Davide aveva predetto: «
    Le vergini sue compagne sono introdotte… nel palazzo del re »
    (Sal 44,15-16). Senza consiglio e senza esempio; sì, dice san
    Bernardo: « O Vergine, chi ti insegnò a piacere a Dio con la
    verginità e a condurre sulla terra una vita angelica? ». «
    Cristo, risponde Sofronio, si scelse per madre questa Vergine
    purissima, affinché ella fosse per tutti un esempio di castità ».
    Perciò sant’Ambrogio chiama Maria la vessillifera della
    verginità5. Per questa sua purezza lo Spirito Santo proclama
    la santa Vergine bella come la tortorella: « Le tue guance sono
    belle come le guance della tortora » (Ct 1,9 Volg.). « Tortorella
    purissima è Maria », commenta Aponio. Perciò fu paragonata
    anche al giglio: « Come un giglio tra gli spini, così l’amica mia
    tra le fanciulle » (Ct 2,2). San Dionisio Cartusiano osserva che
    Maria fu chiamata giglio tra le spine perché « tutte le altre
    vergini furono spine o per se stesse o per gli altri; ma la beata
    Vergine né per sé né per gli altri. Infatti col solo farsi vedere
    infondeva a tutti pensieri e desideri di purezza ». San
    Tommaso conferma: « La bellezza della beata Vergine spingeva
    alla castità quelli che la guardavano». San Girolamo pensa
    che san Giuseppe si mantenne vergine in virtù della
    compagnia di Maria. Contro l’eretico Elvidio, che negava la
    verginità di Maria, il santo scrive: « Tu dici ch’e Maria non
    rimase vergine, ma io sostengo che anche Giuseppe fu vergine
    grazie a Maria ». Dice un autore che la beata Vergine amò talmente questa virtù, che per conservarla sarebbe stata pronta
    a rinunziare anche alla dignità di Madre di Dio. Ciò risulta
    chiaramente dalle parole che Maria rispose all’arcangelo: «
    185
    Come avverrà questo, poiché io non éonosco uomo? » (Lc
    1,34) e dalla sua risposta: « Si faccia di me come hai detto tu »
    (Lc 1,38). La Vergine mostrava così che dava il suo consenso
    perché l’angelo le aveva assicurato che sarebbe divenuta
    madre soltanto per opera dello Spirito Santo. Sant’Ambrogio
    dice: « Chi conserva la castità è un angelo, chi la perde è un
    demonio». Quelli che sono casti diventano angeli, come disse
    il Signore: « Saranno come angeli di Dio » (Mt 22,30), ma
    quelli che peccano contro la castità diventano odiosi a Dio,
    come i demoni. San Remigio diceva che la maggior parte degli
    adulti si perde per questo vizio Rara è la vittoria su questo
    vizio, come abbiamo detto in precedenza con sant’Agostino.
    perché non si praticano i mezzi per vincere. Tre sono i mezzi,
    come dicono, con san Roberto Bellarmino, i maestri della vita
    spirituale: « Il digiuno, la fuga dai pericoli e la preghiera ». Per
    digiuno s’intende la mortificazione, specialmente degli occhi e
    della gola. Benché fosse piena della grazia divina, Maria
    mortificava i suoi occhi al punto che li teneva sempre bassi e
    non li fissava mai su nessuno. Così dicono sant’Epifanio e
    san Giovanni Damasceno e aggiungono che sin da fanciulla
    era così modesta che suscitava l’ammirazione di tutti. Perciò
    san Luca nota che nel recarsi a visitare santa Elisabetta, la
    Vergine « andò in fretta »per essere meno veduta in pubblico.
    In quanto poi al cibo, narra Filiberto che ad un eremita
    chiamato Felice fu rivelato che Maria bambina beveva latte
    solo una volta al giorno. San Gregorio di Tours attesta che
    ella digiunò in tutta la sua vita. San Bonaventura afferma: «
    Maria non avrebbe mai ricevuto tanta grazia se non fosse
    stata molto moderata nel cibo; infatti non si conciliano la grazia e la gola ». Maria insomma praticò la mortificazione in ogni
    cosa, sicché di lei fu detto: « Le mie mani stillarono mirra » (Ct
    5,5). Il secondo mezzo è la fuga dalle occasioni: « Chi evita le
    insidie sta al sicuro » (Pro 11,15 Volg.). San Filippo Neri
    diceva: « Nella guerra dei sensi vincono i poltroni », cioè quelli
    che fuggono le occasioni. Maria fuggiva il più possibile la vista
    degli uomini; perciò nella visita a santa Elisabetta, come nota
    Luca, « si mise in viaggio verso la montagna in fretta ». Un
    autore osserva che la Vergine lasciò la casa di Elisabetta
    prima che questa partorisse, come si deduce dal Vangelo: «
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi ritornò a casa sua.
    186
    Giunse intanto per Elisabetta il tempo di partorire e diede
    alla luce un figlio » (Lc 1,56-57). Perché non aspettò il parto?
    Per evitare le conversazioni e le visite che avrebbero avuto
    luogo in quella casa. Il terzo mezzo è la preghiera. « Sapendo
    che non avrei ottenuto diversamente (la sapienza) se Dio non
    la concede… mi rivolsi al Signore e lo pregai » (Sap 8,21). E la
    Vergine rivelò alla benedettina santa Elisabetta che non ebbe
    nessuna virtù senza fatica e senza una continua preghiera.
    San Giovanni Damasceno dice che Maria « èpura e ama la
    purezza ». Perciò non può sopportare gli impuri. Ma a chi
    ricorre a lei basterà invocare con fiducia il suo nome per
    essere liberato da questo vizio. Il venerabile Giovanni Avila
    diceva che molte persone tentate contro la castità hanno vinto
    grazie all’amore verso Maria immacolata. Maria, purissima
    colomba, quanti sono nell’inferno per questo vizio! Signora,
    liberacene; fa’ che nelle tentazioni ricorriamo sempre a te e
    t’invochiamo dicendo: « Maria, Maria, aiutaci ». Amen.
  7. La povertà di Maria
    Il nostro amorevole Redentore, per
    insegnarci a disprezzare i beni
    mondani, volle essere povero su
    questa terra. Dice san Paolo: « Da
    ricco che era, si è fatto povero per
    voi, perché voi diventaste ricchi
    della sua povertà » (2Cor 8,9). Perciò
    Gesù esortava chiunque volesse
    essere suo seguace: « Se vuoi essere
    perfetto, va’, vendi quello che hai e
    dallo ai poveri… poi vieni e seguimi »
    (Mt 19,21). La sua discepola più
    perfetta, Maria, segui mirabilmente il suo esempio. San Pietro
    Canisio afferma che con l’eredità lasciatale dai suoi genitori la
    santa Vergine avrebbe potuto vivere agiatamente, ma si
    accontentò di essere povera conservando per sé un piccola
    parte dei suoi beni e distribuendo tutto il resto in elemosina
    al tempio e ai poveri1. Molti sostengono che Maria fece anche
    187
    voto di povertà. Ella stessa rivelò a santa Brigida: « Fin
    dal principio feci voto in cuor mio di non possedere nulla in
    questo mondo ». I doni ricevuti dai Magi non dovevano essere
    certamente di poco valore, ma li distribuì tutti ai poveri. Così
    attesta san Bernardo: « Maria non serbò per sé l’oro offerto
    dai Magi, che fu considerevole, come si addiceva alla loro
    dignità regale, ma lo distribuì ai poveri per mezzo di Giuseppe
    ». Che la divina Madre avesse distribuito subito i doni dei
    Magi, si deduce dal vedere che andando al tempio non offrì
    l’agnello che era l’offerta dei benestanti prescritta dal Levitico
    (Lv 12,6), ma, come dice la legge del Signore, un paio di
    tortore o due giovani colombi (Lc 2,24), offerta dei poveri.
    Maria stessa disse a santa Brigida: « Tutto quello che potei
    avere, lo diedi ai poveri, riservando per me un po’ di cibo e il
    vestito». Per amore della povertà non disdegnò di sposarsi con
    un semplice fabbro, san Giuseppe, e di sostentarsi con le
    fatiche delle sue mani, filando e cucendo, come attesta san
    Bonaventura. Parlando di Maria, l’angelo rivelò a santa
    Brigida: « Considerava le ricchezze terrene come fango ».
    Insomma visse sempre povera e povera mori, poiché morendo
    non si sa che avesse lasciato altro che due povere vesti a due
    donne che l’avevano assistita in vita, come riferiscono il
    Metafraste e Niceforo. « Chi ama le cose non diventerà mai
    santo », diceva san Filippo Neri. Santa Teresa aggiungeva: « E’
    giusto che chi va dietro a cose perdute si perda anch’egli » lo.
    Al contrario, diceva la stessa santa, la virtù della povertà èun
    bene che comprende tutti gli altri beni. «La virtù della povertà,
    scrive san Bernardo, non consiste solamente nell’essere
    povero, ma nell’amare la povertà ». Perciò Gesù disse: « Beati i
    poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 5,3).
    Beati, perché quelli che non vogliono altro che Dio, in Dio
    trovano ogni bene e trovano nella povertà il loro paradiso in
    terra, come lo trovò san Francesco nell’esclamare: « Dio mio e
    mio tutto». Amiamo dunque « quell’unico bene in cui sono
    tutti i beni », come esortava sant’Agostino. E preghiamo il Signore con sant’Ignazio: « Dammi soltanto il tuo amore con la
    tua grazia e sono ricco abbastanza ». Quando ci affligge la
    povertà, consoliamoci sapendo che Gesù e sua Madre sono
    stati poveri come noi. « O povero, dice san Bonaventura, ti
    puoi molto consolare pensando alla povertà di Maria e alla
    188
    povertà di Cristo ». Madre mia santissima, avesti ben
    ragione di dire: « Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore »
    (Lc 1,47), perché in questo mondo non ambisti e non amasti
    altro bene che Dio. Signora, staccami dal mondo e « attraimi
    dietro a te» (Ct 1,3 Volg.) per amare quell’Uno che solo merita
    di essere amata. Amen.
    8.L’ubbidienza di Maria
    Per l’amore che portava alla virtù
    dell’ubbidienza, quando l’arcangelo Gabriele
    le annunziò la nascita di Gesù, Maria non
    volle chiamarsi con altro nome che quello di
    serva: « Ecco la serva del Signore ». « Vera
    ancella, dice san Tommaso da Villanova, che
    né con le parole, né con le né con il pensiero
    si oppose mai all’Altissimo ma opere,
    spogliandosi di ogni volontà propria visse
    sempre e in tutto ubbidiente alla divina volontà ». Ella stessa
    dichiarò che Dio si era compiaciuto di questa sua ubbidienza:
    « Ha guardato l’umiltà della sua serva » (Lc 1,48). Questa è
    l’umiltà propria di una serva: essere sempre pronta a
    ubbidire. Sant’Agostino dice che la divina Madre con la sua
    ubbidienza rimediò al danno che aveva fatto Eva con la sua
    disubbidienza: « Come Eva disubbidendo divenne causa di
    morte per sé e per tutto il genere umano, così Maria Vergine
    ubbidendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il
    genere umano ». L’ubbidienza di Maria fu molto più perfetta di
    quella di tutti gli altri santi. Inclini al male per il peccato
    originale, gli uomini provano difficoltà nel bene operare; ma
    non così la beata Vergine. San Bernardino scrive: esente dal
    peccato originale, « Maria non aveva impedimenti nell’ubbidire
    a Dio, ma fu come una ruota che si muoveva prontamente ad
    ogni ispirazione dello Spirito Santo ». Lo stesso santo
    aggiunge: « La Vergine tenne sempre gli occhi fissi su ciò che
    piace a Dio e lo esegui con fervido consenso ». Di lei fu detto: «
    L’anima mia si è liquefatta, quando (il mio diletto) ha parlato »
    (Ct 5,6). Riccardo di san Lorenzo commenta: « L’anima della
    189
    Vergine era come uù metallo liquefatto per un incendio
    d’amore, pronta a prendere tutte le forme della divina volontà
    ». Maria dimostrò quanto era pronta all’ubbidienza in primo
    luogo quando per piacere a Dio volle ubbidire anche
    all’imperatore romano facendo alla volta di Betlemme un
    viaggio di novanta miglia, in pieno inverno, incinta e povera,
    tanto che fu costretta a partorire in una stalla. Fu
    ugualmente pronta quando, avvertita da san Giuseppe, si
    mise subito in cammino la notte stessa per il lungo e penoso
    viaggio verso l’Egitto. Perché, si domanda il Silveìra, la
    rivelazione di fuggire in Egitto fu fatta a san Giuseppe e non
    alla beata Vergine che più doveva sentirne la fatica? E
    risponde: « Perché non le fosse tolta l’occasione di esercitare
    un atto di ubbidienza alla quale era prontissima ». Ma
    soprattutto Maria dimostrò la sua eroica ubbidienza quando,
    per ubbidire alla divina volontà, offrì alla morte il Figlio suo
    con tanta fermezza che, come dice sant’Ildefonso, sarebbe
    stata pronta a crocifiggere il Figlio, se fossero mancati i
    carnefici a Quando la donna del Vangelo esclamò: « Beato il
    ventre che ti ha portato! », Gesù rispose: « Beati piuttosto
    quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica »
    (Lc 11,27-28). Commentando queste parole, il venerabile Beda
    scrive che Maria fu più felice per l’ubbidienza alla volontà
    divina che per essere stata costituita Madre di Dio stesso.
    Quindi sono molto graditi alla Vergine quelli che amano
    l’ubbidienza. Una volta ella apparve nella sua cella a un
    religioso francescano, chiamato Accorso. Ma questi, chiamato
    ad andare a confessare un infermo, si allontanò come gli
    ordinava l’ubbidienza. Ritornato, trovò Maria che lo stava
    aspettando e che lodò molto la sua ubbidienza io. Al
    contrario, la Vergine rimproverò vivamente un altro religioso
    che, quando suonò la campanella del refettorio, si trattenne a
    terminare le sue devozioni. Parlando a santa Brigida della
    sicurezza che vi è nel-l’ubbidire al padre spirituale, Maria le
    disse: « L’ubbidienza conduce tutti alla gloria ». San Filippo
    Neri affermava che Dio non chiede conto delle cose fatte per
    ubbidienza, poiché egli stesso ha detto: « Chi ascolta voi
    ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me » (Lc 10,16). La
    Madre di Dio rivelò poi a santa Brigida che per merito della
    sua ubbidienza ha ottenuto dal Signore che tutti i peccatori
    190
    che ricorrono a lei pentiti, per quanto gravi siano le loro
    colpe, saranno perdonati. Regina e madre nostra, prega Gesù
    per noi, ottenendoci per merito della tua ubbidienza di essere
    fedeli nell’ubbidire alla sua volontà e agli ordini dei padri
    spirituali. Amen.
  8. La pazienza di Maria
    Poiché questa terra è luogo di merito,
    giustamente viene chiamata valle di lacrime. Qui
    siamo tutti destinati a patire e con la pazienza a
    salvare le nostre anime nella vita eterna, come
    disse il Signore: « Con la vostra pazienza
    salverete le vostre anime » (Lc 21,19). Dio ci
    diede la Vergine Maria come esempio di tutte le
    virtù, ma specialmente come esempio di
    pazienza. San Francesco di Sales osserva che
    alle nozze di Cana Gesù diede alla santa Vergine quella
    risposta, con cui mostrava di tenere poco conto delle sue
    preghiere: « Che importa a me e a te, o donna? », proprio per
    dare a noi l’esempio della pazienza della sua santa Madre. Ma
    tutta la vita di Maria fu un esercizio continuo di pazienza.
    L’angelo rivelò a santa Brigida che la beata Vergine visse
    sempre tra le pene: « Come la rosa cresce tra le spine, così la
    santa Vergine crebbe fra le tribolazioni in questo mondo ». La
    compassione delle pene del Redentore bastò a fare di lei una
    martire della pazienza. Perciò san Bonaventura dice: « Colei
    che fu crocifissa concepi il crocifisso ». Quanto poi ella soffrì
    durante il viaggio e la permanenza in Egitto, come in tutto il
    tempo che visse con il Figlio nella bottega di Nazaret,
    l’abbiamo gìa consìderato parlando dei suoi dolori. Basta la
    sua presenza accanto a Gesù moribondo sul Calvario, a far
    capire quanto costante e sublime fu la sua pazienza: « Vicino
    alla croce di Gesù stava sua madre » (Gv 19,25). Proprio per
    merito di questa sua pazienza, dice il beato Alberto Magno,
    Maria divenne nostra madre che ci partorì alla vita della
    grazia4 Se desideriamo dunque essere figli di Maria, bisogna
    191
    che cerchiamo d’imitarla nella pazienza. « Che cosa
    mai, dice san Cipriano, può arricchirci più di meriti in questa
    vita e di gloria nell’altra, che il soffrire le pene con pazienza? ».
    « Chiuderò la tua via con una siepe di spine », dice il Signore
    per bocca di Osea (Os 2,6 Volg.). E san Gregorio aggiunge: «
    Le vie degli eletti sono cosparse di spine ». Come la siepe
    protegge la vigna, così Dio circonda di tribolazioni i suoi servi,
    affinché non si attacchino alla terra. San Cipriano conclude
    dunque che la pazienza ci libera dal peccato e dall’inferno 7.
    La pazienza è quella che fa i santi: « Rende l’opera perfetta »
    (Gc 1,4), facendoci sopportare in pace le croci che ci vengono
    direttamente da Dio, cioè l’infermità, la povertà, ecc. e quelle
    che ci vengono dagli uomini: persecuzioni, ingiurie, ecc. San
    Giovanni vide tutti i santi con le palme – segno del martirio –
    nelle mani: « Dopo ciò apparve una gran folla… avevano
    palme nelle loro mani » (Ap 7,9); il che significa che tutti gli
    adulti che si salvano devono essere martiri di sangue o di
    pazienza. Rallegriamoci dunque, esclama san Gregorio, «
    possiamo essere martiri senza strumenti di martirio, se siamo
    pazienti »; se soffriremo le pene di questa vita, come dice san
    Bernardo, « pazientemente, volentieri, gioiosamente ». Quanto
    ci frutterà in cielo ogni pena sofferta per Dio! Perciò l’Apostolo
    ci incoraggia: « Il minimo di sofferenza attuale ci procura una
    quantità smisurata ed eterna di gloria » (2Cor 4,17). Belli sono
    i pensieri di santa Teresa a tale proposito. Diceva: « Chi abbraccia la croce, non la sente ». E altrove: « Quando uno è
    risoluto a patire, è finita la pena ». Quando ci sentiamo
    oppressi dalle croci, ricorriamo a Maria, che la Chiesa chiama
    « Consolatrice degli afflitti » e san Giovanni Damasceno «
    Rimedio di tutti i dolori dei cuori ». Signora mia dolcissima, tu
    innocente soffristi con tanta pazienza e io che ho meritato
    l’inferno rifiuterò di soffrire? Madre mia, questa grazia oggi ti
    chiedo: non di essere liberato dalle croci, ma di sopportarle
    con pazienza. Per amore di Gesù ti prego di ottenermi da Dio
    questa grazia. Da te la spero.
    192
  9. La preghiera di
    Maria
    Non vi è mai stata su
    questa terra alcun’anima
    che come la beata Vergine
    abbia con tanta perfezione
    messo in pratica il grande
    insegnamento del nostro
    Salvatore: « Bisogna
    pregare sempre, senza
    stancarsi mai » (Lc 18,1).
    Da nessun altro, dice san
    Bonaventura, possiamo
    meglio prendere esempio
    ed imparare la necessità
    che abbiamo di perseverare nella preghiera,
    quanto da Maria. Il beato
    Alberto Magno afferma
    che, dopo Gesù, la divina Madre fu nella virtù d’orazione la
    più perfetta di quanti vi sono mai stati e vi saranno. In primo
    luogo la sua orazione fu continua e perseverante. Sin dal
    primo istante in cui ebbe la vita e con la vita il perfetto uso
    della ragione, Maria cominciò a fare orazione. Perciò, per
    meglio attendere alla preghiera, a tre anni volle rinchiudersi
    nel ritiro del tempio. Ella stessa disse alla vergine santa
    Elisabetta: « Mi alzavo sempre a mezzanotte e andavo davanti
    all’altare del tempio a presentare le mie preghiere al Signore ».
    Inoltre, per meditare sulle sofferenze di Gesù, dice Odilone, «
    visitava frequentemente i luoghi della nascita, della passione
    e della sepoltura del Signore ». San Dionisio Cartusiano
    scrive: « Nessun affetto disordinato, nessuna distrazione,
    193
    nessuna occupazione esteriore distoglieva mai la
    mente della Vergine dalla sua contemplazione ». Per l’amore
    che portava all’orazione, la beata Vergine amò tanto la
    solitudine che, come disse a santa Brigida, nel tempio si
    astenne dal frequentare anche i suoi santi genitori.
    Riflettendo sulle parole di Isaia: « Ecco la Vergine concepirà e
    partorirà un figlio, e lo chiamerà col nome di Emmanuele » (Is
    7,14), san Girolamo osserva che in ebraico la parola Virgo
    significa propriamente « Vergine ritirata » e dunque già dal
    profeta fu predetto l’amore che Maria avrebbe portato alla
    solitudine. Riccardo di san Lorenzo afferma che l’angelo le
    disse: « Il Signore ècon te, a causa del suo grande amore per
    la solitudine ». San Vincenzo Ferreri asserisce che la divina
    Madre « non usciva mai di casa se non per andare al tempio e
    vi andava tutta raccolta, tenendo sempre gli occhi bassi ».
    Perciò andando a visitare santa Elisabetta, « partì in fretta ».
    Da questo, dice sant’Ambrogio, le giovani devono imparare a
    schivare il pubblico. San Bernardo afferma che per amore
    della preghiera e della solitudine Maria « era attenta a fuggire
    la compagnia e la conversazione degli uomini ». Lo Spirito
    Santo chiama Maria « tortorella »: « Le tue guance sono belle
    come le guance della tortora » (Ct 1,9 Volg.). Vergello spiega: «
    La tortorella è amica della solitudine ed è simbolo della forza
    unitiva della mente ». La Vergine visse sempre solitaria in
    questo mondo, come in un deserto. Perciò di lei fu detto: « Chi
    è costei che sale dal deserto, come colonna di fumo? » (Ct 3,6).
    A proposito di queste parole l’abate Ruperto scrive: « Così
    salisti dal deserto, avendo un’anima solitaria ». Filone diceva
    che Dio non parla alle anime se non nella solitudine Dio
    stesso dichiarò per bocca di Osea: «La condurrò nella
    solitudine e parlerò al suo cuore» (Os 2,14 Volg.). E san
    Girolamo esclamava: « O solitudine, in cui Dio parla e
    conversa familiarmente con i suoi! ». Si, dice san Bernardo,
    perché « la solitudine e il silenzio che nella solitudine si gode,
    costringono l’anima ad uscire con il pensiero dalla terra e a
    meditare i beni del cielo ». Vergine santa, ottienici tu l’amore
    per la preghiera e la solitudine affinché, distaccandoci
    dall’amore delle creature, possiamo aspirare soltanto a Dio e
    al paradiso, in cui speriamo di vederti un giorno, per lodare
    sempre e amare insieme con te il figlio tuo « Venite a me, o voi
    194
    tutti che mi desiderate, saziatevi dei miei frutti »
    (Eccli [= Sir] 24,26 Volg.). I frutti di Maria sono le sue virtù. «
    Non hai chi ti precede o chi ti segue. Tu sola, donna senza
    pari, piacesti a Cristo». (Sedulio).
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latvimmacolata

Ave Maria, padre Emmanuel al secolo D'Aulerio Roberto ex direttore e tecnico della trbc tele radio buon consiglio; emittente televisiva religiosa e cattolica senza fine di lucro, senza pubblicità con lo scopo di diffondere la devozione alla Madonna attraverso la Consacrazione illimitata all'Immacolata. Ora direttore e tecnico di La TV dell'Immacolata con la stessa finalità della trbc. Ave Maria|

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